| L' A. a proposito del problema droga, dichiarandosene per
costituzione psicologica o per struttura culturale totalmente
estraneo, ritiene che ciascuno debba esser lasciato libero di
percorrere la propria strada purche' assuma a suo rischio di trovare
in fondo a questa un piu' vero se stesso o il silenzio della morte.
Tale concezione di matrice liberale, sostiene l' A., non puo' che
fare indignare di fronte alla notizia della perquisizione in casa del
regista Strehler e del suo arresto per asserita detenzione di
cocaina, ritenendola un' inammissibile violazione dei diritti della
persona, come se i gendarmi fossero entrati nei "paradisi
artificiali" di Baudelaire per ordine del giudice e lo avessero
arrestato, attentando cosi' alla letteratura francese. Se la
normativa in materia di stupefacenti giustifica il provvedimento, e'
evidente, secondo l' A., che deve essere cambiata la legge,
cominciando a cambiare gli atteggiamenti di fondo dinanzi alla droga.
La legislazione repressiva, infatti, non e' riuscita a difendere i
giovani dalla droga ed ha, anzi, creato grande e piccola delinquenza.
Sottolinea l' A. che accanto al tabu' della droga si accompagna la
gestione statale del tabacco e la cultura, raffinata, dell' alcool,
dimostrandosi la contraddittorieta' dell' atteggiamento "pubblico"
che fa domandare quale intenzione etica vi sia sottesa se non quella
di una morale imposta alla quale nessuno puo' disattendere e il
deviante merita, come nella comunita' di Muccioli, che ha avuto
autorevoli riconoscimenti, la "tortura terapeutica". Tutto cio',
conclude l' A., fa balenare all' orizzonte la malapianta del
totalitarismo.
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