| Se col referendum venisse abrogata la normativa in vigore, che limita
la responsabilita' civile del giudice, nel vuoto legislativo che
verrebbe a prodursi si dovrebbe far ricorso ai principi generali del
diritto. In sostanza, i magistrati finirebbero per essere civilmente
responsabili degli atti compiuti nello svolgimento dell' attivita'
giudiziaria anche a titolo di colpa. Un magistrato sottoposto al
condizionamento psicologico della responsabilita' civile per colpa,
non sarebbe piu' un magistrato libero e indipendente nell' esercizio
delle sue funzioni. Inoltre, egli potrebbe correre il rischio di
essere sottoposto a ricatto attraverso piu' o meno larvate minacce di
avvio di un' azione di responsabilita' civile per colpa. Tutto questo
non gioverebbe alla prioritaria esigenza di funzionalita' dell'
amministrazione della giustizia. La via da seguire, sostiene l' A.,
e' un' altra. Occorre potenziare il meccanismo dei controlli, allo
scopo di prevenire errori, ovvero di eliminarli con la massima
tempestivita', e occorre, anzitutto, rivedere profondamente la
normativa concernente il profilo della responsabilita' disciplinare.
Entro questa cornice, nelle ipotesi in cui si debba procedere a
risarcimento per provvedimenti risultati palesemente erronei, la
soluzione preferibile sarebbe quella imperniata sulla individuazione
dello Stato quale responsabile civile per l' operato dei suoi
magistrati.
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