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Documento


42372
IDG861302045
86.13.02045 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Paterno' di Montecupo Maurizio
Opinione. Chi non ama il venture capital
Mondo economico, an. 38 (1985), fasc. 44 (4 novembre), pag. 31
D1812
L' A. sottolinea il ritardo che in Italia accusa la disciplina per l' attivita' delle societa' finanziarie per l' innovazione, ovvero le societa' di venture capital. Infatti e' dal 2 febbraio 1984 che giace "indiscussa" alla Camera una proposta di legge in materia, presentata dagli onorevoli Beppe Facchinetti (PLI) e Maurizio Sacconi (PSI), creando conseguenze negative sulla possibilita' di sviluppo di tale strumento finanziario. Il principale ostacolo, riporta l' A., viene indicato dai presentatori del disegno di legge, nei gravami fiscali delle attuali societa' per erogazione di capitali di rischio (il reddito d' impresa e' tassato piu' del 45% circa), nella concorrenza degli investimenti in buoni ordinari del Tesoro e nella scarsa propensione degli investitori a finanziare iniziative industriali. Si tratta quindi di rendere "appetibile" l' investimento ad alto rischio che, ad esempio negli USA, una volta vista abbassare l' aliquota della tassazione dal 50 al 28%, ha creato ben 600.000 nuove imprese nell' arco di 6 anni, con ovvii vantaggi anche occupazionali. Per evitare che le societa' di venture capital si snaturino, trasformandosi in holding di partecipazione e' necessario che la partecipazione al capitale di rischio abbia una durata, piu' o meno lunga, ma comunque limitata. E', conclude l' A., necessario che il nostro ordinamento legislativo si faccia carico di recepire e disciplinare questo strumento finanziario innovativo per farlo decollare e realizzare un efficiente binomio impresa-mercato.
Rassegna stampa a cura di: G. Ipsevich, S. Stoppoloni, E. Zampetti



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