| L' A. sottolinea il ritardo che in Italia accusa la disciplina per l'
attivita' delle societa' finanziarie per l' innovazione, ovvero le
societa' di venture capital. Infatti e' dal 2 febbraio 1984 che giace
"indiscussa" alla Camera una proposta di legge in materia, presentata
dagli onorevoli Beppe Facchinetti (PLI) e Maurizio Sacconi (PSI),
creando conseguenze negative sulla possibilita' di sviluppo di tale
strumento finanziario. Il principale ostacolo, riporta l' A., viene
indicato dai presentatori del disegno di legge, nei gravami fiscali
delle attuali societa' per erogazione di capitali di rischio (il
reddito d' impresa e' tassato piu' del 45% circa), nella concorrenza
degli investimenti in buoni ordinari del Tesoro e nella scarsa
propensione degli investitori a finanziare iniziative industriali. Si
tratta quindi di rendere "appetibile" l' investimento ad alto rischio
che, ad esempio negli USA, una volta vista abbassare l' aliquota
della tassazione dal 50 al 28%, ha creato ben 600.000 nuove imprese
nell' arco di 6 anni, con ovvii vantaggi anche occupazionali. Per
evitare che le societa' di venture capital si snaturino,
trasformandosi in holding di partecipazione e' necessario che la
partecipazione al capitale di rischio abbia una durata, piu' o meno
lunga, ma comunque limitata. E', conclude l' A., necessario che il
nostro ordinamento legislativo si faccia carico di recepire e
disciplinare questo strumento finanziario innovativo per farlo
decollare e realizzare un efficiente binomio impresa-mercato.
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