| L' A. (segretario generale di "Magistratura democratica") afferma che
se i referendum sulla giustizia avessero esito positivo, nessuno dei
problemi che, in questa materia, preoccupano i cittadini verrebbe
avviato a soluzione; infatti l' iniziativa referendaria riduce la
crisi della giustizia alla responsabilita' dei magistrati. Sostiene
che questi, nell' attuale situazione, non devono chiudersi in ottiche
corporative, ma devono cercare un aperto confronto sulle piu' urgenti
riforme processuali e di ordinamento, con priorita' per la riforma in
senso accusatorio del codice di procedura penale. A prescindere dal
referendum, che rivela atteggiamenti strumentali, non si puo' eludere
il problema della responsabilizzazione dei giudici; gli stessi
giudici, peraltro, devono farsi carico di soluzioni che da un lato
assicurino il ristoro dei danni ingiustamente sofferti dai cittadini,
e dall' altro evitino che la parte lesa possa agire contro il giudice
a scopo di intimidazione o di ritorsione. L' A. conclude che alcuni
sostenitori dei referendum puntano al ridimensionamento della valenza
del Cons. Sup. Mag. e dell' associazione dei giudici; la Magistratura
si deve impegnare tutta in una battaglia ideale per difendere,
appunto, l' associazionismo quale elemento essenziale di crescita
culturale. (Titolo: 2 col / Testo: 0.8 col).
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