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Documento


43191
IDG861302864
86.13.02864 - Ist. Doc. Giur. / CNR - Firenze
Testa Gian Pietro
Il no di Scalfaro per l' iscrizione ai partiti. Ma la tessera non fa il magistrato
Paese sera, an. 37 (1986), fasc. 154 (7 giugno), pag. 3
D0230; D0432
L' A. si richiama a una dichiarazione del ministro degli Interni, Oscar Luigi Scalfaro, a sostegno del disegno di legge, all' ordine del giorno della Commissione Affari Costituzionali della Camera, che prevede l' estensione del divieto di iscrizione ai partiti, oltre ai magistrati, ai militari di carriera, ai rappresentanti diplomatici e consolari. Secondo l' A., questa limitazione contrasta con gli artt. 3 e 49 della Costituzione. Se l' affermazione di Scalfaro intende riferirsi al fatto che i partiti sono diventati strumenti di costrizione cosi' potenti da soffocare la coscienza, l' intelligenza, la preparazione culturale e la professionalita' dei singoli, talche' un iscritto e' un uomo incapace di equilibrio e di razionalita', allora bisognerebbe intervenire sui partiti. Resta comunque strano che in questa Repubblica dove con certe tessere politiche non si entrava nemmeno a lavorare, mentre era obbligatorio possederne un' altra; dove alti ufficiali dello Stato appartenenti ad associazioni segrete, proibite dalla Costituzione, sono tuttora in servizio; dove certi magistrati, "senza essere iscritti al superpartito mafia, ubbidiscono a ordini che vengono da lontano", si possa pensare che una tessera politica possa condizionare il magistrato. (Titolo: 5 col/Testo: 1 col).
art. 3 Cost. art. 49 Cost.
Rassegna stampa a cura di: G. Ipsevich, S. Stoppoloni, E. Zampetti



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