| Fra le tante proposte di riforma del sistema elettorale avanzate in
Italia, solo tre si possono considerare "forti", cioe' tali da
determinare cambiamenti sostanziali nel sistema politico. Esse hanno
in comune l' obiettivo di voler creare le condizioni per una
competizione "bipolare" fra coalizioni di partiti. La prima e' quella
del sistema maggioritario a doppio turno, sul modello francese, prima
che fosse riformato da Mitterand. E' stata sostenuta fin dagli anni
Sessanta dal politologo Domenico Fisichella e oggi ripresa da alcuni
esponenti del PSI e del PLI. La seconda e' stata formulata da
Gianfranco Pasquino, politologo e senatore della Sinistra
indipendente. Questa proposta prevede il mantenimento della
proporzionale, ma anche, al tempo stesso, la riduzione del numero
delle circoscrizioni, il doppio turno e il premio di maggioranza. La
terza proposta di riforma "forte" e' stata avanzata da Marco
Pannella, e prevede la maggioritaria "secca", a un solo turno, in
collegi uninominali, ossia il sistema anglosassone. L' A. esamina
criticamente queste proposte, rilevandone i presumibili effetti che
produrrebbero sulle istituzioni e sul sistema dei partiti. Essi
sarebbero tali che le forze politiche non sono interessate ad
attuarne alcuna. Soltanto un movimento politico organizzato, che
aggregasse vasti consensi, potrebbe esercitare una pressione
organizzata tale da obbligare i partiti alla riforma. Questo, ritiene
l' A., e' molto improbabile, anche se non impossibile.
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