| L' A. prosegue l' intervento sulla questione del sistema dei partiti.
Rileva che in Italia esiste una situazione di "impasse", dovuta al
non ricambio delle maggioranze e alla rissosita' in esse; a questa
situazione alcuni vorrebbero ovviare con meccanismi di ingegneria
istituzionale, come la scelta netta, da parte dell' elettorato, fra
due possibili maggioranze. Tale proposta spinge verso un' alternativa
obbligata, e nasconde la sfiducia in un' alternativa progettuale;
questa era riscontrabile negli anni '70, quando lo scontro politico
verteva sui possibili cambiamenti, e sui modi per realizzarli. Oggi
il quadro politico e' mutato, ma non perche' c' e' stato un suo
spostamento al centro: e' invece mutato l' oggetto del contendere.
Oggi lo scontro principale e' fra la nuova destra, che vuole dare
priorita' ai meccanismi produttivi, e chi cerca di correggerne le
conseguenze piu' dure. Lo Stato sociale e' tornato indietro di decine
di anni, e anche politici e commentatori "di sinistra" sarebbero piu'
a destra di un Keynes redivivo. L' A. esamina quindi le difficolta'
di analisi e di programma del PCI e del sindacato. Conclude che il
quadro politico, cosi' delineato, appare bloccato, mentre i partiti
non rischiano niente per timore di perdere la posizione acquisita; ma
non si puo' parlare di partitocrazia, perche' ai partiti e' rimasto
solo il territorio di caccia delle nomine. (Titolo: 5 col / Testo:
2.1 col).
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