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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XI Legislatura

Documento


41229
SMC0124-0018
Bollettino Giunte e Commissioni n. 124 del 27 gennaio 1993 - edizione definitiva - (SMC11-124)
(suddiviso in 48 Unità Documento)
Unità Documento n.18 (che inizia a pag.38 dello stampato)
              ...IV COMMISSIONE PERMANENTE
                           (Difesa)
 
Audizione ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Antonio Viesti; del comandante generale della Guardia di finanza, generale Costantino Berlenghi; e del segretario generale del Ministero della difesa, generale Luciano Meloni, sulle prospettive e le modalità di attuazione del nuovo modello di difesa, per gli aspetti di rispettiva competenza.
Mercoledì 27 gennaio 1993, ore 15. - Presidenza del Presidente Gastone SAVIO.
ZZSMC ZZRES ZZSMC270193 ZZSMC930127 ZZSMC000193 ZZSMC000093 ZZSMC124 ZZ11 ZZD ZZC4 ZZFF
     Il Presidente Gastone SAVIO richiama preliminarmente le
  finalità dell'audizione, che segue a quella del ministro della
  difesa e dei quattro capi di stato maggiore.
     Il generale Luciano MELONI, segretario generale della
  difesa, richiama innanzitutto il piano di ristrutturazione
  dell'area tecnico-amministrativa della difesa, delineato dal
  suo predecessore nel giugno del 1990, che ritiene
  sostanzialmente immutato nelle sue direttrici di fondo,
  costituite da un processo di ritrutturazione dell'area
  centrale nonché dell'area tecnico-amministrativa.  Da allora
  però si è proseguito lo studio di quel disegno, anche in
  relazione alla ridefinizione del modello nazionale di difesa
  indicato dal ministro, in particolare la riforma dei vertici,
  pervenendo a conclusioni che sono state già presentate sia
  allo stato maggiore della difesa sia alle tre forze armate.
  Dopo aver rilevato come la risposta sia stata sostanzialmente
  positiva, con l'intesa però di attendere la ristrutturazione
  dei vertici militari, ricorda che il disegno complessivo dei
  quattro gruppi di lavoro a tal fine predisposti dalla
  segreteria generale prevede la riduzione delle direzioni
  generali dalle attuali 19 a 15, e lo scioglimento di tutti gli
  uffici centrali, con una alternativa concernente l'ufficio
  centrale del bilancio, che potrebbe essere assorbito o posto
  alle dipendenze dello stato maggiore difesa.  Il disegno tiene
  anche conto delle indicazioni della Corte dei conti nella
  relazione 1991.
     Ricorda poi la commissione di valutazione della spesa
  militare, istituita dall'attuale ministro della difesa, che si
  è articolata in 14 gruppi di lavoro, e facente capo al capo di
  stato maggiore della difesa, al segretario generale, al
  professor Luca Meldolesi ed al generale Luigi Caligaris.
     Passa quindi ad illustrare nelle sue linee fondamentali il
  progetto di ristrutturazione dell'area tecnico-industriale
  della difesa, che occupa oggi 22 mila persone, di cui 18 mila
  civili.  Perché tale progetto possa realizzarsi occorrono due
  presupposti: il primo è costituito dal concretizzarsi di una
  effettiva ristrutturazione dell'area tecnico-amministrativa,
  ed il secondo dalla ridefinizione del comparto
  tecnico-industriale della difesa in ambito nazionale.  Infatti,
  in questo secondo caso, siamo in presenza di una struttura
  certamente iperdimensionata e poco efficiente, per riformare
  la quale sarà necessario anche l'intervento del Comitato
  difesa-industria.
     Ricorda quindi le precedenti esperienze di
  ristrutturazione dell'area tecnico-amministrativa della
  difesa, che decorrono dai primi anni settanta, con i piani
  RATID1 e RATID2, che prevedevano un deciso potenziamento
  dell'area tecnico-amministrativa della Difesa, nonché il
  successivo ripensamento, conseguente alla mancanza di risorse
  finanziarie che ha dato origine nel 1983 al RATID3,
  finanziabile con il bilancio ordinario.  Il RATID3 si limitava,
  infatti, all'attuazione di alcuni limitati provvedimenti
  finalizzati ad assicurare agli stabilimenti e arsenali un
  minimo livello di funzionalità.
     I criteri dell'attuale ristrutturazione prevedono il
  progressivo trasferimento all'esterno dell'amministrazione di
  molte attività di produzione e manutenzione.  Questo nuovo
  orientamento punta al risparmio di circa 300 miliardi (a.c.c.
  1990) e prevede il taglio di circa cinquemila unità, in gran
  parte civili, a seguito della chiusura e ristrutturazione di
  arsenali e stabilimenti.
     Ma tutto ciò, per realizzarsi, richiederà una forte
  volontà politica a sostegno di queste misure, non sono a
 
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  livello di esecutivo, ma soprattutto a livello parlamentare.
  Se tale volontà politica non si concretizzerà, si rimarrà solo
  a livello di pregevoli elaborazioni, che del testo si sono
  stratificate da vent'anni.  A questo discorso occorre
  aggiungere una precisazione: se la ristrutturazione non va
  avanti, e non procede nel senso indicato, si corre il rischio
  di continuare a mandare a casa, tra prepensionamenti,
  licenziamenti e cassa integrazione, personale ad alta
  professionalità e qualificazione, attualmente impiegato presso
  l'industria nazionale, mantenendo invece in servizio personale
  di livello decisamente inferiore.  L'intera materia dovrà
  essere verificata con le organizzazioni sindacali del settore,
  che hanno ben presente il problema.
     Quanto al comitato difesa-industria, nel quale sono
  rappresentati tutti i dicasteri interessati alla politica
  industriale del Paese ed al commercio di materiali
  d'armamento, fa presente che attualmente si tratta di uno
  strumento profondamente ridisegnato in senso di maggiore
  snellezza ed operatività.  D'altronde occorre una sede idonea
  ad assicurare valutazioni organiche e complessive in tempi
  decisionali congrui con quelle degli altri Paesi europei, e
  questa funzione può essere assolta dal comitato. Né ritiene
  fondato il dubbio, talora sollevato, di una prevalenza della
  difesa nel comitato, perché tutti i ministeri sono
  pariteticamente presenti, anche se alla difesa è affidata la
  presidenza, in considerazione del contenuto e della finalità
  dell'attività del comitato stesso.
     Conclude ribadendo la necessità di realizzare i due
  presupposti della ristrutturazione dell'area
  tecnico-industriale della difesa, il primo rappresentato dalla
  ristrutturazione dell'area tecnico-amministrativa, il secondo
  relativo alla ridefinizione di un nuovo quadro del'industria
  nazionale della difesa.  Soltanto attraverso un significativo e
  costruttivo sforzo di razionalizzazione l'Italia potrà infatti
  assolvere al proprio ruolo nell'ambito del processo di
  integrazione europea e nelle sedi internazionali alle quali
  aderisce.
     Il deputato Nino SOSPIRI (gruppo del MSI-destra
  nazionale), intervenendo sui lavori della Commissione, rileva
  di esersi accorto solo a seduta iniziata dell'assenza degli
  stenografi, la cui opera gli risulta essere stata richiesta
  dal Presidente per l'audizione odierna.  Per prassi costante,
  audizioni importanti come questa godono quasi sempre del più
  ampio regime di pubblicità, e spesso anche della
  resocontazione simultanea.  Tra l'altro deve notare che quella
  in corso è l'ultima audizione dedicata al nuovo modello di
  difesa, e non potrà godere della resocontazione stenografica,
  al pari delle precedenti.  Chiede quindi al Presidente della
  Commissione quali ragioni abbiano portato a questo
  incoveniente, e comunque lo esorta a partecipare al Presidente
  della Camera l'opportunità che siano create condizioni idonee
  a garantire la resocontazione stenografica per le audizioni di
  maggior contenuto, di cui quella attuale è un esempio
  significativo.
     Il Presidente Gastone SAVIO precisa che il resoconto
  stenografico è espressamente previsto dal regolamento per sedi
  diverse da quella nella quale la Commissione attualmente
  opera; concorda però con l'opportunità di mantenere inalterata
  la prassi secondo la quale le audizioni di più spiccata
  rilevanza godano dello stesso regime di pubblicità delle
  indagini conoscitive, alle quali il regolamento assicura
  sempre tale resocontazione.  D'altronde non è pensabile
  selezionare il valore delle attività conoscitive in relazione
  alla loro definizione procedurale, siano esse indagini
  conoscitive o audizioni.  Tale valutazione va fatta invece in
  base a requisiti di urgenza, di delicatezza e di importanza
  degli argomenti trattati mediante i vari strumenti.  Nel caso
  odierno, l'indisponibilità degli stenografi deriva però da
  necessità sopravvenute dell'amministrazione, in particolare
  dal sovraccarico derivante dall'attività della Commissione
  bicamerale per le riforme istituzionali e della Commissione
  antimafia, quest'ultima operante fuori sede.  Riconoscendo però
 
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  la fondatezza della questione sollevata dal collega Sospiri,
  si riserva di approfondire l'argomento con il Presidente della
  Camera.
     Il generale Antonio VIESTI, comandante generale dell'Arma
  dei carabinieri porge alla Commissione il suo saluto più
  cordiale e grato per l'opportunità offertagli di esprimere il
  pensiero dell'Arma dei carabinieri sull'importante problema
  del nuovo modello di difesa.  Premette che il ministro della
  difesa ha già autorevolmente delineato il quadro strategico di
  riferimento ed illustrato i princìpi informatori del progetto
  di ristrutturazione delle forze armate.  Rileva in primo luogo
  che, nel nuovo modello di difesa, deve essere riconfermato ai
  carabinieri il ruolo attivo che hanno sempre svolto
  nell'ambito delle Forze armate, quale arma combattente e quale
  organismo preposto ad altri compiti militari: difesa del
  territorio, mobilitazione e polizia militare.
     Non per nulla la struttura dell'Arma ben si attaglia
  all'assolvimento dei compiti appena enunciati, disponendo di
  ben 13 battaglioni carabinieri, di 4.659 stazioni
  capillarmente distribuite sul territorio, nonché di numerosi
  reparti di polizia militare presso le tre Forze armate.
     Tanto premesso, al solo scopo di fornire un quadro il più
  esauriente possibile, ritiene opportuno tracciare i passaggi
  nel tempo delle varie disposizioni normative che hanno dato
  all'Arma, sin dalle origini, un assetto istituzionale
  particolare con dipendenze e funzioni non riscontrabili in
  altre organizzazioni dell'apparato statale.
     Dopo le regie patenti del 1814, nelle quali è detto che il
  Corpo è considerato nell'armata "per il primo fra gli altri" e
  che i carabinieri "non potranno essere distolti dalle Autorità
  civili o militari dalle loro funzioni", nel 1815 è istituito
  il "buon governo" (organismo paragonabile all'attuale
  dipartimento della pubblica sicurezza), la cui direzione è
  affidata ai carabinieri; nell'anno successivo, è sostituito
  dal ministero di polizia, poi denominato "Segreteria di Stato
  per gli interni".  Sempre nel 1816 è sancito che il colonnello
  comandante del Corpo "avrà, sotto l'autorità rispettivamente
  dei primi segretari di guerra e di polizia" (gli attuali
  ministri della difesa e dell'interno), "l'ispezione e la
  direzione di tutto ciò che concerne il servizio".
     Nel 1822, con regie patenti del 12 ottobre (articolo 30),
  viene ribadita la duplice dipendenza del Corpo dalla
  segreteria di guerra e marina (oggi Ministero della difesa)
  per gli aspetti logistico-ordinativi e di polizia militare e
  dalla segreteria di Stato (oggi Ministero dell'interno) per i
  compiti di polizia.
     La denominazione di "Arma", con la conseguente
  riorganizzazione, risale alla legge 30 settembre 1873, n.
  1514, sull'ordinamento dell'esercito, ribadita dai regolamenti
  organici del 1892 e del 1911, sostanzialmente derivati dal
  precedente regolamento generale del 1822.
     Successivamente, il regio decreto del 1922 conferisce
  all'Arma la qualifica di "unica Forza armata in servizio
  permanente di pubblica sicurezza", formulazione che è poi
  ripresa dalla legge 1^ aprile 1981, n. 121 (articolo 16).
     Con il regio decreto del 14 giugno 1934, n. 1169, è
  adottato l'attuale regolamento organico, che riafferma la
  duplice dipendenza dai Ministri della guerra (poi della
  difesa) e dell'interno, già sancita nei precedenti
  regolamenti.
     Coerentemente gli articoli 1 e 24 del vigente regolamento
  organico rispettivamente recitano: "I carabinieri fanno parte
  dell'esercito di cui sono la prima Arma con le speciali loro
  prerogative e, in caso di guerra, concorrono con le altre
  truppe alle operazioni militari.  Attendono inoltre, presso
  l'esercito, al disimpegno di quei servizi di cui sono più
  particolarmente incaricati.  Il Comandante generale, per quanto
  si riferisce all'ordinamento, al reclutamento, alla
  disciplina, all'amministrazione, al governo dei quadri,
  all'equipaggiaento, all'armamento, alla rimonta e per quantoha
  tratto al servizio militare, dipende direttamente dal
  Ministero della difesa.  Per quanto riflette il servizio
  d'ordine e di sicurezza pubblica, l'accasermamento ed il
  casermaggio, dipende dal Ministero dell'interno al quale dovrà
  previamente sottoporre - prima di riferire al Ministero della
 
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  difesa - anche ogni progetto o studio che interessi, comunque,
  l'efficienza numerica dell'Arma, od il relativo
  scompartimento, onde ottenere l'assenso.  Per il servizio
  d'istituto dipende, oltre che dal Ministero dell'interno,
  anche dai Ministeri nella cui competenza rientra l'azione
  dell'Arma".
     Nell'immediato dopoguerra (decreto luogotenenziale 26
  aprile 1945), è infine fissato il vigente principio che il
  comandante generale dell'Arma sia prescelto tra i generali di
  corpo d'armata , grado non previsto per gli ufficiali dei
  carabinieri, il cui sviluppo di carriera non va oltre il grado
  di generale di divisione.
     Il decreto presidenziale del 18 marzo 1963, n. 679, ha poi
  conferito all'Arma l'amministrazione dei capitoli di
  competenza, nell'ambito del bilancio della Difesa, attribuendo
  al Comandante generale poteri di direttore generale, in quanto
  facultato ad assumere impegni di spesa su delega del ministro
  della difesa.
     Nel 1967, con circolare del ministro della difesa,
  successiva al riordino del Dicastero, il comando generale è
  inserito tra gli enti programmatori (stati maggiori, direzioni
  generali e uffici centrali) e, come tale, autorizzato a
  formulare proprie previsioni si spesa.
     Per quanto concerne poi gli aspetti connessi all'area
  tecnico-amministrativa, l'Arma fa capo alle direzioni generali
  del Ministero della difesa e, analogamente al Corpo della
  guardia di finanza, si avvale nella propria struttura di
  personale delle forze armate per i settori amministrtativo,
  sanitario e tecnico-logistico.
     In sintesi, è inequivocabile che le leggi vigenti
  stabiliscono l'appartenenza dell'Arma all'esercito e la
  dipendenza dei carabinieri direttamente dal ministro della
  difesa in materia di ordinamento, addestramento e
  amministrazione del personale.
     Per quanto attiene ai compiti militari esiste, poi, una
  interconnessione e, quindi, una dipendenza chiara dallo stato
  maggiore dell'esercito per il concorso che l'Arma ha sempre
  fornito in sede di pianificazione e di conseguenti
  predisposizioni connesse alla difesa militare del Paese,
  comprese la leva e la mobilitazione.  Fino a due anni fa alcuni
  battaglioni carabinieri erano perfettamente integrati nei
  corpi d'armata e nei comandi di regione per la difesa delle
  frontiere e delle retrovie.  Attualmente soltanto il 1^
  battaglione carabinieri paracadutisti "Tuscania" opera
  inquadrato nella brigata paracadutisti "Folgore", al pari
  delle unità similari della forza armata.
     Circa le attribuzioni di polizia militare, che i
  carabinieri svolgono nell'ambito dell'esercito, della marina e
  dell'aeronautica, esistono comandi a ciò preposti, che
  ricevono direttive dai capi di stato maggiore di forza
  armata.
     Per quanto riguarda, infine, i compiti d'istituto, la
  dipendenza funzionale dell'Arma dal ministro dell'interno è
  chiaramente riscontrabile nelle norme in vigore.
     Il quadro finora esposto, ritiene abbia sufficientemente
  chiarito il significato dell'"appartenenza" dell'Arma
  all'esercito e le molteplici dipendenze che caratterizzano
  l'istituzione.  Infatti, il legislatore sabaudo prima ed il
  Parlamento della Repubblica poi, con felice intuizione, hanno
  attribuito all'Arma un particolare ruolo che si è rivelato di
  estrema efficacia sul piano operativo e che ha riscosso
  l'apprezzamento delle autorità e la stima della
  popolazione.
     Sono di questi ultimi tempi settoriali tentativi di
  stravolgere la fisionomia dell'Arma, ricorrendo a strumentali
  argomentazioni, da una parte per sollecitarne la
  smilitarizzazione e dall'altra per sostenere improprie
  dipendenze che mai il legislatore ha inteso introdurre.
  Ritiene invece che il ministro della difesa, preannunciando
  una nuova legge organica, abbia voluto dare un primo segnale
  di chiarezza per riaffermare la militarità dell'Arma e la sua
  collocazione nel comparto della difesa, senza stravolgerne
  assetto, compiti e dipendenze.
     In tale quadro ribadisce la necessità che il nuovo modello
  di difesa tenga conto delle potenzialità dell'Arma, al fine di
  confermarne l'impiego nella difesa del territorio, in quanto
 
                              Pag. 42
 
  dispone di reparti di elevata prontezza operativa e di una
  insostituibile rete di avvistamento sul territorio; nella
  polizia militare, per l'esclusiva e consolidata
  professionalità in materia; nella mobilitazione, per il
  collaudato e determinante apporto della sua struttura
  capillare; e nelle missioni internazionali di pace, per
  l'elevata affidabilità del personale, unanimemente
  riconosciuta anche all'estero.
     A completamento della sua esposizione, consegna agli atti
  due schemi grafici, nei quali sono riassunte le linee di
  dipendenza dell'Arma dei carabinieri e del comandante
  generale.
     Il Presidente Gastone SAVIO chiede al generale Viesti la
  sua opinione in ordine al rafforzamento nelle forze armate
  della componente volontaria.
     Il generale Antonio VIESTI, comandante generale dell'Arma
  dei carabinieri, dopo aver ricordato l'impegno profuso dalla
  propria istituzione nell'ambito del provvedimento a tal fine
  predisposto dal ministro (l'Arma, unica tra le forze di
  polizia, dovrà riservare ai volontari in ferma prolungata il
  100 per cento dei posti per l'arruolamento in qualità di
  carabinieri), auspica che la riforma abbia possibilità di
  riuscita in modo che l'operatività delle forze armate risulti
  esaltata.  Anzi non ne dubita.  Aggiunge, tuttavia, che la
  riserva dei posti non può essere estesa alle altre categorie
  di personale.  Per quanto concerne, infatti gli ufficiali e i
  sottufficiali, l'attuale reclutamento dai civili deve essere
  mantenuto, tenuto conto della lunga e complessa preparazione
  di base necessaria: 5 anni di corso per gli ufficiali, i primi
  due dei quali presso l'Accademia militare di Modena, per la
  comune formazione con gli ufficiali dell'esercito, e i
  restanti tre presso la scuola ufficiali dei carabinieri; due
  anni di corso per i sottufficiali, interamente svolti presso
  la scuola dell'Arma loro riservata.  Entrambe le scuole,
  ufficiali e sottufficiali, così come le scuole allievi
  carabinieri, sono istituti d'istruzione di altissima qualità,
  che anzi invita la Commissione a visitare.  Il generale Viesti,
  ricorda, poi, che l'Arma arruola annualmente circa 14-15 mila
  carabinieri ausiliari, i quali, mentre assolvono agli obblighi
  di leva, offrono un prezioso contributo per il soddisfacimento
  dei compiti istituzionali.  Pertanto, qualora detta forma di
  reclutamento dovesse venir meno, i carabinieri ausiliari
  dovrebbero essere sostituiti con altrettanti carabinieri
  effettivi.  Al riguardo risulta interessante evidenziare che
  mentre il personale effettivo dei carabinieri per il 62 per
  cento proviene dal sud e dalle isole, per i carabinieri
  ausiliari la proporzione è esattamente contraria.  Dunque per i
  primi si tratta di assicurarsi un qualificato posto di lavoro,
  nel secondo caso di far una importante esperienza di vita,
  scelta alla quale egli attribuisce un grande valore.
     Il generale Costantino BERLENGHI, comandante generale
  della Guardia di finanza, richiama la posizione esposta in
  questa Commissione il 13 novembre 1992, nel corso di
  un'audizione non completata per lo scioglimento delle Camere,
  posizione che ribadisce anche in questa sede.  In
  quell'occasione egli, infatti, sostenne che doveva essere
  mantenuto per il Corpo il reclutamento diretto dai civili,
  prospettando la disponibilità a riservare 1/3 dei posti a
  concorso ai volontari delle forze armate ed a garantire agli
  idonei in soprannumero, dopo il periodo di "volontariato",
  l'incorporazione senza particolari formalità.
     Il disegno di legge del Governo prevede oggi una riserva
  annuale di 900 posti per i giovani, già selezionati dalla
  Guardia di finanza, al termine di tre anni di servizio
  volontario nelle forze armate.
     Ritiene che si tratti di una norma che non possa destare
  preoccupazioni poiché i meccanismi di reclutamento della
  Guardia di finanza sono molto collaudati.
     La Guardia di finanza seleziona infatti annualmente circa
  100 mila giovani di cui 7-8 mila per l'Accademia, 30-40 mila
  per la scuola sottufficiali e oltre 60 mila per le scuole
  allievi finanzieri.
 
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     Piuttosto segnala l'esigenza di definire idonee norme
  transitorie fino al consolidamento della riforma.
     Si riserva quindi di depositare agli atti della
  Commissione una relazione espositiva in grado di specificare
  meglio quanto da lui sinteticamente illustrato.
     Il Presidente Gastone SAVIO auspica che il generale
  Berlenghi voglia precisare il suo punto di vista in ordine
  alle posizioni che sono state espresse, in una recente
  audizione, dai delegati del COCER della Guardia di finanza sui
  temi della attribuzione alla rappresentanza dei militari di un
  ruolo negoziale e della smilitarizzazione.
     Il generale Costantino BERLENGHI, comandante generale
  della Guardia di finanza, dopo aver ricordato la sua
  esperienza personale di collaborazione con questa Commissione
  sul problema della rappresentanza, dichiara di essere
  favorevole all'attribuzione al COCER Guardia di finanza di un
  ruolo negoziale ampio, soprattutto in rapporto alla polizia di
  Stato che dispone di un proprio sindacato.
     Per quanto invece riguarda la smilitarizzazione, questo
  tema a suo avviso è un falso problema: le richieste di
  "democratizzazione" possono, infatti, essere ritenute valide e
  compatibili con lo  status  militare, che non rappresenta
  in alcun modo una compressione dei diritti inalienabili
  dell'individuo; a meno che non si tratti di un pretesto per
  avere più diritti e meno doveri.
     Sottolinea, a questo proposito, le ragioni di
  funzionalità, efficienza e manovrabilità che giustificano il
  mantenimento dell'ordinamento militare.
     In altre parole, non è favorevole alla smilitarizzazione
  sia per ragioni di principio sia per ragioni pratiche, perché
  questa soluzione produrrebbe, in questo particolare momento
  che il Paese attraversa, una crisi profonda e di vasta
  portata.  In ogni caso, l'attuale modello organizzativo
  consente alla Guardia di finanza di portare avanti con la
  massima efficienza le proprie funzioni istituzionali - in
  particolare la difesa dell'equità fiscale e la lotta alla
  criminalità organizzata - conseguendo i risultati positivi che
  sono sotto gli occhi di tutti.
     Il Presidente Gastone SAVIO ringrazia i tre ospiti delle
  loro illustrazioni, ribadendo al contempo l'interesse della
  Commissione per poter esaminare al più presto il provvedimento
  del Governo che riordina la leva.  E' infatti viva l'attesa del
  Parlamento nei confronti di un progetto del cui contenuto i
  deputati sono stati resi edotti solo a mezzo stampa.
     Dopo una breve richiesta di precisazioni del deputato
  Romeo RICCIUTI (gruppo della DC), il seguito dell'audizione è
  rinviato a martedì 9 febbraio, alle ore 15,30.
 
     La seduta termina alle 16,50.
 
DATA=930127 FASCID=SMC11-124 TIPOSTA=SMC LEGISL=11 NCOMM=04 SEDE= NSTA=0124 TOTPAG=0120 TOTDOC=0048 NDOC=0018 TIPDOC=B DOCTIT=0000 COMM=C4 D PAGINIZ=0038 RIGINIZ=005 PAGFIN=0043 RIGFIN=049 UPAG=NO PAGEIN=38 PAGEFIN=43 SORTRES=9301273 SORTDDL= FASCIDC=11SMC 00124 SORTNAV=59301270 00124 b00000 ZZSMC124 NDOC0018 TIPDOCB DOCTIT0018 NDOC0018



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