| Il Presidente VIOLANTE dà la parola al deputato
Mastrantuono.
Il deputato MASTRANTUONO ringrazia per l'opportunità
concessagli di esplicitare le proprie considerazioni su quanto
affermato dal pentito Galasso.
Presa visione del contenuto della richiesta di
autorizzazione a procedere nei suoi confronti si dichiara
fortemente preoccupato per il metodo con cui i magistrati
hanno considerato le dichiarazioni rese dal pentito
Galasso.
Rileva infatti come la suddetta richiesta sia stata
presentata senza effettuare alcun riscontro, più ancora senza
l'intenzione di cercare tali riscontri.
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La sua difesa si fonda in primo luogo sulla sua lunga
milizia politica, prima da amministratore comunale e
successivamente da deputato nazionale.
Nega qualunque rapporto con il clan Alfieri. Rispetto alle
affermazioni del Galasso, relative all'appoggio elettorale
dato in occasione delle elezioni del 1992, sostiene come
queste ultime siano facilmente contestabili ed afferma che ben
difficilmente, in un sistema che introduceva la preferenza
unica, il clan avrebbe potuto, come afferma il Galasso,
appoggiare contemporaneamente ben undici deputati e tre
senatori.
Il Galasso afferma ancora che l'appoggio elettorale
sarebbe stato concesso in ragione della carica rivestita nella
X Legislatura di Vicepresidente della Commissione Giustizia
della Camera dei Deputati. Questa posizione, ovviamente, gli
avrebbe concesso particolare credito di fronte alle
organizzazioni criminali. A questo proposito ricorda come la
nomina a vicepresidente della Commissione Giustizia intervenne
soltanto nel 1988: a questo proposito, quindi, l'influenza che
avrebbe esercitato, secondo il Galasso, nei confronti della
vicenda giudiziaria che riguardava Mario Fabbrocino, non
sarebbe stata riconducibile a tale posizione istituzionale,
perché intervenuta nel 1987. Questo fatto, ricorda, era
facilmente riscontrabile da parte dell'autorità giudiziaria.
Comunque sottolinea di non aver mai conosciuto il Fabbrocino e
di non aver pertanto mai avuto occasione di esercitare alcuna
pressione in suo favore.
Dichiara anche di non conoscere Procida Giovanni. Secondo
il Galasso egli avrebbe interceduto per lui mentre si trovava
detenuto nel carcere di Campobasso. Sostiene che anche questa
affermazione è priva di ogni fondamento, anche considerando il
fatto che egli non aveva alcuna autorità o prestigio da
spendere presso quell'autorità giudiziaria. Chiede che la
Commissione acquisisca il fascicolo personale del Procida ed
interroghi eventualmente i magistrati interessati affinché
possa essere, su basi documentali, chiarita l'intera
vicenda.
Ancora sull'appoggio elettorale riservatogli dalla cosca
di Alfieri sottolinea che il Galasso, elencando le personalità
politiche appoggiate dall'Alfieri nel suo territorio, fa
riferimento a persone appartenenti tutte al partito della
Democrazia Cristiana: non comprende come in questo contesto
possa essere stato fatto anche il suo nome e come fosse
giustificabile sul piano logico l'appoggio a partiti diversi,
ed in particolare a quello di sua appartenenza. Dà conto
inoltre dei risultati elettorali da lui ottenuti nelle zone
controllate da Alfieri. Infine contesta l'affermazione del
Galasso, secondo il quale egli si sarebbe rivolto al clan
Alfieri perché timoroso di non riuscire a prevalere nella
competizione elettorale dell'aprile 1992. Ricorda al riguardo
che le previsioni sul risultato del suo partito erano tali da
garantirgli margini sicuri di rielezione, tant'è che egli,
settimo di otto eletti, distanziò chi lo seguiva in
graduatoria di ben ottomila preferenze.
Per quanto riguarda i suoi rapporti con Nocera Bruno, sui
quali si fonderebbe gran parte dell'impianto accusatorio,
sostiene come l'intero episodio sia stato radicalmente
travisato. Egli infatti si recò presso il tribunale di Napoli
esclusivamente per acquisire informazioni sulla situazione
processuale del Nocera, spinto a ciò dal fratello, direttore
del presidio sanitario della USL n.23 di Villaricca, presso il
quale il Nocera stesso prestava servizio. Non vi era alcun
intento di esercitare pressioni sui magistrati a vantaggio del
predetto, ma solo l'intenzione di effettuare una mera
acquisizione di notizie. Se poi si considera che al momento
della visita egli non avrebbe avuto la possibilità di sapere
se il collegio avesse già adottato ogni provvedimento nei
confronti del Nocera, e che i magistrati che componevano il
collegio insediato erano diversi da quelli che avrebbero
dovuto emettere il provvedimento stesso, si ha un quadro più
chiaro dell'effettiva rilevanza dell'episodio.
Concludendo ribadisce le sue perplessità sull'impostazione
dell'accusa e chiede che la Commissione si attivi per
l'acquisizione di tutta la documentazione utile alla migliore
comprensione della vicenda.
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Il senatore FRASCA, ritiene necessario, anche considerate
le dichiarazioni del collega Mastrantuono, modificare la
normativa sulla gestione dei pentiti. Ricordando la seconda
audizione di Galasso rammenta il silenzio del medesimo su
specifiche domande relative al collega Mastrantuono. Infine
sottolinea come per molti magistrati citati dal pentito
Galasso non si sia ancora esercitata l'azione penale.
Il deputato MASTRANTUONO dà lettura di un articolo della
rivista "La Voce della Campania", nella quale vengono
effettuati espliciti riferimenti al patrimonio del Galasso.
Il deputato Mastrantuono viene accompagnato fuori
dall'Aula.
Si procede all'audizione del senatore Bargi.
Il senatore BARGI ricorda come nei suoi confronti, pur non
essendosi verificate tutte le condizioni giuridiche per la
realizzazione di una archiviazione, i magistrati procedenti
abbiano pubblicamente affermato che nulla era emerso a suo
carico a seguito delle dichiarazioni del pentito Galasso.
Ritiene tuttavia di dover effettuare ulteriori considerazioni
di fronte alla Commissione per eliminare ogni possibile
residuo dubbio sulla sua posizione.
Anzitutto nega di aver avuto alcun appoggio elettorale dal
clan Alfieri, ricordando di aver ottenuto i migliori risultati
in zone urbane controllate da clan rivali degli Alfieri. Il
Galasso sostiene altresì di aver finanziato la sua campagna
elettorale, con una donazione di quaranta milioni. Al riguardo
sottolinea come sia difficilmente sostenibile quanto afferma
il Galasso in ordine a supposte difficoltà economiche che gli
avrebbero impedito di svolgere adeguatamente la campagna
elettorale. E' sufficiente, infatti, verificare le sue
dichiarazioni dei redditi e le proprietà immobiliari a lui
intestate per conoscere la sua posizione economica.
Una dichiarazione del Galasso, a suo giudizio, è
particolarmente significativa, giacché così palesemente falsa
da togliere valore all'intero impianto accusatorio. Il Galasso
ha sostenuto, infatti, che l'accordo elettorale sarebbe
intervenuto nel corso del processo d'appello nei suoi
confronti, ed in cambio di una promessa di intervento per
consentire al medesimo di ottenere la libertà o quanto meno un
regime di limitazione della medesima meno oneroso rispetto al
carcere. Viceversa, fino alla conclusione del processo, nel
gennaio 1992, egli non aveva avuto alcuna intenzione di
presentarsi come candidato al Senato: la sua candidatura,
infatti, fu formalizzata solo pochi giorni prima lo
svolgimento delle elezioni e questo fatto potrà essere
confermato dall'onorevole Scotti e dallo stesso segretario
pro-tempore della Democrazia Cristiana.
Nega di aver ottenuto alcun favore dal clan Alfieri in
ordine al pagamento dello studio professionale acquistato a
Napoli nel 1988. Egli ha provveduto ad effettuare i pagamenti
con propri assegni. Per quanto riguarda i rapporti con il
giudice Lancuba dichiara che la sua partecipazione allo studio
professionale è intervenuta dopo il trasferimento a Melfi ed è
stata effettuata in modo assolutamente trasparente. Rivendica
un'amicizia sincera con il Lancuba, che peraltro non ha mai
avuto ripercussioni sul piano professionale.
Afferma di non avere mai avuto né forza politica né
capacità di incidere sullo svolgimento dei processi tale da
giustificare un appoggio elettorale del clan Alfieri. A
quest'ultimo proposito ricorda di non essere mai stato
nominato difensore di uomini appartenenti al clan Alfieri,
salvo che in due occasioni e per questioni non attinenti alla
contestazione del reato associativo di cui all'articolo 416
bis del codice penale. In particolare non è mai stato
utilizzato nei grandi processi ai clan.
Infine sottolinea come il Galasso non abbia indicato alcun
favore concreto fatto per ricompensare il supposto appoggio
elettorale del clan. L'unica affermazione al riguardo è
completamente smentita dai fatti: ricordando quanto
precedentemente affermato sottolinea come il pentito Galasso
non abbia ottenuto alcun vantaggio in tema di libertà
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personale, se non a seguito della sua collaborazione con la
giustizia. Il fratello del Galasso, allo stesso modo, non ha
ottenuto alcun beneficio di carattere giudiziario, essendo
stato scarcerato per decorrenza dei termini.
Il senatore ROBOL chiede se l'Alfieri avesse fornito
garanzie per il mutuo contratto dal Bargi per pagare
l'acquisto dello studio professionale. Chiede altresì che
vengano illustrate le modalità attraverso cui il Bargi è
divenuto difensore del Galasso e quali secondo lui siano le
ragioni delle dichiarazioni accusatorie del pentito nei suoi
confronti.
Il senatore FRASCA chiede se il collega Bargi conosca il
clan di appartenenza del camorrista Ruocco e chi lo uccise.
Il senatore BARGI ricorda anzitutto le dichiarazioni rese
dal Galasso stesso in ordine all'omicidio del Ruocco. Non sa
dire le ragioni delle dichirazioni accusatorie nei suoi
confronti. Probabilmente sono dettate dalla necessità di
lucrare una favorevole posizione giuridica riconosciuta ai
collaboratori, evitando il regime carcerario che il Galasso
mal sopporta. Ritiene che il suo rapporto professionale con il
Galasso sia sorto esclusivamente per motivi professionali.
Il senatore Bargi viene accompagnato fuori dall'Aula.
Il Presidente VIOLANTE comunica ai colleghi che nella
prossima seduta di Commissione, fissata per venerdì 8 ottobre
1993, alle ore 9,30, verrà esaminata la relazione sulla
Calabria presentata dal senatore Cabras.
Nella seduta successiva sarà illustrata la relazione
annuale.
La seduta termina alle 22,10. %
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