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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XI Legislatura

Documento


71945
SMC0237-0056
Bollettino Giunte e Commissioni n. 237 del 5 ottobre 1993 - edizione definitiva - (SMC11-237)
(suddiviso in 59 Unità Documento)
Unità Documento n.56 (che inizia a pag.140 dello stampato)
               ...COMMISSIONE PARLAMENTARE
                         DI INCHIESTA
                   sul fenomeno della mafia
        e sulle altre associazioni criminali similari
 
Audizione dell'onorevole Raffaele Mastrantuono e del senatore Alfredo Bargi. Comunicazioni del Presidente.
Martedì 5 ottobre 1993, ore 20,30. - Presidenza del Presidente VIOLANTE.
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     Il Presidente VIOLANTE dà la parola al deputato
  Mastrantuono.
     Il deputato MASTRANTUONO ringrazia per l'opportunità
  concessagli di esplicitare le proprie considerazioni su quanto
  affermato dal pentito Galasso.
     Presa visione del contenuto della richiesta di
  autorizzazione a procedere nei suoi confronti si dichiara
  fortemente preoccupato per il metodo con cui i magistrati
  hanno considerato le dichiarazioni rese dal pentito
  Galasso.
     Rileva infatti come la suddetta richiesta sia stata
  presentata senza effettuare alcun riscontro, più ancora senza
  l'intenzione di cercare tali riscontri.
 
                              Pag. 141
 
     La sua difesa si fonda in primo luogo sulla sua lunga
  milizia politica, prima da amministratore comunale e
  successivamente da deputato nazionale.
     Nega qualunque rapporto con il clan Alfieri.  Rispetto alle
  affermazioni del Galasso, relative all'appoggio elettorale
  dato in occasione delle elezioni del 1992, sostiene come
  queste ultime siano facilmente contestabili ed afferma che ben
  difficilmente, in un sistema che introduceva la preferenza
  unica, il clan avrebbe potuto, come afferma il Galasso,
  appoggiare contemporaneamente ben undici deputati e tre
  senatori.
     Il Galasso afferma ancora che l'appoggio elettorale
  sarebbe stato concesso in ragione della carica rivestita nella
  X Legislatura di Vicepresidente della Commissione Giustizia
  della Camera dei Deputati.  Questa posizione, ovviamente, gli
  avrebbe concesso particolare credito di fronte alle
  organizzazioni criminali.  A questo proposito ricorda come la
  nomina a vicepresidente della Commissione Giustizia intervenne
  soltanto nel 1988: a questo proposito, quindi, l'influenza che
  avrebbe esercitato, secondo il Galasso, nei confronti della
  vicenda giudiziaria che riguardava Mario Fabbrocino, non
  sarebbe stata riconducibile a tale posizione istituzionale,
  perché intervenuta nel 1987.  Questo fatto, ricorda, era
  facilmente riscontrabile da parte dell'autorità giudiziaria.
  Comunque sottolinea di non aver mai conosciuto il Fabbrocino e
  di non aver pertanto mai avuto occasione di esercitare alcuna
  pressione in suo favore.
     Dichiara anche di non conoscere Procida Giovanni.  Secondo
  il Galasso egli avrebbe interceduto per lui mentre si trovava
  detenuto nel carcere di Campobasso.  Sostiene che anche questa
  affermazione è priva di ogni fondamento, anche considerando il
  fatto che egli non aveva alcuna autorità o prestigio da
  spendere presso quell'autorità giudiziaria.  Chiede che la
  Commissione acquisisca il fascicolo personale del Procida ed
  interroghi eventualmente i magistrati interessati affinché
  possa essere, su basi documentali, chiarita l'intera
  vicenda.
     Ancora sull'appoggio elettorale riservatogli dalla cosca
  di Alfieri sottolinea che il Galasso, elencando le personalità
  politiche appoggiate dall'Alfieri nel suo territorio, fa
  riferimento a persone appartenenti tutte al partito della
  Democrazia Cristiana: non comprende come in questo contesto
  possa essere stato fatto anche il suo nome e come fosse
  giustificabile sul piano logico l'appoggio a partiti diversi,
  ed in particolare a quello di sua appartenenza. Dà conto
  inoltre dei risultati elettorali da lui ottenuti nelle zone
  controllate da Alfieri.  Infine contesta l'affermazione del
  Galasso, secondo il quale egli si sarebbe rivolto al clan
  Alfieri perché timoroso di non riuscire a prevalere nella
  competizione elettorale dell'aprile 1992.  Ricorda al riguardo
  che le previsioni sul risultato del suo partito erano tali da
  garantirgli margini sicuri di rielezione, tant'è che egli,
  settimo di otto eletti, distanziò chi lo seguiva in
  graduatoria di ben ottomila preferenze.
     Per quanto riguarda i suoi rapporti con Nocera Bruno, sui
  quali si fonderebbe gran parte dell'impianto accusatorio,
  sostiene come l'intero episodio sia stato radicalmente
  travisato.  Egli infatti si recò presso il tribunale di Napoli
  esclusivamente per acquisire informazioni sulla situazione
  processuale del Nocera, spinto a ciò dal fratello, direttore
  del presidio sanitario della USL n.23 di Villaricca, presso il
  quale il Nocera stesso prestava servizio.  Non vi era alcun
  intento di esercitare pressioni sui magistrati a vantaggio del
  predetto, ma solo l'intenzione di effettuare una mera
  acquisizione di notizie.  Se poi si considera che al momento
  della visita egli non avrebbe avuto la possibilità di sapere
  se il collegio avesse già adottato ogni provvedimento nei
  confronti del Nocera, e che i magistrati che componevano il
  collegio insediato erano diversi da quelli che avrebbero
  dovuto emettere il provvedimento stesso, si ha un quadro più
  chiaro dell'effettiva rilevanza dell'episodio.
     Concludendo ribadisce le sue perplessità sull'impostazione
  dell'accusa e chiede che la Commissione si attivi per
  l'acquisizione di tutta la documentazione utile alla migliore
  comprensione della vicenda.
 
                              Pag. 142
 
     Il senatore FRASCA, ritiene necessario, anche considerate
  le dichiarazioni del collega Mastrantuono, modificare la
  normativa sulla gestione dei pentiti.  Ricordando la seconda
  audizione di Galasso rammenta il silenzio del medesimo su
  specifiche domande relative al collega Mastrantuono.  Infine
  sottolinea come per molti magistrati citati dal pentito
  Galasso non si sia ancora esercitata l'azione penale.
     Il deputato MASTRANTUONO dà lettura di un articolo della
  rivista "La Voce della Campania", nella quale vengono
  effettuati espliciti riferimenti al patrimonio del Galasso.
     Il deputato Mastrantuono viene accompagnato fuori
  dall'Aula.
     Si procede all'audizione del senatore Bargi.
     Il senatore BARGI ricorda come nei suoi confronti, pur non
  essendosi verificate tutte le condizioni giuridiche per la
  realizzazione di una archiviazione, i magistrati procedenti
  abbiano pubblicamente affermato che nulla era emerso a suo
  carico a seguito delle dichiarazioni del pentito Galasso.
  Ritiene tuttavia di dover effettuare ulteriori considerazioni
  di fronte alla Commissione per eliminare ogni possibile
  residuo dubbio sulla sua posizione.
     Anzitutto nega di aver avuto alcun appoggio elettorale dal
  clan Alfieri, ricordando di aver ottenuto i migliori risultati
  in zone urbane controllate da clan rivali degli Alfieri.  Il
  Galasso sostiene altresì di aver finanziato la sua campagna
  elettorale, con una donazione di quaranta milioni.  Al riguardo
  sottolinea come sia difficilmente sostenibile quanto afferma
  il Galasso in ordine a supposte difficoltà economiche che gli
  avrebbero impedito di svolgere adeguatamente la campagna
  elettorale.  E' sufficiente, infatti, verificare le sue
  dichiarazioni dei redditi e le proprietà immobiliari a lui
  intestate per conoscere la sua posizione economica.
     Una dichiarazione del Galasso, a suo giudizio, è
  particolarmente significativa, giacché così palesemente falsa
  da togliere valore all'intero impianto accusatorio.  Il Galasso
  ha sostenuto, infatti, che l'accordo elettorale sarebbe
  intervenuto nel corso del processo d'appello nei suoi
  confronti, ed in cambio di una promessa di intervento per
  consentire al medesimo di ottenere la libertà o quanto meno un
  regime di limitazione della medesima meno oneroso rispetto al
  carcere.  Viceversa, fino alla conclusione del processo, nel
  gennaio 1992, egli non aveva avuto alcuna intenzione di
  presentarsi come candidato al Senato: la sua candidatura,
  infatti, fu formalizzata solo pochi giorni prima lo
  svolgimento delle elezioni e questo fatto potrà essere
  confermato dall'onorevole Scotti e dallo stesso segretario
  pro-tempore della Democrazia Cristiana.
     Nega di aver ottenuto alcun favore dal clan Alfieri in
  ordine al pagamento dello studio professionale acquistato a
  Napoli nel 1988.  Egli ha provveduto ad effettuare i pagamenti
  con propri assegni.  Per quanto riguarda i rapporti con il
  giudice Lancuba dichiara che la sua partecipazione allo studio
  professionale è intervenuta dopo il trasferimento a Melfi ed è
  stata effettuata in modo assolutamente trasparente.  Rivendica
  un'amicizia sincera con il Lancuba, che peraltro non ha mai
  avuto ripercussioni sul piano professionale.
     Afferma di non avere mai avuto né forza politica né
  capacità di incidere sullo svolgimento dei processi tale da
  giustificare un appoggio elettorale del clan Alfieri.  A
  quest'ultimo proposito ricorda di non essere mai stato
  nominato difensore di uomini appartenenti al clan Alfieri,
  salvo che in due occasioni e per questioni non attinenti alla
  contestazione del reato associativo di cui all'articolo 416
  bis del codice penale.  In particolare non è mai stato
  utilizzato nei grandi processi ai clan.
     Infine sottolinea come il Galasso non abbia indicato alcun
  favore concreto fatto per ricompensare il supposto appoggio
  elettorale del clan.  L'unica affermazione al riguardo è
  completamente smentita dai fatti: ricordando quanto
  precedentemente affermato sottolinea come il pentito Galasso
  non abbia ottenuto alcun vantaggio in tema di libertà
 
                              Pag. 143
 
  personale, se non a seguito della sua collaborazione con la
  giustizia.  Il fratello del Galasso, allo stesso modo, non ha
  ottenuto alcun beneficio di carattere giudiziario, essendo
  stato scarcerato per decorrenza dei termini.
     Il senatore ROBOL chiede se l'Alfieri avesse fornito
  garanzie per il mutuo contratto dal Bargi per pagare
  l'acquisto dello studio professionale.  Chiede altresì che
  vengano illustrate le modalità attraverso cui il Bargi è
  divenuto difensore del Galasso e quali secondo lui siano le
  ragioni delle dichiarazioni accusatorie del pentito nei suoi
  confronti.
     Il senatore FRASCA chiede se il collega Bargi conosca il
  clan di appartenenza del camorrista Ruocco e chi lo uccise.
     Il senatore BARGI ricorda anzitutto le dichiarazioni rese
  dal Galasso stesso in ordine all'omicidio del Ruocco.  Non sa
  dire le ragioni delle dichirazioni accusatorie nei suoi
  confronti.  Probabilmente sono dettate dalla necessità di
  lucrare una favorevole posizione giuridica riconosciuta ai
  collaboratori, evitando il regime carcerario che il Galasso
  mal sopporta.  Ritiene che il suo rapporto professionale con il
  Galasso sia sorto esclusivamente per motivi professionali.
     Il senatore Bargi viene accompagnato fuori dall'Aula.
     Il Presidente VIOLANTE comunica ai colleghi che nella
  prossima seduta di Commissione, fissata per venerdì 8 ottobre
  1993, alle ore 9,30, verrà esaminata la relazione sulla
  Calabria presentata dal senatore Cabras.
     Nella seduta successiva sarà illustrata la relazione
  annuale.
 
     La seduta termina alle 22,10. %
 
                              Pag. 144
 
 
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