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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XI Legislatura

Documento


77414
SMC0262-0002
Bollettino Giunte e Commissioni n. 262 del 12 novembre 1993 - edizione definitiva - (SMC11-262)
(suddiviso in 2 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.3 dello stampato)
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                   COMMISSIONE PARLAMENTARE
                         DI INCHIESTA
                   sul fenomeno della mafia
        e sulle altre associazioni criminali similari
 
Audizione di un collaboratore di giustizia. Comunicazioni del Presidente.
Venerdì 12 novembre 1993, ore 9,30. - Presidenza del Presidente VIOLANTE.
ZZSMC ZZRES ZZSMC121193 ZZSMC931112 ZZSMC001193 ZZSMC000093 ZZSMC262 ZZ11 ZZD ZZC24 ZZFF
     Il deputato MATTEOLI chiede che venga messo a verbale
  il fatto che la documentazione inviata dalla magistratura e
  relativa alle dichiarazioni del pentito Migliorino sia stata
  distribuita con una pagina mancante.  Precisa che il fatto non
  sarebbe per sé rilevante se non fosse che la pagina mancante è
  proprio quella in cui si parla dei rapporti con imprenditori
  del Nord ed in particolare con la cooperativa Edilter di
  Bologna.
     (Il collaboratore Salvatore Migliorino viene
  accompagnato in Aula).
     Il Presidente VIOLANTE chiarisce le ragioni che hanno
  indotto la Commissione Antimafia a procedere a questa
  audizione, specificando che l'interesse della Commissione si
  appunta sulla conoscenza dei rapporti fra Camorra e Cosa
  Nostra, oltre che sull'esame dell'evoluzione complessiva del
  fenomeno criminale in Campania.
     Il collaboratore Salvatore MIGLIORINO ricorda anzitutto il
  periodo in cui decise di legarsi organicamente al clan Gionta
  di Torre Annunziata.
     Tale decisione maturò mentre si trovava in carcere, per un
  omicidio commesso nel 1975.  Nel carcere, in particolare, ebbe
  modo di rinsaldare rapporti con la criminalità organizzata
  torrese, ricevendo nel carcere di Avellino una visita dello
  stesso Gionta.  Rispondendo ad una domanda del Presidente,
  precisa come negli anni 1979-1980 l'accesso al carcere di
  Avellino, da parte di persone esterne, fosse facile: la
  direzione del carcere era disponibile a tollerare un regime di
  accesso assai libero, anche se, ricorda, in quel periodo
  Gionta non era ricercato.  I rapporti con il Gionta furono
  ancora più intensi quando entrambi si ritrovarono detenuti nel
  carcere di Isernia.
     Si sofferma ulteriormente sul regime carcerario da lui
  sperimentato nei primi anni ottanta, precisando di aver
  trovato in numerose carceri, partitamente quelle di Avellino,
 
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  Poggioreale, Lecce e Campobasso, una notevole libertà di
  movimento.
     Ricorda la posizione del clan Gionta nel panorama
  complessivo della criminalità campana, precisando i rapporti
  con gli altri clan della Nuova Famiglia, e illustrando le
  ragioni che impedivano al Gionta di sentirsi "vicino" al
  gruppo dei cutoliani.
     In realtà la mentalità del Gionta era, già prima
  dell'affiliazione, molto vicina a quella di Cosa Nostra.
     Più in particolare si voleva evitare un controllo del
  territorio attraverso azioni eclatanti e violente, secondo la
  tipica strategia del gruppo dei cutoliani.  Ritiene che Gionta
  preferisse operare in modo più nascosto, stringendo gli
  opportuni rapporti anche a livello politico, che consentissero
  di gestire gli affari in un contesto di apparente calma.
     Illustra brevemente le ragioni che lo hanno condotto al
  pentimento.  Ritiene di poter fornire alla Commissione
  informazioni dettagliate solo su quanto avveniva a Torre
  Annunziata e Marano, luogo di influenza dei Nuvoletta, e
  precisa che, comunque, dal momento in cui è stato nuovamente
  ristretto in carcere i suoi contatti con l'esterno si sono
  diradati.
     Conferma che i gruppi camorristici non hanno mai avuto un
  unico vertice, anche se Alfieri si dice abbia effettuato un
  serio tentativo in questo senso.
     Si sofferma, in modo particolare, sui comportamenti che il
  clan Gionta adotta in caso di arresto di uno dei suoi
  componenti direttivi.  E' necessario che vi sia immediatamente
  qualcuno in grado di sostituirlo, per portare a termine gli
  affari affidatigli, e questa regola vale anche per il
  capo-clan, che comunque continua ad essere direttamente
  consultato per gli affari più importanti.
     Il clan Gionta, precisa, non è una "famiglia", ma un
  gruppo incardinato nella famiglia Nuvoletta.   Rispondendo ad
  una domanda del Presidente Violante, ricorda come le
  principali attività del clan Gionta siano il traffico di
  sostanze stupefacenti, il contrabbando di sigarette e le
  estorsioni.  Per quanto riguarda la prima attività, Gionta
  traffica in cocaina, mai in eroina.  Ricorda come negli anni
  dal 1988 al 1990 la droga fosse acquistata in Sicilia, da
  Mariano Agate, attraverso intermediari.  Successivamente, dal
  '91 al '93, la droga viene acquistata a Milano, da persone
  originarie di Torre Annunziata e ormai da tempo trasferitesi
  in Lombardia.  Per la verità il rapporto con la Sicilia non si
  interrompe: sono gli stessi siciliani a prospettare momentanee
  difficoltà che rendono più produttivo rivolgersi ad un altro
  mercato.
     Sottolinea di non avere informazioni certe sulle modalità
  di investimento del ricavato dei traffici da parte di Gionta.
  Probabilmente quest'ultimo tende a non effettuare investimenti
  che possano poi essere sottoposti a sequestro o confisca: non
  esclude, peraltro, la possibilità che alcune somme siano
  investite in titoli di Stato.
     Il contrabbando è una delle più redditizie attività del
  clan.  Si sofferma, in particolare, sulle modalità tecniche
  attraverso le quali si fanno pervenire sul territorio
  nazionale le sigarette di contrabbando.  L'organizzazione
  possiede numerosi motoscafi, attraverso i quali trasporta
  sulla terraferma le casse di sigarette ritirate dalle
  navi-madre, al limite delle acque territoriali.  Una volta
  sbarcata, la merce si distribuisce immediatamente fra i vari
  clienti dell'organizzazione.
     Il collaboratore Migliorino spiega alla Commissione le
  modalità con cui vengono reperite le armi necessarie alle
  azioni del clan.  Non vi sono rapporti organici, ma un
  complesso di rapporti saltuari, con persone estremamente
  fidate; di conseguenza la provenienza delle armi non è unica.
  Comunque ogni volta che un'arma viene usata in una operazione,
  occorre distruggerla e questo rende necessario un continuo
  ricorso al mercato.
     Per quanto riguarda l'attività estorsiva, ricorda come
  questa si diriga verso gli imprenditori edili, e come dunque
  costituisca uno strumento per il condizionamento degli appalti
 
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  pubblici.  Precisa quali siano stati i rapporti del clan con
  esponenti politici di Torre Annunziata, indicando in Domenico
  Bertone, già sindaco di Torre, il principale interlocutore del
  clan Gionta.  Anche altri referenti politici, tutti di area
  governativa hanno favorito il buon andamento degli appalti per
  il clan Gionta.  I rapporti con questi personaggi erano tenuti
  per tramite di comuni cittadini, in modo da non esporre in
  prima persona i politici stessi.  L'appoggio politico
  consentiva l'aggiudicazione alle ditte indicate dal clan, o
  consentiva comunque alle medesime di ottenere facilmente
  subappalti dalle imprese aggiudicatarie.
     Dopo aver ricostruito un episodio di estorsione ai silos
  di grano di Torre Annunziata, ricorda come i principali
  costruttori appoggiati dal clan fossero Viola e Staiano.
  Ricostruisce la vicenda dell'impresa Edilter e illustra alla
  Commissione un episodio, peraltro molto risalente, in cui un
  esponente d' èlite  del clan Gionta ebbe occasione di
  discutere di un appalto con rappresentanti della COGEFAR.
     Per concludere sul tema, chiarisce che più che una vera e
  propria estorsione si tratta di un accordo spartitorio, anche
  se nessuno può pensare di lavorare a Torre Annunziata senza
  addivenire ad un simile accordo.   Il collaboratore Migliorino
  si sofferma poi sulle modalità della sua affiliazione a Cosa
  Nostra, nonché sull'assalto alla tenuta dei Nuvoletta, in
  occasione del quale, nel 1984, fu ucciso Ciro Nuvoletta.  Non
  ritiene che quell'aggressione, da parte di Bardellino, fosse
  espressamente riconducibile alla gestione dell'attività di
  ricostruzione post-terremoto, quanto piuttosto ad una generale
  divergenza di opinioni e mentalità sulla questione degli
  affari criminali.   Rispondendo ad una domanda del Presidente
  Violante, chiarisce i criteri di distribuzione dei profitti
  all'interno del clan Gionta, specificando che gli affiliati a
  Cosa Nostra, all'interno del clan, godevano di trattamento più
  favorevole.
     Spiega alla Commissione le ragioni dell'eliminazione del
  Di Ronza, che era ritenuto un infame, per aver effettuato
  delle confidenze alle forze dell'ordine.  Chiarisce come si
  dovette chiedere l'autorizzazione per l'esecuzione
  direttamente a Mariano Agate.  Di Ronza era una figura
  preminente all'interno del clan, incaricato di tenere contatti
  con politici, avvocati e, sia pure raramente, magistrati.
     Illustra le ragioni che spinsero Limelli e Gallo a
  staccarsi dal clan Gionta, ricordando come in quest'ultimo
  caso, Cosa Nostra siciliana sia intervenuta, attraverso
  Mariano Agate e Leoluca Bagarella, per eliminare un contrasto
  fra Gionta e Gallo, che avrebbe potuto degenerare.
     Dopo aver ricordato che il controllo del voto a Torre
  Annunziata non poneva particolari difficoltà al clan, essendo
  in sostanza accettato dalla popolazione, si sofferma
  lungamente sul Palazzo Fienga, illustrando tutti gli
  accorgimenti difensivi previsti dalla criminalità organizzata
  per consentire una migliore difesa da aggressioni esterne e
  una facile via di fuga di fronte ad improvvise operazioni
  delle forze dell'ordine.  Peraltro, ricorda, non tutti quelli
  che abitavano nel Palazzo erano affiliati alla cosca: taluni,
  pertanto, subivano delle vere e proprie imposizioni.  Palazzo
  Fienga, dunque, costituiva un luogo ideale anche per celare
  dei latitanti.
     Illustra alla Commissione alcuni aspetti dell'omicidio
  Siani, precisando quelle che, a suo dire, potevano esserne le
  ragioni.
       (La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle
  12,05).
     Il collaboratore MIGLIORINO risponde alle domande del
  deputato Taradash, chiarendo ulteriormente i rapporti con le
  imprese COGEFAR ed EDILTER e precisando di non essere a
  conoscenza di eventuali rapporti con altre ditte di
  costruzione a livello nazionale.  Conferma che la EDILTER
  concesse i suoi lavori in subappalto a Viola e Staiano, ma non
  sa precisare quale vantaggio abbia ottenuto da questo fatto.
  Il collaboratore Migliorino, rispondendo ad una domanda del
  deputato Leccese, chiarisce nuovamente le modalità con cui fu
 
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  realizzata l'estorsione ai silos di Torre Annunziata e dà
  notizia sulla gestione delle scommesse clandestine.
  Rispondendo al senatore Brutti conferma che
  l'approvvigionamento di droga dalla Sicilia si interruppe
  perché così vollero gli stessi siciliani: a Torre Annunziata
  si ebbe l'impressione che, dalla seconda metà del 1990, Cosa
  Nostra si stesse concentrando sullo sviluppo di un'azione
  strategica che ne ribadisse la forza militare.
     Il Presidente VIOLANTE ringrazia il collaboratore
  Migliorino.
     (Il signor Migliorino viene accompagnato fuori
  dall'aula).
     Il deputato BARGONE, in ordine alla questione sollevata
  dal collega Matteoli, ad inizio seduta ritiene, alla luce
  della lettura di quanto contenuto nella pagina mancante del
  documento distribuito dagli uffici, destituite di fondamento
  ed altamente scorrette le dichiarazioni con cui si sospetta la
  Presidenza di aver intenzionalmente occultato tale pagina.
  Infatti, nella pagina mancante non c'è alcun riferimento alle
  questioni delle cooperative rosse, che, invece vengono
  trattate per la prima volta nella pagina successiva, presente
  nel dossier trasmesso ai deputati.
     (Il collaboratore Migliorino rientra in aula).
     Il collaboratore MIGLIORINO, rispondendo ad una domanda
  del Presidente Violante, illustra le modalità di
  approvvigionamento della merce di contrabbando, chiarendo come
  essa venga acquistata direttamente in Svizzera, attraverso
  regolari contratti con le case produttrici.  Le sigarette
  vengono poi illegalmente introdotte in Italia.
     (Il collaboratore Migliorino viene accompagnato fuori
  dall'aula).
     Il Presidente VIOLANTE dà lettura di alcuni passaggi che
  debbono essere segretati per tutelare il segreto
  istruttorio.
     (Si procede in seduta segreta).
     (La seduta pubblica riprende).
     Verificata l'assenza del numero legale, il Presidente
  sospende la seduta di un'ora.
     (La seduta, sospesa alle 12,35, riprende alle
  13,35).
     Il Presidente VIOLANTE, rilevata nuovamente la mancanza
  del numero legale, rinvia la deliberazione sulla segretezza
  alla prossima seduta della Commissione, disponendo la
  provvisoria segretazione delle parti precedentemente
  evidenziate.
 
     La seduta termina alle 13,40.
 
DATA=931112 FASCID=SMC11-262 TIPOSTA=SMC LEGISL=11 NCOMM=24 SEDE= NSTA=0262 TOTPAG=0006 TOTDOC=0002 NDOC=0002 TIPDOC=B DOCTIT=0000 COMM=C24D PAGINIZ=0003 RIGINIZ=001 PAGFIN=0006 RIGFIN=047 UPAG=SI PAGEIN=3 PAGEFIN=6 SORTRES=9311123 SORTDDL= FASCIDC=11SMC 00262 SORTNAV=59311120 00262 b00000 ZZSMC262 NDOC0002 TIPDOCB DOCTIT0002 NDOC0002



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