| Il deputato MATTEOLI chiede che venga messo a verbale
il fatto che la documentazione inviata dalla magistratura e
relativa alle dichiarazioni del pentito Migliorino sia stata
distribuita con una pagina mancante. Precisa che il fatto non
sarebbe per sé rilevante se non fosse che la pagina mancante è
proprio quella in cui si parla dei rapporti con imprenditori
del Nord ed in particolare con la cooperativa Edilter di
Bologna.
(Il collaboratore Salvatore Migliorino viene
accompagnato in Aula).
Il Presidente VIOLANTE chiarisce le ragioni che hanno
indotto la Commissione Antimafia a procedere a questa
audizione, specificando che l'interesse della Commissione si
appunta sulla conoscenza dei rapporti fra Camorra e Cosa
Nostra, oltre che sull'esame dell'evoluzione complessiva del
fenomeno criminale in Campania.
Il collaboratore Salvatore MIGLIORINO ricorda anzitutto il
periodo in cui decise di legarsi organicamente al clan Gionta
di Torre Annunziata.
Tale decisione maturò mentre si trovava in carcere, per un
omicidio commesso nel 1975. Nel carcere, in particolare, ebbe
modo di rinsaldare rapporti con la criminalità organizzata
torrese, ricevendo nel carcere di Avellino una visita dello
stesso Gionta. Rispondendo ad una domanda del Presidente,
precisa come negli anni 1979-1980 l'accesso al carcere di
Avellino, da parte di persone esterne, fosse facile: la
direzione del carcere era disponibile a tollerare un regime di
accesso assai libero, anche se, ricorda, in quel periodo
Gionta non era ricercato. I rapporti con il Gionta furono
ancora più intensi quando entrambi si ritrovarono detenuti nel
carcere di Isernia.
Si sofferma ulteriormente sul regime carcerario da lui
sperimentato nei primi anni ottanta, precisando di aver
trovato in numerose carceri, partitamente quelle di Avellino,
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Poggioreale, Lecce e Campobasso, una notevole libertà di
movimento.
Ricorda la posizione del clan Gionta nel panorama
complessivo della criminalità campana, precisando i rapporti
con gli altri clan della Nuova Famiglia, e illustrando le
ragioni che impedivano al Gionta di sentirsi "vicino" al
gruppo dei cutoliani.
In realtà la mentalità del Gionta era, già prima
dell'affiliazione, molto vicina a quella di Cosa Nostra.
Più in particolare si voleva evitare un controllo del
territorio attraverso azioni eclatanti e violente, secondo la
tipica strategia del gruppo dei cutoliani. Ritiene che Gionta
preferisse operare in modo più nascosto, stringendo gli
opportuni rapporti anche a livello politico, che consentissero
di gestire gli affari in un contesto di apparente calma.
Illustra brevemente le ragioni che lo hanno condotto al
pentimento. Ritiene di poter fornire alla Commissione
informazioni dettagliate solo su quanto avveniva a Torre
Annunziata e Marano, luogo di influenza dei Nuvoletta, e
precisa che, comunque, dal momento in cui è stato nuovamente
ristretto in carcere i suoi contatti con l'esterno si sono
diradati.
Conferma che i gruppi camorristici non hanno mai avuto un
unico vertice, anche se Alfieri si dice abbia effettuato un
serio tentativo in questo senso.
Si sofferma, in modo particolare, sui comportamenti che il
clan Gionta adotta in caso di arresto di uno dei suoi
componenti direttivi. E' necessario che vi sia immediatamente
qualcuno in grado di sostituirlo, per portare a termine gli
affari affidatigli, e questa regola vale anche per il
capo-clan, che comunque continua ad essere direttamente
consultato per gli affari più importanti.
Il clan Gionta, precisa, non è una "famiglia", ma un
gruppo incardinato nella famiglia Nuvoletta. Rispondendo ad
una domanda del Presidente Violante, ricorda come le
principali attività del clan Gionta siano il traffico di
sostanze stupefacenti, il contrabbando di sigarette e le
estorsioni. Per quanto riguarda la prima attività, Gionta
traffica in cocaina, mai in eroina. Ricorda come negli anni
dal 1988 al 1990 la droga fosse acquistata in Sicilia, da
Mariano Agate, attraverso intermediari. Successivamente, dal
'91 al '93, la droga viene acquistata a Milano, da persone
originarie di Torre Annunziata e ormai da tempo trasferitesi
in Lombardia. Per la verità il rapporto con la Sicilia non si
interrompe: sono gli stessi siciliani a prospettare momentanee
difficoltà che rendono più produttivo rivolgersi ad un altro
mercato.
Sottolinea di non avere informazioni certe sulle modalità
di investimento del ricavato dei traffici da parte di Gionta.
Probabilmente quest'ultimo tende a non effettuare investimenti
che possano poi essere sottoposti a sequestro o confisca: non
esclude, peraltro, la possibilità che alcune somme siano
investite in titoli di Stato.
Il contrabbando è una delle più redditizie attività del
clan. Si sofferma, in particolare, sulle modalità tecniche
attraverso le quali si fanno pervenire sul territorio
nazionale le sigarette di contrabbando. L'organizzazione
possiede numerosi motoscafi, attraverso i quali trasporta
sulla terraferma le casse di sigarette ritirate dalle
navi-madre, al limite delle acque territoriali. Una volta
sbarcata, la merce si distribuisce immediatamente fra i vari
clienti dell'organizzazione.
Il collaboratore Migliorino spiega alla Commissione le
modalità con cui vengono reperite le armi necessarie alle
azioni del clan. Non vi sono rapporti organici, ma un
complesso di rapporti saltuari, con persone estremamente
fidate; di conseguenza la provenienza delle armi non è unica.
Comunque ogni volta che un'arma viene usata in una operazione,
occorre distruggerla e questo rende necessario un continuo
ricorso al mercato.
Per quanto riguarda l'attività estorsiva, ricorda come
questa si diriga verso gli imprenditori edili, e come dunque
costituisca uno strumento per il condizionamento degli appalti
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pubblici. Precisa quali siano stati i rapporti del clan con
esponenti politici di Torre Annunziata, indicando in Domenico
Bertone, già sindaco di Torre, il principale interlocutore del
clan Gionta. Anche altri referenti politici, tutti di area
governativa hanno favorito il buon andamento degli appalti per
il clan Gionta. I rapporti con questi personaggi erano tenuti
per tramite di comuni cittadini, in modo da non esporre in
prima persona i politici stessi. L'appoggio politico
consentiva l'aggiudicazione alle ditte indicate dal clan, o
consentiva comunque alle medesime di ottenere facilmente
subappalti dalle imprese aggiudicatarie.
Dopo aver ricostruito un episodio di estorsione ai silos
di grano di Torre Annunziata, ricorda come i principali
costruttori appoggiati dal clan fossero Viola e Staiano.
Ricostruisce la vicenda dell'impresa Edilter e illustra alla
Commissione un episodio, peraltro molto risalente, in cui un
esponente d' èlite del clan Gionta ebbe occasione di
discutere di un appalto con rappresentanti della COGEFAR.
Per concludere sul tema, chiarisce che più che una vera e
propria estorsione si tratta di un accordo spartitorio, anche
se nessuno può pensare di lavorare a Torre Annunziata senza
addivenire ad un simile accordo. Il collaboratore Migliorino
si sofferma poi sulle modalità della sua affiliazione a Cosa
Nostra, nonché sull'assalto alla tenuta dei Nuvoletta, in
occasione del quale, nel 1984, fu ucciso Ciro Nuvoletta. Non
ritiene che quell'aggressione, da parte di Bardellino, fosse
espressamente riconducibile alla gestione dell'attività di
ricostruzione post-terremoto, quanto piuttosto ad una generale
divergenza di opinioni e mentalità sulla questione degli
affari criminali. Rispondendo ad una domanda del Presidente
Violante, chiarisce i criteri di distribuzione dei profitti
all'interno del clan Gionta, specificando che gli affiliati a
Cosa Nostra, all'interno del clan, godevano di trattamento più
favorevole.
Spiega alla Commissione le ragioni dell'eliminazione del
Di Ronza, che era ritenuto un infame, per aver effettuato
delle confidenze alle forze dell'ordine. Chiarisce come si
dovette chiedere l'autorizzazione per l'esecuzione
direttamente a Mariano Agate. Di Ronza era una figura
preminente all'interno del clan, incaricato di tenere contatti
con politici, avvocati e, sia pure raramente, magistrati.
Illustra le ragioni che spinsero Limelli e Gallo a
staccarsi dal clan Gionta, ricordando come in quest'ultimo
caso, Cosa Nostra siciliana sia intervenuta, attraverso
Mariano Agate e Leoluca Bagarella, per eliminare un contrasto
fra Gionta e Gallo, che avrebbe potuto degenerare.
Dopo aver ricordato che il controllo del voto a Torre
Annunziata non poneva particolari difficoltà al clan, essendo
in sostanza accettato dalla popolazione, si sofferma
lungamente sul Palazzo Fienga, illustrando tutti gli
accorgimenti difensivi previsti dalla criminalità organizzata
per consentire una migliore difesa da aggressioni esterne e
una facile via di fuga di fronte ad improvvise operazioni
delle forze dell'ordine. Peraltro, ricorda, non tutti quelli
che abitavano nel Palazzo erano affiliati alla cosca: taluni,
pertanto, subivano delle vere e proprie imposizioni. Palazzo
Fienga, dunque, costituiva un luogo ideale anche per celare
dei latitanti.
Illustra alla Commissione alcuni aspetti dell'omicidio
Siani, precisando quelle che, a suo dire, potevano esserne le
ragioni.
(La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle
12,05).
Il collaboratore MIGLIORINO risponde alle domande del
deputato Taradash, chiarendo ulteriormente i rapporti con le
imprese COGEFAR ed EDILTER e precisando di non essere a
conoscenza di eventuali rapporti con altre ditte di
costruzione a livello nazionale. Conferma che la EDILTER
concesse i suoi lavori in subappalto a Viola e Staiano, ma non
sa precisare quale vantaggio abbia ottenuto da questo fatto.
Il collaboratore Migliorino, rispondendo ad una domanda del
deputato Leccese, chiarisce nuovamente le modalità con cui fu
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realizzata l'estorsione ai silos di Torre Annunziata e dà
notizia sulla gestione delle scommesse clandestine.
Rispondendo al senatore Brutti conferma che
l'approvvigionamento di droga dalla Sicilia si interruppe
perché così vollero gli stessi siciliani: a Torre Annunziata
si ebbe l'impressione che, dalla seconda metà del 1990, Cosa
Nostra si stesse concentrando sullo sviluppo di un'azione
strategica che ne ribadisse la forza militare.
Il Presidente VIOLANTE ringrazia il collaboratore
Migliorino.
(Il signor Migliorino viene accompagnato fuori
dall'aula).
Il deputato BARGONE, in ordine alla questione sollevata
dal collega Matteoli, ad inizio seduta ritiene, alla luce
della lettura di quanto contenuto nella pagina mancante del
documento distribuito dagli uffici, destituite di fondamento
ed altamente scorrette le dichiarazioni con cui si sospetta la
Presidenza di aver intenzionalmente occultato tale pagina.
Infatti, nella pagina mancante non c'è alcun riferimento alle
questioni delle cooperative rosse, che, invece vengono
trattate per la prima volta nella pagina successiva, presente
nel dossier trasmesso ai deputati.
(Il collaboratore Migliorino rientra in aula).
Il collaboratore MIGLIORINO, rispondendo ad una domanda
del Presidente Violante, illustra le modalità di
approvvigionamento della merce di contrabbando, chiarendo come
essa venga acquistata direttamente in Svizzera, attraverso
regolari contratti con le case produttrici. Le sigarette
vengono poi illegalmente introdotte in Italia.
(Il collaboratore Migliorino viene accompagnato fuori
dall'aula).
Il Presidente VIOLANTE dà lettura di alcuni passaggi che
debbono essere segretati per tutelare il segreto
istruttorio.
(Si procede in seduta segreta).
(La seduta pubblica riprende).
Verificata l'assenza del numero legale, il Presidente
sospende la seduta di un'ora.
(La seduta, sospesa alle 12,35, riprende alle
13,35).
Il Presidente VIOLANTE, rilevata nuovamente la mancanza
del numero legale, rinvia la deliberazione sulla segretezza
alla prossima seduta della Commissione, disponendo la
provvisoria segretazione delle parti precedentemente
evidenziate.
La seduta termina alle 13,40.
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