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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XII Legislatura

Documento


29485
DDL2428-0002
Progetto di legge Camera n. 2428 - testo presentato - (DDL12-2428)
(suddiviso in 9 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C2428. TESTIPDL
...C2428.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC2428 ZZ12 ZZRL ZZPR
    Onorevoli  Colleghi! --
  Monza nel quadro della "prima" Italia medioevale.
    Il prestigio internazionale della città di Monza si
  associa, nei secoli, alla suggestione storica e civile di ciò
  che fu la prima monarchia italiana in senso proprio, quella
  dei longobardi.  Infatti, il  regnum  longobardico non fu
  soltanto uno Stato insediato in terra italica, ma una realtà
  radicata nell'Europa romano-germanica: un organismo
  politico-culturale complesso, più "europeo" che mediterraneo e
  peninsulare.  Il  regnum  longobardico spostò il peso
  specifico di ciò che allora era chiamato "Italia" verso il
  cuore del continente europeo (da dove, del resto, i longobardi
  erano venuti attraverso le Alpi).  Se nel
  secolo XIX la pubblicistica neo-guelfa, con tutto il diritto
  di mantenere i propri punti di vista, vide nella monarchia
  longobardica un corpo sostanzialmente estraneo almeno per due
  secoli a partire dall'invasione del 568 d.C. (si pensi al
  Discorso su alcuni punti della storia longobardica in
  Italia  di Alessandro Manzoni), uno storiografo come il
  francese Augustin Thierry vide invece nell'amministrazione
  regia dei longobardi la fase storica in cui la nazione
  italiana, unificandosi tra il VI e l'VIII secolo grazie alla
  fusione di italico-romani e di "vìnili" del Nord, acquistò
  autonomia rispetto alla pur benemerita teocrazia prima
  bizantina e poi papale, secondo le ragioni proprie di uno
  Stato laico.  Del resto, lo stesso Manzoni dà prova di
  riconoscerlo, nelle scene finali della sua tragedia
  Adelchi.
 
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    Questa funzione la ebbero i longobardi per primi: non gli
  Eruli o gli Ostrogoti, che nei brevissimi periodi del loro
  dominio considerarono l'Italia come una terra da spartire tra
  i capi delle loro genti, né tanto meno i bizantini, che
  occuparono l'Italia come si occupa una lontana provincia o, in
  termini moderni, una colonia d'Oltremare.  In grandissima
  parte, gli italiani hanno in sé tracce incancellabili di
  quella difficile, tormentata ma fertilissima fusione.
    L'eredità longobardica fu presente in Arnaldo da Brescia,
  in Dante, in Irnerio fondatore dell'università di Bologna,
  nelle stesso Manzoni.  Vive in capolavori come il Tempietto di
  Cividale, in San Michele di Pavia, e, naturalmente, nel Duomo
  di Monza e nei suoi tesori.  Vive nel primo monumento
  storiografico dell'Italia postantica e post-romana, la
  Historia Langobardorum  di Paolo Diacono; nelle poesie di
  Paolino d'Aquileia; nella musica di sequenze liturgiche come
  il  Planctus Mariae  di Cividale del Friuli o il canto
  veronese  O admirabile Veneris idolum.
    Fu incultura e barbarie, la presenza dei longobardi?
  Autari, Teodolinda, Agilulfo, Liutprando, sono figure senza le
  quali la civiltà italiana risulterebbe più povera nelle sue
  radici storiche.  Non si dimentichi che i Placiti cassinesi,
  considerati da molti il primo "vero" documento scritto di una
  lingua già definibile come "italiana" furono redatti in terra
  longobardica, il ducato di Benevento, per mano di un giudice
  il cui nome, Arechis, ha un suono longobardico
  inequivocabile.
    La civiltà longobardica è in noi italiani, nel nostro modo
  di essere, di parlare, di ricorrere a proverbi, di reagire
  come cittadini all'interno del patto sociale: sono tracce
  spesso segrete, sotterranee, forse misteriose, e per questo
  tanto più incancellabili.  In tale contesto di memorie
  storiche, Monza spicca con particolare rilievo, come custode
  di uno dei massimi tesori d'arte e di cultura nati in quella
  civiltà.  Fra essi, ha una luce particolare l'oggetto-simbolo
  per eccellenza, riconosciuto come tale anche dagli stranieri o
  da coloro che, per metà italiani come Napoleone, vollero
  conservargli tutto il suo valore simbolico: la Corona
  Ferrea.
  Monza nella storia italiana ed europea.
    Nell'VIII secolo, lo storico longobardo Paolo Diacono
  ricordò in un passo della  Historia Langobardorum  che la
  regina Teodolinda aveva fatto erigere a Monza un palazzo e la
  basilica del Beato Giovanni Battista, che "guarnì di molti
  preziosi d'oro e d'argento e dotò in misura bastante di
  terreni".  Già in questa notizia, il nome della città si lega
  con quello della benefica sovrana.  In realtà, Monza era più
  antica, e il re ostrogotico Teodorico l'aveva eletta come una
  delle sue residenze.  Più tardi, Teodolinda scelse Monza come
  luogo di villeggiatura.  Ma la tradizione vuole - e l'errore è
  pur sempre significativo - che sia stata proprio Teodolinda a
  fondare la città.  Del resto, soltanto nel 768 il nome della
  città è documentato per la prima volta, nella forma originaria
  Modicia  poi trasformata in  Monza  secondo il
  modello analogo di  Palatia  divenuta  Pallanza.  Il
  nome originario sembra risalire alla famiglia dei
  Modiciates,  antichi proprietari terrieri della zona
  nella fase tarda del basso impero romano.  Documentata è anche
  la forma  Modoetia.
    Teodolinda, principessa bavara, divenne regina dei
  longobardi nel 589 grazie al suo matrimonio con il giovane re
  Autari.  Alla morte di lui, la regina ottenne, caso unico nella
  storia di quei tempi, il privilegio di scegliere il successore
  al trono longobardico.  Sposò così in seconde nozze Agilulfo, e
  da lui ebbe Adaloaldo che fece battezzare nel 603 nella
  basilica di Monza dall'abate Secondo di Trento.  Ecco già una
  significativa fusione politica e culturale tra l'elemento
  italico-romano e quello longobardico, così come, quarant'anni
  dopo, fu segno di convergenza culturale l' Edictum  del re
  Rotari (643), che voleva essere in origine un'orgogliosa
  affermazione del diritto longobardico, non scritto e
  consuetudinario, contro la giurisprudenza romana, ma essendo
  scritto con l'indispensabile consulenza di giuristi italici
  conoscitori del latino e dell'antico  ius  fini per essere
  qualcosa di completamente nuovo, in cui il fatto stesso di
  essere scritto costituiva un fattore di "italicità".
 
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    Teodolinda, dal canto suo, strinse rapporti con la Santa
  Sede, ottenne la stima e la riconoscenza del Papa Gregorio I
  (detto tradizionalmente san Gregorio Magno, promotore
  culturale dell'immenso patrimonio della musica liturgica
  cattolica), e da Monza intraprese la conversione del popolo
  longobardico al cattolicesimo.
    Da allora la città di Monza e il suo Duomo ricevettero
  importanti riconoscimenti e cospicui privilegi da re e
  imperatori: dal carolingio Carlo il Grosso (881), da
  Berengario I re d'Italia dopo la dissoluzione del Sacro Romano
  Impero retto dalla monarchia franca (920), dall'imperatore
  sassone Ottone III (1000), dal sassone anch'egli imperatore
  Lotario II di Supplimburg (1136), dallo svevo Federico I
  Barbarossa (1159) e da suo figlio Enrico VI il Crudele
  (1186-1191), e dall'imperatore Enrico VII di Lussemburgo.
  Riconoscimenti e privilegi vennero concessi a Monza anche dai
  Visconti: Azzone (1335), Galeazzo II (1359, 1376, 1378),
  Giovanni Galeazzo (1379, 1391, 1396), Filippo Maria (1413), e
  dagli Sforza: Francesco I (1450), Giovanni Galeazzo Maria
  (1481), Francesco II (1523).
    Nel concedere privilegi a Monza intervennero anche gli
  arcivescovi Ariberto d'Intimiano (1044), Giovanni da Clivio
  (1119) e Guido di Somma (1149), e i papi Callisto II (1120),
  Innocenzo II (1135), Celestino II (1148), Alessandro III
  (1169), Clemente III (1180) e Sisto V (1535).  Scrisse in
  proposito Callisto II: "La chiesa del Beato Giovanni Battista
  ( ...) la muniamo del patrocinio del beato Pietro.  Poiché il
  medesimo luogo, edificato dalla regina Teodolinda di nobile
  memoria, dotato altresì di ampie prerogative, di possessi e di
  tesoro, è ritenuto illustre e degno di venerazione".
    Nei secoli dal IX al XIII, le incoronazioni a re d'Italia
  ebbero luogo nell'antica capitale del regno longobardico,
  Pavia.  Dopo la distruzione di quest'ultima nel 1004, divennero
  sedi delle incoronazioni Milano e Monza.  Perciò nel 1156
  Landolfo di San Paolo juniore poteva scrivere, nella
  Historia Mediolanensis:  "... a Monza, che è il primo
  luogo della corona d'Italia" e nel 1158 notava Radevico di
  Frisinga nel  De rebus gestis Friderici I imperatoris:
  "...Monza, dov'è, com'è noto, la sede del Regno Italico".
    Gedefrido Viterbense scrive nel suo  Chronicon  (1190):
  "A volere scrivere il vero su quanti siano i primi luoghi
  della Corona, scorgo nell'ordine quattro sedi dell'Impero: il
  primo luogo è Aquisgrana, in seconda sede Arles, indi è nella
  regia sede di Monza che s'usa conferire la somma corona
  d'Italia; quando Cesare vuol rivestirsi del romano diadema,
  dev'essere reverentemente unto per mano dell'Apostolica
  autorità".  Nella pagina di Gedefrido, Monza precede così la
  quarta sede in ordine d'importanza, Worms, dove si tenevano le
  "diete" o assemblee dei princìpi dell'Impero a partire
  dall'VIII secolo.
    Nel 1230, Giovanni Codagnello ribadì, negli  Annali
  Piacentini:  "... il regno d'Italia.  La sua corona è detta
  ferrea, dalla fiera durezza della gente che la lasciò alla
  basilica di San Giovanni sita in Monza".  Nel 1260, Rolandino
  da Padova annotò nel  Chronicon  che Ezzelino da Romano
  "cercò altresì di entrare nel borgo di Monza, con l'intenzione
  forse di spogliarlo del noto privilegio della corona ferrea,
  la quale fu lì posta dai nostri avi, in omaggio alla libertà
  di Lombardia, per il seguente motivo: perché cioè, ogni qual
  volta vi fosse un imperatore dei Romani, questi medesimo, dopo
  la sua elezione a re d'Alemannia, dovesse in primo luogo
  cingersi della corona ferrea, indi recarsi a Roma a ricevervi
  la corona d'oro da Sua Dignità Apostolica".
    Nel 1311, Enrico VII di Lussemburgo cinse in Milano una
  corona di ferro fatta appositamente per quell'occasione,
  poiché in quegli anni le corone di Monza erano in pegno presso
  gli umiliati di Sant'Agata.  Così dovette fare Ludovico il
  Bavaro nel 1327.  Invece Carlo IV di Lussemburgo, nel 1355,
  ricevette la corona ferrea del Regno Italico a Milano, e
  possiamo affermare che essa fu la Corona Ferrea di Monza.  Così
  pure Sigismondo di Lussemburgo nel 1431.
    Federico III d'Asburgo fu incoronato re d'Italia con la
  Corona Ferrea di Monza a Roma, poiché a Milano imperversava la
  peste.  Carlo V d'Asburgo cinse la Corona ferrea di Monza a
  Bologna, per sua scelta.
 
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  Vennero poi l'incoronazione a re d'Italia di Napoleone I nel
  1805 a Milano, e nel 1838, sempre a Milano, quella di
  Ferdinando I d'Asburgo-Lorena, imperatore d'Austria.
    Nel 1878 la Corona Ferrea di Monza seguì il feretro di
  Vittorio Emanuele I, re d'Italia; nel 1900, quello di suo
  figlio Umberto I.
    Attualmente, la Corona Ferrea è conservata in un altare
  realizzato sul finire del secolo XIX da Luca Beltrami, nella
  cappella dedicata alla regina Teodolinda nel Duomo di
  Monza.
  Il Duomo di Monza.
    Nei 1400 anni della sua storia, il Duomo di Monza, oltre
  che custode della corona del Regno Italico e per questo motivo
  sede illustre di beni culturali e centro di rilievo lombardo,
  italiano ed europeo, è stato, per i cittadini di Monza e della
  Brianza, un riferimento costante di alta memoria storica e di
  radicamento delle proprie tradizioni e della propria
  riconoscibilità e identità civile.  In tale memoria storica,
  grazie a quel segno illustre di tradizione, le memorie
  lombarde coincidono con la forte coscienza dell'essere
  italiani e con il significato che il carattere d'italianità
  assume nella comune memoria europea intesa come forma di vita
  e di civiltà.
    Nel 1617, Bartolomeo Zucchi riprese la tradizione storica
  tramandata dal cronista trecentesco Bonincontro Morigia nel
  Chronicon Modoetiense  ("Cronaca monzese") e da
  storiografi precedenti, e fissò al 1^ ottobre 595 la data in
  cui si sarebbero svolte le solenni cerimonie per la
  dedicazione della basilica a San Giovanni Battista.  E' un atto
  di devozione nei confronti del santo del battesimo la figura
  per eccellenza di iniziazione alla fede che testimonia l'opera
  di conversione al cattolicesimo dei longobardi avviata da
  Teodolinda.
    Da quell'anno lontano, il Duomo di Monza fu arricchito di
  tesori inestimabili.  Nei secoli della sua storia, il Duomo
  attrasse la cupidigia di vincitori e dominatori, ma le sue
  ricchezze, pur se notevolmente ridotte rispetto alle origini,
  costituiscono ancora oggi un insieme di eccezionale
  importanza: preziose oreficerie medievali, arazzi
  rinascimentali, dipinti su tavola, su tela e su muro dal
  secolo XIV al XVIII.  La biblioteca del Duomo è ricca di
  documenti unici, fra cui codici miniati medioevali e volumi
  databili tra il secolo XV e il XVIII.
  Il fine delle manifestazioni e il loro rilievo in un
  quadro europeo.
    Si è detto con sufficiente ampiezza del rilievo nazionale e
  internazionale che la città di Monza, con i suoi monumenti e i
  suoi beni culturali, ha avuto e continua ad avere in una
  prospettiva storica e civile.  D'altra parte, il fine delle
  manifestazioni che abbiamo in programma è anche quello di
  valorizzare sempre più questo patrimonio della tradizione
  lombarda, che affonda le sue radici nel medioevo ma ha
  ricevuto nel corso dei secoli testimonianze d'alto rilievo da
  parte di tutta l'Europa colta e civile.
    Ma parlare di patrimonio della tradizione lombarda non
  significa ridurre la finalità che ci proponiamo in una
  dimensione localistica e provinciale.  Nostro intento è quello
  di dare alle manifestazioni il forte rilievo che esiste di per
  sé, nelle loro premesse.  Se vogliamo che, in tale circostanza
  commemorativa, Monza divenuti un centro di rapporti culturali
  (e nel testo legislativo che segue noi proponiamo l'intervento
  di artisti e di studiosi europei in momenti salienti delle
  manifestazioni), tali rapporti non dovranno avere il tono di
  una scampagnata culturale, ma dovranno pur sempre sottolineare
  come in passato la storia europea sia stata spesso un nodo di
  prevaricazioni, di ribellioni e di sangue, di lotte durissime
  e di sofferenze imposte alle generazioni che ci hanno
  preceduto.
    Si aggiunga che, nel quadro delle manifestazioni proposte,
  l'aspetto regionale guarda a un futuro - e dagli spiriti più
  illuminati auspicato - quadro europeo in
 
                               Pag. 5
 
  cui le regioni dovranno costituire gli elementi fondamentali
  della grande costruzione comune.  Non è possibile costruire
  l'Europa come casa comune dei popoli se ciò non avviene sotto
  il segno di un'identità.  In tale segno, i caratteri nazionali
  devono essere conservati e soprattutto potenziati in ciò che
  hanno di costruttivo, ma occorre mirare con attenzione
  all'intima struttura di tali caratteri, a quella "nucleare",
  in cui a loro volta le identità regionali siano potenziate in
  ciò che esse hanno di europeo.
    Possiamo ben dire che dal Duomo di Monza, antico di 1400
  anni di storia, non soltanto s'irradia il più forte legame
  della tradizione culturale monzese, e non solo assume risalto
  il legame inscindibile con le radici lombarde, ma si
  diffondono le memorie storiche d'Europa che, nel bene e nel
  male, danno significato alla comune appartenenza dei popoli
  del nostro continente a un'unica area culturale.
    Con la nostra proposta di legge, considerato il carattere
  nazionale dell'evento a cui si fa riferimento, si richiede la
  partecipazione finanziaria dello Stato a favore delle
  celebrazioni per l'anniversario della consacrazione della
  Basilica di San Giovanni Battista.
    E' doveroso sottolineare che, a questo scopo, a fronte di
  una quota di spesa sostenuta da risorse pubbliche, si colloca
  un rilevante contributo in denaro messo a disposizione per
  iniziativa di istituti di credito e di privati cittadini.
    Le manifestazioni previste sono progettate sia a livello
  scientifico (convegni e conferenze, concorsi di studi e borse
  di studio, eccetera) perché si intende onorare un evento
  significativo per la storia della nostra civiltà con un
  contributo di conoscenze e un incremento degli studi storici;
  sia a livello invece più festosamente celebrativo con
  iniziative che intendono coinvolgere un più numeroso pubblico
  in forme di maggiore immediatezza comunicativa come quelle
  teatrali.
    A questo fine tende la serie di spettacoli per musica e
  teatro da allestire nella bella piazza di Monza e alcune
  attività editoriali e di divulgazione da proporre soprattutto
  ai giovani.
    Spicca poi, fra le iniziative, l'idea di un'opera musicale
  in onore di Teodolinda che intende essere, per livello
  culturale e artistico, un momento importante dell'intero
  progetto dei festeggiamenti e un'occasione per consegnare al
  patrimonio musicale un contributo alto e memorabile.
 
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