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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XII Legislatura

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DDL0001-0002
Progetto di legge Camera n. 1 - testo presentato - (DDL12-1)
(suddiviso in 7 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C1. TESTIPDL
...C1.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC1 ZZ12 ZZRL ZZPR
    Onorevoli  Deputati! -- La proposta di legge, che
  presentiamo al Parlamento della Repubblica è
  significativamente intitolata "L'asilo nido: un diritto delle
  bambine e dei bambini".  Con una formulazione poco consueta, il
  Comitato promotore ha così voluto affermare l'obiettivo
  fondamentale della proposta, sostenuto da un testo volutamente
  breve e chiaro, sul quale tutti i cittadini firmatari hanno
  potuto esprimere una volontà inequivocabile.
    Sia consentito in questa sede ricordare al Parlamento della
  Repubblica che forse Esso si trova di fronte per la prima
  volta nella sua storia ad un esercizio del potere popolare
  affermato dall'articolo 71 della Costituzione realizzato senza
  il preventivo sostegno di grandi organizzazioni politiche e
  sociali a dimensione nazionale.  Infatti, il Comitato promotore
                   è sorto a Firenze dopo
  due anni di impegno di genitori, educatori, esperti e
  amministratori locali sul tema del valore sociale ed educativo
  dell'asilo nido; si è giovato dell'apporto di gruppi,
  associazioni, operatori del settore che si sono attivati nel
  territorio nazionale condividendo il senso e il contenuto
  dell'iniziativa, senza potersi giovare né dell'informazione
  pubblica né del sostegno dei canali tradizionali della
  politica.  Ne è scaturita una iniziativa capillare, fondata sul
  volontariato e la comunicazione interna, sull'apporto anche
  individuale di centinaia di cittadini che hanno portato nelle
  città e nei paesi il messaggio della proposta di legge dando
  più forza alla riflessione collettiva sull'infanzia, che,
  soprattutto negli ultimi anni, e laddove esistono servizi di
  qualità per i bambini più piccoli, si è sviluppata con tratti
  che denotano grande
 
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  consapevolezza da parte delle famiglie, delle istituzioni,
  dei cittadini.
    Il risultato delle circa 150.000 firme che sostengono la
  proposta ha dunque un valore straordinario: dimostra quanto
  grande e concreta sia la domanda di soluzioni adeguate.  Solo a
  titolo esemplificativo, si riassumono di seguito alcuni dati
  riferiti ad un gruppo di regioni: Abruzzo 5.999;  Campania
  4.826;  Emilia Romagna 36.947;  Friuli-Venezia Giulia 2.156;
  Lombardia 11.149;  Piemonte 15.028;  Puglia 7.253;  Sardegna
  1.440;  Toscana 37.139;  Valle d'Aosta 2.285;  Veneto 10.408.
    La decisione di attivare la procedura di cui al secondo
  comma dell'articolo 71 della Costituzione, pur giacendo in
  Parlamento proposte di legge che vanno nella direzione
  auspicata dal Comitato promotore e a cui il Comitato promotore
  si è ispirato nella stesura del testo, ha inoltre il chiaro
  intento di evidenziare un problema istituzionale di fondo.  E'
  possibile che il Parlamento continui ad esprimere tanta
  indifferenza, disinteresse, quando non ostilità, verso un
  servizio che Esso stesso ha voluto?  E' possibile che gli asili
  nido, definiti dalla legge nazionale 6 dicembre 1971, n. 1044
  - che li ha istituiti sul territorio nazionale - servizi di
  interesse pubblico, vedano quotidianamente compromessa la loro
  esistenza per la mancanza di indirizzi, di sostegno economico,
  addirittura di conoscenza di un'esperienza che ha segnato
  positivamente negli ultimi venti anni la vita sociale ed
  educativa di tanti bambini e di tante famiglie?  E' possibile
  che, invece di cogliere l'urgenza di qualificare ed estendere
  tale esperienza, di fronte al rischio di vederla
  progressivamente ridursi se non addirittura spegnersi, si
  debba rimanere inattivi?  La legge che qui si propone dà una
  prima risposta a tutto ciò, e sollecita il Parlamento della
  Repubblica e anzitutto la Camera dei deputati ad affrontare al
  più presto il problema degli asili nido come servizio nel
  quale si realizza una parte importante dei diritti
  dell'infanzia.  E' la stessa esperienza di questi anni a
  spingere verso tale definitivo riconoscimento.
    Gli asili nido sono una realtà da cui non si può
  prescindere.  Essi rappresentano un servizio indispensabile per
  i bambini più piccoli, all'interno del quale dare risposta ai
  loro diritti di formazione e di socializzazione; costituiscono
  uno strumento altrettanto indispensabile per le donne che
  lavorano o che intendono lavorare, e di sostegno alle
  famiglie; hanno consentito lo svilupparsi di tanta parte della
  ricerca pedagogica sui primi anni di vita e di nuove
  professionalità prima inesistenti; hanno prodotto una cultura
  sull'infanzia che nelle realtà più avanzate si è fortemente
  radicata nella popolazione.  E' certamente anche questa
  consapevolezza che spiega la risposta così ampia alla proposta
  di legge.
    Oggi, tuttavia, gli asili nido sono poco più di 2.000,
  contro i 3.800 previsti dalla legge n. 1044 del 1971.  Più di
  1.000 asili nido costruiti da regioni e comuni non possono
  essere aperti per mancanza di personale o perché incompleti
  per mancanza di risorse.  Intere zone del paese ne sono prive.
  Le tariffe applicate agli asili nido funzionanti sono arrivate
  in molte realtà a cifre ormai insostenibili per le famiglie
  dei lavoratori, soprattutto per quelle monoreddito.  Se si va
  avanti così questa esperienza è destinata a morire, oppure a
  rappresentare solo una forma di redistribuzione del reddito a
  favore dei ceti più agiati.
    In modo pervicace si è continuato a mantenere gli asili
  nido tra i servizi a domanda individuale, disconoscendone la
  funzione, mortificando l'esperienza prodotta, contraddicendo
  la stessa legge nazionale n. 1044 del 1971, e ciò nonostante
  le numerose iniziative assunte negli ultimi anni da migliaia
  di operatori, genitori, cittadini, amministrazioni locali,
  forze sindacali e alcuni rappresentanti istituzionali
  all'interno dello stesso Parlamento per cotrastare queste
  posizioni.
    I vari decreti sulla finanza locale che hanno previsto
  coperture dei costi di gestione da parte dell'utenza in un
  primo tempo del 25 per cento, e poi del 27 per cento, del 32
  per cento e quindi del 36 per cento hanno fatto lievitare le
  tariffe verso
 
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  cifre insostenibili soprattutto nei comuni medi e piccoli,
  scoraggiando apertamente la domanda sociale, o costretto a
  ridurre drasticamente la qualità dei servizi.
    Le ultime norme che prevedono la medesima copertura della
  spesa da parte degli utenti riferita alla metà del costo del
  servizio sono un piccolo passo in avanti, ma non risolvono il
  problema.  Esse mantengono una visione centralistica,
  impediscono ai comuni l'applicazione di tariffe basate su
  autonome scelte politico-amministrative sui servizi,
  continuano a sottolineare un approccio esclusivamente
  economicistico verso un servizio che richiede ben altra
  consapevolezza ed impegno sul piano dei contenuti e del
  sostegno.  In realtà, le posizioni assunte ripetutamente dal
  Governo altro non esprimono che disinteresse e superficialità
  pur volendo apparire motivate da senso di responsabilità
  gestionale con l'obiettivo di riduzione della spesa
  pubblica.
    Come spiegare allora ai cittadini che l'accesso ad una
  scuola materna statale è definito gratuito dalla legge
  nazionale 18 marzo 1968, n. 444, e che le rette che si pagano
  coprono solo i servizi di mensa e di trasporto?  Come spiegare
  ai genitori dei bambini utenti degli asili nido che le risorse
  per le scuole materne statali trovano annualmente puntuale
  collocazione nel bilancio dello stato, mentre dal 1978 nessun
  sostegno finanziario è stato previsto per gli asili nido a
  livello centrale?  E' possibile che i diritti dei bambini di
  uno o due anni, che frequentano un asilo nido comunale, siano
  tanto diversi da quelli dei bambini più grandi, anche solo di
  pochi mesi, che però frequentano una scuola materna statale?
  La formazione dell'individuo non comincia dunque dalla nascita
  e non rappresenta un diritto di tutte le bambine e di tutti i
  bambini del nostro Paese?
    Questo è lo spirito della proposta di legge che qui si
  presenta.  Con essa si intende valorizzare e sostenere un
  patrimonio di servizi e di esperienze che esistono,
  riconoscendo agli asili nido la funzione che è loro propria,
  contrastando nel contempo apertamente le posizioni espresse da
  molte forze di governo su questo terreno e affermando con
  chiarezza e con tutta la forza dovuta che esiste una
  opposizione reale estesa e matura ad ogni tentativo possibile
  di riproporre visioni arcaiche e punitive dei servizi per i
  bambini da 0 a 3 anni.
    Gli interrogativi posti alle forze che siedono in
  Parlamento da questa proposta di legge sono interrogativi di
  fondo che richiedono risposte esplicite.  E' giusto garantire
  ai bambini più piccoli un luogo di educazione e di
  socializzazione?  E' giusto che questa funzione sia di qualità
  elevata?  E' giusto che il sistema pubblico si assuma questa
  responsabilità?  E' giusto che un servizio del genere abbia
  carattere tendenzialmente universale?  Se a queste domande si
  risponde di si, non vi è altra scelta ragionevole e credibile
  da perseguire se non quella dello sviluppo del servizio e i
  costi che ne derivano per la società sono doverosi.
    I nostri tempi sono caratterizzati da profonde
  contraddizioni.  Da una parte si moltiplica una forte
  attenzione, anche attraverso l'uso dei  media,  verso i
  fenomeni di marginalità che connotano la vita infantile
  riproponendo continuamente immagini di violenza, di abuso, sia
  di carattere fisico che psicologico, elevando sempre di più i
  toni della denuncia, senza tuttavia far seguire ad essa
  interventi coerenti.  Dall'altra parte questo consente di
  disinteressarsi della "normalità", di non adottare politiche
  che migliorino la qualità della vita infantile, connotata
  sempre di più da fenomeni di solitudine che bambini ed adulti
  che si occupano di loro si trovano ad affrontare
  quotidianamente in città che spesso offrono solo, e neppure
  ovunque, i servizi per l'infanzia che oggi si vorrebbero
  ancora di più penalizzare.
    Sui bambini c'è insomma un repertorio ripetitivo e stanco,
  così come sul sostegno alle famiglie e sulle scelte di
  procreazione delle donne; mancano però interventi concreti e
  seri.
    Una nuova occasione è ora di fronte al Governo e al
  Parlamento: l'applicazione della raccomandazione n. 91/241/CEE
  sull'infanzia, adottata all'interno del terzo programma
  d'azione sulle pari opportunità per le donne e approvata dal
  Consiglio dei
 
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  Ministri in data 31 marzo 1992.  Essa prevede tra le altre
  cose lo sviluppo di servizi per l'infanzia, adeguati sul piano
  quantitativo e qualitativo e a costi accessibili per gli
  utenti.
    Quali azioni intraprenderà il Parlamento italiano?  Come si
  attiverà il Governo che pure ha sottoscritto la
  raccomandazione?
    La proposta di legge di iniziativa popolare indica un
  percorso sicuro: essa rimette al centro del servizio di asili
  nido le bambine e i bambini e i loro diritti, riconosce
  carattere educativo al servizio, supera la collocazione
  dell'asilo nido tra i servizi a domanda individuale,
  ridefinisce la competenza a livello nazionale, superando
  quella del Ministero della sanità.
    L'articolo 1 definisce gli obiettivi e le finalità del
  servizio, in coerenza con quanto si è venuto finora
  argomentando: servizio educativo e sociale, luogo di
  formazione, di socializzazione e di stimolo delle potenzialità
  cognitive, affettive e sociali dei bambini, nonché servizio di
  supporto alla famiglia.
    L'articolo 2 esclude espressamente l'asilo nido dai servizi
  a domanda individuale.
    L'articolo 3 estende l'utenza del servizio anche ai bambini
  di nazionalità straniera, ai non residenti e agli apolidi.
    L'articolo 4 afferma che la competenza statale è esercitata
  dal Ministero della pubblica istruzione, per le
  caratteristiche educative del servizio, e con ciò volendo
  intendere che si ritiene opportuno spostare la competenza
  circa la ripartizione delle
  risorse dal Ministero della sanità a quello, appunto, della
  pubblica istruzione.  Infatti, la competenza statale
  attualmente esistente della legge 6 dicembre 1971, n. 1044,
  seppure non più "attiva", è proprio quella relativa alla
  distribuzione delle risorse per la costruzione degli asili
  nido: una volta affermati gli obiettivi e le finalità
  (articolo 1), per conseguire questi sarà necessario
  "riattivare" quella competenza incardinandola presso il
  Ministero più idoneo.  Per il resto, l'articolo 4 conferma la
  realtà normativa attuale, che vede protagonisti le regioni e i
  comuni rispettivamente nella disciplina legislativa e nella
  gestione del servizio e del personale.
    L'articolo 5 infine è norma di chiusura, che abroga i commi
  primo e secondo dell'articolo 1 della legge 6 dicembre 1971,
  n. 1044.
    Come si è detto, la proposta di legge consapevolmente non
  interviene su ulteriori importanti campi come la costruzione
  di nuovi asilo nido, i finanziamenti, i criteri di
  ripartizione dei fondi, lo sviluppo di servizi integrativi, il
  personale, eccetera.  Questi elementi sono perciò lasciati alla
  responsabile determinazione del Parlamento.  Chiara risulta
  tuttavia la volontà dei sottoscrittori, i quali chiedono una
  nuova legge coerente con quanto si è fin qui detto e quanto
  espressamente contenuto nella proposta illustrata.
    Resta il fatto che, anche così com'è, la proposta conserva
  la sua autonomia ed è in grado, se approvata senza
  integrazioni o modifiche, di dispiegare una parte essenziale
  degli effetti desiderati.
 
DATA=930302 FASCID=DDL12-1 TIPOSTA=DDL LEGISL=12 NCOMM= SEDE=PR NSTA=0001 TOTPAG=0006 TOTDOC=0007 NDOC=0002 TIPDOC=L DOCTIT=0000 COMM= FRL PAGINIZ=0001 RIGINIZ=009 PAGFIN=0004 RIGFIN=058 UPAG=NO PAGEIN=1 PAGEFIN=4 SORTRES= SORTDDL=000100 00 FASCIDC=12DDL0001 SORTNAV=0000100 000 00000 ZZDDLC1 NDOC0002 TIPDOCL DOCTIT0002 NDOC0002
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