| Onorevoli Colleghi! -- La Riserva naturale marina
"Capo Rizzuto", situata in un'area costiera e marina della
provincia di Crotone che da circa un trentennio ha una forte
vocazione turistica, è caratterizzata da un inestimabile e
raro patrimonio geologico, come evidenziano gli affioramenti
pliocenici a Capo Rizzuto e i due affioramenti tipici per
stabilire l'età del passaggio pliopleistocenico nei pressi di
Capo Colonna e di Le Castella. Non solo, ma essa è ricca di
reperti archeologici: tra i più significativi vorrei citare
quelli di epoca greca, di cui si ricorda il tempio di Hera
Lacinia a Capo Colonna.
Ma la costa a sud di Crotone è stata frequentata dall'uomo
fin dalla più remota antichità (circa 400.000 anni fa) come è
documentato da decine di siti del Paleolitico e del
Mesolitico.
Successivamente, nel Neolitico (dal 6000 al 3500 a.C.), un
gran numero di stabili insediamenti nascono lungo la costa.
Essi sfruttavano le opportunità offerte dal mare. Infatti, il
margine costiero, almeno in età preistorica, era orlato da
numerose, piccole lagune che rendevano facile la pesca.
Occorre qui fare una breve digressione. Recenti ricerche
subacquee hanno portato
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ad ipotizzare la possibilità che dalla preistoria ad oggi, si
sia verificata una considerevole variazione della linea di
costa, per la concomitanza di un fenomeno generale, nell'arco
ionico, di innalzamento del livello del mare e di un fenomeno
locale di subsidenza, correlato e forse innescato dal primo.
In particolare, l'individuazione, nella località di Le
Castella, di una struttura d'età preistorica alla profondità
di circa 5 metri sotto il livello del mare e di numerose cave
per blocchi e colonne, di periodo greco (tra il VI ed il IV
secolo a.C.), a profondità variabili da 3 metri a 7 metri
sotto il livello del mare hanno confermato questa ipotesi. Un
ulteriore contributo al problema è stato dato da più recenti
ricerche di carattere paleo-ambientale, che hanno accertato un
dato fondamentale: le numerose "secche" esistenti lungo la
costa a sud di Crotone erano in origine delle piccole isole
che, insieme a parte degli attuali promontori, sono state
progressivamente erose e sommerse fino a raggiungere la
situazione attuale in età tardoantica come mostrano resti di
strutture databili ai secoli V-VI d.C..
Il più noto dei siti neolitici costieri è quello di Capo
Alfiere, collocato poco a sud di Capo Colonna. Tale sito fu
occupato per oltre 500 anni, tra il VI ed il V millennio a.C..
Esso conserva importanti resti delle abitazioni preistoriche e
delle mura in pietra che le circondavano.
Durante le successive età del bronzo e del ferro, dalla
fine del III agli inizi del I millennio a.C., in particolare
dalla fine del bronzo antico alla I età del ferro, la fascia
costiera ionica della Calabria centrale, proprio il tratto
compreso tra Crotone (a nord) e il capo di Le Castella (a
sud), viene occupata da numerosi siti. Il tipo di insediamento
preferito è quello posto su un promontorio naturalmente difeso
e dominante su due baie o rade che permettevano duplice
possibilità di approdo e di riparo dai venti.
Il sito che ha restituito le testimonianze più cospicue
dell'età del bronzo antica è quello di Capo Piccolo, un
promontorio proteso nel golfo che va dal Capo Rizzuto a Le
Castella. Sul versante occidentale sfocia in mare il fiume
Vorga che poteva offrire ottimo approdo. Capo Piccolo
(1750-1650 a.C.) conserva resti di capanne in pietra con
sicure attestazioni di contatti tra l'area egea, cioè con i
Micenei, e l'Italia continentale. A Capo Piccolo è
documentata, inoltre, una complessa attività metallurgica, per
la produzione di armi bronzee, anch'essa tra le più antiche in
Italia.
Altri siti che hanno restituito materiali attribuibili
all'età del bronzo sono, partendo da Nord, Capo Pellegrino,
Capo Cimiti, Capo Rizzuto e Le Castella.
Il Capo Pellegrino è un promontorio che domina un'ampia
rada e protegge una piccola baia riparata dai venti, collocato
nel golfo tra Capo Colonna e Capo Cimiti. Sul sito
protostorico, i cui resti occupano il versante orientale, è
stata edificata la splendita, seicentesca, Torre di Scifo.
Ancora più a sud, l'ampio promontorio del Capo Cimiti si
protende nello Jonio con una serie di tre punte. Sulla punta
più settentrionale è collocata una grandiosa villa d'età
romano-imperiale poggiante, a sua volta, su un insediamento
dell'età del bronzo con presenze micenee.
Seguendo la costa, si incontra il Capo Rizzuto. Sul
versante orientale del grande promontorio si stacca, in
direzione est, una piccola punta che ospita la bella Torre
Vecchia, del XV secolo. Sull'estremità della punta, tra la
torre e il mare, sono conservati i consistenti resti di un
insediamento dell'età del bronzo, l'unico finora noto
nell'area con una struttura difensiva, probabilmente un
aggere con fossato.
Spostandosi verso occidente, doppiato il Capo Rizzuto e
superato il Capo Piccolo, si incontra il promontorio di Le
Castella. Sull'isolotto, collegato da un istmo al promontorio,
sono documentate le varie fasi di occupazione del sito che fu
frequentato a partire dall'età del bronzo (un precedente
insediamento neolitico risulta ormai sommerso).
In un momento tardo della media età del bronzo (1550 a.C.)
ha inizio l'occupazione dell'ampio promontorio di Crotone che
proseguirà senza interruzioni. Va ricordata la presenza, di
fronte al promontorio
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di Crotone, di un'isoletta (oggi inglobata nel molo del
"porto vecchio"), ben documentata, tra l'altro, in un
portolano degli inizi del XVI secolo, opera del geografo turco
Piri Re'is.
Nella fascia costiera e sub-costiera sono presenti altri
siti preistorici e protostorici. L'esistenza di questi siti
mostra come la frequentazione pre-ellenica della costa della
Calabria centro-orientale fu molto intensa.
Con l'età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) la progressiva
trasformazione del sistema di insediamento nel territorio
giunge al suo culmine. Nel territorio a sud di Crotone vi sono
piccoli insediamenti destinati ad attività agricole, ma è
possibile affermare che il centro più importante è senz'altro
quello saldamente collocato sul promontorio crotoniate.
Questa, in poche parole, la situazione che incontrano gli
Achei di Miskellos, l'ecista di Kroton, quando sbarcano
sulla costa intorno alla metà dell'VIII secolo a.C., 1000 anni
dopo i loro antenati "Micenei" dell'età del bronzo, gli Achei
cantati da Omero.
L'occupazione greca si diffonde capillarmente nel
territorio, ma non sembra sovrapporsi agli insediamenti
costieri. A parte il promontorio di Crotone, gli altri siti
dell'età del bronzo rimangono quasi totalmente inoccupati.
Oltre Crotone, l'insediamento costiero in età greca si
concentra sul promontorio di Capo Colonna e sull'isolotto di
Le Castella, ma con caratteristiche non abitative e ben
diversificate.
Sul Capo Lacinio (ora Colonna), infatti, si colloca un
importantissimo luogo di culto, un Heraion,
sovrapponendosi probabilmente ad un'area avente
caratteristiche di sacralità già per le popolazioni indigene
che l'occupavano. Nel V secolo a.C., vi viene edificato uno
splendido tempio in stile dorico, di cui oggi rimane un'unica,
solitaria colonna. Nel IV secolo il Santuario di Hera
diviene sede della "Lega Italiota".
Sull'isolotto di Le Castella, tra il V ed il IV secolo a.
C., si arrocca un'imponente e munita fortezza, ancora oggi
testimoniata da notevoli resti, quali il cosiddetto "muro
greco", ben visibile sul lato meridionale. Una delle funzioni
svolte da tale fortezza costiera era senz'altro quella di
controllare le rotte da e per Crotone e la chora
meridionale della pòlis. E' evidente, inoltre, la
caratteristica di porto fortificato. Molte delle strutture
della fortezza e del porto greco, tra cui una scalinata
intagliata nella roccia, alcune enormi cisterne e un grande
muro, risultano ormai sommerse.
Insieme a queste forme di occupazione, si assiste invece in
età greca (tra il VI e il IV secolo a.C.) ad uno sfruttamento
distruttivo, per così dire, della costa. Infatti vengono
attivate numerose cave per l'estrazione di blocchi e di rocchi
di colonna che utilizzano in modo capillare i banchi di
arenaria presenti nel territorio. Proprio l'esistenza di
queste cave anche su banchi di arenaria ormai sommersi ci
testimonia in maniera indiscutibile la variazione del livello
del mare. Tali cave furono utilizzate nell'antichità per
fornire materiale lapideo alla pòlis di Kroton,
alle sue mura lunghe 12 miglia, al Santuario di Hera
posto sul promontorio Lacinio e per la costruzione del
"Kastron" di Le Castella.
Il più interessante ed importante complesso di cave antiche
è quello su cui si affaccia oggi l'abitato di Le Castella e su
cui insiste la stessa struttura del castello. Già all'interno
della fortezza sono evidenti tagli di cava per blocchi
squadrati che interessano il banco di arenaria che forma
l'isolotto al quale fu edificato il castello che, come già
detto, inglobò i preesistenti sistemi di fortificazione,
testimoniati dal cosiddetto "muro greco".
Ritornando sul promontorio di Le Castella, e percorrendolo
verso Nord, l'attività di cava risulta ancora più evidente. E'
notevole qui l'abbassamento del banco roccioso dovuto
all'asportazione di numerosi blocchi. Ma è ancora più a nord
(nell'area del nuovo porto turistico) che vi è, ancora
conservato, un consistente tratto del banco roccioso, su cui
sono molto evidenti, l'uno accanto all'altro, numerosi tagli
circolari che denotano l'asportazione di rocchi di colonne, il
cui diametro equivale a quello dei rocchi che formano il fusto
della superstite colonna del tempio di Hera Lacinia.
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Nella stessa cava sono presenti anche tagli per rocchi di
colonna di piccole dimensioni e qualche rocchio non cavato con
diametro equivalente a quelli messi in luce nell'"edificio B"
dell' Heraion del Capo Lacinio, una struttura templare
datata al VII-VI secolo a.C..
Dopo la conquista romana inizia un periodo di ridefinizione
delle modalità di occupazione del territorio e, quindi, della
costa. Continua, ovviamente, ad essere occupato il sito
principale, cioè lo stesso promontorio crotoniate, ma sulla
costa a sud della città la situazione è notevolmente diversa.
Sono ben noti tre importanti siti d'età romana.
Uno si colloca sul promontorio di Capo Colonna e consiste
essenzialmente nel proseguimento dell'utilizzazione
dell' Heraion; l'altro, sempre sul Lacinio, nei pressi
della Torre del Mariello: si tratterebbe, in questo caso, di
una grande villa d'età ellenistico-repubblicana.
Il terzo insediamento è quello collocato sul Capo Cimiti,
il promontorio abbandonato sul finire dell'età del bronzo. Sul
Capo Cimiti sono state individuate le strutture di una grande
villa d'età imperiale, dotata di bellissimi pavimenti marmorei
o a mosaico, di un impianto termale e di un acquedotto
sotteraneo lungo diversi chilometri.
In età tardoantica le modalità di occupazione della costa
subiscono ulteriori modifiche. E' questo il periodo in cui si
assiste ad un deciso e progressivo innalzamento del livello
del mare che innesca, con la forza erosiva delle acque, un
fenomeno di subsidenza, portando quindi alla frammentazione
della panchina calcarenitica. Alcune strutture esistenti sulla
costa, a quote molto basse, vengono rinforzate con enormi
quantità di pietrame, nell'inutile tentativo di impedirne la
progressiva scomparsa.
Un esempio evidente di questo fenomeno è dato dai resti di
una struttura (forse una domus marittima legata
all'allevamento del pesce) databile al V-VI secolo d.C.,
esistente nel mare, a ridosso della costa occidentale del Capo
Rizzuto. Tale struttura è fondata su una scogliera, ormai a
qualche metro di profondità.
Una situazione analoga è evidente all'imboccatura della
caletta di Le Castella, dove una massicciata di pietrame
doveva forse servire ad impedire la progressiva erosione del
promontorio. Anche qui i reperti sono databili ad età
tardoantica.
Infine, un ulteriore caso di terra sommersa è quello delle
grandi secche al largo di Le Castella. Si tratta, con tutta
probabilità, di alcune delle mitiche isole che popolavano il
mare di Crotone. Si può, anche qui, constatare l'antico
tentativo di salvare questo sito dall'erosione e dalla
progressiva scomparsa sotto le acque, con la costruzione di
una enorme ed estesa massicciata artificiale che rinforza e
circonda il banco roccioso originario. Anche in questo caso le
testimonianze archeologiche presentano una consistente
documentazione relativa ai secoli V e VI della nostra era. Ci
vengono nuovamente in aiuto gli splendidi portolani di Piri
Re'is, il geografo della corte di Solimano il Magnifico,
datate al 1520: in una delle belle tavole a colori sono
perfettamente idendificabili due grandi isole al largo di Le
Castella: è la conferma che, quando questi portolani vennero
redatti, le isole erano ancora ben visibili.
L'area della riserva racchiude, quindi, un patrimonio
archeologico, artistico, monumentale, storico e sociale che fa
della provincia di Crotone una zona ricca di espressioni
artistiche, culturali e di tradizioni antiche che sopravvivono
nel tempo.
La sua istituzione nel 1991 è stata accolta con grande
favore dalla popolazione e degli enti locali. Si vedeva
giustamente nella riserva una nuova occasione di sviluppo
socio-economico dell'area, fondata appunto sulla fruizione
turistica della riserva, con la valorizzazione delle attività
imprenditoriali già presenti, nel rispetto ovviamente degli
obiettivi strategici della riserva medesima, quali la
conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale
presente nella zona. L'istituzione della riserva marina,
invece, non ha soddisfatto nessuna delle aspettative in campo.
E' per tale motivo che con questa proposta di legge si propone
la trasformazione della
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riserva di Capo Rizzuto in parco archeologico-ambientale,
proprio per rispondere pienamente alle potenzialità del
territorio, individuando nel parco archeologico-ambientale lo
strumento giuridico più idoneo per la realizzazione di questo
obiettivo così importante per Crotone e la sua provincia.
La presente proposta di legge istituisce, all'articolo 1,
il parco archeologico-ambientale di Crotone e di Isola Capo
Rizzuto e attribuisce valore nazionale ai beni che lo
costituiscono. Restano inoltre in vigore le norme del decreto
istitutivo della riserva naturale compatibili con la presente
proposta di legge.
L'area territoriale è definita all'articolo 2. Rientrano
quindi nell'ambito del territorio del parco
archeologico-ambientale di Crotone e di Isola Capo Rizzuto:
il territorio già facente parte della riserva naturale
marina denominata "Capo Rizzuto" istituita con decreto
interministeriale 27 dicembre 1991;
le seguenti aree di interesse pubblico con carattere
storico, archeologico, ambientale e geologico: l'oasi naturale
della foce del Neto, il castello di Carlo V di Crotone, i siti
geologici di Vrica e Stuni, il parco archeologico di Capo
Colonna, il promontorio di Capo Pellegrino, l'area monumentale
di Scifo, l'area archeologica di Capo Alfieri, l'area
archeologica di Capo Cimiti, la punta della Torre Vecchia di
Capo Rizzuto, l'area archeologica di Capo Piccolo e la vicina
area archeologica Pietra Anastasi, il castello aragonese in
località "Le Castella", le "cave" per blocchi e colonne di età
greca collocate sul promontorio di Le Castella e l'area del
parco naturale di Soverato, con la vicina area archeologica di
Casa Soverato-Corazzo.
Il progetto per il parco viene stabilito nell'ambito di un
accordo di programma tra le amministrazioni statali, la
regione Calabria, i comuni e gli enti pubblici, anche
economici, interessati.
L'articolo 3 della presente proposta di legge stabilisce le
caratteristiche del progetto globale, definito sulla base
delle disponibilità finanziarie previste dalla proposta di
legge.
L'articolo 4 stabilisce i criteri per la salvaguardia
ambientale: nell'individuazione delle aree del parco
archeologicoambientale di Crotone e Isola Capo Rizzuto la
soprintendenza per i beni ambientali, architettonici,
artistici e storici interessata deve tenere conto dei
giacimenti e delle aree limitrofe per evitare insediamenti
urbani in contrasto con la conservazione e la valorizzazione
degli stessi.
Il piano operativo è definito nel successivo articolo 5, in
esso vengono definiti i tempi, il fabbisogno finanziario e le
modalità di esecuzione. Per la gestione del parco viene
nominato dal presidente della giunta regionale un Consorzio di
gestione. Il Consorzio ha attribuzioni specifiche definite
nell'articolo 7:
a) realizza l'integrale recupero e il potenziamento
naturalistico-ambientale dell'area del parco e ne promuove le
destinazioni ad uso pubblico campatibili con la salvaguardia
ecologica, anche mediante costituzione di zone attrezzate,
ferma restando la prevalenza delle aree libere e a verde;
b) promuove anche con specifici progetti il
recupero e la conservazione del patrimonio storico,
monumentale, archeologico e folkloristico dell'area del
parco;
c) favorisce una qualificata attività turistica e
agrituristica;
d) coordina gli interventi dell'area del parco con
le opere e i servizi in esso attuati;
e) promuove le acquisizioni delle aree destinate ad
uso pubblico dal piano territoriale provvedendo direttamente o
per il tramite degli enti consorziati, anche agli atti
espropriativi eventualmente occorrenti;
f) promuove lo studio e la conoscenza dell'ambiente
e indica gli interventi per la sua migliore tutela.
Il Consorzio promuove la costituzione di un'apposita
società di servizi con il compito di stimolare iniziative
economiche
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ed occupazionali rivolte ai residenti attraverso la gestione
delle risorse ambientali ed archeologiche presenti nell'area
del parco.
Infine, il consorzio realizza gli interventi previsti
attraverso il concorso di fondi statali, regionali e
comunitari previsti dalle leggi di settore, nonché attraverso
la realizzazione di progetti da finanziare con fondi
regionali mediante l'istituzione di appositi capitoli di
bilancio.
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