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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XII Legislatura

Documento


42291
DDL3641-0002
Progetto di legge Camera n. 3641 - testo presentato - (DDL12-3641)
(suddiviso in 10 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C3641. TESTIPDL
...C3641.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC3641 ZZ12 ZZRL ZZPR
    Onorevoli  Colleghi! -- La Riserva naturale marina
  "Capo Rizzuto", situata in un'area costiera e marina della
  provincia di Crotone che da circa un trentennio ha una forte
  vocazione turistica, è caratterizzata da un inestimabile e
  raro patrimonio geologico, come evidenziano gli affioramenti
  pliocenici a Capo Rizzuto e i due affioramenti tipici per
  stabilire l'età del passaggio pliopleistocenico nei pressi di
  Capo Colonna e di Le Castella.  Non solo, ma essa è ricca di
  reperti archeologici: tra i più significativi vorrei citare
  quelli di epoca greca, di cui si ricorda il tempio di Hera
  Lacinia a Capo Colonna.
     Ma la costa a sud di Crotone è stata frequentata dall'uomo
  fin dalla più remota antichità (circa 400.000 anni fa) come è
  documentato da decine di siti del Paleolitico e del
  Mesolitico.
    Successivamente, nel Neolitico (dal 6000 al 3500 a.C.), un
  gran numero di stabili insediamenti nascono lungo la costa.
  Essi sfruttavano le opportunità offerte dal mare.  Infatti, il
  margine costiero, almeno in età preistorica, era orlato da
  numerose, piccole lagune che rendevano facile la pesca.
    Occorre qui fare una breve digressione.  Recenti ricerche
  subacquee hanno portato
 
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  ad ipotizzare la possibilità che dalla preistoria ad oggi, si
  sia verificata una considerevole variazione della linea di
  costa, per la concomitanza di un fenomeno generale, nell'arco
  ionico, di innalzamento del livello del mare e di un fenomeno
  locale di subsidenza, correlato e forse innescato dal primo.
  In particolare, l'individuazione, nella località di Le
  Castella, di una struttura d'età preistorica alla profondità
  di circa 5 metri sotto il livello del mare e di numerose cave
  per blocchi e colonne, di periodo greco (tra il VI ed il IV
  secolo a.C.), a profondità variabili da 3 metri a 7 metri
  sotto il livello del mare hanno confermato questa ipotesi.  Un
  ulteriore contributo al problema è stato dato da più recenti
  ricerche di carattere paleo-ambientale, che hanno accertato un
  dato fondamentale: le numerose "secche" esistenti lungo la
  costa a sud di Crotone erano in origine delle piccole isole
  che, insieme a parte degli attuali promontori, sono state
  progressivamente erose e sommerse fino a raggiungere la
  situazione attuale in età tardoantica come mostrano resti di
  strutture databili ai secoli V-VI d.C..
    Il più noto dei siti neolitici costieri è quello di Capo
  Alfiere, collocato poco a sud di Capo Colonna.  Tale sito fu
  occupato per oltre 500 anni, tra il VI ed il V millennio a.C..
  Esso conserva importanti resti delle abitazioni preistoriche e
  delle mura in pietra che le circondavano.
    Durante le successive età del bronzo e del ferro, dalla
  fine del III agli inizi del I millennio a.C., in particolare
  dalla fine del bronzo antico alla I età del ferro, la fascia
  costiera ionica della Calabria centrale, proprio il tratto
  compreso tra Crotone (a nord) e il capo di Le Castella (a
  sud), viene occupata da numerosi siti.  Il tipo di insediamento
  preferito è quello posto su un promontorio naturalmente difeso
  e dominante su due baie o rade che permettevano duplice
  possibilità di approdo e di riparo dai venti.
    Il sito che ha restituito le testimonianze più cospicue
  dell'età del bronzo antica è quello di Capo Piccolo, un
  promontorio proteso nel golfo che va dal Capo Rizzuto a Le
  Castella.  Sul versante occidentale sfocia in mare il fiume
  Vorga che poteva offrire ottimo approdo.  Capo Piccolo
  (1750-1650 a.C.) conserva resti di capanne in pietra con
  sicure attestazioni di contatti tra l'area egea, cioè con i
  Micenei, e l'Italia continentale.  A Capo Piccolo è
  documentata, inoltre, una complessa attività metallurgica, per
  la produzione di armi bronzee, anch'essa tra le più antiche in
  Italia.
    Altri siti che hanno restituito materiali attribuibili
  all'età del bronzo sono, partendo da Nord, Capo Pellegrino,
  Capo Cimiti, Capo Rizzuto e Le Castella.
    Il Capo Pellegrino è un promontorio che domina un'ampia
  rada e protegge una piccola baia riparata dai venti, collocato
  nel golfo tra Capo Colonna e Capo Cimiti.  Sul sito
  protostorico, i cui resti occupano il versante orientale, è
  stata edificata la splendita, seicentesca, Torre di Scifo.
    Ancora più a sud, l'ampio promontorio del Capo Cimiti si
  protende nello Jonio con una serie di tre punte.  Sulla punta
  più settentrionale è collocata una grandiosa villa d'età
  romano-imperiale poggiante, a sua volta, su un insediamento
  dell'età del bronzo con presenze micenee.
    Seguendo la costa, si incontra il Capo Rizzuto.  Sul
  versante orientale del grande promontorio si stacca, in
  direzione est, una piccola punta che ospita la bella Torre
  Vecchia, del XV secolo.  Sull'estremità della punta, tra la
  torre e il mare, sono conservati i consistenti resti di un
  insediamento dell'età del bronzo, l'unico finora noto
  nell'area con una struttura difensiva, probabilmente un
  aggere  con fossato.
    Spostandosi verso occidente, doppiato il Capo Rizzuto e
  superato il Capo Piccolo, si incontra il promontorio di Le
  Castella.  Sull'isolotto, collegato da un istmo al promontorio,
  sono documentate le varie fasi di occupazione del sito che fu
  frequentato a partire dall'età del bronzo (un precedente
  insediamento neolitico risulta ormai sommerso).
    In un momento tardo della media età del bronzo (1550 a.C.)
  ha inizio l'occupazione dell'ampio promontorio di Crotone che
  proseguirà senza interruzioni.  Va ricordata la presenza, di
  fronte al promontorio
 
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  di Crotone, di un'isoletta (oggi inglobata nel molo del
  "porto vecchio"), ben documentata, tra l'altro, in un
  portolano degli inizi del XVI secolo, opera del geografo turco
  Piri Re'is.
    Nella fascia costiera e sub-costiera sono presenti altri
  siti preistorici e protostorici.  L'esistenza di questi siti
  mostra come la frequentazione pre-ellenica della costa della
  Calabria centro-orientale fu molto intensa.
    Con l'età del ferro (IX-VIII secolo a.C.) la progressiva
  trasformazione del sistema di insediamento nel territorio
  giunge al suo culmine.  Nel territorio a sud di Crotone vi sono
  piccoli insediamenti destinati ad attività agricole, ma è
  possibile affermare che il centro più importante è senz'altro
  quello saldamente collocato sul promontorio crotoniate.
    Questa, in poche parole, la situazione che incontrano gli
  Achei di  Miskellos,  l'ecista di Kroton, quando sbarcano
  sulla costa intorno alla metà dell'VIII secolo a.C., 1000 anni
  dopo i loro antenati "Micenei" dell'età del bronzo, gli Achei
  cantati da Omero.
    L'occupazione greca si diffonde capillarmente nel
  territorio, ma non sembra sovrapporsi agli insediamenti
  costieri.  A parte il promontorio di Crotone, gli altri siti
  dell'età del bronzo rimangono quasi totalmente inoccupati.
  Oltre Crotone, l'insediamento costiero in età greca si
  concentra sul promontorio di Capo Colonna e sull'isolotto di
  Le Castella, ma con caratteristiche non abitative e ben
  diversificate.
    Sul Capo Lacinio (ora Colonna), infatti, si colloca un
  importantissimo luogo di culto, un  Heraion,
  sovrapponendosi probabilmente ad un'area avente
  caratteristiche di sacralità già per le popolazioni indigene
  che l'occupavano.  Nel V secolo a.C., vi viene edificato uno
  splendido tempio in stile dorico, di cui oggi rimane un'unica,
  solitaria colonna.  Nel IV secolo il Santuario di  Hera
  diviene sede della "Lega Italiota".
    Sull'isolotto di Le Castella, tra il V ed il IV secolo a.
  C., si arrocca un'imponente e munita fortezza, ancora oggi
  testimoniata da notevoli resti, quali il cosiddetto "muro
  greco", ben visibile sul lato meridionale.  Una delle funzioni
  svolte da tale fortezza costiera era senz'altro quella di
  controllare le rotte da e per Crotone e la  chora
  meridionale della  pòlis.  E' evidente, inoltre, la
  caratteristica di porto fortificato.  Molte delle strutture
  della fortezza e del porto greco, tra cui una scalinata
  intagliata nella roccia, alcune enormi cisterne e un grande
  muro, risultano ormai sommerse.
    Insieme a queste forme di occupazione, si assiste invece in
  età greca (tra il VI e il IV secolo a.C.) ad uno sfruttamento
  distruttivo, per così dire, della costa.  Infatti vengono
  attivate numerose cave per l'estrazione di blocchi e di rocchi
  di colonna che utilizzano in modo capillare i banchi di
  arenaria presenti nel territorio.  Proprio l'esistenza di
  queste cave anche su banchi di arenaria ormai sommersi ci
  testimonia in maniera indiscutibile la variazione del livello
  del mare.  Tali cave furono utilizzate nell'antichità per
  fornire materiale lapideo alla  pòlis  di  Kroton,
  alle sue mura lunghe 12 miglia, al Santuario di  Hera
  posto sul promontorio Lacinio e per la costruzione del
  "Kastron" di Le Castella.
    Il più interessante ed importante complesso di cave antiche
  è quello su cui si affaccia oggi l'abitato di Le Castella e su
  cui insiste la stessa struttura del castello.  Già all'interno
  della fortezza sono evidenti tagli di cava per blocchi
  squadrati che interessano il banco di arenaria che forma
  l'isolotto al quale fu edificato il castello che, come già
  detto, inglobò i preesistenti sistemi di fortificazione,
  testimoniati dal cosiddetto "muro greco".
    Ritornando sul promontorio di Le Castella, e percorrendolo
  verso Nord, l'attività di cava risulta ancora più evidente.  E'
  notevole qui l'abbassamento del banco roccioso dovuto
  all'asportazione di numerosi blocchi.  Ma è ancora più a nord
  (nell'area del nuovo porto turistico) che vi è, ancora
  conservato, un consistente tratto del banco roccioso, su cui
  sono molto evidenti, l'uno accanto all'altro, numerosi tagli
  circolari che denotano l'asportazione di rocchi di colonne, il
  cui diametro equivale a quello dei rocchi che formano il fusto
  della superstite colonna del tempio di  Hera Lacinia.
 
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    Nella stessa cava sono presenti anche tagli per rocchi di
  colonna di piccole dimensioni e qualche rocchio non cavato con
  diametro equivalente a quelli messi in luce nell'"edificio B"
  dell' Heraion  del Capo Lacinio, una struttura templare
  datata al VII-VI secolo a.C..
    Dopo la conquista romana inizia un periodo di ridefinizione
  delle modalità di occupazione del territorio e, quindi, della
  costa.  Continua, ovviamente, ad essere occupato il sito
  principale, cioè lo stesso promontorio crotoniate, ma sulla
  costa a sud della città la situazione è notevolmente diversa.
  Sono ben noti tre importanti siti d'età romana.
    Uno si colloca sul promontorio di Capo Colonna e consiste
  essenzialmente nel proseguimento dell'utilizzazione
  dell' Heraion;  l'altro, sempre sul Lacinio, nei pressi
  della Torre del Mariello: si tratterebbe, in questo caso, di
  una grande villa d'età ellenistico-repubblicana.
    Il terzo insediamento è quello collocato sul Capo Cimiti,
  il promontorio abbandonato sul finire dell'età del bronzo.  Sul
  Capo Cimiti sono state individuate le strutture di una grande
  villa d'età imperiale, dotata di bellissimi pavimenti marmorei
  o a mosaico, di un impianto termale e di un acquedotto
  sotteraneo lungo diversi chilometri.
    In età tardoantica le modalità di occupazione della costa
  subiscono ulteriori modifiche.  E' questo il periodo in cui si
  assiste ad un deciso e progressivo innalzamento del livello
  del mare che innesca, con la forza erosiva delle acque, un
  fenomeno di subsidenza, portando quindi alla frammentazione
  della panchina calcarenitica.  Alcune strutture esistenti sulla
  costa, a quote molto basse, vengono rinforzate con enormi
  quantità di pietrame, nell'inutile tentativo di impedirne la
  progressiva scomparsa.
    Un esempio evidente di questo fenomeno è dato dai resti di
  una struttura (forse una  domus  marittima legata
  all'allevamento del pesce) databile al V-VI secolo d.C.,
  esistente nel mare, a ridosso della costa occidentale del Capo
  Rizzuto.  Tale struttura è fondata su una scogliera, ormai a
  qualche metro di profondità.
    Una situazione analoga è evidente all'imboccatura della
  caletta di Le Castella, dove una massicciata di pietrame
  doveva forse servire ad impedire la progressiva erosione del
  promontorio.  Anche qui i reperti sono databili ad età
  tardoantica.
    Infine, un ulteriore caso di terra sommersa è quello delle
  grandi secche al largo di Le Castella.  Si tratta, con tutta
  probabilità, di alcune delle mitiche isole che popolavano il
  mare di Crotone.  Si può, anche qui, constatare l'antico
  tentativo di salvare questo sito dall'erosione e dalla
  progressiva scomparsa sotto le acque, con la costruzione di
  una enorme ed estesa massicciata artificiale che rinforza e
  circonda il banco roccioso originario.  Anche in questo caso le
  testimonianze archeologiche presentano una consistente
  documentazione relativa ai secoli V e VI della nostra era.  Ci
  vengono nuovamente in aiuto gli splendidi portolani di Piri
  Re'is, il geografo della corte di Solimano il Magnifico,
  datate al 1520: in una delle belle tavole a colori sono
  perfettamente idendificabili due grandi isole al largo di Le
  Castella: è la conferma che, quando questi portolani vennero
  redatti, le isole erano ancora ben visibili.
    L'area della riserva racchiude, quindi, un patrimonio
  archeologico, artistico, monumentale, storico e sociale che fa
  della provincia di Crotone una zona ricca di espressioni
  artistiche, culturali e di tradizioni antiche che sopravvivono
  nel tempo.
    La sua istituzione nel 1991 è stata accolta con grande
  favore dalla popolazione e degli enti locali.  Si vedeva
  giustamente nella riserva una nuova occasione di sviluppo
  socio-economico dell'area, fondata appunto sulla fruizione
  turistica della riserva, con la valorizzazione delle attività
  imprenditoriali già presenti, nel rispetto ovviamente degli
  obiettivi strategici della riserva medesima, quali la
  conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale
  presente nella zona.  L'istituzione della riserva marina,
  invece, non ha soddisfatto nessuna delle aspettative in campo.
  E' per tale motivo che con questa proposta di legge si propone
  la trasformazione della
 
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  riserva di Capo Rizzuto in parco archeologico-ambientale,
  proprio per rispondere pienamente alle potenzialità del
  territorio, individuando nel parco archeologico-ambientale lo
  strumento giuridico più idoneo per la realizzazione di questo
  obiettivo così importante per Crotone e la sua provincia.
    La presente proposta di legge istituisce, all'articolo 1,
  il parco archeologico-ambientale di Crotone e di Isola Capo
  Rizzuto e attribuisce valore nazionale ai beni che lo
  costituiscono.  Restano inoltre in vigore le norme del decreto
  istitutivo della riserva naturale compatibili con la presente
  proposta di legge.
    L'area territoriale è definita all'articolo 2.  Rientrano
  quindi nell'ambito del territorio del parco
  archeologico-ambientale di Crotone e di Isola Capo Rizzuto:
      il territorio già facente parte della riserva naturale
  marina denominata "Capo Rizzuto" istituita con decreto
  interministeriale 27 dicembre 1991;
      le seguenti aree di interesse pubblico con carattere
  storico, archeologico, ambientale e geologico: l'oasi naturale
  della foce del Neto, il castello di Carlo V di Crotone, i siti
  geologici di Vrica e Stuni, il parco archeologico di Capo
  Colonna, il promontorio di Capo Pellegrino, l'area monumentale
  di Scifo, l'area archeologica di Capo Alfieri, l'area
  archeologica di Capo Cimiti, la punta della Torre Vecchia di
  Capo Rizzuto, l'area archeologica di Capo Piccolo e la vicina
  area archeologica Pietra Anastasi, il castello aragonese in
  località "Le Castella", le "cave" per blocchi e colonne di età
  greca collocate sul promontorio di Le Castella e l'area del
  parco naturale di Soverato, con la vicina area archeologica di
  Casa Soverato-Corazzo.
    Il progetto per il parco viene stabilito nell'ambito di un
  accordo di programma tra le amministrazioni statali, la
  regione Calabria, i comuni e gli enti pubblici, anche
  economici, interessati.
    L'articolo 3 della presente proposta di legge stabilisce le
  caratteristiche del progetto globale, definito sulla base
  delle disponibilità finanziarie previste dalla proposta di
  legge.
    L'articolo 4 stabilisce i criteri per la salvaguardia
  ambientale: nell'individuazione delle aree del parco
  archeologicoambientale di Crotone e Isola Capo Rizzuto la
  soprintendenza per i beni ambientali, architettonici,
  artistici e storici interessata deve tenere conto dei
  giacimenti e delle aree limitrofe per evitare insediamenti
  urbani in contrasto con la conservazione e la valorizzazione
  degli stessi.
    Il piano operativo è definito nel successivo articolo 5, in
  esso vengono definiti i tempi, il fabbisogno finanziario e le
  modalità di esecuzione.  Per la gestione del parco viene
  nominato dal presidente della giunta regionale un Consorzio di
  gestione.  Il Consorzio ha attribuzioni specifiche definite
  nell'articolo 7:
        a)  realizza l'integrale recupero e il potenziamento
  naturalistico-ambientale dell'area del parco e ne promuove le
  destinazioni ad uso pubblico campatibili con la salvaguardia
  ecologica, anche mediante costituzione di zone attrezzate,
  ferma restando la prevalenza delle aree libere e a verde;
        b)  promuove anche con specifici progetti il
  recupero e la conservazione del patrimonio storico,
  monumentale, archeologico e folkloristico dell'area del
  parco;
        c)  favorisce una qualificata attività turistica e
  agrituristica;
        d)  coordina gli interventi dell'area del parco con
  le opere e i servizi in esso attuati;
        e)  promuove le acquisizioni delle aree destinate ad
  uso pubblico dal piano territoriale provvedendo direttamente o
  per il tramite degli enti consorziati, anche agli atti
  espropriativi eventualmente occorrenti;
        f)  promuove lo studio e la conoscenza dell'ambiente
  e indica gli interventi per la sua migliore tutela.
    Il Consorzio promuove la costituzione di un'apposita
  società di servizi con il compito di stimolare iniziative
  economiche
 
                               Pag. 6
 
  ed occupazionali rivolte ai residenti attraverso la gestione
  delle risorse ambientali ed archeologiche presenti nell'area
  del parco.
    Infine, il consorzio realizza gli interventi previsti
  attraverso il concorso di fondi statali, regionali e
  comunitari previsti dalle leggi di settore, nonché attraverso
  la realizzazione di progetti da finanziare con fondi
  regionali mediante l'istituzione di appositi capitoli di
  bilancio.
 
DATA=951230 FASCID=DDL12-3641 TIPOSTA=DDL LEGISL=12 NCOMM= SEDE=PR NSTA=3641 TOTPAG=0012 TOTDOC=0010 NDOC=0002 TIPDOC=L DOCTIT=0000 COMM= FRL PAGINIZ=0001 RIGINIZ=010 PAGFIN=0006 RIGFIN=010 UPAG=NO PAGEIN=1 PAGEFIN=6 SORTRES= SORTDDL=364100 00 FASCIDC=12DDL3641 SORTNAV=0364100 000 00000 ZZDDLC3641 NDOC0002 TIPDOCL DOCTIT0002 NDOC0002



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