Banche dati professionali (ex 3270)
Testi integrali degli Atti Parlamentari della XII Legislatura

Documento


43291
DDL3740-0002
Progetto di legge Camera n. 3740 - testo presentato - (DDL12-3740)
(suddiviso in 5 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C3740. TESTIPDL
...C3740.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC3740 ZZ12 ZZRL ZZPR
    Onorevoli  Colleghi! -- E' ormai un dato certo e
  incontestabile che tra i fattori della mancata crescita
  economica del sud, vi sia il nodo irrisolto del sistema
  creditizio.
    Accanto all'assenza di infrastrutture, all'inefficienza
  burocratica, alla mancata utilizzazione delle risorse
  finanziarie dello Stato e dell'Unione europea, quella del
  credito è una delle fondamentali ragioni che spiegano il
  perché (pur in presenza di un travolgente ritmo produttivo che
  caratterizza la situazione del nord del Paese, giunto in testa
  alle classifiche europee) il meridione d'Italia non risenta,
  invece, in alcun modo degli effetti positivi dell'attuale
  congiuntura.
    E' persino superfluo ricordare le ricorrenti e innumerevoli
  prese di posizione politiche, confindustriali o sindacali sul
  divario che contraddistingue su questo aspetto le due aree del
  Paese.  In tal senso, molto più espliciti ed illuminanti
  risultano, infatti, i dati ufficiali pubblicati anche di
  recente dalla Banca d'Italia.
    Rispetto alle aziende del nord, gli imprenditori
  meridionali, su un prestito inferiore a 100 milioni pagano, in
  media, più del 4 per cento in più, con scarti che arrivano in
  alcune regioni anche a più del 6 per cento!
    Di converso, un cittadino calabrese, napoletano o pugliese,
  riceve sul suo denaro
 
                               Pag. 2
 
  depositato in banca oltre l'1,5 per cento in meno di
  remunerazione lorda rispetto a un risparmiatore del nord!
    Le aziende e i cittadini del sud sono costretti a dare
  garanzie pari a non meno del 90 per cento dei crediti
  ottenuti.  Al centro-nord questa percentuale, specie per le
  imprese, si abbassa al 55 per cento!
    Le banche impiegano nel sud solo il 60 per cento dei
  depositi raccolti in loco, contro l'80 per cento delle regioni
  del nord!
    La ricorrente litania dell'Associazione bancaria italiana
  sul trattamento "coloniale" riservato al sud, è fondata, com'è
  noto, sulla maggiore rischiosità degli impieghi nel
  meridione.
    Come spiegare, allora, il fatto che, negli ultimi due-tre
  anni, nonostante questa preoccupante "rischiosità o
  sofferenza", la Banca di Roma, il Banco AmbrosianoVeneto, la
  Cariplo, la Banca Commerciale Italiana, il Monte dei Paschi di
  Siena, il San Paolo di Torino, la Banca popolare
  Emiliano-Romagnola, eccetera, stanno facendo incetta di
  sportelli bancari al sud?
    Come si spiega che perfino la  Deutsche Bank,
  dominatrice incontrastata del mercato finanziario e creditizio
  europeo, sbarchi in Campania, Puglia e Sicilia, se non per le
  stesse ragioni che spingono al sud le banche italiane?
    Ebbene, a parte il fatto che studi e analisi approfondite,
  non certo di parte, hanno indiscutibilmente dimostrato che per
  le banche nel Mezzogiorno a parità di rischio corrisponde un
  più elevato rendimento degli impieghi, il motivo di tanto
  interesse è più che evidente.
    L'obiettivo sono gli oltre 200.000 miliardi che i
  meridionali risparmiano ogni anno e che, tramite il sistema
  bancario, devono essere drenati per finanziare lo sviluppo del
  nord.
    E si badi bene.  Ciò dimostra non soltanto la stupida
  pretestuosità del ritornello di chi parla di un sud assistito
  contro un nord autosufficiente ma, soprattutto, che è in atto
  un preciso disegno dei poteri economici e finanziari di questo
  Paese che vogliono caricare e far pagare alle popola-
  zioni del sud una fortissima quota del costo del rilancio
  delle aree forti!
    Per questo il Meridione deve fare solo e soltanto il
  donatore di sangue fresco!
    Per questo il sistema produttivo meridionale deve essere
  dissuaso dall'investire, attraverso inaccettabili condizioni
  capestro di accesso al credito!
    Per questo la macchina burocratica meridionale deve
  rimanere in condizioni tali da impedire un regolare e
  tempestivo utilizzo delle risorse dello Stato e dell'Unione
  europea!
    Ecco perché la questione della uniformità di accesso al
  credito per le aziende e i cittadini del nostro Paese,
  indipendentemente dalla loro ubicazione territoriale diventa,
  oggi, la cartina di tornasole della effettiva volontà delle
  forze politiche, sociali, imprenditoriali di volere realmente
  lavorare per il superamento di un divario che diventa ogni
  giorno di più un abisso difficilmente colmabile.
    Si tratta, quindi, di ribadire, con l'aggiunta di ipotesi
  sanzionatorie, quanto già il Parlamento ebbe a solennemente
  sancire con l'articolo 8 della legge 1^ marzo 1986, n. 64, per
  altro scandalosamente mai attuato e cioè che l'obiettivo
  dell'uniformità dei tassi è una decisione che non può basarsi
  unicamente su valutazioni di carattere tecnico, ma al
  contrario, su una irrinunciabile scelta strategica e politica,
  per chi vuole, con fatti concreti e non a parole, il
  riequilibrio territoriale delle aree depresse del Paese.  Ecco
  perché, infine, non è più differibile una piena assunzione di
  responsabilità del Parlamento che risponda alla legittima
  richiesta delle popolazioni del sud di potere partecipare da
  protagoniste e non da colonizzati alla rinascita dell'intero
  Paese.  Entrando nel merito, la proposta, all'articolo 1, fissa
  l'obbligo per gli istituti bancari e di credito di praticare
  in tutte le sedi, filiali ed agenzie, tassi e condizioni
  uniformi e di integrale parità di trattamento per ciascun tipo
  di operazione bancaria nei confronti dei clienti, a parità di
  condizioni soggettive.
    Il comma 2 dell'articolo 1 introduce il divieto di
  applicare disparità di condizioni contrattuali fondate su
  criteri geografici di
 
                               Pag. 3
 
  insediamento o di operatività territoriale dei clienti,
  mentre il comma 3 fissa in sessanta giorni dalla data di
  entrata in vigore della presente legge il termine entro cui la
  Banca d'Italia deve emanare i regolamenti attuativi delle
  norme in questione.
    L'articolo 2 precisa le sanzioni applicate in caso di
  inosservanza al disposto
  normativo, prevedendo, al comma 2, l'inasprimento delle
  stesse in caso di ripetute violazioni.
    L'articolo 3, infine, prevede che il Ministro del bilancio
  e della programmazione economica presenti al Parlamento una
  relazione semestrale sull'attuazione della legge, sulle
  violazioni riscontrate e sulle sanzioni irrogate.
 
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