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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XII Legislatura

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DDL0004-0002
Progetto di legge Camera n. 4 - testo presentato - (DDL12-4)
(suddiviso in 17 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
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...C4.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC4 ZZ12 ZZRL ZZPR
    Onorevoli Deputati! -- La necessità di una legge di
  iniziativa popolare per riordinare il sistema sanitario nasce
  sia dall'esaurirsi di un ciclo politico-legislativo sia
  dall'emergere, in particolar modo dopo il voto del 18 aprile,
  di un nuovo protagonismo dei cittadini quale espressione di
  una forte domanda di cambiamento e di giustizia sociale, il
  cui perno è garantire il diritto di ogni individuo
  all'integrità fisica e alla salute.  Si tratta di una nuova
  proposta di politica sanitaria che la CGIL ha promosso per
  offrirla quale possibile base di incontro per un ampio arco di
  forze politiche e sociali, convinta che la soluzione ai
  problemi della sanità non deve comportare la compromissione di
  valori fondamentali e irrinunciabili quali la solidarietà,
  l'universalismo, l'equità e il rispetto di diritti
  insopprimibili come quello della salute.
    La proposta di legge punta ad un riordino e ad un
  ammodernamento del Servizio sanitario nazionale compatibili
  con i fondamenti di uno Stato sociale pensato quale principale
  sostegno per una civile convivenza.  Un progetto di riordino
  per superare le vecchie e asfittiche politiche sanitarie degli
  anni 80, culminate con quel "grappolo" di norme, quasi tutte
  scritte tra la X e l'XI legislatura: l'articolo 4 della legge
  30 dicembre 1991, n. 412, che ha ridotto, di fatto, la spesa
  sanitaria ad una variabile dipendente dalla disponibilità di
  bilancio; l'articolo 6 del decreto-legge del 19 settembre
  1992, n. 384, convertito, con modificazioni, dalla legge 14
  novembre 1992, n. 438, che ha esasperato il sistema dei
  ticket  fino a prefigurare un inaccettabile sistema di
  tassazione della malattia, per non tacere del decreto
  legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, che oltrepassa
 
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  la soglia del riordino per avventurarsi in soluzioni
  pericolose per la stessa natura pubblica e universalistica del
  sistema sanitario, come l'assistenza differenziata, il ritorno
  alle mutue sostitutive, ancorché rinviate nel tempo,
  eccetera.
    La presente proposta di legge di iniziativa popolare
  concretamente rappresenta la riscrittura di tutte queste
  norme, e quindi, rispetto ad esse, è un atto di superamento ed
  abrogazione come chiaramente indicato dall'articolo 15.  Una
  riscrittura che tiene conto della riforma sanitaria, la legge
  23 dicembre 1978, n. 833, considerata nei suoi princìpi un
  quadro di riferimento a tutt'oggi valido, e insieme per
  innovarla profondamente come dimostrano i numerosi articoli
  abrogativi e correttivi richiamati sempre nell'articolo 15.
    La legge di iniziativa popolare che presentiamo va
  considerata quindi un'evoluzione critica della riforma
  sanitaria, anche per superarne limiti ed errori, riproponendo
  la centralità della prevenzione, il valore del territorio,
  l'integrazione tra strutture, e una clinica decisamente
  rinnovata.
    Le scelte fondamentali della proposta di legge puntano in
  primo luogo a ripensare il modello di Servizio sanitario
  nazionale, che dovrebbe mutare da centralistico, cioè
  interamente imperniato sul Ministero della sanità, a Servizio
  sanitario nazionale organizzato su base regionale, superando
  un'ambiguità di fondo della legge n. 833 del 1978.  Da una
  parte infatti la Costituzione attribuisce alle regioni
  (articoli 117, 118 e 119) precisi poteri in ordine
  all'"assistenza sanitaria ed ospedaliera" e dall'altra lo
  Stato è organizzato con un forte accentramento nelle funzioni
  ministeriali.
    La proposta di legge ridefinisce i rapporti tra Stato e
  regioni riducendo la funzione del primo, come previsto
  dall'articolo 5, e riallocando i poteri a favore delle
  seconde, così come indicato dall'articolo 6.  In tale contesto
  va ripensato e recuperato il ruolo del sindaco, quale
  principale garante della comunità dei cittadini, in ordine
  anche, ma non solo, ai grandi problemi di integrazione fra
  problematiche assistenziali, sociali e sanitarie, e
  all'organizzazione del territorio.
    In secondo luogo la proposta di legge propone il
  conferimento di un reale potere alla domanda di servizi e
  attività da parte dei cittadini, superando quella che è stata
  definita "l'autoreferenzialità dell'offerta", una
  caratteristica in virtù della quale i servizi tendono a
  strutturarsi più in funzione degli interessi che contengono
  che non in rapporto ai caratteri della domanda che si
  manifesta, finendo in questo modo per impedire gli inevitabili
  processi di rinnovamento, di riorganizzazione o di
  riconversione, o per indurre sulla domanda necessità che nulla
  hanno a che vedere con essa.
    Accrescere il potere dei cittadini significa certamente
  ripensare gli strumenti e le modalità della loro
  partecipazione, come previsto dall'articolo 12, ma anche
  ripensare l'intero complesso di questioni relative
  all'organizzazione dei servizi e del lavoro per far sì che
  esse diventino sensibili nei confronti delle sollecitazioni
  della domanda così come previsto negli articoli 7 (unità
  sanitaria locale-azienda), 8 (distretto socio-sanitario di
  base), 11 (competitività ed efficienza).
    In terzo luogo, l'altra scelta fondamentale è la
  valorizzazione della risorsa personale ricorrendo a nuove
  soluzioni di responsabilizzazione degli operatori.  Il
  personale rappresenta, ad un tempo, la risorsa più preziosa
  del sistema sanitario ed il costo più cospicuo.  Proprio per
  questo non è più possibile continuare a considerarlo, coma si
  è fatto per tutti gli anni 80 e anche più recentemente,
  semplicemente "un costo" da comprimere attraverso politiche di
  svalutazione o manovre per un suo contenimento.
    Quel che serve è, al contrario, la definizione di misure
  efficaci di incentivazione che accrescano sia l'efficacia e
  l'efficienza, come specificatamente previsto nell'articolo 11,
  sia l'economicità del sistema.
    La responsabilizzazione degli operatori è indispensabile
  insieme a quella dell'utenza, sapendo che la gestione di
  un'azienda USL non può ridursi, dati i suoi
 
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  alti livelli di complessità, semplicemente ad una figura di
  direttore generale.
    L'ultima scelta fondamentale riguarda la necessità di dare
  una risposta chiara ed inequivocabile ad una domanda di
  giustizia e di equità da parte di cittadini.
    L'attuale sistema dei  ticket  e l'attuale sistema di
  finanziamento del Servizio sanitario nazionale sono ingiusti e
  distorti.
    Se valutiamo il volume di risorse coinvolte con l'articolo
  6 del citato decretolegge n. 384, del 1992, assommato al
  precedente sistema di  ticket,  emerge il principale
  paradosso che con la presente proposta di legge di iniziativa
  popolare si vuole eliminare: oggi incredibilmente il
  contributo al risanamento finanziario viene chiesto
  direttamente agli ammalati, con una rottura della solidarietà
  sociale e economica.
    Il gettito dei  ticket  infatti nel 1993 sfiorerà i
  diecimila miliardi, con una crescita negli ultimi sei anni del
  500 per cento, dai 2000 miliardi stimati nel 1987 ai 10.000
  attuali.  Nel 1987 il  ticket  medio pagato dagli italiani
  era di 14.188 lire  procapite;  nel 1992 tale misura è
  arrivata a circa 50.800 lire  pro capite;  mentre nel 1993
  il  ticket  medio si colloca oltre le 60 mila lire, per un
  complesso di partecipazione alla spesa sanitaria pari a
  170.000 lire di costo  pro capite.  A fronte di questi
  pochi ma indicativi dati e per ricondurre ad equità il sistema
  la CGIL decide di proporre sia il superamento di ogni forma di
  ticket  collegato alle prestazioni di cittadinanza sia
  l'attuale sistema contributivo che, ancorché ancorato in parte
  al reddito, contiene forti ed inaccettabili sperequazioni tra
  le categorie.
    Noi riteniamo che innanzitutto la rapida perequazione
  contributiva e successivamente la graduale fiscalizzazione
  possano fare più giustizia in base al principio "a ciascuno
  secondo le sue necessità ma da ciascuno secondo le sue
  possibilità", possano coprire in altro modo ciò che mina la
  solidarietà, cioè quella spesa finanziata direttamente dai
  malati con varie forme di "compartecipazione-tassazione", che
  è cosa diversa da una azione di moderazione dei consumi e di
  contrasto verso quelli superflui.
    Il solo effetto della crescita nominale dei redditi
  costringerà il prossimo anno altri due milioni di cittadini a
  pagare  ticket  e così in maniera crescente per gli anni
  futuri.
    Con l'articolo 1 si evidenzia che il riordino della sanità,
  cioè gli obiettivi che abbinano riorganizzazione,
  qualificazione ed efficienza, sono certamente importanti, ma
  in quanto strumenti di un obiettivo più di fondo che è la
  realizzazione del diritto alla salute.  La condizione di
  cittadinanza è cioè inseparabile dalla piena realizzazione di
  questo diritto.
    Con l'articolo 2 si definisce il paniere di prestazioni che
  lo Stato deve garantire a tutti i cittadini nello stesso
  identico modo.  E' la definizione concreta dell'universalità e
  nello stesso tempo la traduzione di una moderna idea di salute
  in prestazioni, attività e servizi.  In essa trovano attuazione
  le grandi conquiste di emancipazione proprie delle leggi n.
  194 del 1978 e n. 405 del 1975, sull'interruzione volontaria
  della gravidanza e sui consultori e della legge n. 180 del
  1978, sulla "deistituzionalizzazione" della malattia mentale,
  ma anche proprie di un'idea di salute per la quale resta
  irrinunciabile, perché strategicamente centrale, la cultura,
  la scienza e la politica della prevenzione.  L'universalità va
  intesa come pacchetto di prestazioni oltre il quale vale il
  ricorso alla mutualità integrativa volontaria, per il quale si
  indicano nuovi campi di applicazione come la non
  autosufficienza, il sostegno alle famiglie, la battaglia
  contro l'istituzionalizzazione del cittadino, eccetera.
    Se è importante definire cosa garantire ai cittadini è
  altrettanto importante, nella consapevolezza dei problemi
  legati alle risorse, definire come finanziare l'intero arco
  delle prestazioni di cittadinanza.
    Gli articoli 3 e 4 propongono un nuovo modello di
  finanziamento imperniato su un contributo percentuale per
  qualunque livello di reddito da subito e, in prospettiva,
  sulla conquista graduale della fiscalizzazione piena e
  completa.  Le indicazioni di merito per la fiscalizzazione,
  come il ricorso all'imposta sul valore aggiunto
 
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  d'impresa e all'IRPEF naturalmente necessitano di
  un'esplicazione più cogente e di una organizzazione
  maggiormente tecnica in sede di applicazione, ma la proposta
  intende ottenere il risultato di una ricommisurazione del
  fabbisogno correlata ad una modalità di finanziamento più equa
  e ad un'idea di governo della spesa che, nello stabilire un
  fabbisogno possibile e compatibile, ne rallenti la crescita,
  stabilizzandone i valori in un arco ragionevole di tempo in
  rapporto al PIL, attraverso l'organizzazione di interventi
  profondi di riorganizzazione e ristrutturazione dell'intero
  sistema della spesa corrente.
    Gli articoli 5, 6 e 7 definiscono soluzioni per un governo
  moderno dell'intero sistema sanitario.  A partire da una
  riallocazione chiara e decisa di funzioni e poteri tra Governo
  centrale e regioni, si traggono coerentemente, con questa
  scelta di fondo, tutte le conseguenze innovative per quanto
  concerne il modello di programmazione, il prontuario
  terapeutico, le titolarità legislative.  In questo modo il
  carattere nazionale del servizio sanitario è garantito,
  evitando così il rischio di un servizio quale somma di servizi
  sanitari regionali.
    Nel quadro di nuovi assetti istituzionali e di un recupero
  del ruolo del sindaco abbiamo voluto ridefinire rigorosamente
  l'idea di azienda, riconfigurandola quale ente strumentale che
  produce e eroga servizi, prestazioni, attività.  Su tale sfondo
  la ridefinizione del governo aziendale è certamente ancorata
  alla responsabilizzazione di figure nuove come il direttore
  generale, anche attraverso contratti a termine, per tutte le
  figure apicali.  Quindi si tratta di un'idea di governo
  gestionale diffuso, cioè inclusivo di una nuova partecipazione
  e responsabilizzazione degli operatori e degli utenti.
    L'articolo 11 sulla competitività e l'efficienza garantisce
  di fatto l'esercizio della libera scelta del cittadino che
  così diventa parametro di riferimento per l'allocazione delle
  risorse, ma anche l'esercizio da parte dell'operatore di una
  serie di "opportunità" organizzative dalle quali far
  discendere, con attenti meccanismi di verifica e controllo
  sugli scopi raggiunti (articolo 12), le eventuali conseguenze
  retributive.
    Altre questioni di rilievo sono state disciplinate, come
  l'organizzazione del distretto socio-sanitario di base
  (articolo 8), i rapporti tra Servizio sanitario nazionale e
  università (articolo 9) e il prontuario terapeutico (articolo
  10).
    Il primo è proposto come snodo tra le varie componenti
  dello Stato sociale, in particolar modo tra l'assistenza
  sociale e sanitaria, collegate fortemente all'autorità del
  sindaco come primo rappresentante dei cittadini e alle varie
  forme di partecipazione dell'utenza organizzata, ma anche come
  l'ambito in cui si deve ridefinire il ruolo della medicina di
  base e delle varie figure professionali in essa coinvolte.
    Il secondo vuole essere il tentativo di riequilibrare i
  rapporti tra università e Servizio sanitario nazionale in un
  rapporto di scambio e di reciprocità tra pari nel rispetto
  rigoroso delle specifiche funzioni.
    Il terzo punta a concretizzare con provvedimento successivo
  la definizione di un pacchetto di farmaci gratuiti,
  selezionati e vagliati sulla base della loro funzione per fare
  i prontuari terapeutici regionali.
    Infine gli articoli 12 (sulla qualità dei servizi e sui
  diritti dei cittadini) e 13 (sulla disciplina degli appalti di
  fornitura): si tratta, nel primo caso, di andare oltre la
  partecipazione formale dei cittadini e di proporre tutte le
  misure, gli strumenti, le informazioni, capaci di favorire una
  partecipazione efficace come premessa per l'autoorganizzazione
  dell'utenza; nel secondo caso, di combattere il malaffare, gli
  sprechi, le ruberie, che anche nella sanità pongono
  decisamente con urgenza la questione morale, attraverso la
  trasparenza, le procedure regolari e controllate, la ricerca
  dell'economicità.
    Con l'articolo 14 si demandano a provvedimenti successivi
  quelle questioni che meritano per la loro importanza una
  trattazione specifica e che comunque dipenderanno dalle
  decisioni assunte con questa proposta di legge.
    Con l'articolo 15 si abrogano tutte le norme incompatibili
  con la presente proposta.
 
DATA=930705 FASCID=DDL12-4 TIPOSTA=DDL LEGISL=12 NCOMM= SEDE=PR NSTA=0004 TOTPAG=0028 TOTDOC=0017 NDOC=0002 TIPDOC=L DOCTIT=0000 COMM= FRL PAGINIZ=0001 RIGINIZ=010 PAGFIN=0004 RIGFIN=077 UPAG=NO PAGEIN=1 PAGEFIN=4 SORTRES= SORTDDL=000400 00 FASCIDC=12DDL0004 SORTNAV=0000400 000 00000 ZZDDLC4 NDOC0002 TIPDOCL DOCTIT0002 NDOC0002
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