| Onorevoli Colleghi! -- La diffusione delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione basate sulla
microelettronica, grazie ad un complesso di caratteristiche
favorevoli, quali ad esempio la miniaturizzazione, il basso
costo, l'affidabilità e la flessibilità, ha ormai raggiunto e
pervaso tutti i settori e tutte le attività produttive, con
effetti di portata enorme sull'occupazione,
sull'organizzazione del lavoro, sulla professionalità, sulla
struttura dei consumi, sulla qualità della vita e anche sulla
nascita di nuove attività produttive e di nuovi settori di
ricerca.
Il cambiamento è stato ed è tuttora così profondo da far
parlare di rivoluzione informatica e di terza rivoluzione
industriale. Siamo infatti in presenza di una tipica
"tecnologia superiore" che non soltanto aumenta quantità,
velocità, affidabilità
ed efficienza di un'attività come un qualsiasi progresso
tecnico, ma che cambia profondamente i processi e i prodotti,
il modo di lavorare ed il tipo di attività produttive.
Uno degli effetti dell'introduzione e della diffusione di
una tecnologia di tipo superiore è quello di sconvolgere la
struttura e l'organizzazione della "rete di sostegno" della
tecnologia preesistente, cioè il sistema delle strutture
organizzative, amministrative e culturali utili a quella forma
tecnologica per poter sviluppare le sue potenzialità
produttive.
La presente proposta di legge parte da queste premesse e
dalla constatazione del fatto che, a fronte di cambiamenti
così profondi negli strumenti e nel modo di lavorare, a fronte
di uno sconvolgimento della rete di sostegno della tecnologia
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preesistente, con la diffusione del trattamento
dell'informazione per mezzo della microelettronica, non ci
sono stati, per ora, sostanziali mutamenti a livello normativo
nel campo della tutela della salute dei lavoratori
coinvolti.
Di fronte ad un cambiamento profondo del peso relativo dei
diversi fattori di rischio ed a nuovi elementi di nocività,
pur tenendo in debito conto i modelli già ampiamente
sperimentati di difesa della salute e dell'integrità
psico-fisica dei lavoratori, occorre adeguare le norme di
tutela introducendo elementi di novità. Occorre insomma
ripensare ed adeguare anche la parte normativa della rete di
sostegno.
Le conseguenze sulla salute fisica e psichica dei
lavoratori non possono essere trascurate e, in presenza di
studi scientifici, alcuni dei quali realizzati anche in Italia
e poi, secondo un malcostume gravissimo, considerati riservati
e "di uso interno", che segnalano disturbi di vario genere
riconducibili alle nuove modalità di lavoro, occorre
introdurre nuovi elementi di tutela della salute fisica e
psichica.
Esiste oggi, ad esempio, uno stridente contrasto tra i
rischi lavorativi emergenti nel campo dell'informatica e
quelli protetti dall'assicurazione generale contro gli
infortuni e le malattie professionali, che tutela fattori di
nocività del primo e del secondo tipo (quelli presenti sia
nell'ambiente di vita che in quello di lavoro ma che, in
quest'ultimo, assumono prevalenza per durata di esposizione,
per concentrazione o per intensità, e quelli esclusivi
dell'ambiente di lavoro) mentre con le tecnologie
microelettroniche di trattamento dell'informazione prevalgono
fattori del terzo tipo (quelli che causano affaticamento
fisico) e del quarto tipo (quelli responsabili di
affaticamento non esclusivamente fisico).
Per quanto riguarda l' hardware utilizzato, a fronte
di un modesto rilievo dei fattori di rischio legati all'uso di
apparecchiature elettriche, esistono pareri non unanimi nella
letteratura scientifica circa il rilievo dei fattori di
rischio legati all'emissione di radiazioni ionizzanti e non
ionizzanti, alla presenza di campi elettrostatici ed
elettromagnetici di bassa e bassissima frequenza e
all'emissione di radiazioni acustiche con frequenze dominanti
nella fascia degli ultrasuoni.
Anche accettando l'opinione secondo cui gli strumenti
attuali non generano emissioni di intensità superiore agli
standard ritenuti privi di effetti di rilevanza
sanitaria, il rischio, che appare assente in condizioni di
funzionamento normale, esiste nei casi di anomalie di
funzionamento. In ogni caso, si tratta di non cadere
nell'errore di negare rischi e nocività, con il supporto di
indagini scientifiche che dimostrano l'assenza di effetti di
rilevanza sanitaria prodotti dall' hardware.
Infatti, sono ormai chiaramente identificati diversi
fattori di nocività tipici del lavoro mediante tecnologie
microelettroniche di trattamento dell'informazione e connessi
alle condizioni ambientali (microclima, temperatura,
illuminazione, rumore). Si tratta di fattori di rischio che in
molti casi possono essere drasticamente ridotti con
particolari accorgimenti o con adeguati investimenti mirati
all'adattamento dell'ambiente di lavoro. E' tuttavia ormai
chiara l'individuazione di particolari disturbi collegati al
lavoro informatico. Si tratta di vere e proprie patologie,
come ad esempio disturbi della vista tipici di un lavoro ad
alta richiesta visiva, disturbi dell'apparato locomotore
dovuti alla posizione coatta (che resta tale anche nel caso di
massima attenzione nei confronti dell'ergonomia del posto di
lavoro) e alterazioni dello stato psicologico con
manifestazioni di affaticamento, disagio, depressione,
frustrazione, ansia, stress, che sono indicate con il
termine di sindrome VODS (VDT Operator's Distress).
Si tratta di una sindrome alla cui origine non è estraneo
l' hardware (per esempio, in conseguenza di un rapporto
tra video e il viso dell'operatore eccessivamente elevato, che
influisce negativamente sul metabolismo), ma che si ricollega
soprattutto al tipo di attività e, quindi, all'organizzazione
del lavoro e al software utilizzato.
Esiste poi il problema, assolutamente non trascurabile,
delle donne in stato di gravidanza: a fronte di rassicuranti
smentite,
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una ricerca canadese, effettuata su un numero rilevante
di donne incinte, ha riscontrato una percentuale doppia di
aborti nei casi di esposizione ai videoterminali per più di 20
ore alla settimana. Ricerche analoghe condotte in altri paesi
hanno dato analoghi allarmanti risultati.
Sono quindi necessarie una valutazione ed una
considerazione dell'impatto delle tecnologie microelettroniche
di trattamento dell'informazione sulla salute che sappiano
cogliere la permanenza dei fattori di nocività e dei rischi
"tradizionali", ma anche i fattori di nocività ed i rischi
emergenti, che determinano una profonda trasformazione
qualitativa delle malattie professionali, ponendovi rimedio a
livello normativo per quanto possibile.
Schematizzando, esistono due tipologie di lavoro con uso di
unità video:
a) le attività con significativa prevalenza
dell' input di dati dalla tastiera al sistema
(data-entry), che utilizzano il video in quanto "eco"
del lavoro svolto alla tastiera. Si tratta, evidentemente, di
attività a bassa interazione con la macchina e in particolare
con il video;
b) le attività con tendenziale equilibrio tra le
operazioni di input attraverso la tastiera o il
mouse e quella di lettura dell' output sull'unità
video. Si tratta di attività ad alta interazione tra operatore
e macchina, in cui il video è sia unità di eco dell' input
sia unità di output; questa attività è in fase di
diffusione crescente.
In questo secondo caso, l'interazione fra l'operatore e la
macchina determina tempi elevati di osservazione del video per
la lettura dell' output. Inoltre, la diffusione di
strumenti quali il mouse e il cosiddetto touch
screen rende ancora più alto tale tempo.
Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, le indagini,
svolte anche da strutture sanitarie pubbliche italiane,
indicano che, dal punto di vista dell'ansia, del disagio e
della componente di depressione e di somatizzazione della
tensione nervosa, i test registrano un comportamento
ansioso più marcato per i lavoratori addetti in modo esclusivo
o saltuario a sistemi che comportano l'uso di unità video non
solo, come è ovvio, rispetto ai non addetti, ma anche rispetto
alle videotastieriste addette al data-entry.
E' chiaro allora che il tempo di esposizione all'unità
video conta meno del tempo di visione dello schermo, che
diventa, a parità di altre condizioni, la variabile
determinante: pur essendoci problemi ricollegabili
all' hardware, che diventano assolutamente non
trascurabili in caso di malfunzionamenti, occorre dunque
tenere conto soprattutto dei problemi legati
all'organizzazione del lavoro e di quelli legati al
software utilizzato.
La soluzione individuata, insieme alle visite
specialistiche ed alla regolare manutenzione delle
attrezzature, consiste nell'introduzione di pause capaci di
spezzare la tensione, limitandone gli effetti negativi sulla
salute dei lavoratori.
Saranno tuttavia necessarie, evidentemente, nell'ambito
della contrattazione tra le parti, modificazioni
dell'organizzazione del lavoro tali da garantire il massimo di
tutela della salute psico-fisica dei lavoratori, a partire da
quanto la presente proposta di legge intende stabilire come
livello minimo. Ansia, disagio, stress non sono infatti
che in parte minima ricollegabili all' hardware, come è
confermato da quanto detto circa il minor rilievo del tempo di
esposizione rispetto al tempo di visione; l'organizzazione del
lavoro in ambiente informatizzato gioca un ruolo rilevante.
Infine, non va trascurato un aspetto che esula sia
dall' hardware che dall'organizzazione del lavoro in
senso stretto e che, tuttavia, ha un ruolo non indifferente
nel processo di formazione del disagio dell'operatore addetto
ad unità video: si tratta della tipologia del
software.
Definito spesso come "orientato all'utente", "amichevole",
il software può, in certi casi, creare disagio
attraverso la presentazione di schermi eccessivamente
complessi dal punto di vista grafico o cromatico, che rendono
faticosa la lettura dei messaggi e l'interazione con
l'elaboratore. Anche per questo tipo di problema, insieme ad
una più razionale progettazione
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del layout del software, le pause possono fornire
una risposta adeguata alla necessità di tutela degli
operatori.
Come è precisato all'articolo 1, la presente proposta di
legge intende tutelare la salute dei lavoratori addetti ad
unità video, dando di queste ultime una definizione ampia,
tale da comprendere, oltre ai videoterminali, anche le unità
utilizzate per la sorveglianza e quelle utilizzate per
l'elaborazione delle immagini.
L'articolo 2 detta norme generali circa l'organizzazione
del lavoro in ambienti informatizzati, mentre l'articolo 3
introduce, per i lavoratori addetti ad unità video in modo
sistematico ed abituale, anche se non continuativo, la pausa
retribuita con lo scopo di attenuare la tensione derivante
dall'interazione con il video.
Gli articoli 4 e 5 prevedono norme in materia di controlli
sulle attrezzature, al fine di verificarne le condizioni di
funzionamento in assenza di rischio per i lavoratori, con
particolare riguardo alle emis-
sioni di radiazioni, e in materia di controlli sulla
integrità fisica dei lavoratori, con particolare riguardo alla
vista e alla tutela delle donne in stato di gravidanza.
L'articolo 6 affronta la questione della fissazione di
standard minimi che, a partire dal 1^ settembre 1993,
dovranno essere soddisfatti dalle unità video prodotte o
commecializzate in Italia.
L'articolo 7 affronta la questione dell'informazione
relativa alla tutela della salute degli addetti ad unità video
prevedendo anche interventi informativi all'interno dei corsi
di formazione professionale.
L'articolo 8, infine, indica le sanzioni da applicare nei
casi di inosservanza delle disposizioni previste.
Onorevoli colleghi, l'evidente necessità di adeguare le
norme di tutela della salute e dell'integrità fisica dei
lavoratori addetti ad unità video rende urgente la discussione
e l'approvazione della presente proposta di legge, su cui ci
auguriamo si registri la più ampia convergenza.
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