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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


1104
DDL0073-0002
Progetto di legge Camera n. 73 - testo presentato - (DDL13-73)
(suddiviso in 6 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C73. TESTIPDL
...C73.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC73 ZZ13 ZZRL ZZPR
    Onorevoli Colleghi! - Il Libro bianco della Commissione
  europea "Crescita, competitività, occupazione", ritiene che,
  tra le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI
  secolo, vi sia, per la Comunità, l'obbligo di riflettere su un
  "nuovo modello di sviluppo".  Perché, dice appunto il Libro
  bianco Delors, quello "attuale sta portando ad una
  combinazione subottimale di due delle sue grandi risorse, e
  cioè lavoro e natura.  Questo modello è caratterizzato da un
  utilizzo insufficiente delle risorse di manodopera a fronte di
  un utilizzo eccessivo delle risorse naturali e si risolve in
  un deterioramento della qualità della vita.  E' necessario che
  la Comunità analizzi come promuovere la crescita economica in
  condizioni sostenibili, in un modo cioè che comporti una
  maggiore intensità occupazionale e una minore intensità di
  energia e un minor consumo di risorse naturali".
     Ma è anche utile richiamare due, tra gli strumenti di
  politica macroeconomica, che il Libro bianco menziona:
       "le imposte indirette sull'inquinamento
  costituiscono un mezzo potente per compensare eventuali
  sovvenzioni occulte, nei casi in cui vengono generate delle
  diseconomie esterne a spese dell'intera società.  Pertanto, può
  essere necessario apportare un correttivo ai prezzi di mercato
  affinché includano il costo dei danni ambientali connessi
 
                               Pag. 2
 
  all'utilizzo di determinati prodotti, come le fonti di
  energia, in funzione del loro contenuto di CO2;
       la normativa in materia fiscale ed in particolare i
  regimi che prevedono detra zioni d'imposta costituiscono un
  mezzo potente per incoraggiare le attività economiche
  sostenibili (per esempio la ricerca, ad uno stadio anteriore
  alla commercializzazione, avente per oggetto innovazioni
  "ecologiche"), ma nella situazione attuale hanno in molti casi
  un impatto ambientale negativo (per esempio i generosi regimi
  di detrazione d'imposta per l'uso delle automobili private, le
  imposte fondiarie e su fabbricati che promuovono lo sviluppo
  delle periferie, eccetera)".
     Per finire, anche sul piano della politica economica a
  breve termine, la leva fiscale è considerata raccomandazione
  significativamente utile.  Afferma, infatti il Libro bianco:
     "Per vincere la doppia sfida disoccupazione-inquinamento
  ambientale, si può prevedere un'operazione di scambio in cui
  una riduzione del costo del lavoro via i contributi sociali
  verrebbe compensata da un aumento dei prelievi a carico di chi
  inquina.  Una specifica e concreta proposta della Commissione,
  perfettamente coerente con la prospettiva di una
  trasformazione strutturale di lungo periodo, ha per oggetto
  l'ecotassa sull'energia  (carbon-energy tax):  essa
  permetterebbe di affrontare nel contempo le diseconomie
  esterne collegate al consumo di energia e il suo gettito
  alquanto consistente (circa 1 per cento del PIL) potrebbe
  essere un primo contributo per ridurre gli alti costi
  salariali a carico dei datori di lavoro".
     L'aver citato integralmente questi passaggi del Libro
  bianco Delors non è soltanto per richiamare la diretta
  documentazione di una fonte comunitaria autorevole, ma perché
  questo rapporto, nel suo complesso per le analisi riportate e
  per le prospettive indicate, contiene l'esito obbligato per i
  Paesi dell'Unione europea, tra cui l'Italia che è tra i
  fondatori, di attuare indirizzi politici adeguati ai fini di
  debellare la immensa piaga dell'occupazione e la ricostruzione
  dell'equilibrio del sistema ecologico così gravemente
  compromesso.
     La materia fiscale certamente è tra le più difficili da
  usare e da regolare.  In Italia specialmente, ormai è
  sufficientemente chiaro, occorre un nuovo patto fiscale tra
  Stato e cittadini.  Una vera riforma dunque semplice, rigorosa,
  equa.  Tra le pieghe di questa riforma c'è, a nostro avviso,
  quella che trova nell'ecologia un suo cardine ispiratore:
  appunto una "riforma tributaria ecologica".
     Vale la pena gettare un rapido sguardo su quanto sta
  succedendo negli altri Paesi europei non finalizzato al
  confronto, quanto piuttosto volto a comprendere strumenti di
  intervento e modalità attuative.  Va subito riconosciuto che,
  specialmente in campo ambientale, molti interventi, per essere
  efficaci, compreso particolarmente quello fiscale, richiedono
  un'applicazione di vasta dimensione.  Regole, anche molto
  innovative, non possono né debbono essere applicate in modo
  puntiforme o troppo disomogeneo.  Tuttavia se ciò è vero,
  bisogna pur che qualcuno inizi e bisogna pure iniziare da
  qualche parte.  Occorre cioè, come in una grande opera di
  risanamento, "aggredire" una parte e di là aprire prospettive
  più larghe.  Gli interventi di fiscalità ambientale finora
  avvenuti in alcuni Paesi europei hanno appunto questa
  caratterizzazione.  Vediamone sinteticamente alcuni.
  Belgio
     E' stata introdotta una tassa sul consumo energetico e
  il 1^ agosto 1993 è entrata in vigore una tassa sui
  combustibili da riscaldamento, gas ed elettricità.  Infine il
  1^ aprile 1994 è entrata in vigore anche una tassa sugli
  imballi.
  Danimarca
     Ci sono diverse e varie "ecotasse" che hanno una reale
  incidenza e che assolvono anche funzioni prettamente
 
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  economiche (aumento delle entrate, ristrutturazione e
  riorganizzazione fiscale).  Tuttavia c'è anche una tassa sul
  biossido di carbonio, in vigore dal 1992, che riguarda non
  benzina ed elettricità, ma solo petrolio e carbone.
     Inoltre ci sono "ecotasse" sullo smaltimento dei rifiuti
  con diverse norme che riguardano i contenitori per liquidi
  (lattine), gli accessori da tavola "usa e getta" e i rifiuti
  domestici e industriali.
  Finlandia
     E' il primo Paese europeo che ha introdotto una tassa
  sul CO2 e dal 1990 esiste un'imposta sulla produzione o
  importazione di combustibili fossili, non riguarda però i
  prodotti utilizzati in carburanti per aerei e aerocisterne.
  Olanda
     Dal 1992 c'è una tassa sui combustibili che interessa
  CO2 e consumo di benzina,  diesel  e combustibili da
  riscaldamento come carbone, gas, eccetera.  La suddetta tassa
  ovviamente varia da combustibile a combustibile a seconda del
  potere calorifico e delle emissioni di CO2.
  Norvegia
     Non solo c'è una tassa sul CO2, ma anche una sullo
  zolfo che riguarda l'olio minerale che ne ha alto contenuto.
  Inoltre ci sono tasse che riguardano il settore del traffico
  come quella di circolazione annua, quella di registrazione del
  veicolo e infine quella di importazione per autoveicoli a
  motore oltre ovviamente a quella sulla benzina.  Anche la
  circolazione nel centro urbano è soggetta a tassazione.
  Svezia
     E' il primo Paese che ha introdotto una vera e propria
  riforma ecologica del fisco che è entrata in vigore nel 1993.
  Il suddetto sistema di ecotassazione si articola in una tassa
  sul consumo energetico cioè la tassa sul CO2 e l'IVA che è
  riuscita a far diminuire il consumo energetico anche grazie ad
  una serie di ulteriori misure quali la riduzione del contenuto
  di zolfo negli olii da riscaldamento, norme più severe su
  impianti di riscaldamento esistenti e nuovi e, per ultimo,
  grazie alla rigorosità dei controlli sulle emissioni
  industriali.  Le "ecotasse" sono solo una parte della riforma
  fiscale che comprende: la riduzione dell'imposta sul reddito
  per i privati mirate ad abbassare il costo del lavoro (come
  contromisura per favorire produzioni più costose che
  rispettino l'ambiente); l'abolizione delle tasse sui prodotti
  di lusso; la tassazione del 30 per cento sui redditi da
  capitale e in fine la riduzione al 30 per cento degli oneri
  deducibili.
  Germania
     Non esiste ancora una tassa sul CO2 e sul consumo
  energetico, ma la questione è allo studio del governo
  federale.
  Una riforma tributaria ecologica.
     La presente proposta di legge intende dunque intervenire
  nella normativa fiscale italiana apportando un indirizzo
  sostanzialmente nuovo per il nostro Paese.  Sottolineamo anzi
  che la presente proposta di legge intende lavorare a pressione
  fiscale invariata perché, da una parte, il carico tributario è
  già molto elevato e, dall'altra, non consente una riduzione
  delle entrate.  Non si tratta infatti di introdurre,  sic et
  simpliciter,  tasse o imposte in più, nominalmente di
  fiscalità ecologica.  Si tratta invece di introdurre anche in
  Italia regole fiscali che siano capaci di intercettare il
  "bisogno" di ambiente, il prezzo delle risorse naturali e il
  costo degli inquinamenti qualitativi e quantitativi immessi
  nell'ambiente.  Ma soprattutto gettare le basi appunto di una
  "riforma tributaria ecologica" per la quale gettiti e prelievi
  siano orientati a quel necessario riordinamento dello sviluppo
 
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  di cui abbiamo riferito all'inizio.  Una riforma, infine, che
  influisca positivamente sull'aumento dell'occupazione e sulla
  sua qualità, sulla formazione, sulla tutela ambientale del
  suolo, dell'aria e dell'acqua, e infine su una produzione
  attenta a quel mercato della qualità che, almeno in Italia,
  sta crescendo ma con eccessiva lentezza proprio perché non
  facilitato da regole di indirizzo anche fiscali.
     La presente proposta di legge prevede una delega al
  Governo perché la materia deve essere necessariamente
  coordinata a quella della più generale riforma fiscale.  Del
  resto il Governo, attraverso il Ministero delle finanze, aveva
  già annunciato formalmente, con una nota del 3 maggio 1995, di
  voler dare attuazione all'ordine del giorno n.  9 684/6
  concernente il potenziamento della fiscalità ecologica,
  accolto e approvato nella seduta dell'Assemblea del 20 luglio
  1994.  Nel riconoscere la necessità attuativa, il Ministero
  delle finanze precisa tuttavia che "occorrono interventi
  normativi di ampio respiro".  La presente proposta di legge
  pertanto vuole inscriversi in tale opportuna esigenza.
     Infine il riassetto fiscale qui previsto coglie la piena
  intercettazione con la giusta domanda di autonomia impositiva
  regionale, o meglio di federalismo fiscale, proprio perché,
  nella materia ecologica, tale questione trova un punto di
  forza.
     I raccordi del ciclo acqua-aria-suolo che presiede alle
  politiche di indirizzo su energia, uso del territorio e in
  generale delle risorse naturali, trova nelle comunità locali
  così diversificate in un Paese come l'Italia, una ragione in
  più per un coordinamento regionale.
     Si pensi a un solo esempio, l'enorme dimensione della
  questione rifiuti che le comunità locali devono affrontare
  spesso in condizioni emergenziali e in presenza di una
  ragnatela diffusa di situazioni anche di attività abusive,
  comunque di illegalità nelle quali prolifera il malaffare.
     L'articolo 1 definisce i princìpi generali e i criteri
  guida della delega al Governo.  Con la lettera  e)  vengono
  precisati gli indirizzi per un federalismo fiscale che
  comprenda la valenza positiva e non vincolistica di uno
  sviluppo eco compatibile.
     La lettera  f)  intende dare attuazione alla
  recentissima direttiva comunitaria per una tassa sulle
  emissioni di biossido di carbonio e sull'energia.
     La lettera  g)  del medesimo articolo 1 intende dare
  attuazione alla corposa proposta che Legambiente da più tempo
  propone con chiarezza di analisi e di strumenti concreti.  Essa
  si inquadra in una prospettiva di più generale trasformazione
  del sistema tributario (che attualmente supera il 40 per cento
  del PIL a fronte di un debito pubblico di circa 2 milioni di
  miliardi), che dovrebbe partire dalla ricostruzione del
  rapporto di cittadinanza in cui ciascuno è tenuto a pagare le
  imposte secondo la propria capacità in cambio di servizi
  efficienti e di una generale assicurazione del livello minimo
  di vita.  La proposta di Legambiente è inquadrata anche in uno
  sforzo complessivo di semplificazione dell'obbligazione
  tributaria, di un suo decentramento e di ristabilimento
  dell'equità nella distribuzione del carico fiscale.  Un primo
  passo deve essere quello di spostare il peso della tassazione
  delle imposte sui redditi da lavoro (soprattutto dipendente) a
  quelle sui consumi.
     Infatti per effetto dell'ingiusta distribuzione del carico
  fiscale, che grava soprattutto sui redditi da lavoro,
  l'attuale sistema, a parole progressivo, nella realtà non lo
  è.  E' in questo contesto che la proposta di Legambiente
  prevede uno spostamento significativo di prelievo dai redditi
  da lavoro ai consumi di risorse ambientali finite nella
  direzione di uno spostamento significativo di base imponibile
  dal lavoro all'energia.  La struttura della proposta infine non
  ricalca il modello europeo.  I prodoti tassati e le imposte
  proposte sono stati individuati non automaticamente in base al
  contenuto di carbonio, quanto piuttosto rispetto agli
  obiettivi che ci si proponeva.  In particolare si è scelto di
  non tassare il settore industriale ed anzi di favorirlo
  attraverso una riduzione del costo del lavoro.  Infine la
  proposta di Legambiente tiene conto di diverse esigenze.  Prima
  tra tutte quelle di ottenere un effetto ambientale
 
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  significativo, successivamente quella di ridurre il carico
  fiscale sul lavoro e, in terzo luogo, favorire una ripresa
  degli investimenti privati nel settore industriale.
     La lettera  h)  vuole consentire una più concreta
  attuazione dell'articolo 1 del decreto-legge 10 giugno 1994,
  n.  357, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto
  1994, n.  489 e della conseguente circolare n.  181/E del 27
  ottobre 1994 sul regime fiscale sostitutivo per nuove
  iniziative produttive.  Tale articolo, infatti, ha introdotto,
  per la prima volta in Italia, agevolazioni fiscali per
  soggetti imprenditoriali che svolgono un'attività in settori
  volti alla tutela dell'ecosistema, nel campo della promozione
  di fonti rinnovabili di energia e in quello della efficienza
  energetica, nel campo dell'agricoltura biologica, naturale e
  biodinamica, nel campo del risanamento idrogeologico del
  territorio, nel settore del ripristino ambientale, nell'ambito
  della progettazione di interventi per la riqualificazione, la
  sua manutenzione e il restauro dei centri storici.  Pur
  rappresentando una innovazione importante, le imprese che
  svolgono le sopra menzionate attività sono però praticamente
  penalizzate dal fatto che lo stesso articolo 1, al comma 2,
  precisa che "le cessioni di beni e le prestazioni di servizi
  effettuate in regime fiscale sostitutivo non costituiscono
  componenti negativi di reddito deducibili per le controparti".
  Naturalmente siamo consapevoli che se così non fosse si
  sarebbero aperti varchi elusivi non controllabili con
  diminuzioni di gettito non trascurabili.
     Occorre perciò che, nell'ambito della delega, si rendano
  compatibili le due esigenze, altrimenti, di fatto, la positiva
  innovazione si scontrerebbe con limiti pressoché invalicabili
  per agire nel mercato trovando solo negli enti pubblici una
  controparte interessata all'offerta.
     Gli articoli 2 e 3 della presente proposta di legge
  introducono nell'ordinamento fiscale oneri deducibili per le
  persone fisiche e per le imprese che tendono a formare un
  "comportamento" fiscale indirizzato a contribuire e a
  sostenere la promozione dell'ambiente.  Anche le esenzioni di
  imposta previste con l'articolo 4 hanno le stesse finalità.
 
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