| LUCIO MARENGO. Signor Presidente, mi consenta una breve
parentesi. Noto che anche questa mattina c'è una scolaresca ad
assistere ai lavori della Camera. Sarebbe opportuno che si
dicesse a questi ragazzi che l'aula non sempre è così vuota e
che normalmente si lavora, e anche tanto. Sarebbe opportuno
ripensare il fatto di consentire l'accesso dei ragazzi
nell'aula quando ci sono sedute di questo genere.
Signor Presidente, dal 1994 ho compiuto un giro attraverso
le carceri italiane per uno studio. Allora, quando si parla di
questo argomento sarebbe interessante sapere che cosa accade
dietro le sbarre, prima di parlare di lavoro.
Vi sono carceri nelle quali il livello di vivibilità è
molto al di sotto di una comune stalla! Vi sono carceri come
quello di Bari, od anche carceri moderne come quello di Trani,
ma anche altre in tutta Italia dove ai detenuti (che pure sono
persone non oneste ma abituate a delinquere, ed è giusto che
siano detenute) non viene garantito neppure il livello più
basso di vivibilità. Serve entrare nei particolari perché
ciascuno si assuma le proprie responsabilità: vi sono celle di
12-15 metri quadri, con 12 detenuti che dormono in letti a
castello con 4 letti (l'ultimo occupante si lega con le corde
per paura di cadere); il servizio igienico è affidato a una
tazza a vista, perché tutto avvenga alla luce del giorno.
Siamo davvero al livello di stalle!
E poi parliamo di lavoro! In queste carceri, dove vi sono
oltre 50 mila detenuti, vi sono circa 7 mila potenziali
sieropositivi: eppure, abbiamo promiscuità nelle celle e
nell'utilizzo dei servizi igienici, oltre che una serie di
violenze esercitate a danno dei più deboli. Diciamole queste
cose, perché l'opinione pubblica deve sapere: dovremmo
consentire ai giornalisti ed alle telecamere di entrare nelle
carceri, per vedere quello che accade; ci renderemmo così
conto delle condizioni di vita a cui sono costretti anche gli
agenti della polizia penitenziaria, a cui va la mia
solidarietà. Gli agenti hanno i minimi mezzi di sopravvivenza
per il loro lavoro all'interno del carcere: non è bello fare
l'agente di polizia penitenziaria, forse è il peggiore dei
lavori, che però viene svolto con grande dignità. Se vi sono
stati episodi isolati di violenza, non
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credo siano estranei agli interessi di personaggi al di fuori
delle carceri che, forse, hanno voluto ammorbidire il
comportamento di qualche detenuto.
Parliamo di carceri sovraffollate, ma non di carceri
abbandonate, signor sottosegretario, eppure vi sono carceri
costruite e mai utilizzate, attualmente devastate dai vandali.
Posso citare il carcere di Boiano, in Molise, che una
trasmissione televisiva molto nota ha portato alla ribalta,
finito di costruire nel 1987, con una spesa all'epoca di 10
miliardi, ma mai utilizzato. Abbiamo poi altri casi, come
quello di un carcere in provincia di Bari, dove vi sono 4
detenuti e 30 agenti di custodia. Sarebbe allora necessario e
quanto mai doveroso che il Ministero della giustizia
procedesse ad un controllo a tappeto. A tale riguardo non
rivolgo accuse ai ministri, ma ai funzionari del Ministero che
sicuramente conoscono queste situazioni.
Bisogna capire, per esempio, per quale ragione prima si
costruisce un carcere a Trivento, sempre in Molise, e poi in
corso d'opera si interrompono i lavori, ovviamente pagando
l'impresa che ha vinto l'appalto. Da 10 anni il comune di
Trivento chiede il cambio di destinazione d'uso di questo
manufatto per poterlo meglio utilizzare, o comunque per
utilizzarlo (e lo stesso è avvenuto nel caso di Boiano), ma vi
è il silenzio totale da parte dei funzionari del Ministero
della giustizia, che andrebbero cacciati via per le
responsabilità gravi che hanno nella gestione delle
carceri.
Signor sottosegretario, mi perdonerà una divagazione, per
dire che ieri sera, nel corso di una trasmissione televisiva
alla quale ho partecipato, in presenza del comandante della
Guardia di finanza che dirige il corpo in Puglia, in provincia
di Bari, si è parlato dei due finanzieri massacrati, mandati a
reprimere il contrabbando con una FIAT Punto -
evidentemente c'è qualcuno che ha interesse a vendere queste
macchine - contro i blindati dei contrabbandieri. Se si vuole
operare il controllo sul territorio, se si vuole ottenere un
risultato, occorre dare i mezzi a chi deve effettuare tali
controlli, perché venga raggiunto lo scopo di prevenire e
reprimere gli atti criminosi.
Signor sottosegretario, in queste carceri la popolazione è
cambiata, non è più quella di trent'anni fa, una parte della
stessa è rappresentata da gente voluta. Nel carcere di Turi ho
incontrato persone laureate, che hanno avuto disavventure
nella vita, persone colte, che vorrebbero svolgere un lavoro
dignitoso. Lei pensa che sia facile trovare un datore di
lavoro per i detenuti? Pur sapendo di godere di agevolazioni
fiscali, nessuno li assumerebbe. Si arriva, quindi, alle
cooperative sociali, mentre sarebbe opportuno, come già accade
in qualche regione italiana, fare in modo che le regioni,
attraverso l'istituto della formazione professionale,
insegnassero un mestiere ai detenuti, soprattutto a coloro che
devono scontare una lunga pena detentiva.
Sarebbe necessario e doveroso insegnare un mestiere e, a
tale proposito, non sono d'accordo sulla retribuzione perché i
detenuti costano allo Stato, ai cittadini onesti che pagano le
tasse, oltre 400 mila lire al giorno. Allora, sarebbe
opportuno che lavorassero, perché, offrendo loro tale
opportunità, li gratifichiamo, impediamo loro di stare venti
ore in una cella ad oziare; ricordo che hanno due ore di aria
la mattina e due il pomeriggio, in un cortile angusto di pochi
metri quadri. Non dobbiamo farne delle vittime, hanno commesso
reati e devono scontare le pene, tuttavia lo Stato deve
garantire la sopravvivenza civile a questa gente, la vita
civile all'interno delle strutture carcerarie e deve
richiedere a costoro che ripaghino la società per quello che
hanno fatto lavorando gratuitamente. Con quel denaro occorre
migliorare le condizioni carcerarie.
Il provvedimento in esame, che sarebbe condivisibile nella
sostanza se gli obiettivi fossero raggiunti, potrebbe, in
alcuni casi, privilegiare cooperative sociali che, forse,
hanno scopi diversi rispetto al tentativo di redimere un
detenuto.
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
CARLO GIOVANARDI (ore 11,05)
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