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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


115156
STA0722-0032
Somm. e Sten. d'Aula n. 722 del 12 maggio 2000 (STA13-722)
(suddiviso in 42 Unità Documento)
Unità Documento n.32 (che inizia a pag.22 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.23)
DISCUSSIONE: C5967; C1823, C2283, C2359. ...(Discussione sulle linee generali - A.C. 5967) LAVASS
...DISCUSSIONE: C5967; C1823, C2283, C2359. ...(Discussione sulle linee generali - A.C. 5967)
LUCIO MARENGO.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO GIOVANARDI (ore 11,05)
ZZSTA ZZRES ZZSTA120500 ZZSTA000512 ZZSTA000500 ZZSTA000000 ZZSTA722 ZZCAPRE ZZ13 ZZDI ZZLL
    LUCIO MARENGO.  Signor Presidente, mi consenta una breve
  parentesi.  Noto che anche questa mattina c'è una scolaresca ad
  assistere ai lavori della Camera.  Sarebbe opportuno che si
  dicesse a questi ragazzi che l'aula non sempre è così vuota e
  che normalmente si lavora, e anche tanto.  Sarebbe opportuno
  ripensare il fatto di consentire l'accesso dei ragazzi
  nell'aula quando ci sono sedute di questo genere.
     Signor Presidente, dal 1994 ho compiuto un giro attraverso
  le carceri italiane per uno studio.  Allora, quando si parla di
  questo argomento sarebbe interessante sapere che cosa accade
  dietro le sbarre, prima di parlare di lavoro.
     Vi sono carceri nelle quali il livello di vivibilità è
  molto al di sotto di una comune stalla!  Vi sono carceri come
  quello di Bari, od anche carceri moderne come quello di Trani,
  ma anche altre in tutta Italia dove ai detenuti (che pure sono
  persone non oneste ma abituate a delinquere, ed è giusto che
  siano detenute) non viene garantito neppure il livello più
  basso di vivibilità.  Serve entrare nei particolari perché
  ciascuno si assuma le proprie responsabilità: vi sono celle di
  12-15 metri quadri, con 12 detenuti che dormono in letti a
  castello con 4 letti (l'ultimo occupante si lega con le corde
  per paura di cadere); il servizio igienico è affidato a una
  tazza a vista, perché tutto avvenga alla luce del giorno.
  Siamo davvero al livello di stalle!
     E poi parliamo di lavoro!  In queste carceri, dove vi sono
  oltre 50 mila detenuti, vi sono circa 7 mila potenziali
  sieropositivi: eppure, abbiamo promiscuità nelle celle e
  nell'utilizzo dei servizi igienici, oltre che una serie di
  violenze esercitate a danno dei più deboli.  Diciamole queste
  cose, perché l'opinione pubblica deve sapere: dovremmo
  consentire ai giornalisti ed alle telecamere di entrare nelle
  carceri, per vedere quello che accade; ci renderemmo così
  conto delle condizioni di vita a cui sono costretti anche gli
  agenti della polizia penitenziaria, a cui va la mia
  solidarietà.  Gli agenti hanno i minimi mezzi di sopravvivenza
  per il loro lavoro all'interno del carcere: non è bello fare
  l'agente di polizia penitenziaria, forse è il peggiore dei
  lavori, che però viene svolto con grande dignità.  Se vi sono
  stati episodi isolati di violenza, non
 
                              Pag. 23
 
  credo siano estranei agli interessi di personaggi al di fuori
  delle carceri che, forse, hanno voluto ammorbidire il
  comportamento di qualche detenuto.
     Parliamo di carceri sovraffollate, ma non di carceri
  abbandonate, signor sottosegretario, eppure vi sono carceri
  costruite e mai utilizzate, attualmente devastate dai vandali.
  Posso citare il carcere di Boiano, in Molise, che una
  trasmissione televisiva molto nota ha portato alla ribalta,
  finito di costruire nel 1987, con una spesa all'epoca di 10
  miliardi, ma mai utilizzato.  Abbiamo poi altri casi, come
  quello di un carcere in provincia di Bari, dove vi sono 4
  detenuti e 30 agenti di custodia.  Sarebbe allora necessario e
  quanto mai doveroso che il Ministero della giustizia
  procedesse ad un controllo a tappeto.  A tale riguardo non
  rivolgo accuse ai ministri, ma ai funzionari del Ministero che
  sicuramente conoscono queste situazioni.
      Bisogna capire, per esempio, per quale ragione prima si
  costruisce un carcere a Trivento, sempre in Molise, e poi in
  corso d'opera si interrompono i lavori, ovviamente pagando
  l'impresa che ha vinto l'appalto.  Da 10 anni il comune di
  Trivento chiede il cambio di destinazione d'uso di questo
  manufatto per poterlo meglio utilizzare, o comunque per
  utilizzarlo (e lo stesso è avvenuto nel caso di Boiano), ma vi
  è il silenzio totale da parte dei funzionari del Ministero
  della giustizia, che andrebbero cacciati via per le
  responsabilità gravi che hanno nella gestione delle
  carceri.
     Signor sottosegretario, mi perdonerà una divagazione, per
  dire che ieri sera, nel corso di una trasmissione televisiva
  alla quale ho partecipato, in presenza del comandante della
  Guardia di finanza che dirige il corpo in Puglia, in provincia
  di Bari, si è parlato dei due finanzieri massacrati, mandati a
  reprimere il contrabbando con una FIAT  Punto  -
  evidentemente c'è qualcuno che ha interesse a vendere queste
  macchine - contro i blindati dei contrabbandieri.  Se si vuole
  operare il controllo sul territorio, se si vuole ottenere un
  risultato, occorre dare i mezzi a chi deve effettuare tali
  controlli, perché venga raggiunto lo scopo di prevenire e
  reprimere gli atti criminosi.
     Signor sottosegretario, in queste carceri la popolazione è
  cambiata, non è più quella di trent'anni fa, una parte della
  stessa è rappresentata da gente voluta.  Nel carcere di Turi ho
  incontrato persone laureate, che hanno avuto disavventure
  nella vita, persone colte, che vorrebbero svolgere un lavoro
  dignitoso.  Lei pensa che sia facile trovare un datore di
  lavoro per i detenuti?  Pur sapendo di godere di agevolazioni
  fiscali, nessuno li assumerebbe.  Si arriva, quindi, alle
  cooperative sociali, mentre sarebbe opportuno, come già accade
  in qualche regione italiana, fare in modo che le regioni,
  attraverso l'istituto della formazione professionale,
  insegnassero un mestiere ai detenuti, soprattutto a coloro che
  devono scontare una lunga pena detentiva.
     Sarebbe necessario e doveroso insegnare un mestiere e, a
  tale proposito, non sono d'accordo sulla retribuzione perché i
  detenuti costano allo Stato, ai cittadini onesti che pagano le
  tasse, oltre 400 mila lire al giorno.  Allora, sarebbe
  opportuno che lavorassero, perché, offrendo loro tale
  opportunità, li gratifichiamo, impediamo loro di stare venti
  ore in una cella ad oziare; ricordo che hanno due ore di aria
  la mattina e due il pomeriggio, in un cortile angusto di pochi
  metri quadri.  Non dobbiamo farne delle vittime, hanno commesso
  reati e devono scontare le pene, tuttavia lo Stato deve
  garantire la sopravvivenza civile a questa gente, la vita
  civile all'interno delle strutture carcerarie e deve
  richiedere a costoro che ripaghino la società per quello che
  hanno fatto lavorando gratuitamente.  Con quel denaro occorre
  migliorare le condizioni carcerarie.
     Il provvedimento in esame, che sarebbe condivisibile nella
  sostanza se gli obiettivi fossero raggiunti, potrebbe, in
  alcuni casi, privilegiare cooperative sociali che, forse,
  hanno scopi diversi rispetto al tentativo di redimere un
  detenuto.
 
                              Pag. 24
 
                PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
               CARLO GIOVANARDI  (ore 11,05)
 
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