| MARCO TARADASH. Signor Presidente, si tratta di
un'interpellanza che potremmo definire "di antiquariato".
Ringrazio il sottosegretario che ha avuto la bontà di venire a
riferire, ma, quando si presenta un'interpellanza su un
problema di brogli elettorali il 13 luglio 1998, nel mio caso
- altre sono state presentate addirittura prima -, con
riferimento a fatti che risalgono al novembre 1997, sarebbe
auspicabile - dico così perché oggi sono buono - che il
Governo desse una risposta più sollecita.
Vorrei che il sottosegretario riferisse sui dati precisi
che sono stati forniti. In occasione delle elezioni svolte a
Roma il 16 novembre 1997, vinte da Francesco Rutelli, vennero
rilevate da alcuni candidati delle irregolarità, tant'è che
venne costituito un comitato, che giustamente prese il nome di
"comitato per la difesa della sovranità popolare", che
presentò un ricorso al tribunale amministrativo del Lazio.
Il presidente dell'ufficio elettorale centrale, Michele
Trantino, confermò la denuncia, riferendo che i dati riportati
sui verbali di circa cento sezioni non risultavano pienamente
attendibili, in particolare per quanto riguarda i voti di
preferenza; successivamente, come ha detto il collega
Giannattasio, informò anche sul problema dei presidenti e
degli altri componenti dei seggi elettorali che, nella
generalità dei casi - e non in casi eccezionali -, si erano
rivelati del tutto inadeguati. In particolare, per 432 sezioni
su circa 1.584 - quindi, un numero percentualmente molto alto
- erano state denunciate irregolarità rilevanti commesse sui
verbali, fra cui correzioni illegali, uso del bianchetto,
incongruenza o assenza dei dati totali.
L'ufficio centrale, invece di procedere all'annullamento
di tali risultati, aveva cercato di reperirli in qualche
documento non ufficiale. In particolare, una sezione aveva
vinto l'oscar delle irregolarità, perché i voti che erano
scomparsi dai verbali erano stati poi forniti a voce, sulla
base di una documentazione reperita all'ufficio centrale.
Inoltre, per 21 sezioni l'ufficio centrale stesso dichiarava
che non era stato possibile appurare in maniera certa i
risultati elettorali.
Tutto ciò non accadeva a Timbuktu, ma a Roma, capitale del
nostro paese, nell'anno di grazia 1997. Devo dire che forse da
allora la situazione non è migliorata, visto che la denuncia
del rischio di brogli elettorali è stata più volte ripetuta da
parti diverse dello schieramento politico, tant'è che oggi in
questo paese non siamo in grado di assicurare la regolarità
del momento supremo dell'espressione della democrazia, cioè il
momento elettorale.
Mi aspetto dal Governo una risposta che non sia soltanto
formalmente rassicurante, ma che ci dica che cosa è stato
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fatto per ovviare alle avventure che sono state descritte e
per evitare che esse si possano ripetere in futuro.
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