| MARCO TARADASH. Signor Presidente, ringrazio anch'io il
sottosegretario, ma come spesso mi capita non posso
dichiararmi né soddisfatto né insoddisfatto, bensì attonito.
Basta un dato a giustificare la mia asserzione: lei ci ha
detto che la decisione del Consiglio di Stato che mantiene in
piedi uno dei ricorsi - e siamo già alla fine della
legislatura romana - è stata presa il 1^ febbraio 2000 ed è
stata comunicata al Governo il 20 maggio, cioè l'altro ieri.
Ebbene, se una decisione del Consiglio di Stato impiega tutto
il mese di febbraio, tutto il mese di marzo, tutto il mese di
aprile e venti giorni di maggio per giungere al Governo, si
può ben dire che ogni speranza di cambiare le cose, se non è
perduta, è certamente molto fievole.
Comunque, come parlamentare, raccolgo l'invito che viene
dal Governo: ritengo anch'io che la legge che prevede una
selezione "non selettiva" dei presidenti di seggio debba
essere assolutamente modificata. Non può bastare saper leggere
e scrivere, né avere un diploma, che non si nega a nessuno:
deve essere richiesta anche qualche competenza specifica e
qualche responsabilità specifica. Mi pare di capire, infatti,
che nonostante le irregolarità e gli errori tutto è passato in
cavalleria, cioè nessuno ha ricevuto non dico un richiamo, ma
nessuna forma di sanzione, tranne quella, in qualche caso, di
non poter essere presidente di seggio delle elezioni
successive. Il momento elettorale è un momento della vita
civile di un paese laicamente sacro ed è per questo che
dobbiamo avere la certezza che chi officia il rito elettorale
sia in grado di conoscerne le procedure. Questa certezza
riguarda senz'altro il Parlamento, ma anche e soprattutto il
Governo, il quale deve assicurarla per garantire i
cittadini.
Pertanto, per quanto mi riguarda, mi farò parte diligente
per cercare di modificare la normativa, ma ritengo sia
necessario che anche da parte del Governo si dia un impulso in
questa direzione, perché lei sa bene che i cassetti del
Parlamento sono pieni di proposte di legge ormai
dimenticate.
Nel riaffermare che non vi è alcuna possibilità che
eventuali irregolarità vengano sanate, perché se anche il
Consiglio di Stato dovesse dare ragione ai ricorrenti non ci
sarà più il tempo per un loro insediamento, prendo atto della
situazione e mi affido all'operosità e alla nota efficienza
del Parlamento.
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