Banche dati professionali (ex 3270)
Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


115230
STA0723-0047
Somm. e Sten. d'Aula n. 723 del 22 maggio 2000 (STA13-723)
(suddiviso in 69 Unità Documento)
Unità Documento n.47 (che inizia a pag.16 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.8)
SVOLGIMENTO: 3 - 03649; 3 - 04862; 3 - 04934; 3 - 05043; 3 - 05221; 2 - 01213; 2 - 01271; 3 - 01731; 3 - 02514; 2 - 02156; 3 - 01805; 3 - 05124; 3 - 05143. ...(Misure per contrastare fenomeni di criminalità ad Arezzo)
...SVOLGIMENTO: 3 - 03649; 3 - 04862; 3 - 04934; 3 - 05043; 3 - 05221; 2 - 01213; 2 - 01271; 3 - 01731; 3 - 02514; 2 - 02156; 3 - 01805; 3 - 05124; 3 - 05143. ...(Misure per contrastare fenomeni di criminalità ad Arezzo)
MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI
ZZSTA ZZRES ZZSTA220500 ZZSTA000522 ZZSTA000500 ZZSTA000000 ZZSTA723 ZZ13
    MASSIMO BRUTTI,  Sottosegretario di Stato per
  l'interno.  Signor Presidente, con l'interpellanza odierna,
  gli onorevoli Brunetti, Pistone e altri parlamentari,
  prendendo spunto da un'intervista rilasciata dal questore di
  Arezzo, richiamano innanzi tutto l'attenzione del Governo sui
  rischi di infiltrazione mafiosa in quella città sollecitando
  iniziative volte a contrastare questo fenomeno; gli
  interpellanti chiedono, altresì, di conoscere le misure che si
  intendono adottare per contrastare più efficacemente la
  delinquenza comune che genera un'evidente insicurezza tra i
  cittadini e sfiducia nelle istituzioni.
     Partiamo dagli elementi di fatto.  Il 25 novembre 1999, la
  squadra mobile di Arezzo, in collaborazione con quella di
  Avellino, ha proceduto all'arresto per il reato di
  associazione di stampo mafioso di due persone residenti ad
  Arezzo; l'arresto veniva disposto dal giudice per le indagini
  preliminari del tribunale di Napoli a seguito di indagini
  coordinate dalla direzione distrettuale antimafia della stessa
  città e svolte in collaborazione con le questure di Avellino e
  di Arezzo; si tratta di indagini svolte nei confronti del clan
  camorristico Bove-De Paola operante in Campania.
     Nel corso dell'operazione venivano eseguite ad Arezzo
  sette perquisizioni domiciliari che portavano al sequestro di
  una pistola a forma di penna, di ottanta milioni di lire in
  contanti nonché di assegni vari e di libretti al portatore per
  un ammontare di circa duecento milioni di lire.  In seguito
  agli arresti il questore di Arezzo, nel corso dell'intervista
  richiamata dai colleghi interpellanti, sottolineava il rischio
  che l'economia aretina - un'economia florida - potesse essere
  al centro dell'attenzione di organizzazioni criminali
  interessate al riciclaggio di proventi di attività illecite.
  Arezzo e la sua provincia costituiscono, infatti, un centro di
  prelievo dell'attività di lavorazione dell'oro dove operano
  circa 1.400 aziende, molte delle quali di piccole e medie
  dimensioni.  Questo segmento di imprese, oltre a costituire una
  parte cospicua della ricchezza del territorio, rappresenta
  ovviamente un importante polo di attrazione per le attività
  criminali.  Consapevoli di ciò, le forze di polizia svolgono
  una costante opera di controllo e di monitoraggio delle
  situazioni suscettibili di attenzione.  In particolare,
  svolgono un controllo con riferimento ad alcuni nuclei
  familiari per lo più provenienti da regioni dell'Italia
  meridionale che, seppure riconducibili a contesti
  delinquenziali di minore spessore, potrebbero comunque
  risultare coinvolti in traffici illeciti.  A questo proposito,
  ritengo opportuno sottolineare che presso il tribunale di
  Arezzo attualmente non risultano promossi procedimenti penali
  per il delitto di cui all'articolo 416- bis  del codice
  penale.  Gli stessi reati di natura estorsiva, poco numerosi e
  i cui presunti autori risultano
 
                              Pag. 17
 
  denunciati alla magistratura, non sembrano riconducibili ad
  una fenomenologia di tipo mafioso.
     Comunque, la sensibilizzazione delle forze dell'ordine è
  massima per cogliere nella quotidiana attività di prevenzione
  ogni eventuale indizio di fenomeni che possano accreditare il
  diffondersi di attività mafiose.  Sappiamo che queste aree
  dell'Italia centro-settentrionale sono a rischio per quel che
  riguarda sia il riciclaggio e l'investimento dei proventi di
  attività illecite sia la penetrazione nel meccanismo degli
  appalti.  La vigilanza, quindi, deve essere massima.
     Per quanto riguarda l'andamento della criminalità in
  generale e di quella cosiddetta diffusa, non si può negare che
  vi è stato un incremento nel corso del 1999 rispetto all'anno
  precedente, anche se lieve.  Il raffronto tra i dati relativi
  al primo trimestre del 2000 e quelli riferiti al medesimo
  periodo del 1999 evidenzia un'inversione di tendenza che è
  positiva e significativa.  In particolare, il totale generale
  dei delitti è diminuito del 13,31 per cento (nel capoluogo è
  diminuito ancora di più, del 34,58 per cento, dato, questo, di
  un qualche rilievo, sia pure riferito ad un periodo così
  breve).  Le denunce per furti in appartamento sono calate del
  60,37 per cento e nel capoluogo del 31,93 per cento.  Segnali
  incoraggianti si colgono anche sul fronte dei borseggi e dei
  furti di autoveicoli, sicché il dato complessivo relativo ai
  furti vede una diminuzione delle denunce nell'ordine del 23,72
  per cento che, nel comune di Arezzo, arriva a decrescere del
  43,03 per cento.
     Dobbiamo peraltro sapere che i dati relativi alla
  dimensione oggettiva di un fenomeno come quello della
  criminalità diffusa non corrispondono poi molto spesso alla
  percezione che ha la popolazione del fenomeno.  E' evidente,
  infatti, che, se un certo tipo di delitti diminuisce (i furti
  in appartamento calano nel comune di Arezzo del 31,93 per
  cento), l'ampia percentuale di persone ancora colpite dai
  furti in appartamento non saranno persuase che le cose vadano
  meglio e che la sicurezza sia maggiore soltanto perché posso
  citare loro una statistica incoraggiante.  Non saranno,
  infatti, le statistiche a convincere i cittadini che sono più
  sicuri, ma bisogna dare loro - e questo non può che essere il
  risultato di un'opera quotidiana - la consapevolezza che si
  compie uno sforzo per aiutarli, per contrastare le attività
  criminali, per fornire ogni giorno, nella vita quotidiana, un
  punto di riferimento cui i cittadini stessi possono
  rivolgersi.  In questo senso la presenza sul territorio è molto
  importante.
     Un altro dato incoraggiante è quello che si riferisce
  complessivamente ai furti: le denunce per furto in generale
  sono diminuite, infatti, del 23,72 per cento (del 43,03 per
  cento nel comune).  Ribadisco peraltro che l'andamento positivo
  degli indici di delittuosità non può far dimenticare che la
  provincia aretina, sia per la sua collocazione geografica sia
  per il laborioso ed attivo tessuto economico e sociale, può
  comunque suscitare interessi ed appetiti da parte di soggetti
  che operano nell'illegalità e di gruppi mafiosi.  Il Governo è
  consapevole di questo rischio e proprio per questo il
  Ministero dell'interno intende mantenere alto il livello di
  vigilanza, così da prevenire e stroncare comunque sul nascere
  ogni tentativo di radicamento sul territorio di organizzazioni
  criminali, italiane o straniere.
     Fatte queste premesse, credo sia possibile ricondurre a
  dimensioni più contenute l'allarme, certamente legittimo e del
  tutto comprensibile, che è stato lanciato da alcuni residenti
  nella zona di Staggiano e in altri quartieri limitrofi della
  periferia aretina.  In tali quartieri si è costituito un
  comitato di autodifesa.  Nel periodo che va dal 15 ottobre 1999
  al 15 gennaio 2000 si sono verificati, in questa zona, 27
  episodi di furto, o tentativi di furto, in appartamenti.
  Desidero premettere che, sebbene siano state formulate,
  talvolta, critiche generiche agli apparati di sicurezza, gli
  organizzatori di tale comitato, coloro che rappresentano i
  residenti in questi quartieri, hanno più volte precisato con
  interviste rilasciate ad organi di informazione che non si è
  inteso fare alcun attacco alle
 
                              Pag. 18
 
  forze dell'ordine, bensì richiamare - ciò mi sembra
  sacrosanto - l'attenzione sulla necessità di garantire il
  diritto alla sicurezza.
     Le legittime richieste dei cittadini hanno trovato ampio
  riscontro presso le sedi istituzionali: rappresentanti del
  comitato sono stati ascoltati nel corso di alcune sedute del
  comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e lo
  stesso prefetto ha partecipato ad un'assemblea pubblica con i
  residenti delle zone in questione per fornire riscontri
  diretti e per rassicurare i cittadini, assumendo l'impegno di
  intensificare le misure disposte nel quadro dell'attività di
  controllo coordinato del territorio.  Devo aggiungere che i
  residenti non hanno mai fatto cenno al possibile ricorso a
  forme di autodifesa armata; esiste un rapporto di fiducia e di
  collaborazione tra le autorità di pubblica sicurezza ed i
  cittadini, i quali, naturalmente, chiedono un intervento più
  incisivo, un maggiore controllo: noi dobbiamo fare il
  possibile per rispondere positivamente a tale richiesta.
     Il prefetto di Arezzo, dato atto che in ogni occasione il
  dialogo con il comitato di Staggiano è stato improntato a
  criteri di cordiale franchezza e di apprezzata collaborazione,
  ha comunicato che, nel corso di alcune visite presso le sale
  operative della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri,
  i rappresentanti del comitato hanno potuto verificare di
  persona l'impegno e la professionalità con cui le forze
  dell'ordine svolgono quotidianamente il loro lavoro.
     Nel corso di tali incontri, tra l'altro, è stato sollevato
  il problema dei minori stranieri non accompagnati (attualmente
  sono ventuno) giunti negli ultimi anni ad Arezzo ed ospitati a
  spese dell'amministrazione comunale; di tali minori otto
  alloggiano presso un centro di accoglienza dell'associazione
  La Provvidenza, gestito da un religioso, che ha trasferito
  recentemente le proprie strutture di ricezione ed accoglienza
  nel quartiere di Staggiano.  La presenza di minori,
  generalmente vicini al limite della maggiore età, ha suscitato
  la contrarietà di alcuni residenti della zona e, in
  particolare, dei proprietari delle abitazioni vicine che, tra
  l'altro, hanno invitato l'amministrazione comunale a
  verificare la compatibilità del centro di accoglienza con le
  destinazioni edilizie degli immobili utilizzati.  A questo
  proposito, desidero far presente che il presidente del
  tribunale dei minori di Firenze ha esplicitamente negato la
  propria disponibilità ad autorizzare il rimpatrio assistito
  dei minori in questione, il che mi pare risolva il
  problema.
     Gli interpellanti richiamano poi le preoccupazioni
  manifestate dal sindaco di Arezzo in ordine alla diffusione
  della droga.  A tale riguardo, posso assicurare che l'attività
  svolta dalle forze dell'ordine è intensa; questo problema
  rappresenta per noi una priorità.  In proposito, ricordo il
  sequestro, nei primi cinque mesi del 2000, di oltre cinque
  chilogrammi di droga, frutto di trentaquattro operazioni
  contro il traffico e lo spaccio conclusesi con cinquantuno
  deferimenti all'autorità giudiziaria e ventinove arresti.
  Quando registriamo la percezione dell'insicurezza, quando
  registriamo l'esistenza di un problema connesso ai traffici
  illeciti, al traffico di droga, dobbiamo anche registrare e
  ricordare che l'impegno nell'azione di contrasto è massimo e
  che i risultati vi sono.
     Più in generale, per quanto riguarda l'attività di
  prevenzione dei reati, a seguito di determinazioni assunte in
  sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza
  pubblica, nel capoluogo vengono svolti servizi interforze
  periodici nel quadro del controllo coordinato del territorio,
  anche con il concorso della polizia municipale.  Essa, pur
  operando nel rispetto dei suoi specifici compiti
  istituzionali, fornisce un utile contributo all'attività in
  questione; ciò rappresenta una conferma del clima di positiva
  collaborazione tra le forze dell'ordine, tra le forze di
  polizia, tra queste ultime e la polizia municipale.  Più di
  quanto non sembri a Roma nelle discussioni che spesso si fanno
  nei corridoi, sul territorio, nelle città, nelle province, in
  tutta Italia, la collaborazione ed il concreto rapporto
  positivo tra le diverse
 
                              Pag. 19
 
  forze di polizia rappresentano un dato che appartiene alla
  realtà quotidiana.
     La media dei reati i cui autori sono stati individuati era
  pari a circa il 44 per cento nel primo trimestre del 1999 ed è
  attorno al 47 per cento nei primi tre mesi di quest'anno.
  Risulta quindi evidente che anche su questo terreno
  l'individuazione degli autori dei reati ha fatto passi in
  avanti.
     Le forze dell'ordine dispongono di un'articolata rete di
  presidi che per la Polizia di Stato (che ha nella provincia
  406 operatori) include, oltre alla questura di Arezzo (dalla
  quale dipendono i commissariati di Montevarchi e di San
  Sepolcro), la sezione di polizia stradale e la sottosezione
  autostradale di Arezzo, con i distaccamenti di Ponte a Poppi e
  San Giovanni Valdarno; i posti di polizia ferroviaria di
  Arezzo, San Giovanni Valdarno, Terontola e la sezione di
  polizia postale del capoluogo.  Gli organici della polizia di
  Stato sono stati rafforzati nel corrente mese di maggio con
  l'assegnazione di dodici operatori in più, limitando così la
  carenza di personale a sole 35 unità.
     Quanto al parco automezzi, la questura di Arezzo e gli
  uffici da essa dipendenti dispongono di 35 autoveicoli, a
  fronte dei 33 previsti dalle vigenti tabelle, nonché di 4
  motoveicoli.  Queste dotazioni saranno rafforzate entro l'anno
  con altre 4 autovetture.
     La polizia stradale di Arezzo dispone di 9 motoveicoli e
  di 22 autovetture.  Il parco veicolare è stato di recente
  potenziato con l'assegnazione di 5 autoveicoli appositamente
  attrezzati.
     Il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri opera
  attraverso le cinque compagnie di Arezzo, San Giovanni
  Valdarno, Bibbiena, Cortona e San Sepolcro, con un totale di
  42 stazioni e con un organico al 1^ aprile 2000 di 506
  uomini.
     Infine, il gruppo della Guardia di finanza dispone della
  compagnia del capoluogo e di altri comandi minori, nonché
  delle brigate di Poppi, San Giovanni Valdarno e San Sepolcro e
  del distaccamento di Castiglion Fiorentino, con un organico
  complessivo pari a 147 unità.
     Il dispositivo di controllo del territorio è assicurato
  dalla locale questura con l'impiego di due volanti per ogni
  turno nell'arco delle 24 ore, spesso supportate da contingenti
  del reparto prevenzione crimine Toscana: sono quei contingenti
  che si muovono più agilmente sul territorio e che non hanno un
  incardinamento fisso, ma possono essere spostati a seconda
  delle esigenze.  Nel 1999 e nei primi due mesi del corrente
  anno, il reparto prevenzione crimine Toscana ha impiegato 132
  equipaggi.  Vi sono inoltre i comandi territoriali dei
  carabinieri e della Guardia di finanza.
     L'attività delle forze di polizia si avvale anche della
  collaborazione fornita dal centro operativo della DIA di
  Firenze, direzione investigativa antimafia che, per quanto
  riguarda la provincia di Arezzo, dal 1^ gennaio 2000 ha
  ricevuto 92 segnalazioni, la maggior parte delle quali legate
  all'attività orafa.  Questa volontà di tenere gli occhi aperti
  anche sulle eventuali penetrazioni di gruppi di tipo mafioso
  si concretizza attraverso l'attività di ricerca, di
  intelligence  e di prevenzione svolta dalla DIA di
  Firenze.
     Detto questo, credo sia necessario spendere qualche altra
  parola sul problema sollevato dai colleghi interpellanti
  relativo al ruolo che i cittadini in generale possono svolgere
  a titolo di collaborazione con le istituzioni nel delicato
  settore della sicurezza.  E' noto che il nostro ordinamento non
  solo non disconosce una partecipazione attiva dei cittadini,
  ma prevede anche l'esercizio organizzato della vigilanza
  privata a tutela dei beni mobili e immobili.  In presenza di
  gravi e diffusi fenomeni di criminalità, viene anzi
  sollecitata la vigile collaborazione dei cittadini!  Questo è
  un metodo che le nostre autorità provinciali di pubblica
  sicurezza seguono; del resto, la modificazione dell'articolo
  20 della legge n. 121, che si riferisce proprio ai comitati
  provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, che abbiamo
  introdotto nell'estate del 1999 (è
 
                              Pag. 20
 
  una riscrittura di quell'articolo 20), prevede proprio
  l'allargamento del comitato provinciale, la possibilità di
  coinvolgere nelle riunioni che sono propedeutiche alla
  pianificazione delle forze sul territorio e che forniscono
  indicazioni, spunti, suggerimenti e consigli anche soggetti
  istituzionali che non appartengono al circuito della pubblica
  sicurezza ed altri soggetti interessati e rappresentativi
  della cittadinanza.  Le indicazioni quindi di una
  collaborazione con i cittadini, di investire sulla
  responsabilità degli stessi, sono comuni per tutta l'Italia e
  corrispondono ad un orientamento del Governo e del Ministero
  dell'interno.  Diversa è la valutazione e diverso è il giudizio
  relativo ad iniziative di privati per finalità di prevenzione
  del crimine.
     Il Governo e il Ministero dell'interno restano convinti
  che la tutela della sicurezza pubblica è materia che per sua
  natura deve restare riservata alla competenza esclusiva dello
  Stato il quale, come ho già detto, solo nei casi e nei limiti
  rigorosamente stabiliti dall'ordinamento, può avvalersi della
  collaborazione dei privati.  Mi sembra che su questi principi
  vi sia, del resto, ampio consenso della collettività, tra le
  forze sociali, culturali, politiche e anche nel Parlamento
  italiano che questa collettività rappresenta.
     Infine, rispetto all'insieme del problemi segnalati voglio
  manifestare ai colleghi interpellanti ancora una volta il
  massimo impegno del Governo, delle autorità provinciali di
  pubblica sicurezza, delle forze di polizia, a vigilare in
  quest'area contro ogni minaccia di penetrazione mafiosa.  Non
  abbasseremo la guardia, faremo il possibile nei prossimi mesi
  per rafforzare il controllo del territorio.  Questo è anche il
  metodo migliore per prevenire la crescita della criminalità
  diffusa e per dare più sicurezza ai cittadini.
 
DATA=000522 FASCID=STA13-723 TIPOSTA=STA LEGISL=13 NCOMM= SEDE= NSTA=0723 TOTPAG=0036 TOTDOC=0069 NDOC=0047 TIPDOC=O DOCTIT=0008 COMM= PAGINIZ=0022 RIGINIZ=026 PAGFIN=0026 RIGFIN=033 UPAG=NO PAGEIN=16 PAGEFIN=20 SORTRES=0005223 SORTDDL= FASCIDC=13STA 00723 SORTNAV=5³005222 00723 200000 ZZSTA723 NDOC0047 TIPDOCO DOCTIT0008 NDOC0008



Ritorna al menu della banca dati