| MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per
l'interno. Signor Presidente, colleghi, con
l'interrogazione iscritta oggi all'ordine del giorno
l'onorevole Ruzzante ed altri deputati ripropongono
all'attenzione del Governo il problema della sicurezza
pubblica nella città di Padova e nella sua provincia.
L'interrogazione trae spunto da un episodio avvenuto a
Camposampiero nel dicembre 1997, quando, nel corso di una
manifestazione musicale che si svolgeva presso la palestra
comunale - erano le undici di sera di un sabato -, sette
giovani, con le teste rasate e recanti la croce celtica sugli
abiti, entravano nella palestra dando luogo ad atti di
violenza e di intolleranza razzista ed antisemita.
Gli interroganti chiedono di conoscere le iniziative che
il Governo si propone di adottare per prevenire la violenza
delle organizzazioni razziste e xenofobe nella provincia
padovana, auspicando tra l'altro un'inchiesta a largo raggio
su di esse. Essi chiedono, inoltre, iniziative nelle scuole e
nelle università per contrastare il radicamento nella regione
di questi gruppi e per sensibilizzare i giovani sui valori
della democrazia e delle libertà. Viene chiesto, infine, un
incremento degli organici delle forze di polizia adeguato alle
esigenze della provincia.
Questa Assemblea si è occupata di recente della situazione
dell'ordine pubblico nella città e nella provincia di Padova,
in occasione della risposta ad un'interpellanza dell'onorevole
Rodeghiero, che faceva seguito ad altri atti di sindacato
ispettivo presentati dallo stesso parlamentare. Richiamo in
proposito la relazione illustrata il 23 marzo scorso,
Pag. 22
con la quale ho fornito al Parlamento il quadro aggiornato e
dettagliato delle misure adottate dal prefetto e dal questore
di Padova per contrastare la criminalità in quella
provincia.
L'episodio dal quale trae origine, invece, il presente
atto di sindacato ispettivo è stato descritto con precisione
dagli interroganti e ha dato luogo ad un'inchiesta. Io posso
aggiungere alcuni elementi di aggiornamento che si riferiscono
a quella inchiesta, avviata immediatamente dopo i fatti.
L'indicazione dei testimoni e delle vittime
dell'aggressione ha trovato sostanziali conferme e ciò ha
portato all'individuazione di alcuni degli autori, noti
simpatizzanti dell'estrema destra padovana. Dell'aggressione
sono imputati quattro giovani, poco più che adolescenti,
aderenti ad un'articolazione del movimento "Forza nuova". A
carico di tali giovani, rinviati a giudizio con l'accusa di
lesioni con prognosi non superiore ai venti giorni e di
danneggiamenti commessi con l'aggravante dell'odio razziale, è
prossimo l'inizio del processo di primo grado. La prima
udienza dibattimentale è fissata per il 10 luglio davanti al
tribunale di Padova.
Quanto a "Forza nuova", si tratta di un movimento che
nella provincia di Padova conta circa sessanta aderenti e che
negli ultimi anni ha finito per costituire pressoché l'unico
gruppo organizzato rilevante della destra estrema in quella
zona, che prima era articolata in varie frange e gruppi di
skin head.
Negli anni 1997 e 1998 l'organizzazione "Forza nuova" si è
distinta per un intenso attivismo, che si è concretizzato in
numerosi episodi di violenza e varie manifestazioni di piazza.
Nell'ultimo periodo, invece, si registra un sensibile calo
dell'attività del gruppo. Nella gran parte dei casi i presunti
autori delle violenze sono stati individuati dalle forze
dell'ordine e denunciati alle autorità giudiziarie.
Nella zona cosiddetta dell'alto Padovano, dopo l'episodio
segnalato dagli interroganti, non se ne sono verificati altri
analoghi ad opera di militanti di "Forza nuova". A ciò hanno
concorso vari elementi: in primo luogo il deterrente
rappresentato dalla frequente individuazione dei responsabili
delle violenze da parte delle forze di polizia; inoltre, vi è
stata verosimilmente una caduta della militanza nel movimento,
nonché una probabile correzione della strategia dello stesso
movimento a partire dai primi mesi del 1999. Nell'ultimo
periodo, infatti, "Forza nuova" ha cercato di caratterizzarsi
maggiormente per un impegno politico svolto in forme legali,
seppure sempre fortemente segnato da un'ispirazione contraria
alla tolleranza e all'accoglienza degli immigrati e da parole
d'ordine antidemocratiche. Il movimento si è presentato con
una propria lista alle elezioni comunali del 1999, ottenendo
l'1,13 per cento dei consensi.
In conclusione, vi sono elementi per ritenere che
all'epoca del grave episodio segnalato dall'onorevole Ruzzante
la situazione a Padova si presentava per certi aspetti diversa
da quella odierna: infatti, si è registrato un calo
dell'attivismo violento e scomposto delle frange più estreme
della destra, specie nell'ultimo anno.
Tuttavia, il livello di attenzione nei confronti di
quest'area resta alto, anche in ragione del fatto che la
mancata affermazione elettorale di "Forza nuova" potrebbe
indurre ad una brusca inversione di tendenza alcuni settori di
questo raggruppamento. Del resto, elementi di intolleranza e
di aggressività, da non sottovalutare, sono presenti in tutte
le manifestazioni che questo raggruppamento promuove.
Per quello che riguarda la provincia di Padova, possiamo
dare qualche indicazione numerica relativa agli anni 1998 e
1999 circa fatti negativamente rilevanti dal punto di vista
della sicurezza e del rispetto dei diritti dei cittadini che
sono da attribuire a queste frange di destra eversiva. Nel
1998 vi sono stati 14 scontri con elementi opposti, mentre nel
1999 gli scontri sono stati due; nel 1998 due sono state le
aggressioni a sfondo razziale, mentre nel 1999 se ne è
registrata solamente una. Nel 1998 ci sono stati quattro
incendi dolosi e tre nel 1999; nel 1998 vi sono stati due
incidenti legati al contrasto
Pag. 23
delle tifoserie, mentre nel 1999 non ve ne è stato alcuno.
Nel 1998 ci sono stati cinque volantinaggi ed altrettanti se
ne sono registrati nel 1999. Sempre nel 1999 ci sono stati
manifestazioni e sit-in. E' evidente, però, che quando
ci troviamo di fronte a volantinaggi o a sit-in e non ad
aggressioni, incendi o violenze, il discorso da fare è
diverso: vigilare per il carattere che queste iniziative hanno
per le loro parole d'ordine, mentre assai più grave è la
violenza e quindi più incisivo deve essere l'intervento per
prevenirla e fermarla.
Concordo pienamente con gli interroganti sul fatto che
un'efficace lotta all'intolleranza ed al razzismo richieda,
accanto ad un'attività di prevenzione e di repressione degli
organi di polizia, che sia specifica e mirata, e ad
un'attività rigorosa della magistratura, anche un'attenta ed
intelligente opera di sensibilizzazione culturale capace di
coinvolgere i soggetti e le istituzioni che operano nella
scuola e nel mondo dell'informazione.
In questo senso assicuro l'impegno della prefettura di
Padova, che sta già svolgendo un ruolo attivo, di
sollecitazione e di coordinamento nei confronti di tutte le
istituzioni responsabili.
Quanto al mondo della scuola, posso riferire dell'impegno
del provveditorato agli studi di quella città per promuovere
iniziative di sensibilizzazione dei giovani sui temi della
legalità e della lotta alle varie forme di criminalità, di
razzismo e di intolleranza. Posso citare al riguardo un
progetto quinquennale su questi temi, avviato a partire
dall'anno scolastico 1995-96 e concluso con questo anno, che
si è avvalso della partecipazione di esponenti autorevoli
delle istituzioni e della magistratura, oltre ad
amministratori locali. Il progetto ha interessato vari
istituti superiori, non solo nella provincia di Padova, ma
anche di Verona e, nell'anno scolastico in corso, di
Venezia.
Ricordo ancora le iniziative organizzate proprio a seguito
dei fatti oggetto dell'interrogazione negli anni scolastici
1996-97 e 1998-99 presso l'istituto tecnico commerciale
"Sandro Pertini" di Camposampiero, dove si svolsero incontri
aperti a tutti gli studenti con appartenenti all'Arma dei
carabinieri della stazione di Cittadella e con don Albino
Bizzotto, dei "Beati costruttori di pace", sul tema dei
diritti umani e della pace.
Analoghe iniziative si sono svolte anche quest'anno in
altri istituti.
Per quanto riguarda l'ulteriore richiesta
dell'interrogante di verificare l'adeguatezza degli organici
delle forze dell'ordine rispetto alla specifica realtà
padovana, posso far presente che attualmente nella provincia
sono in servizio 329 operatori di polizia ogni centomila
abitanti. Tale indice è superiore a quello regionale, che è
pari a 315 su centomila.
Rispetto al 1998 il totale degli operatori di polizia
presenti nella provincia patavina è cresciuto di 129 unità.
Nel dettaglio le forze di polizia ammontano complessivamente a
2.771 unità così suddivise: per la Polizia di Stato 1.336
unità al 1^ maggio 2000; per l'Arma dei carabinieri 1.155
unità al 1^ aprile 2000; per la Guardia di finanza 280 unità
al 20 maggio 2000. Per quanto riguarda la Polizia di Stato, si
precisa infine che nel piano di ripartizione del personale,
predisposto nel corrente mese, sono stati destinati alla
provincia di Padova ulteriori 38 appartenenti al ruolo degli
assistenti ed agenti. Dunque, l'impegno alla vigilanza e al
rafforzamento del controllo del territorio è molto forte.
Raccogliamo, inoltre, la segnalazione degli interroganti
affinché sia assai puntuale la vigilanza delle forze di
polizia sui rischi di sviluppo di attività o di associazioni a
carattere eversivo: non dimentichiamo che la provincia di
Padova è stata funestata da organizzazioni e da associazioni
eversive, sia "nere" che "rosse"; che entrambe tali categorie
hanno reso più difficile la vita dei cittadini di Padova e
della provincia ed hanno contribuito a colpire i loro diritti.
Dobbiamo, dunque, prevenire qualsiasi reviviscenza di attività
intolleranti ed eversive.
| |