| La Commissione prosegue l'esame, rinviato il 10 maggio
2000.
Paolo PALMA (PD-U) dà atto al deputato Di Bisceglie di
aver svolto una relazione molto puntuale, aperta ed
equilibrata, che ha colto gli aspetti essenziali di tutte le
proposte di legge all'esame della Commissione. Condivide la
proposta del relatore di costituire un Comitato ristretto,
sottolineando la necessità che l'esame del provvedimento possa
concludersi entro un termine ragionevole. A tal fine ritiene
che la discussione di carattere generale dovrebbe essere
finalizzata alla definizione di alcune linee guida cui il
Comitato ristretto potrà attenersi nello svolgimento dei
propri lavori.
Illustra pertanto le linee di fondo della proposta di
legge presentata dai deputati del suo gruppo, che è volta, in
primo luogo, a permettere ai cittadini di poter fare ricorso,
per la tutela della loro persona o dei loro beni, alle
strutture organizzative della vigilanza privata più moderne e
avanzate. La proposta è finalizzata, in secondo luogo, ad
adeguare la disciplina dell'attività degli istituti di
vigilanza alla normativa vigente in materia di diritto
d'impresa e a fare emergere le situazioni di lavoro sommerso
esistenti nel settore. Si tratta di valorizzare una realtà
vitale del nostro paese, che concorre a integrare l'attività
di controllo del territorio, prevedendo che l'attività svolta
dagli istituti di vigilanza sia parte integrante del sistema
nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica. In tal modo
sarebbe possibile
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sollevare le forze di polizia da attività di controllo e di
sorveglianza, per esempio quelle svolte presso gli aeroporti o
presso i caselli autostradali, e impiegarle in modo più
proficuo in compiti di lotta alla criminalità.
Occorre poi definire le modalità attraverso le quali sia
possibile impiegare le guardie private nelle funzioni di
tutela delle persone e modificare la normativa vigente sugli
ambiti territoriali di competenza degli istituti, che è di
fatto disapplicata. Si tratta, conclusivamente, di definire un
quadro normativo omogeneo che sia ispirato ai seguenti
indirizzi: consentire agli istituti di vigilanza privata di
esercitare la loro attività su tutto il territorio nazionale;
semplificare gli adempimenti burocratici connessi
all'esercizio delle attività; riconoscere ai predetti istituti
la possibilità di esercitare le loro attività in modo
indistinto per la tutela dei beni o delle persone; prevedere
percorsi formativi adeguati del personale, nonché
l'istituzione di una banca dati delle guardie private e degli
istituti di vigilanza, al fine di agevolare l'esercizio delle
relative funzioni; inserire il settore della sicurezza
privata, in funzione ausiliaria, nell'ambito del sistema
dell'ordine e della sicurezza pubblica, che è destinato ad
assumere una forma multipolare; elevare il livello di
sicurezza dei cittadini. E' consapevole che esistono nel
settore molte resistenze rispetto a proposte di cambiamento
così radicali, ma ritiene che sia compito del Parlamento
superare queste resistenze e pervenire alla definizione di una
nuova normativa.
Diego NOVELLI (DS-U) si dichiara d'accordo con le linee
fondamentali esposte dal relatore nella precedente seduta. Fa
presente, tuttavia, che non sempre l'attività di custodia dei
beni e di sorveglianza del territorio richiede l'impiego di
personale armato. Ricorda in proposito una iniziativa promossa
in anni passati dall'amministrazione comunale di Torino e
relativa all'impiego di pensionati, i cosiddetti "nonni
vigili", in funzioni di vigilanza in alcuni punti strategici
della città, quali le scuole o i parchi pubblici. Ritiene che
simili esperienze, che hanno conseguito risultati positivi,
facendo registrare una netta diminuzione degli episodi di
microcriminalità, potrebbero essere anche oggi ripetute.
Propone pertanto di inserire nel provvedimento una disciplina
specifica di questo servizio di vigilanza, che potrebbe essere
posto alla dipendenze dei comuni.
Rosa JERVOLINO RUSSO, presidente, ritiene che la
proposta formulata dal deputato Novelli sia di particolare
interesse. Fa presente che l'attività svolta dalle persone
addette a questi compiti di vigilanza è da qualificare come
attività di volontariato ai sensi della legge n. 266 del 1991
e che tale legge riconosce loro il diritto al rimborso spese e
alla assicurazione contro gli infortuni.
Gian Franco ANEDDA (AN) ritiene che, in ragione della
particolare rilevanza e delicatezza delle funzioni attribuite
agli istituti di vigilanza, il Comitato ristretto dovrà
definire in modo molto rigoroso i requisiti sia professionali
che morali che devono possedere coloro che intendono
esercitare tali attività. Con analogo rigore dovranno essere
disciplinate le modalità di formazione del personale e quelle
di valutazione dei titoli; al riguardo sottolinea l'esigenza
di prevedere la possibilità per gli istituti di vigilanza di
impiegare anche persone che abbiano già prestato servizio
presso le forze di polizia.
Un altro aspetto che ritiene importante è quello relativo
all'ambito territoriale di operatività degli istituti. Alcune
proposte di legge prevedono che essi possano esercitare la
loro attività liberamente su tutto il territorio nazionale.
Tale soluzione può tuttavia favorire la formazione di
organizzazioni di grandi dimensioni che potrebbero assumere un
ruolo monopolistico. Anche la diversa soluzione che prevede
che gli istituti operino entro l'ambito territoriale regionale
suscita tuttavia perplessità.
Richiama infine l'attenzione della Commissione su un altro
aspetto:
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occorre evitare che l'attribuzione in via esclusiva delle
funzioni di sorveglianza agli istituti privati possa
intralciare o ostacolare l'attività delle forze di
polizia.
Rosa JERVOLINO RUSSO, presidente, rinvia il seguito
ad altra seduta.
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