| Si ritiene utile premettere che l'iniziativa sperimentale
di trattamento della frazione secca di Rsu di Milano fa parte
di una intesa tra le regioni Lombardia ed Emilia Romagna per
l'attivazione di forme di collaborazione nel settore dello
smaltimento dei rifiuti urbani ed assimilabili.
In virtù di tale accordo la Società Sea di Serravalle di
San Marino per conto dell'AMSA (Azienda Milanese Servizi
Ambientali) propose nell'agosto del 1997 all'AREA (Azienda
Ravennate Energia ed Ambiente) di attuare una iniziativa
sperimentale per il recupero dei rifiuti urbani ed
assimilabili.
La provincia di Ravenna, previo parere favorevole
dell'Arpa (Azienda Regionale Prevenzione e Ambiente),
esercitando le competenze attribuitele dalla regione con legge
regionale n. 27 del 12 luglio 1994 i cui effetti sono stati
fatti salvi dal decreto legislativo n. 22 del 1997,
autorizzava l'AREA, che nel frattempo aveva aderito alla
suddetta iniziativa, ad effettuare attività di stoccaggio
provvisorio e lavorazione di rifiuti, costituiti dalla
frazione secca di RSU provenienti da Milano e destinati al
recupero, da svolgersi nell'impianto ubicato in località
Bassette (Ravenna), per un periodo di 4 mesi dettando le
seguenti prescrizioni:
il contenuto di sostanza organica non avrebbe dovuto
superare il 10% così come previsto dall'accordo tra le due
regioni;
sul materiale sarebbero stati effettuati controlli
analitici;
il quantitativo massimo stocccato nel capannone non
avrebbe dovuto superare il limite di 20.000 tonnellate;
il periodo massimo di giacenza per tale quantitativo in
stoccaggio e per il materiale lavorato non avrebbe dovuto
superare i 4 mesi;
i rifiuti lavorati e classificati sarebbero stati
conferiti per il recupero in impianti autorizzati, o in
alternativa inviati all'impianto di trattamento per la
produzione di RDF di AREA e destinati successivamente al
recupero.
Il 17 settembre 1997 AREA trasmetteva al Presidente della
Commissione Consiliare Ambiente alcuni elaborati sull'attività
svolta dall'azienda, tra cui quello relativo al "Trattamento
sperimentale della frazione secca classificata e combustibile
derivante da rifiuti (CDR fluff) da utilizzarsi come
combustibile presso le Centrali Enel".
I medesimi elaborati, inviati anche al Presidente della
Commissione Consiliare Attività Economiche e ai componenti dei
suddetti organi collegiali, vennero forniti ai giornalisti
nella conferenza stampa del 3 ottobre 1997 al fine di
informare adeguatamente l'opinione pubblica sulla iniziativa
sperimentale in argomento.
Il 6 ottobre 1997 AREA stipulò un contratto con la Società
Consortile Pegaso con sede in Ravenna per i servizi di
stoccaggio, lavorazione, imballo e trasporto di frazione secca
di RSU preselezionati.
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Il 19 novembre 1997 AREA e Sea stipulavano un contratto
con l'obbligo per la Sea di garantire che il contenuto massimo
di sostanze putrescibili non fosse superiore al 6,5 per cento
(percentuale più restrittiva rispetto alla autorizzazione
della Provincia) e che i prodotti lavorati venissero conferiti
in impianto di termoutilizzazione indicato dalla Sea stessa o
in caso contrario assumendosi la stessa l'onere del ritiro e
del conferimento presso altro impianto idoneo.
A garanzia del contratto venne costituito a favore di AREA
una fidejussione da parte della Sea.
Fin dalla prima fase attuativa del contratto, AREA rilevò
che i campionamenti effettuati presentavano una quantità di
sostanze putrescibili superiore alla percentuale stabilita per
cui vennero disposte varie sospensioni dei conferimenti di
rifiuti solidi urbani a causa dell'inosservanza della Sea.
Per consentire la rilavorazione dei rifiuti, AREA fu
costretta a richiedere alla provincia di Ravenna una proroga
di sei mesi del provvedimento con cui era stata autorizzata
alla attività di stoccaggio provvisorio e smaltimento dei
rifiuti. Proroga concessa dalla provincia fino al 30 giugno
1998 con la conferma di tutte le prescrizioni del precedente
provvedimento.
Poiché perdurava lo stato di inadempienza della Sea
soprattutto in ordine alle date di ritiro e alla
individuazione dei luoghi di destinazione del materiale, AREA
comunicò alla provincia le difficoltà incontrate in sede di
attuazione del programma di smaltimento di rifiuti
evidenziando inoltre che l'Enel, a cui era destinata la
frazione secca per la termoutilizzazione, aveva dichiarato la
propria indisponibiltà ad accettare un materiale che non
rientrava nei parametri stabiliti.
AREA sospendeva i conferimenti dei rifiuti e su richiesta
degli Assessori all'ambiente del comune e della provincia di
Ravenna avviava un contenzioso con la Sea.
In questo periodo, nella notte tra il 19 e il 20 maggio
1998 si sviluppò l'incendio presso il capannone ubicato nella
menzionata località Bassette.
Al fine di completare nel più breve tempo possibile le
operazione di spegnimento e sgombro dell'area interessata onde
prevenire il crearsi di condizioni igienico-sanitarie nocive
per la salute pubblica, nell'apposita riunione tenutasi presso
la Prefettura di Ravenna il 2 giugno 1998, a cui presero parte
i rappresentanti del comune, della provincia di Ravenna nonché
i responsabili dell'AUSL, dell'ARPA, i Vigili del Fuoco e
rappresentanti dell'AREA si decise di trasportare i rifiuti
presenti nel sito in questione presso una discarica di
proprietà dell'AREA ubicata in Via Romea Nord a Ravenna. Il
trasporto fu curato dalla Fertildocks che operò sotto il
diretto controllo dell'Azienda Regionale Prevenzione e
Ambiente.
L'acqua salmastra utilizzata per lo spegnimento delle
fiamme è stata smaltita dalla Società Ambiente del capoluogo
mediante intercettazione, convogliamento in fogna e quindi al
depuratore comunale per lo stoccaggio e per il successivo
trattamento dopo effettuazione di opportuni campionamenti.
Per quanto attiene ai presunti accordi intercorsi per
l'esportazione dei rifiuti in Albania, la genericità degli
elementi forniti dall'interrogante non consente di rispondere
al riguardo.
Con riferimento, poi, ai rapporti contrattuali tra l'Enel
e la Sea, si fa presente che gli stessi sono stati smentiti
dalla Società Enel attraverso specifici comunicati stampa
pubblicati sui quotidiani a maggiore diffusione locale.
Si evidenzia, inoltre, che i tecnici della Usl competente
per territorio e della sezione provinciale dell'ARPA di
Ravenna hanno provveduto a tempestivi controlli sulla qualità
dell'aria e ne hanno seguito l'evoluzione per diversi giorni.
Da tali controlli è emerso che i valori dei microinquinanti
organo clorulati nei campioni analizzati di aria nell'area
interessata dall'incendio, risultano tutti inferiori alla
sensibilità analitica strumentale. Pertanto si può affermare
che i fumi non hanno originato nessun pericolo per la salute e
per l'ambiente. L'Azienda Regionale
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Prevenzione Ambiente, incaricata delle verifiche, ha escluso
qualsiasi inquinamento atmosferico ed idrico e non risulta la
presenza di residui di materiale radioattivo.
Per quanto attiene all'analisi dei materiali conferiti da
Milano, l'AREA attraverso il proprio laboratorio e l'ARPA di
Ravenna su richiesta della suddetta azienda, accertarono che
la qualità della frazione secca di RSU per le componenti di
acqua e sostanza organica, non era in genere rispondente ai
termini definiti dal contratto anche se il materiale solido
residuato dall'incendio, come rilevato dalla stessa ARPA in
sede di specifici accertamenti tecnici, poteva essere comunque
assimilato ai rifiuti solidi urbani.
Si conferma, infine, che il Nucleo Operativo Ecologico dei
Carabinieri di Bologna, delegato dall'Autorità giudiziaria,
unitamente a quello dell'Arpa, ha svolto un sopralluogo presso
la Società Fertildocks nel corso del quale sono stati
effettuati campionamenti di rifiuti.
La locale Magistratura ha aperto un'inchiesta volta ad
accertare le presunte origini dolose dell'incendio.
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