| SANDRA FEI. Signor Presidente, mi ritengo parzialmente
soddisfatta della risposta in parte per il ritardo con il
quale è stata data, in parte perché in essa si fa riferimento
solamente agli interventi formali dei nostri rappresentanti
del Ministero degli affari esteri, dei nostri rappresentanti
politici, che, recandosi sul posto, hanno avanzato le solite
doverose richieste e raccomandazioni sul rispetto dei diritti
umani; finora, purtroppo, con queste poche parole non si è
riusciti a modificare alcuna situazione. Non si è mai riusciti
ad avere una influenza o una incidenza determinante riguardo
ad un autentico rispetto dei diritti umani.
Devo dire che mi sarebbe piaciuto - forse sono una
idealista e forse mi aspetto veramente troppo - sentire che
finalmente vi erano delle posizioni su tali questioni; tanto
più da parte di questa maggioranza di sinistra che tanto si è
"fatta bandiera" dei diritti umani, come se fosse quasi
l'unica "proprietaria" di tale problema, mi sarei attesa un
nuovo modo di fare politica riguardo alle relazioni estere
proprio per riuscire ad ottenere tutti quei risultati che in
tanti anni l'occidente e in particolare l'Italia non sono
riusciti a conseguire. Sono risultati che il mondo si aspetta
rispetto a situazioni che i popoli oppressi e che subiscono
ingiustizie come quella citata nel mio atto di sindacato
ispettivo si aspettano di poter eliminare definitivamente!
Certo, le parole contano; certo è importante, quando un
ministro o un sottosegretario si recano o hanno contatti con
alcuni paesi, ribadire il grave problema dei diritti umani
formalmente, è anche importante però non limitarsi a cogliere
specifiche occasioni, come quella dei quattro dissidenti
incarcerati che ho richiamato nella mia interpellanza (i quali
sono stati condannati semplicemente per privarli della libertà
di espressione), ma avere una certa continuità politica su
tali questioni: una politica che non sia solamente fatta di
demagogia e che non sia una risposta demagogica ad alcune
richieste che a volte vengono formulate da questo
Parlamento.
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Approfitto dell'occasione odierna per mettere il dito
nella piaga rispetto ad una questione a mio avviso molto
grave, che in questi quattro anni di legislatura ho potuto
verificare insistentemente: mi riferisco al fatto che anche
questo Parlamento abbia prestato pochissima attenzione alle
questioni delle relazioni internazionali, di politica
internazionale e alle questioni relative ai diritti umani.
Poche volte siamo riusciti a fare delle battaglie giuste e
trasversali (in molti casi) su tali questioni; ciò è avvenuto
solamente in occasione dell'esame di alcuni disegni di legge
di ratifica, ma il più delle volte si sono fatte
considerazioni di senso politico più generale attinenti per lo
più di fatto ad altre questioni. Non vi è mai stata una forte
volontà di svolgere un dibattito serio sulla questione per
informare anche il popolo italiano su quelli che sono i
rapporti, le relazioni e le interconnessioni esistenti tra
l'Italia, l'Unione europea, il mondo occidentale ed il resto
del mondo, ma soprattutto sul grande divario esistente, che
vede aggravare le questioni dei diritti umani, tra la parte
nord e la parte sud del globo, ovvero tra i paesi sviluppati e
i paesi in via di sviluppo o decisamente sottosviluppati.
Il mio auspicio è che anche il Governo possa stimolare il
Parlamento nell'esame di tali questioni e che lo stesso
esecutivo possa dimostrare più costanza, determinazione e
chiarezza anche in una politica seria che riguardi tali
problematiche.
Sono molto contenta, peraltro, di poter svolgere questo
intervento alla presenza di alcuni rappresentanti della
Repubblica popolare cinese, perché credo che quello dei
diritti umani sia un tema di grande riflessione per tutti
(Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e
di Forza Italia).
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