| MARCO PEZZONI. Signor Presidente, questa interrogazione è
stata presentata un mese prima della interpellanza dei
colleghi Fei e Niccolini e il lasso di tempo intercorso ci può
consentire di valutare con equilibrio l'evoluzione o gli
arretramenti della situazione cubana sui diritti umani. Credo
che il ritardo nella risposta possa essere più utilmente
utilizzato per analizzare la situazione cubana che, dopo la
visita del Papa, risulta ancora contraddittoria, con alcune
aperture, ma anche con alcuni irrigidimenti.
Credo che abbia fatto bene il sottosegretario Intini a
darci una informazione su una situazione che per certi versi è
migliorata. Dei quattro dissidenti che sono stati incarcerati,
due - come ha detto il sottosegretario - sono in libertà
condizionata, uno è in un regime di semilibertà o di regime
carcerario morbido, ma l'imputato di punta del dissenso
cubano, cioè Vladimiro Roca - qui sta il punto -, è tuttora in
carcere a mille chilometri dalla propria famiglia a
dimostrazione che in un certo senso il regime cubano ha fatto
una scelta selettiva che riguarda quelli che sono più
pericolosi sul piano politico e quelli che, come Vladimiro
Roca, sono anche personalità illustri dal punto di vista
simbolico, poiché egli è il figlio del fondatore del
Partido socialista popular (il partito comunista cubano
precastrista) e fondatore a sua volta di due importanti
movimenti politici dell'attuale dissenso cubano, la
Corriente socialista democratica cubana e del Partido
social democrata cubano, che hanno la colpa di aver portato
avanti una linea assai importante (e credo condivisibile da
parte delle forze democratiche europee) sulle riforme e sulle
conquiste sociali ed economiche di Castro che essi vogliono
completare introducendo profonde riforme costituzionali sul
piano civile e democratico. Per intenderci, essi vogliono
raggiungere finalmente un pluralismo politico reale.
Molti hanno detto che, con la visita del Papa, la chiesa
cattolica intendeva creare una sorta di sponda strategica al
regime di Castro. Non credo che sia così. Credo piuttosto che
si sia trattato di un momento importante e storico di dialogo,
di sollecitazione ad una nuova apertura della situazione
politica cubana. Credo anche
Pag. 5
che questa strategia debba essere seguita con grande forza
dalla stessa Unione europea.
Il fatto che il sottosegretario ci dica che ultimamente da
parte dell'Italia, insieme ad altri paesi europei, si sia
finalmente passati da un atteggiamento di astensione ad uno di
maggiore interessamento, come dimostra l'approvazione della
mozione che stabilisce il ritiro dell'embargo unilaterale
degli Stati Uniti nei confronti di Cuba, è senz'altro un fatto
politico importante che andrebbe valorizzato tanto dalle forze
di maggioranza quanto dalle forze di opposizione presenti in
quest'aula.
Finalmente, da parte italiana ed europea si ha il coraggio
di dotarsi di una strategia politica di inclusione per Cuba e
per il suo futuro. Attraverso l'inclusione noi chiediamo un
cambio forte che porti ad una reale apertura democratica, ad
una transizione verso un pluralismo politico e ad una
situazione rispettosa dei diritti umani.
Signor sottosegretario, ci sono anche alcune novità.
Questa interrogazione a prima firma Valter Veltroni
naturalmente parla anche di coerenza sulle forme di
cooperazione. Il 1^ marzo 2000 si è tenuta una riunione su
Cuba dell'ONG internazionale ed europeo e dell'Unione europea.
Si rivendica una coerenza strategica perché la situazione
cubana, per quanto riguarda la sanità e la scuola, rischia di
arretrare se mancano gli aiuti europei. Credo che oggi sia
importante che ci sia una forte iniziativa politica italiana
ed europea perché si richieda, insieme ad una modificazione in
senso pluralistico della situazione politica e del regime
cubano, anche una forte presenza del volontariato, dell'ONG e
dell'aiuto umanitario da parte dell'Unione europea.
| |