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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


115484
STA0724-0026
Somm. e Sten. d'Aula n. 724 del 23 maggio 2000 (STA13-724)
(suddiviso in 310 Unità Documento)
Unità Documento n.26 (che inizia a pag.9 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.6)
SVOLGIMENTO: 2 - 01742; 3 - 03529; 2 - 00744; 3 - 04138; 3 - 05463; 2 - 02248; 3 - 03969; 2 - 02196; 3 - 03997; 3 - 04024; 3 - 04160; 3 - 04408. ...(Informazione del Parlamento sulla visita del ministro degli affari esteri in Corea del Nord del marzo 2000)
...SVOLGIMENTO: 2 - 01742; 3 - 03529; 2 - 00744; 3 - 04138; 3 - 05463; 2 - 02248; 3 - 03969; 2 - 02196; 3 - 03997; 3 - 04024; 3 - 04160; 3 - 04408. ...(Informazione del Parlamento sulla visita del ministro degli affari esteri in Corea del Nord del marzo 2000)
UGO INTINI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO GIOVANARDI
ZZSTA ZZRES ZZSTA230500 ZZSTA000523 ZZSTA000500 ZZSTA000000 ZZSTA724 ZZ13
    UGO INTINI,  Sottosegretario di Stato per gli affari
  esteri.  Signor Presidente, onorevole interrogante, il
  viaggio del ministro Dini in Corea del Nord del 27-29 marzo
  scorso si è svolto all'indomani dello stabilimento di
  relazioni diplomatiche tra Roma e Pyongyang avvenuto in
  gennaio.  L'Italia ha inteso, in questo modo, aprire un canale
  di comunicazione diretta con Pyongyang.  Gli obiettivi sono
  quelli di favorire l'integrazione della Corea del Nord nella
  comunità internazionale, contribuire al dialogo tra le due
  Coree, rilanciare le occasioni di contatto sul piano
  multilaterale e promuovere il dialogo su alcune tematiche di
  specifico interesse italiano (quali le armi chimiche).
     L'azione del Governo italiano si inserisce nel contesto
  degli sforzi compiuti da anni dalla comunità internazionale
  per ottenere da Pyongyang impegni nel campo della sicurezza
  regionale, tra cui la firma di un definitivo trattato di pace
  che superi l'armistizio del 1953 e la sottoscrizione di
  accordi contro la proliferazione nucleare, chimica e
  missilistica.  Tra questi, ricordo solo il più importante:
  l' Agreed framework  del 1994, con il quale è stato
  costituito un consorzio per la costruzione in Corea del Nord
  di due reattori nucleari in cambio della chiusura di vecchi
  impianti ove era più facile la produzione di materiali
  fissili.  Su quella base si è poi giunti alla creazione della
  Korean energy development organization (KEDO), i cui membri
  principali sono Corea del Sud, Giappone e Unione europea.
  L'Italia vi contribuisce per tre miliardi di lire.
     Un prezioso canale di dialogo è stato rappresentato dai
  colloqui tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord sui temi
  della non proliferazione, che hanno registrato alcuni
  importanti risultati e la cui prossima tornata si terrà a Roma
  dal 24 maggio.  Anche l'Unione europea ha avviato un dialogo
  politico con la Corea del Nord - l'ultimo incontro si è svolto
  a Bruxelles nel novembre 1999 - incentrato anche sulla
  questione dei diritti umani.
     I numerosi tavoli negoziali sembrano aver prodotto nel
  corso degli anni risultati utili, allontanando i rischi di
  conflitto armato e aprendo la porta a maggiori contatti
  politici, commerciali e culturali.  Appare, quindi, una felice
  ma non casuale coincidenza il fatto che alla visita del nostro
  ministro degli esteri in Corea del Nord sia seguito l'annuncio
  del prossimo storico incontro tra i Presidenti delle due Coree
  a Pyongyang, previsto per giugno, che potrebbe condurre a
  importanti risultati sulla via della distensione.
     Per quanto riguarda gli specifici punti sollevati
  nell'interrogazione dell'onorevole Selva, desidero precisare
  che le iniziative italiane sono state concordate con i
  principali alleati, in particolare, con gli Stati Uniti, il
  Giappone e la Corea del Sud.  Con Washington il Governo
  italiano ha proceduto sulla base di uno stretto coordinamento
  sin dal dicembre 1999, allorché a Firenze il segretario di
  Stato Albright espresse il pieno sostegno americano
  all'apertura diplomatica nei confronti della Corea del
  Nord.
     Anche le autorità di Seoul hanno sin dall'inizio sostenuto
  la nostra idea di
 
                              Pag. 10
 
  stabilire relazioni diplomatiche con la Corea del Nord e
  hanno fortemente incoraggiato l'iniziativa del nostro paese.
  Fu lo stesso ministro degli esteri sudcoreano a raccomandare
  al ministro Dini, nello scorso novembre - nell'incontro
  bilaterale svoltosi a margine del vertice OSCE di Istanbul -
  di recarsi in visita a Pyongyang dopo lo stabilimento delle
  relazioni diplomatiche.  Del resto lo stesso presidente
  sudcoreano Kim Dae-jung, eletto nel dicembre 1997, ha fatto
  della politica di apertura al nord il segno distintivo della
  sua presidenza.
     In seno all'Unione europea la questione ha formato oggetto
  di approfondite consultazioni nel gruppo di lavoro
  Asia-Oceania.  Sono già cinque i paesi membri dell'Unione che
  hanno relazioni diplomatiche con Pyongyang.  Il nostro ministro
  degli esteri ha poi informato i suoi colleghi europei sugli
  esiti della visita in Corea del Nord.
     Segnalo per completezza di informazione che la visita del
  ministro Dini è stata seguita dagli inviati di ANSA, TG e RAI
  GR, i quali, pur se formalmente accreditati nella delegazione
  italiana, hanno regolarmente svolto il loro lavoro
  giornalistico insieme a due operatori.
     Durante gli incontri a Pyongyang il ministro Dini ha
  rappresentato alla dirigenza nordcoreana le preoccupazioni
  dell'Italia e di tutta la comunità internazionale sui temi
  della non proliferazione, della accessione ai trattati di
  controllo delle armi chimiche e nucleari e dei diritti umani.
  Nei colloqui con il primo ministro e con il ministro degli
  esteri della Repubblica popolare democratica di Corea, il
  nostro ministro ha sottolineato in particolare tutti i motivi
  di carattere politico ed economico che militano a favore di un
  superamento dell'isolamento e di un sia pur graduale
  inserimento della Corea del Nord nella rete della
  collaborazione regionale e internazionale.
     Il ministro Dini ha quindi evocato l'urgenza di rivedere
  le priorità politiche di Pyongyang, in modo da destinare una
  maggiore quota delle risorse di quel paese al soddisfacimento
  delle esigenze essenziali della sua popolazione.  In terzo
  luogo, tenendo conto delle ataviche diffidenze dei
  nordcoreani, il ministro ha ipotizzato un sistema di garanzie
  che potrebbero essere prestate dalle grandi potenze,
  eventualmente nell'ambito delle Nazioni Unite, a sostegno di
  un nuovo patto di non aggressione tra il nord e il sud.  Le
  argomentazioni italiane sono state recepite dalla controparte
  con attenzione e interesse.
     La ragione principale della iniziativa nei confronti di
  Pyongyang non va ricercata sul piano economico, bensì sul
  terreno politico e della sicurezza.  L'Italia, i cui interessi
  e le cui responsabilità non si esauriscono in Europa e nel
  Mediterraneo, ambisce a continuare a svolgere un ruolo
  positivo nell'apertura ai paesi considerati "difficili" dalla
  comunità internazionale, quale è, senza dubbio, la Corea del
  Nord.  Riteniamo che il dialogo, come gli sviluppi degli ultimi
  mesi nella penisola coreana hanno confermato, meriti di essere
  perseguito nonostante difficoltà e diffidenze reciproche.  E'
  lecito ritenere che una politica di puro confronto sarebbe
  controproducente, acuendo i sospetti nordcoreani e spingendo
  quel paese verso posizioni oltranziste e di totale chiusura,
  suscettibili di produrre effetti devastanti sui delicati
  equilibri della regione.
     Mal si giustifica, in ogni caso, il paragone tra la Corea
  del Nord (Stato riconosciuto da tutto il mondo e membro delle
  Nazioni Unite) e Taiwan, con cui, peraltro, intendiamo
  proseguire nello sviluppo di più ampi rapporti economici,
  scientifici e culturali, purché ispirati al rispetto del
  principio dell'"unica Cina", sottoscritto dall'Italia nel 1970
  e da allora coerentemente mantenuto.
 
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