| MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, come già altri
colleghi hanno rilevato questa mattina, credo che bisognerebbe
giungere ad una definizione dell'efficacia dello strumento del
sindacato ispettivo, tra i pochissimi che restano ai
deputati.
Non a caso, la mia interrogazione risale al giugno 1999;
come ella stessa ha dichiarato, signor sottosegretario, le
operazioni sono già state compiute, la vendita è già avvenuta
e i 188-190 posti di lavoro della Breda Fucine meridionali di
Bari sono a rischio, al di là delle dichiarazioni rese dal
gruppo Lucchini, l'acquirente. Non torneremo - lo abbiamo
fatto più volte in Commissione attività produttive e, d'altra
parte, fa parte del nostro bagaglio politico e culturale - sul
giudizio espresso in ordine alla vicenda della
privatizzazione, quindi della dismissione e della vendita, di
questa fabbrica da parte della Finmeccanica, una fabbrica che
fu acquistata per 16 miliardi e che è stata svenduta per 9
miliardi: già questo dato la dice lunga sugli affari che
vengono fatti alle spalle e sulla testa del mondo del
lavoro.
Signor sottosegretario, lei ha affermato che molto lavoro
è stato decentrato all'indotto, alle piccole imprese
dell'hinterland barese; conosciamo tali vicende e sappiamo
quale ne sia la natura. Il lavoro viene dato ad aziende
piccole e piccolissime che non offrono alcuna garanzia di
tutela dei lavoratori che vi operano e che, d'altra parte,
contribuiscono al non mantenimento dei posti di lavoro
all'interno delle aziende stesse. Già oggi, a soli cinque mesi
dalla vendita (l'azienda è stata privatizzata il 1^ gennaio),
nonostante gli accordi contrattuali ed il riferimento
legislativo secondo il quale per tre anni il personale non
avrebbe dovuto avere problemi, si parla di 12 esuberi.
L'interrogazione aveva un intento preciso: poiché la Breda
è stata un'azienda a partecipazione statale, doveva essere
interesse dello Stato e del Governo partecipare ad essa
affinché i lavoratori venissero realmente tutelati. Già
l'indicazione dei tre anni è priva di significato: ammesso che
il posto di lavoro venga garantito per tale lasso di tempo -
come le ho detto, a soli cinque mesi dalla privatizzazione,
già non è così -, evidentemente fra tre anni ci troveremmo con
188-190 famiglie prive di lavoro in quella zona, nel
Mezzogiorno.
Altro che soddisfazione per la sua risposta, signor
sottosegretario, il giudizio
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è pesante. Cosa dirle? La ringrazio di aver risposto dopo
oltre un anno, ma il giudizio sull'operazione condotta da
Finmeccanica e, quindi, sull'assenso espresso in ordine a
questa bella liquidazione è negativo. Com'è noto, la Breda
aveva una relazione molto forte con le Ferrovie dello Stato
per il suo prodotto, essendo una tra le aziende più alte e
qualificate; se così non fosse stato, si sarebbe potuto
provvedere ad un aggiornamento e a trovare nuovi strumenti per
migliorare la fabbrica, ma ciò non sta avvenendo. Abbiamo la
netta sensazione, dopo aver parlato con i rappresentanti
sindacali persino ieri mattina, che negli ultimi mesi la
fabbrica la si stia lasciando andare. Questo è un ulteriore
disastro prodotto dalle operazioni di privatizzazione condotte
nel nostro paese.
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