| MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, devo anch'io proseguire
nella litania dei richiami al Governo affinché risponda ad
alcuni atti ispettivi. Mi riferisco a tre interrogazioni
rivolte al ministro degli affari esteri, una delle quali
concerne una questione davvero drammatica ed importante. Ho
chiesto infatti notizie sulla situazione della collettività
italiana in Eritrea. So che questa sera parleremo con il
sottosegretario Serri del conflitto tra l'Etiopia e l'Eritrea,
ma è veramente indegno di un paese civile che all'Asmara
migliaia di nostri connazionali siano stati lasciati, prima
ancora che intervenisse la situazione bellica, completamente
abbandonati, senza assistenza mutualistica, senza possibilità
di avere un ospedale (perché l'ospedale italiano è stato
requisito), senza un ambulatorio, senza godere in Eritrea di
quei diritti che essi hanno come cittadini italiani. A questo
proposito, quindi, una risposta il Governo deve darla, oltre
che a me, alla collettività italiana di quel paese.
La seconda interrogazione per la quale chiedo un riscontro
riguarda le decisioni abbastanza strane che il nostro Governo
sta prendendo in ambito africano. Recentemente, ad esempio, è
stata chiusa l'ambasciata italiana in Madagascar. Si può
obiettare che, in fondo, il Madagascar è una nazione
marginale, ma la nostra ambasciata seguiva anche altri paesi,
ad esempio l'isola di Mauritius, dove ogni giorno si recano in
vacanza migliaia di italiani. Ebbene, quell'ambasciata è stata
chiusa ed è stata trasformata in un consolato onorario (cioè
senza struttura) e i paesi che ho ricordato sono stati
collegati al Sudafrica. A questo punto la nostra ambasciata a
Pretoria deve seguire la bellezza di sei nazioni diverse
dell'Africa: immaginate come un'unica ambasciata
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possa seguire questi paesi se negli stessi accadesse qualcosa
a degli italiani. E' abbastanza incredibile che si voglia fare
diplomazia all'estero e soprattutto seguire gli interessi dei
nostri connazionali in questo modo.
La terza interrogazione che mi permetto di segnalare
(perché se non arriverà la risposta affermerò pubblicamente
che il Ministero degli affari esteri vuole prenderci in giro)
riguarda la chiusura del consolato di Locarno. Questo problema
sembra marginale, ma lo è abbastanza poco per gli oltre 13
mila italiani i quali risiedono nella zona di Locarno che, pur
essendo effettivamente ai confini con l'Italia, vivono in
Svizzera e necessitano di ogni assistenza, anche dal punto di
vista dell'anagrafe. Tramite il viceconsolato di Locarno (che
tra l'altro è ubicato in un immobile di proprietà della
collettività italiana che costa pochissimo) quest'assistenza
potrebbe essere fornita. Invece lo si chiude obbligando quegli
italiani a fare decine di chilometri per recarsi presso un
altro consolato senza tenere conto del fatto che se si
volessero risparmiare dei soldi basterebbe avvalersi di
cittadini italiani, magari risiedenti nel nostro paese, i
quali potrebbero recarsi a Locarno, che dista 15 chilometri
dal confine italiano, anche ogni giorno, ad un costo molto
inferiore.
Faccio quest'ultima sollecitazione perché è noto che il
consolato italiano verrà chiuso nel mese di ottobre, se non
interverranno prima decisioni da parte del Ministero.
Evidentemente si vuole rispondere a chiusura del consolato già
avvenuta.
In conclusione, aggiungo che ritengo in particolare
doverosa un'immediata risposta da parte del ministro alla
prima interrogazione da me richiamata, relativa alla nostra
collettività in Eritrea.
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