| ALBERTO SIMEONE. Signor Presidente, chiedo alla Presidenza
di sollecitare la risposta alle interrogazioni da me
presentate riguardanti l'Iraq.
Stiamo attraversando un periodo certamente non felice per
quanto riguarda la politica estera, ma penso che ciò che si
sta verificando nell'area mediorientale e che si incentra,
soprattutto, sulla questione irachena imponga una risposta da
parte del Governo. La mia richiesta non è intesa a conoscere
soltanto quale sia la politica estera italiana nell'area
mediorientale, che sta vivendo un momento così drammatico, ma
anche quali siano gli intendimenti della politica estera
italiana in relazione ad un paese, l'Iraq, che sta pagando in
maniera veramente tragica i bombardamenti che quotidianamente
si abbattono su di esso ad opera degli angloamericani.
Riflessioni serie e profonde vengono imposte anche dalle
dimissioni a catena di funzionari dell'ONU, verificatesi negli
ultimi tempi, a partire dal gennaio 2000; riflessioni ancora
più serie vengono imposte non solo dalla situazione sanitaria,
di una precarietà senza fine, ma anche dalla morte di ben 28
mila bambini nel solo mese di gennaio del 2000.
Si tratta di una situazione che va oltre ogni drammatica
previsione. Ritengo che la politica estera italiana dovrebbe
fare determinate valutazioni, ma dovrebbe anche provvedere ad
un cambiamento di rotta se deve essere improntata non solo al
rispetto dei diritti umani, che vengono violati continuamente
in quel paese, così come in altre zone dell'area mediorientale
(per non parlare dell'Africa), ma anche al rispetto dei
diritti dei singoli Stati dell'area mediorientale.
Diversamente, una politica estera che non si sostanzi in
questi atti, certamente non sarebbe propria di un Governo
serio; essa dovrebbe privilegiare il rispetto di ogni singolo
Stato, al di là del regime esistente.
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