| UMBERTO VERONESI, Ministro della sanità. Credo che
l'onorevole Cavanna Scirea abbia fatto riferimento ad un mio
breve intervento svolto occasionalmente in un'altra
circostanza, in cui sono stato interpellato non in qualità di
ministro, ma come medico, come chirurgo che ha passato la vita
nel mondo della sofferenza. Ho detto semplicemente quel che
ripeto oggi, vale a dire che una persona che è in una
condizione di profondo dolore desidera vivere nella propria
intimità, non desidera avere gente intorno. Vuole concentrarsi
su se stessa, nel proprio profondo, nella propria filosofia di
vita e tutt'al più scambiare qualche parola con chi le è
vicino: amici o congiunti. Questo è ciò che ho detto, lo
ripeto e ne sono convinto.
Detto questo, voglio dire che non ho fatto alcun rilievo
sul comitato di bioetica, anzi ho detto semplicemente che
dinanzi al dilemma se intervenire o non intervenire, di regola
il comitato di bioetica si esprime a favore dell'intervento
perché è eticamente molto difficile negare una chance
anche piccola di guarigione e di sopravvivenza quando
dall'altra parte della bilancia non c'è niente. Questo lo dico
perché non so se lei lo sa ma io ho fondato nel 1972 il primo
comitato di bioetica in Italia, e l'ho presieduto per
vent'anni; sono ancora uno dei grandi sostenitori
dell'importanza dell'eticità della medicina. Dunque non mi
permetterei mai e poi mai di criticare l'operato di un
comitato di bioetica in Italia, qualsiasi esso sia (e in ogni
caso non è questo il mio compito soprattutto come medico,
visto che sono stato interpellato in tale veste), perché
ritengo che i comitati di bioetica abbiano una funzione molto
importante e determinante nel futuro di un paese che voglia
crescere in civiltà.
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