| ORLANDO. - Al Ministro per le riforme istituzionali.
- Per sapere - premesso che:
il giorno 24 maggio 2000 il presidente della regione
Lombardia, dottor Roberto Formigoni, ha imposto ai componenti
della giunta regionale da lui presieduta di pronunciare il
seguente giuramento: "Giuro di essere fedele alla Lombardia e
al suo popolo, di osservare lealmente lo Statuto e le sue
leggi nel rispetto della Costituzione e di adempiere ai miei
doveri nell'interesse esclusivo dei cittadini";
tale giuramento non era previsto né dalle leggi della
Repubblica né dallo Statuto regionale;
a una formula pressoché analoga di giuramento aveva
indotto i suoi assessori, qualche giorno prima, il presidente
della regione Liguria, appartenente alla stessa formazione
politica di Formigoni;
altri presidenti di regioni militanti anch'essi nello
stesso partito, come il presidente della regione Piemonte, si
sono rifiutati di seguirne l'esempio, in nome del senso dello
Stato;
nei giorni che precedettero i due "giuramenti" in
oggetto era stata accreditata la voce di un coordinamento tra
le
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cinque regioni del nord a maggioranza polista (Piemonte,
Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia);
tale coordinamento potrebbe sfociare in un'azione comune
o addirittura ostile alle altre regioni del centro e del sud
d'Italia;
la presidente della regione Umbria, onorevole Maria Rita
Lorenzetti, ha denunciato in tale preannunciato coordinamento
una rottura della collaborazione fra tutte le regioni decisa
cinque anni fa per definire un progetto di federalismo;
le regioni del nord hanno dichiarato in diversi ma
convergenti testi che "i governi regionali legittimi saranno
la vera opposizione a un governo nazionale non
legittimato";
contro questi pronunciamenti eversivi, finora soltanto
verbali, si sono levati i moniti delle più alte cariche dello
Stato;
da ultimo, l'invito del Quirinale ai presidenti delle
regioni per il 4 giugno a Roma è stato snobbato dai presidenti
Formigoni e Galan -:
quali iniziative il Governo nazionale intenda assumere
affinché, nella realizzazione del federalismo solidale che è
alla base dei nuovi comuni valori costituzionali, non siano
compiute fughe in avanti, tese a costituire posizioni di
privilegio regionale o interregionale, capaci di mettere a
dura prova l'unità dello Stato e la pacifica convivenza e lo
sviluppo della comunità nazionale.
(3-05718)
(30 maggio 2000)
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