| La Commissione prosegue l'esame congiunto rinviato, da
ultimo, il 15 marzo 2000.
Renzo INNOCENTI, presidente, ricorda che nella
seduta del 15 marzo 2000 la Commissione deliberò di richiedere
al Governo l'invio di tre distinte relazioni tecniche sugli
effetti finanziari recati dalle proposte di legge,
rispettivamente, in materia di indicizzazione delle pensioni,
di perequazione e cumulabilità delle pensioni e di
reversibilità. L'invio delle relazioni è stato da lui
sollecitato con lettera al Ministro per i rapporti con il
Parlamento del 23 maggio scorso, ma a tutt'oggi il Governo non
ha trasmesso i dati richiesti.
Si tratta di una deprecabile situazione, che la
Commissione purtroppo non sperimenta per la prima volta. In
questo, come nei casi precedenti, si assiste ad una forzata
interruzione del procedimento legislativo e ad una sostanziale
lesione delle prerogative parlamentari.
Vi è da aggiungere, inoltre, che sui temi all'ordine del
giorno il Governo ha fatto mancare non solo i dati contabili
richiesti, ma più in generale qualunque contributo ai lavori
della Commissione. Non può pertanto che stigmatizzare il
comportamento dell'Esecutivo.
Vassili CAMPATELLI (DS-U), relatore, si associa
alle considerazioni del Presidente. Rileva che il mancato
invio delle relazioni tecniche priva la Commissione di dati
essenziali e sottolinea l'esigenza di comprendere se i temi
affrontati dalle
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proposte di legge si inseriscano o meno negli indirizzi
programmatici dell'Esecutivo. Quest'ultimo chiarimento diventa
indispensabile alla luce del fiorire in queste ultime
settimane di un acceso dibattito, sviluppatosi anche a livello
istituzionale, sulle prospettive del sistema previdenziale
italiano.
Mario Lucio BARRAL (gruppo misto) prende atto che,
finalmente, la Commissione ha ritenuto di avviare l'esame
della sua proposta di legge n. 3861, sia pure a distanza di
più di tre anni dall'entrata in vigore delle disposizioni
della legge n. 662 del 1996, che ha fatto salvi gli effetti
del decreto-legge 30 settembre 1996 n. 508, non convertito nei
termini costituzionali.
Le osservazioni critiche del Presidente e del relatore nei
confronti del Governo, tuttavia, suscitano preoccupazione: se
neppure autorevoli esponenti della maggioranza parlamentare
riescono a trovare ascolto presso il Governo, si può dubitare
della effettiva volontà di proseguire l'esame del
provvedimento.
Si sofferma, poi, sulle disposizioni legislative che,
vietando di cumulo fra pensione e redditi da lavoro, hanno
rappresentato, a suo modo di vedere, un grande errore di
politica legislativa. E' infatti assurdo chiedere ai
lavoratori, in specie agli artigiani, di versare contributi
per 35 o 37 anni per conseguire il diritto alla pensione e poi
impedirne di fatto l'esercizio attraverso il divieto di
cumulo. Come era facile prevedere, questa contraddittoria
disciplina ha finito per incentivare fortemente il lavoro nero
da parte dei pensionati, con conseguenti effetti negativi
sulla finanza pubblica.
Occorre pertanto ripristinare quanto prima la legislazione
anteriore al 30 settembre 1996, restituendo ai lavoratori, e
in particolare agli artigiani, la libertà di lavorare anche
dopo il pensionamento, adempiendo i propri obblighi
contributivi e tributari e contribuendo in tal modo al
benessere del Paese. Chiede pertanto al Presidente e al
relatore di farsi interpreti di tale esigenza.
Mauro MICHIELON (LNP) osserva che i dati finanziari
richiesti al Governo sono effettivamente indispensabili per
concludere l'esame in sede referente delle proposte di legge.
Precisa, tuttavia, che in materia di cumulo fra pensione e
redditi dal lavoro la Commissione può contare su informazioni
già dettagliate, desumibili dai bilanci degli enti di
previdenza.
Tenendo conto di questo elemento e della fase in cui è
giunta la legislatura, propone di privilegiare l'esame delle
proposte di legge nn. 3861 ed abbinate, che hanno un impatto
finanziario più limitato rispetto alle altre e sono in grado
di salvaguardare l'occupazione in tutte le aziende che, sulla
base della legislazione vigente, verrebbero chiuse all'atto
del pensionamento del titolare.
Non intende certo affermare che le iniziative in materia
di indicizzazione delle pensioni e di reversibilità siano di
minor conto e si rammarica che la sua proposta non
consentirebbe l'immediato esame della proposta di legge di
iniziativa popolare n. 6098. Ritiene, tuttavia, che la
Commissione debba necessariamente adottare un atteggiamento
pragmatico.
Antonio PIVA (FI) giudica eccessivo lo spettro di
argomenti che la Commissione ha deciso di affrontare. Proprio
la diversità dei settori di intervento individuati dalle
proposte di legge può aver rappresentato un ostacolo per il
Governo nella predisposizione delle relazioni tecniche
richieste.
Condivide, quindi, la proposta del deputato Michielon di
privilegiare il tema del divieto di cumulo, perché in tal modo
sarebbe possibile superare un istituto che obiettivamente
danneggia le imprese e favorisce il lavoro nero.
Osserva peraltro che sarebbe altrettanto importante
eliminare le disposizioni che stabiliscono una percentuale di
perequazione ridotta per le pensioni di importo più elevato.
Si tratta, infatti, di disposizioni che determinano, come nel
caso dei trattamenti liquidati dall'INPDAI, pesanti
conseguenze a carico di lavoratori che si trovano già a
percepire pensioni di
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importo notevolmente ridotto rispetto alla retribuzione di
cui godevano mentre erano in attività.
In sostanza suggerisce che in questa fase si intervenga
solo sulle più macroscopiche storture introdotte dalle più
recenti modifiche legislative e che hanno determinato impatti
particolarmente negativi sulle imprese e sui lavoratori.
Pietro GASPERONI (DS-U) prende atto che l'assenza delle
relazioni tecniche complica enormemente il lavoro della
Commissione. Sul merito delle proposte di legge, ricorda che
la legge n. 335 del 1995 ha posto alla base del risanamento
finanziario del sistema previdenziale lo sganciamento delle
pensioni dalla dinamica delle retribuzioni. Il medesimo
indirizzo legislativo, peraltro, è perseguito anche in Francia
e in Germania ed è già parte della legislazione vigente in
Svezia.
Pertanto, ripristinare l'adeguamento delle pensioni alla
dinamica retributiva (per di più limitatamente ai dipendenti
pubblici) significherebbe porre in discussione l'intero
impianto della legge n. 335.
Riguardo al divieto di cumulo, osserva che esso concerne
prevalentemente le pensioni di anzianità liquidate con il
sistema retributivo. A regime infatti, il sistema contributivo
opererà in base a regole diverse, mentre già ora le pensioni
di vecchiaia (alle quali sono equiparate le pensioni di
anzianità una volta che il titolare raggiunga l'età
pensionabile) sono soggette ad un regime meno stringente. Le
norme sul cumulo con i redditi da lavoro, inoltre, tengono
conto del fatto che le pensioni di anzianità sono espressione
di un principio solidaristico: da qui l'obiettivo di
disincentivarle anche attraverso il divieto di cumulo, che
sembra abbia sortito i suoi effetti.
Ciò premesso, si dichiara persuaso del fatto che la
disciplina del cumulo non funzioni al meglio. Proprio questa
convinzione lo ha indotto a presentare, insieme ad altri
deputati, una proposta di legge che mira a superare il divieto
di cumulo attraverso una disciplina che renda conveniente,
tanto per il pensionato che prosegue l'attività lavorativa
quanto per il datore di lavoro, operare nel rispetto delle
leggi e senza che venga alterato il principio della libera
concorrenza fra le imprese. Il prelievo contributivo sui
redditi percepiti dai pensionati viene poi destinato a fini
solidaristici.
Ritiene che questa proposta di legge possa costituire un
utile terreno di discussione.
Fedele PAMPO (AN) giudica irresponsabile il
comportamento del Governo, che ancora una volta determina
ritardi sul procedimento legislativo.
Ricorda che negli ultimi anni la legislazione in materia
previdenziale si è ispirata quasi esclusivamente al principio
della riduzione della spesa per pensioni. Sono state perciò
varate disposizioni, costituzionalmente illegittime, che
penalizzano i lavoratori, promuovono una svendita del
patrimonio immobiliare degli enti di previdenza e riducono
l'apporto dello Stato nel finanziamento degli oneri di natura
assistenziale che gravano sugli enti stessi.
Se l'esigenza di correggere tali disposizioni non fosse
raccolta dal Parlamento, si alimenterebbe una volta di più la
sfiducia dei cittadini. Le risorse finanziarie da destinare a
tale fine, d'altro canto, potrebbero tranquillamente essere
recuperate attraverso la riduzione degli oneri impropri che
gravano sul sistema previdenziale.
Circa il metodo che la Commissione deve seguire nei suoi
lavori, suggerisce che il relatore si incarichi di predisporre
un testo nel quale trovino spazio tutti e tre le linee di
intervento seguite dalle proposte di legge. Su tale testo
sarebbe poi opportuno audire gli enti di previdenza,
ricavandone informazioni che andrebbero ad aggiungersi a
quelle delle relazioni tecniche che i singoli gruppi dovranno
poi sollecitare al Governo.
Mario Lucio BARRAL (Misto), chiede se sia la prima
volta che viene esaminata una proposta di legge di iniziativa
popolare. Domanda inoltre chi siano i promotori della proposta
di legge n. 6098.
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Renzo INNOCENTI, presidente, ricorda che già in
altre occasioni sono state esaminate proposte di legge di
iniziativa popolare e assicura che al deputato Barral saranno
fornite le informazioni da lui richieste.
Rileva, poi, come la discussione abbia messo in luce
l'opportunità di specificare quale sia l'orientamento dei
diversi gruppi in ordine al complesso degli argomenti
affrontati dalle proposte di legge. Quest'oggi, infatti,
ciascun intervenuto ha posto l'accento su un tema diverso.
Personalmente, richiama l'attenzione sul rilievo sociale della
riforma delle pensioni di reversibilità.
In altri termini, non sembra che siano maturate le
condizioni perché la Commissione compia una scelta definitiva
sugli argomenti da affrontare in via prioritaria. A tal fine,
gli appare necessario un confronto con il Governo.
Proporrà pertanto all'Ufficio di Presidenza di
calendarizzare almeno un'altra seduta da dedicare all'esame
congiunto delle proposte di legge.
Vassili CAMPATELLI (DS-U) relatore, rileva a sua
volta come il dibattito odierno abbia messo in evidenza che
non vi è un orientamento unanime sulle priorità legislative in
materia previdenziale. Su questo aspetto, dunque, occorreranno
ulteriori approfondimenti, nell'ambito di un confronto che
conosca il contributo di tutti.
Desidera sottolineare sin d'ora, però, che individuare
delle priorità significa in buona sostanza selezionare alcune
proposte di legge a scapito delle altre. Scelta non facile,
non fosse altro perché le proposte di legge sono frutto di
impostazioni politiche sensibilmente diverse e ambiscono ad
incidere in modo differenziato sul sistema previdenziale. Ad
esempio, il deputato Pampo ha giustamente affermato che le
proposte di legge a firma dei deputati del suo gruppo
costituiscono altrettanti tasselli di un quadro complessivo e,
pertanto, non sono suscettibili, a suo modo di vedere, di un
esame separato.
Dal suo punto di vista ciò che è importante è che, una
volta prescelto un metodo di lavoro, la Commissione vi si
attenga.
Renzo INNOCENTI, presidente, condivide il punto
di vista di relatore. Si adopererà perché nella prossima
seduta sia assicurata la presenza di tutti i gruppi e di un
rappresentante del Governo, non solo per avere informazioni
sullo stato delle relazioni tecniche richieste, ma anche per
acquisire l'orientamento dell'Esecutivo sui temi all'esame
della Commissione.
Rinvia ad altra seduta il seguito dell'esame.
La seduta termina alle 12.10.
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