| VINCENZO MARIA VITA, Sottosegretario di Stato per le
comunicazioni. In merito al problema di grande delicatezza
posto dall'onorevole Volontè, abbiamo fatto una verifica
piuttosto attenta nel nostro ruolo di Ministero vigilante che
non si sottrae alle proprie responsabilità, ma si muove nei
confini che la normativa gli attribuisce.
In merito al problema dei licenziamenti che sarebbero
stati attuati "in massa" (come si dice nel testo
dell'interrogazione) e "sulla base di generici e sommari
accertamenti", la società Poste, da noi sollecitata al
riguardo, ha precisato di aver adottato la sanzione estrema
del licenziamento solo raramente e nei confronti di quei
lavoratori resisi responsabili di gravi violazioni dei doveri
d'ufficio, in particolare nel comparto del recapito che, com'è
noto, rappresenta un settore di vitale e strategica importanza
per la qualità, l'efficienza ed il rilancio dei servizi
dell'azienda postale.
Nell'area campana, in particolare, le Poste italiane hanno
comunicato di aver proceduto al licenziamento di nove
dipendenti ai quali era stata contestata la responsabilità di
avere permesso l'accumulo di macroscopiche quantità di
corrispondenza, di aver omesso la consegna della posta
prioritaria (servizio introdotto proprio allo scopo di
rilanciare l'immagine di celerità nel recapito e così
compromessa per tanti anni), di non aver esercitato doveri di
vigilanza o di esercizio di poteri direttivi, di aver inviato
al macero corrispondenza che avrebbe dovuto invece essere
recapitata; in una parola, di aver causato ovvero di non aver
impedito il verificarsi di quei disservizi che tante
giustificate proteste provocano da parte degli utenti e della
collettività in generale.
Com'è naturale, in tali casi si è anzitutto proceduto
all'effettuazione di un'apposita inchiesta ispettiva volta ad
accertare la reale dinamica dei fatti contestati nonché le
precise responsabilità degli interessati e, prima di procedere
al licenziamento, sono state effettuate le contestazioni
previste dall'articolo 7 della legge 20 maggio 1970, n. 300, e
sono state scrupolosamente osservate le disposizioni contenute
negli articoli 30, 32 e 34 del contratto collettivo nazionale
di lavoro, dove esplicitamente vengono indicati i doveri dei
dipendenti e le conseguenze disciplinari derivanti dalla loro
inosservanza, nell'ovvio rispetto della gradualità e della
correlazione tra la gravità delle inadempienze commesse e le
sanzioni comminate.
D'altra parte, è ferma intenzione della società Poste
contrastare e rimuovere ogni comportamento atto a provocare
ritardi o, peggio, omessa consegna della corrispondenza da
parte dei propri dipendenti nella consapevolezza che la
mancanza di rigore
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nell'arginare tali fenomeni potrebbe costituire la premessa
per il verificarsi di inadempienze più gravi e nel contempo
potrebbe provocare negli addetti aspettative di impunità per
comportamenti analoghi.
Quanto ai provvedimenti adottati, definiti "fotocopie", le
Poste hanno precisato che eventuali analogie sono
verosimilmente da addebitare alle somiglianze effettivamente
esistenti nelle situazioni prese in esame e dalla conseguente
sostanziale corrispondenza nella natura delle sanzioni
disciplinari irrogate.
In riferimento al penultimo punto dell'atto di sindacato
ispettivo in esame, è bene rammentare che per effetto della
più volte citata trasformazione delle Poste in società per
azioni, avvenuta il 28 febbraio 1998, le eventuali perdite di
gestione non gravano più, come nel passato, sui conti dello
Stato, mentre a compensazione di parte del costo complessivo
che grava sull'azienda, a fronte del servizio universale reso
alla collettività e l'obbligo di esecuzione del servizio
postale su tutto il territorio nazionale e non solo nelle aree
più remunerative, continuano ad essere riconosciuti alcuni
benefici, diretti ed indiretti, peraltro in linea con le
disposizioni comunitarie ed interne, in mancanza dei quali
l'universalità del servizio non potrebbe essere assicurata.
A completamento dell'informazione, voglio sottolineare che
la perdita registrata nell'esercizio 1998, corrispondente alle
previsioni del piano di impresa 1998-2002, è stata di 2.649
miliardi di lire. Si tratta di un dato significativo, che
rende evidente la necessità di una rigorosa verifica delle
sacche di inefficienza, ai fini della loro rimozione.
La riforma del sistema postale è un traguardo
fondamentale; stiamo cercando di lavorare con il massimo
impegno per realizzarlo, per il bene del nostro paese.
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