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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


118302
STA0731-0019
Somm. e Sten. d'Aula n. 731 del 1 giugno 2000 (STA13-731)
(suddiviso in 85 Unità Documento)
Unità Documento n.19 (che inizia a pag.6 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.17)
SVOLGIMENTO: 2 - 02401; 2 - 02430; 2 - 02407; 2 - 02429; 2 - 02442. ...(Carenza di manodopera agricola nel Mezzogiorno)
...SVOLGIMENTO: 2 - 02401; 2 - 02430; 2 - 02407; 2 - 02429; 2 - 02442. ...(Carenza di manodopera agricola nel Mezzogiorno)
DOMENICO IZZO.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LORENZO ACQUARONE
ZZSTA ZZRES ZZSTA010600 ZZSTA000601 ZZSTA000600 ZZSTA000000 ZZSTA731 ZZ13
    DOMENICO IZZO.  Signor Presidente, signor rappresentante
  del Governo, mi sono determinato a presentare questo atto di
  sindacato ispettivo poiché ho la sensazione, anzi, direi la
  certezza, che alcuni aspetti legati al tema generale del
  lavoro in agricoltura nel Mezzogiorno siano affrontati e
  valutati in modo ingiustamente ideologico.
     Io provengo da una regione nella quale vi è un'agricoltura
  di avanguardia, soprattutto nella piana del Metapontino, dove
  vengono coltivati a fragoleto circa 700 ettari di terreno.
  Basti pensare che per coltivare ciascuno di questi 700 ettari
  necessitano dalle 600 alle 700 giornate lavorative: una
  moltiplicazione renderebbe facile comprendere la mole di
  manodopera occupata solamente in questo settore.  A questo si
  deve aggiungere l'importante settore della frutta
  primaverile-estiva di varietà precoce e si deve ulteriormente
  aggiungere il fatto che in alcune regioni tipicamente
  frutticole d'Italia per l'elevato costo di produzione si è
  smesso di produrre pesche, albicocche, susine ed altro.
  Dunque, queste produzioni si sono delocalizzate verso il
  Mezzogiorno d'Italia e verso la Basilicata ed il Metapontino
  in particolare.
     In definitiva, signor rappresentante del Governo, si
  verifica un estremo paradosso per cui, mentre abbiamo - e
  l'abbiamo davvero - una disoccupazione a due cifre molto
  preoccupante, per lo svolgimento di tantissimi lavori non
  abbiamo manodopera sufficiente, con il risultato che alcune
  colture non vengono effettuate, proprio perché manca la
  possibilità di eseguire le necessarie cure colturali.
     Devo dire, a questo proposito, che la vera disoccupazione
  del Mezzogiorno è quella di tipo intellettuale, poiché
  esistono molti giovani che hanno conseguito un titolo di
  studio, per il quale si sono impegnati, e che legittimamente
  aspirano a svolgere un lavoro coerente con gli studi fatti,
  mentre si è portati sempre a ritenere che quello legato
  all'agricoltura sia un lavoro "vile" o comunque non
  qualificato.
     Signor Presidente, tenga conto che chi dirada le piante o
  raccoglie la frutta può provocare all'azienda danni
  incalcolabili, perché staccare dalla pianta, nella fase del
  diradamento, il frutto sbagliato significa incidere in modo
  pesante sulla qualità finale del prodotto, così come durante
  la fase delicatissima della raccolta essere incapaci di
  discernere il frutto che va staccato da quello che non va
  staccato significa mandare sul mercato o un frutto acerbo,
  sgradito al consumatore, che pesa di meno, è meno colorito, ha
  meno zuccheri e quindi è anche meno salutare e utile per chi
  lo mangia, oppure, al contrario, lasciare sulla pianta un
  frutto che va raccolto e che, trascorso anche un solo giorno,
  tende a "smaturare", per cui perde acqua e non può più essere
  trasportato ed avviato ai mercati.  Tutte queste operazioni
  vanno fatte in una frazione di secondo: infatti, l'operatore,
  che deve essere altamente professionalizzato, deve poter
  decidere in una frazione di secondo dove deve dirigere la sua
  mano.  Non è un lavoro pesante, ma è un
 
                               Pag. 7
 
  lavoro da specialisti.  Allora non capisco perché non si
  voglia estendere il lavoro interinale al settore
  dell'agricoltura, per il quale sembra un abito tagliato su
  misura.  Se si considera che in agricoltura è tipica la
  stagionalità di tanti interventi lavorativi; se si considera
  l'estrema varietà pedoclimatica del nostro paese, per cui
  questa stagionalità si moltiplica nelle varie regioni
  d'Italia, c'è da chiedersi che cosa impedirebbe l'intervento
  di agenzie specializzate, alle quali dobbiamo chiedere
  certamente che venga garantito il salario contrattuale ed alle
  quali altrettanto certamente dobbiamo chiedere che i
  lavoratori siano adeguatamente assicurati e che i loro
  contributi previdenziali vengano regolarmente versati.  Perché
  dobbiamo impedire che esistano queste agenzie che possono
  rappresentare un'interfaccia fra la domanda e l'offerta del
  lavoro e possono coprire l'arco delle varie stagioni, fornendo
  un lavoro pressoché continuo ai lavoratori ed assicurando lo
  svolgimento di determinante operazioni colturali, nel periodo
  giusto, alle imprese che si occupano di questo tipo di
  coltivazione?
     Vi sono alcuni paradossi fra i quali anche la possibilità
  di utilizzare manodopera extracomunitaria.  Assistiamo ad un
  atteggiamento spesso xenofobo da parte della destra, e a tale
  proposito devo rilevare che gli immigrati, dalla destra,
  vengono considerati - signor Presidente, mi scusi la
  similitudine - come un vasino da notte: quando scappa la pipì,
  lo si cerca affannosamente, ma dopo averla fatta, visto che
  manda cattivo odore, lo si mette quanto più lontano possibile.
  Questa è la considerazione degli immigrati che hanno alcuni
  nostri onorevoli colleghi della destra e della Lega.  Invece, è
  vero il contrario: in tutti i paesi in cui vi è stata
  immigrazione, a crescere e svilupparsi è stato principalmente
  il paese e successivamente anche gli immigrati, quelli che
  hanno avuto voglia di lavorare e capacità e inventiva per
  sapersi inserire.
     Signor Presidente, nel Mezzogiorno, in particolare in
  alcune regioni che hanno una disoccupazione rilevante, accade
  che i lavori agricoli non li voglia fare più nessuno.
  Pertanto, dovremmo rinunciare ad un settore economico ancora
  importante per quelle zone e che incide sulla produzione della
  ricchezza e sulla bilancia commerciale agroalimentare del
  nostro paese.  Infatti, se dovessimo essere costretti ad
  importare ulteriori quantità di derrate agricole,
  provocheremmo un danno enorme al nostro paese, perché
  impediremmo lo sviluppo sia della produzione sia dell'indotto
  che ruota intorno all'agricoltura.  Va tenuto conto che
  impiantare un ettaro di fragoleto costa circa 60 milioni di
  lire, le quali vanno a vantaggio di chi produce gli archi
  delle serre, la plastica per coprirle, le piantine, i
  trattori, i fertilizzanti, i fitofarmaci, e così via.  In
  pratica, l'indotto che ruota intorno a questo importante
  settore fattura migliaia di miliardi e, se dovesse venir meno
  la produzione, ne risentirebbe sfavorevolmente anche
  l'economia di altre regioni d'Italia dove non si fa
  agricoltura ma altro.
     La domanda è d'obbligo: perché mai non dovremmo avere a
  cuore le sorti di questo settore che produce bene e con una
  professionalità che ci viene invidiata dagli altri paesi
  europei?  E' vero che vi sono paesi "rampanti" che producono
  forse anche più di noi, ma sul piano della sicurezza
  alimentare, della genuinità e della salubrità dei prodotti
  ritengo che le produzioni italiane non abbiano nulla da
  imparare da nessuno.
     Signor Presidente, signor rappresentante del Governo,
  abbiamo tentato, con uno strumento legislativo, di estendere
  il lavoro interinale al settore agricolo.  Lo abbiamo fatto in
  modo maldestro con la legge n. 196 del 1997, che, all'articolo
  1, comma 3, dà la possibilità di sperimentare il lavoro
  interinale in agricoltura e nell'edilizia.  Abbiamo fatto un
  nuovo tentativo con l'articolo 64 della legge finanziaria per
  il 2000 - la legge n. 488 del 1999 -, ma abbiamo limitato
  questo aspetto agli impiegati.  In agricoltura, di gente che
  sta dietro la scrivania non ce n'è molta: ci sarà anche
  qualcuno che fa servizi alle imprese, ma servono più che altro
  braccia
 
                               Pag. 8
 
  per coltivare la terra.  Persone con la penna, in verità, ne
  servono in quantità infinitamente minore.
     Signor Presidente, poiché noi in modo maldestro abbiamo
  tentato di dare una risposta, spero che il Governo voglia non
  trincerarsi dietro l'ignoranza di chi non conosce i processi e
  quindi li sottovaluta, ma voglia prendere atto che vi è un
  mondo economico vitale, promettente, che rappresenta una
  risorsa per aree del paese che hanno bisogno di crescere e di
  svilupparsi; questo mondo economico non deve essere compresso,
  le energie di questo mondo devono essere liberate e debbono
  esserlo non agendo esclusivamente sul costo del lavoro ma
  agendo sulla professionalità degli addetti.  Perché se una
  giornata di lavoro costa 50-60-70 o anche 100 mila lire, direi
  che ciò è pressoché ininfluente; in altre parole se il costo
  di un lavoratore, che è in grado di raccogliere per sua
  capacità due o cinque quintali di frutta, è di 40 o di 100
  mila lire, ciò non fa differenza ed allora noi dobbiamo
  puntare su una professionalizzazione sempre maggiore.
     I corsi professionali vanno fatti per queste qualifiche
  professionali; bisogna creare delle agenzie che, saltando le
  fasi burocratiche del collocamento, che è ancora farraginoso,
  antimoderno e antiquato, consentano all'imprenditore di
  disporre in tempo reale della manodopera necessaria,
  consentano a quest'ultima di poter lavorare tutti i giorni e
  impediscano addirittura l'evasione contributiva.  E', infatti,
  molto più facile controllare che una agenzia versi i
  contributi previdenziali e assistenziali per tutti i suoi
  dipendenti che andare a controllare 10 mila piccole imprese
  sul territorio, ciascuna delle quali deve versare i propri
  contributi.
     In altre parole, dobbiamo superare una visione
  assurdamente ideologica del problema; dobbiamo guardare alla
  realtà delle questioni; dobbiamo, come Governo e come
  Parlamento, dare risposte a questi temi che non possono
  attendere e che causano solo danni senza che vi sia alcuna
  utilità sia per i produttori sia per i lavoratori sia per il
  paese.
 
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