| PAOLO GUERRINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro
e la previdenza sociale. I problemi sollevati
dall'onorevole Izzo con questa interpellanza dovrebbero essere
correlati, anche al fine di comprendere bene le difficoltà di
una risposta, con l'interpellanza Pagliarini n. 2-02430, che
sarà svolta successivamente. Si tratta di due punti di vista
dello stesso problema.
Il Governo non intende trincerarsi dietro una difficoltà
di fatto o, peggio, di ignoranza del problema; però lei
stesso, onorevole Izzo, ha richiamato gli impedimenti di
ordine legislativo. L'iniziativa legislativa spetta al Governo
ma anche al Parlamento! Chi ha piena conoscenza di questi
problemi può benissimo sopperire alle difficoltà o anche alle
sconoscenze del Governo. Tuttavia, desidero confermare
all'onorevole Izzo intanto la mia personale disponibilità a
discutere e ad approfondire ulteriormente il tema in oggetto
per vedere quali iniziative possano essere intraprese.
Nel corso della vigilanza speciale, condotta in
agricoltura nel metapontino, sono emerse con evidenza alcune
problematiche, peraltro da lei stesso segnalate.
In particolare, il fenomeno del caporalato tende a
presentarsi non di rado nell'ambito di cooperative di servizi
appositamente costituite, cui i datori di lavoro sono
costretti a rivolgersi. Ciò avviene sia al sud sia al nord.
Al fine di cercare una soluzione che possa risolvere tali
difficoltà, il servizio ispettivo di Matera ha indetto una
riunione cui hanno partecipato i rappresentanti dei datori di
lavoro e dei lavoratori agricoli, nonché il direttore della
locale sede dell'INPS. Da tale riunione è emerso - queste sono
le mie informazioni che avremo poi modo di confrontare - un
certo disinteresse dei datori di lavoro - così mi è stato
riferito - alla concertazione che sarebbe stata posta in atto
ove ci fosse stata una concreta attuazione degli organismi
bilaterali previsti dai contratti
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collettivi. Ciò ha comportato una mancanza di programmazione
nel reperimento della manodopera occorrente e nella
predisposizione di adeguati mezzi di trasporto. A conclusione
della riunione, comunque, le parti hanno espresso unanimemente
la volontà di cercare possibili soluzioni.
Questo è il rendiconto dell'attività svolta sul
territorio, che presenta difficoltà, ma che significa anche
impegno ad andare avanti. Già nel mese di settembre è stato
programmato un incontro destinato a formulare le previsioni di
manodopera occorrenti per la "campagna fragole 2001"; come
vede, qui si lavora a tempi lunghi.
Il servizio ispettivo di Potenza ha riferito che nella
provincia non si sono verificate situazioni particolari di
carenza di manodopera. Ciò conferma il giudizio che lei
esprimeva.
Per quanto concerne lo specifico quesito inerente
all'estensione del lavoro interinale al settore agricolo, come
già ricordato dall'onorevole Domenico Izzo, la normativa in
materia prevede che possa avvenire solo in via sperimentale e
subordinatamente ad un'intesa tra le organizzazioni sindacali
dei lavoratori e dei datori di lavoro. Tale intesa è avvenuta
nel luglio 1998 e ha definito le aree territoriali e le
modalità della sperimentazione.
La scarsa diffusione del lavoro interinale in agricoltura
è sicuramente da ricondurre, in questa fase, proprio alla
limitazione territoriale dell'applicabilità dello stesso,
anche se un'apertura positiva nel senso auspicato si è già
avuta con la legge n. 488 del 1999, che ha previsto che la
predetta limitazione non trovi applicazione con riferimento ai
lavoratori appartenenti - come lei diceva prima - alla
categoria degli impiegati, che tuttavia sono, come lei
afferma, inessenziali.
Per questa categoria di lavoratori, quindi, non devono più
ritenersi sussistenti i vincoli temporali e territoriali
legati alla sperimentazione, ma mi rendo ben conto che tutto
questo non corrisponde alle aspettative poste dalla sua
interpellanza.
Per quanto concerne l'ulteriore quesito relativo al
versante contributivo e salariale nel settore agricolo, voglio
ricordare che le aliquote contributive sono di percentuale
ridotta rispetto a quelle di altri settori quali l'industria,
il commercio o l'artigianato con un conseguente minor aggravio
sul costo del lavoro.
E' opportuno segnalare, inoltre, che è in fase di
predisposizione, in attuazione dell'articolo 2 del decreto
legislativo n. 146 del 1997, un provvedimento di
riclassificazione delle zone svantaggiate che comporterà una
ridistribuzione del complesso degli oneri contributivi
relativi al settore oggetto della sua interpellanza.
In ordine al problema della determinazione delle quote
d'ingresso, il decreto dell'8 febbraio 2000 ha fissato per
l'anno in corso una quota di 28 mila unità per lavoro
subordinato unitamente alle quote preferenziali per albanesi,
tunisini e marocchini. La rideterminazione delle quote, nel
caso in cui si accerti un effettivo fabbisogno di manodopera
extracomunitaria, può essere effettuata con un ulteriore
decreto, sentiti i ministri interessati e le Commissioni
parlamentari.
E' opportuno sottolineare che i decreti annuali sui flussi
d'ingresso devono tenere conto delle indicazioni fornite dal
Ministero del lavoro in ordine all'andamento dell'occupazione,
nonché dei tassi di disoccupazione a livello nazionale e
regionale e del numero di cittadini stranieri non appartenenti
all'Unione europea iscritti alle liste di collocamento.
La questione è complicata, me ne rendo conto. Stamattina
avrò una riunione proprio per discutere di questi problemi, in
relazione a richieste che vengono da ogni parte d'Italia e
spesso sono avanzate anche da deputati, da amministrazioni, da
territori insospettabili riguardo a questo tipo di
richiesta.
Per l'attribuzione delle quote regionali si tiene conto
del fabbisogno segnalato da ciascuna regione. In particolare
per la regione Basilicata, sulla base delle intese
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precorse e da lei duramente criticate, il limite massimo per
il lavoro stagionale previsto è pari a 26 unità, a fronte di
un fabbisogno dichiarato nella ricordata intesa di 40 unità.
Qui stiamo parlando di altro rispetto alle problematiche che
lei mi pone. Ecco perché in premessa alla mia risposta mi sono
dichiarato disponibile ad approfondire ulteriormente gli
aspetti, nella sua regione, sia come tema generale, sia come
questione da promuovere nel concerto con l'agricoltura e con
le regioni interessate e nel dialogo parlamentare, al fine di
affrontare nel modo dovuto le problematiche che lei ha
sollevato.
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