| DOMENICO IZZO. Si è fatto cenno all'esistenza del
caporalato. Ebbene, il caporalato classicamente si manifesta
allorquando esistono masse bracciantili senza lavoro che
vengono sfruttate da un caporale, vengono portate a lavorare
sottocosto; il differenziale tra il salario spettante e quello
erogato se lo dividono il caporale ed il proprietario usuraio:
così si configura il caporalato.
Signor sottosegretario, tenga conto che in alcuni periodi,
pur di non perdere il prodotto, è stato pagato il doppio della
tariffa sindacale degli operai e se ne è avvantaggiato chi era
in grado di disporre dei mezzi di trasporto per trasferire
questa manodopera. E' stata fatta l'asta: si è arrivati a
pagare un dipendente 150 mila lire al giorno, a fronte delle
48.700 fissate dai contratti di riallineamento.
Se questo è, evidentemente risulta difficile parlare di
caporalato. Possiamo parlare, forse, di speculazione in danno
dei produttori ma, le posso assicurare, non in danno dei
lavoratori i quali, se opportunamente interrogati dagli organi
ispettivi, dichiareranno che percepiscono per intero il
salario loro spettante. In pratica, mentre un tempo il
caporalato serviva a vessare il lavoratore, con la complicità
del caporale e del produttore, oggi questo pseudocaporalato
serve a vessare il produttore a vantaggio del trasportatore di
manodopera e senza colpa da parte di quest'ultima, che non
viene né danneggiata, né premiata da tale sistema.
Lei ha affermato, poi, che in provincia di Potenza non vi
è carenza di manodopera. Certo, ma chi conosce il territorio
sa che quella è una zona montagnosa, dove si fanno pastorizia
ed altre attività; addirittura, dalla provincia di Potenza è
impossibile importare manodopera in provincia di Matera. Anche
sotto tale profilo, spesso si registra un atteggiamento
irresponsabile, anche se mi rendo conto che il Governo non
c'entra: nelle fasi di grande raccolta della frutta si aprono
i cantieri forestali. Capisco che, dove il lavoro manca, è
giusto assicurare anche lavoro assistito per provvedere ad
un'opera di bonifica del territorio, peraltro importante, come
il rimboschimento; tuttavia, fare tali operazioni, che
rispondono ad una logica nobilmente assistenziale (non si
possono lasciare le persone senza lavoro e senza possibilità
di sussistenza), quando contemporaneamente vi sono prodotti di
pregio che vanno al macero, mi sembra un tantino illogico.
Purtroppo, avviene anche questo.
Ella, signor sottosegretario, ha fatto cenno poi ad una
questione che meriterebbe un approfondimento: la
ridelimitazione delle aree dello svantaggio. Al riguardo,
desidero sottolineare la mia contrarietà rispetto all'ipotesi,
avanzata dal Governo, di individuare lo svantaggio sulla base
della giacitura del suolo, della pendenza
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media in un territorio comunale. Ciò non è vero, perché
esistono aree declivi con vigneti di pregio che valgono anche
mezzo miliardo per ettaro (si tratta di aree di produzione di
alcuni vini DOC), mentre esistono aree pianeggianti che
valgono molto meno.
La ragione vera dello svantaggio delle regioni del
Mezzogiorno d'Italia è legata alla distanza dai mercati: una
pesca prodotta a Cesena vale 120 lire al chilo in più perché
per trasportare la stessa pesca dal Metapontino o dalla
Calabria fino a Verona, noto centro di smistamento verso i
mercati del nord Europa, occorrono 120 lire. Lo svantaggio
reale, quindi, è rappresentato dalla lontananza dai mercati,
dalla mancanza di infrastrutture adeguate; si è costretti a
trasferire la frutta attraverso trasporto su gomma perché
quello per ferrovia è inaffidabile in quanto, magari, qualcuno
dimentica di accendere il frigorifero in un carro e la merce
deperibile, se viaggia a temperatura sbagliata, arriva
marmellata a destinazione. La conseguenza è che bisogna usare
i camion frigo.
Sono questi i motivi dello svantaggio. Se il Mezzogiorno
godesse di infrastrutture adeguate, della possibilità di
interfacciarsi con i mercati europei alla stregua di altre
regioni d'Italia, lo svantaggio non vi sarebbe; anzi, il buon
Dio ci ha dato un grande vantaggio: il nostro sole, un sole
che si vede anche sulla mia pelle. Noi abbiamo un clima
meraviglioso, che rappresenta un vantaggio perché ci consente
di produrre frutta più dolce, più buona e più saporita; ma,
ahimè, abbiamo altri svantaggi.
Voler definire lo svantaggio sulla base della giacitura
del suolo è, dunque, una grossa, colossale corbelleria: lo
svantaggio esiste e resta, sia che il suolo sia pianeggiante
sia che il suolo sia declive.
In definitiva, signor sottosegretario, la ringrazio della
sua cortesia; prendo atto con piacere della sua disponibilità
a valutare l'opportunità delle modifiche legislative, che non
mancherò di proporre in occasione della discussione del
prossimo disegno di legge finanziaria. Considerato che si è
tentato di correggere la legge n. 196 del 1977 con un articolo
della legge finanziaria, se lo farà il Governo autonomamente,
non potrò che esserne soddisfatto ma, se il Governo non lo
farà, sarà mia premura presentare un apposito emendamento per
allargare le possibilità di ricorrere al lavoro interinale.
Certo, tutto verrà fatto cum grano salis, in modo
prudente, perché mi rendo conto che determinati meccanismi non
vanno toccati con l'ascia, ma affrontati in modo delicato come
si toccano i tasti di un pianoforte. Dobbiamo però affrontare
queste tematiche!
L'iniziativa legislativa compete indubbiamente anche al
Parlamento, oltre che al Governo e - come le dicevo - mi
premurerò di presentare una proposta emendativa in tal
senso.
Vorrei sottoporre alla sua attenzione, signor
sottosegretario, un'ultima questione.
Le verifiche ispettive effettuate, allorquando hanno
evidenziato assunzioni in difformità dalle regole del
collocamento, hanno comportato esclusivamente multe per i
datori di lavoro. Come le dicevo all'inizio del mio
intervento, questo è un danno che si aggiunge alla beffa
perché, se vi sono stati degli sfruttati, sono stati
esclusivamente i datori di lavoro, i quali hanno pagato il
doppio o il triplo delle tariffe contrattuali! Sono stati
quindi sfruttati perché, quando un prodotto deperibile sta
marcendo, bisogna raccoglierlo; costi quel che costi, va
raccolto! Ed allora, si è pagato il triplo e i lavoratori non
se ne sono avvantaggiati; ma non sono stati nemmeno
svantaggiati, perché hanno percepito per intero il loro
salario.
Se a tutti i danni prodotti dagli pseudocaporali e da
madre natura, che ha mandato un gran caldo in questa estate
facendo quindi maturare rapidamente tutta la frutta, se ai
danni subiti da tali persone in ragione del fatto di aver
pagato molto di più di quanto potevano pagare, aggiungessimo
anche le multe salate comminate dall'ispettorato del lavoro,
credo che "spareremmo sulla Croce rossa",
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signor sottosegretario! Infatti, in questo modo, finiremo con
l'ammazzare gente che, se non è morta, non è morta solo per il
grande coraggio e per la tenacia che la caratterizza, nonché
per la grande fede che ha nel lavoro; ma saremmo noi i
responsabili del fatto di farla morire!
Credo che questo non sia lecito in particolare per un
Governo di centrosinistra che mette al primo posto il lavoro
di tutti, anche il lavoro di quegli imprenditori che sudano e
sudano tanto.
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