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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


118347
STA0731-0064
Somm. e Sten. d'Aula n. 731 del 1 giugno 2000 (STA13-731)
(suddiviso in 85 Unità Documento)
Unità Documento n.64 (che inizia a pag.20 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.17)
SVOLGIMENTO: 2 - 02401; 2 - 02430; 2 - 02407; 2 - 02429; 2 - 02442. ...(Dismissione del complesso sportivo del foro italico di Roma)
...SVOLGIMENTO: 2 - 02401; 2 - 02430; 2 - 02407; 2 - 02429; 2 - 02442. ...(Dismissione del complesso sportivo del foro italico di Roma)
LUCIO TESTA.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LORENZO ACQUARONE
ZZSTA ZZRES ZZSTA010600 ZZSTA000601 ZZSTA000600 ZZSTA000000 ZZSTA731 ZZ13
    LUCIO TESTA.  Presidente, signor sottosegretario, la messa
  all'asta del foro italico, in particolare, la messa all'asta
  di un compendio immobiliare di notevole valore
  storico-artistico e di pubblico interesse sta diventando -
  anzi, per la verità, è già diventata - un caso
  politico-urbanistico oggetto di dibattito e di disparità di
  opinioni tra studiosi, politici, amministratori e uomini
  dell'arte.  Tali disparità non sono, però, segnate dalla
  differenza degli schieramenti politici, sia a livello
  nazionale sia a livello comunale dell'amministrazione
  capitolina, per l'importanza, la delicatezza e il valore che
  questo complesso assume per la città di Roma.
     Il Foro italico posto alle pendici di monte Mario è noto
  non solo ai romani, ma a tutti gli italiani e a tutto il mondo
  perché comprende lo stadio che tutte le domeniche e a volte
  anche infrasettimanalmente ospita le partite di calcio.  Tutto
  il complesso che il CONI utilizza per le diverse
  manifestazioni sportive costituisce una struttura unitaria
  frutto di una concezione e di una ideazione urbanistica e
  artistica propria del razionalismo del novecento, per cui oggi
  avrei visto con favore la presenza accanto a lei, signor
  sottosegretario, anche di un rappresentante del Ministero dei
  beni culturali che dovrebbe essere il più direttamente
  interessato a questa dismissione.
     Questo complesso è costituito dall'ex accademia di
  educazione fisica, dall'ex accademia di scherma, dalla
  foresteria sud, dallo stadio dei marmi, dal complesso
 
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  delle piscine coperte, dal complesso dei campi da tennis,
  dallo stadio olimpico, dalla palazzina di via monti della
  Farnesina, dalla villetta di viale dei Gladiatori, dallo
  stadio del nuoto, dalle casacce, dal monolite e sfera del foro
  italico, dai terreni di viale stadio Olimpico, dai parcheggi
  di viale delle Olimpiadi, dai vivai del Foro italico, dai
  capannoni di via monti della Farnesina.  Tale complesso
  costituisce un'unità, che se per alcuni aspetti è sottoposto a
  vincolo, per altri non lo è, e la sua importanza artistica ed
  urbanistica è fortemente sottostimata dal Ministero dei beni
  culturali.  Questa è la realtà.
     Indubbiamente, se fra i beni messi in vendita vi fosse il
  Colosseo non saremmo qui, signor sottosegretario, ancorché il
  Colosseo sia in grado di "tirare" come presenze turistiche
  introiti annui superiori a quelli dello stadio Olimpico e del
  complesso del foro italico, perché è chiara la coscienza
  collettiva, ma soprattutto è chiaro nella burocrazia che
  alcuni beni non sono alienabili.  E' questo il punto che voglio
  sottolineare per dare il senso del mio intervento, rifacendomi
  per il resto al testo dell'interpellanza, che è
  sufficientemente articolato.
     E' in discussione una delicata operazione su un bene di
  rilevante valenza ed affezione da parte della città, e non
  solo a causa della partita della domenica: sono importanti la
  fruibilità delle strutture durante tutto l'anno, in
  particolare nella stagione estiva, da parte delle famiglie dei
  romani, lo svolgimento dell'estate romana e l'utilizzo dello
  stadio del nuoto, dove le diverse manifestazioni svolgono una
  funzione che non si può ritenere solo ludico-ricreativa, bensì
  di interesse pubblico rilevante.  E su questa opinione penso
  che tutta l'amministrazione capitolina, oltre che
  l'opposizione e la gran parte degli studiosi, possa
  convenire.
     La mia richiesta è pertanto che il Governo soprassieda a
  quanto stabilito nel decreto del 27 marzo 2000, in particolare
  all'articolo 2, e che proceda ad un ulteriore vaglio
  dell'operazione stessa, al di là del tornaconto di 700-800,
  forse 1.000 miliardi, perché è questo in gioco.  Certo, le
  esigenze di cassa sono rispettabilissime ed il sottosegretario
  sa che il provvedimento sulla vendita degli immobili contenuto
  nel collegato alla legge finanziaria per il 1996 mi ha trovato
  pienamente d'accordo, ma esse non possono essere anteposte e
  sovrapposte alla tutela della qualità del territorio e
  dell'architettura, e soprattutto di questo bene, che ormai è
  entrato nella cultura comune, al di là degli schieramenti
  politici di questa città, e fa parte del patrimonio nazionale
  ed internazionale.
 
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