Banche dati professionali (ex 3270)
Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


118349
STA0731-0066
Somm. e Sten. d'Aula n. 731 del 1 giugno 2000 (STA13-731)
(suddiviso in 85 Unità Documento)
Unità Documento n.66 (che inizia a pag.21 dello stampato)
(il TITOLO si trova nell'Unità Documento n.17)
SVOLGIMENTO: 2 - 02401; 2 - 02430; 2 - 02407; 2 - 02429; 2 - 02442. ...(Dismissione del complesso sportivo del foro italico di Roma)
...SVOLGIMENTO: 2 - 02401; 2 - 02430; 2 - 02407; 2 - 02429; 2 - 02442. ...(Dismissione del complesso sportivo del foro italico di Roma)
BRUNO SOLAROLI, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. ZZGOV GOVERNO
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LORENZO ACQUARONE
ZZSTA ZZRES ZZSTA010600 ZZSTA000601 ZZSTA000600 ZZSTA000000 ZZSTA731 ZZ13
    BRUNO SOLAROLI,  Sottosegretario di Stato per il tesoro,
  il bilancio e la programmazione economica.  Signor
  Presidente, onorevoli colleghi, rispondere a questa
  interpellanza, oltre che doveroso per ovvie ragioni
  istituzionali, è in questo caso assai opportuno perché
  consente di portare un po' di chiarezza su un tema che
  ultimamente ha dato luogo a numerose polemiche ed a grida di
  allarme (ho sentito il suo attacco "messo all'asta!": ma quale
  messo all'asta!) prive di reale fondamento, come sarà facile
  capire da quanto verrà qui detto.  Il Ministero del tesoro, del
  bilancio e della programmazione economica avrebbe ben
  volentieri ceduto, non perché si trovi in difficoltà a
  rispondere a questa o ad altre interpellanze ed
  interrogazioni, il passo al Ministero per i beni e le attività
  culturali; purtroppo, per titolarità di azione rispetto al
  foro italico, è costretto a rispondere in via principale e
  diretta.
     Il foro italico è un complesso imponente che possiede un
  indubbio valore urbanistico ed architettonico e che comprende
  strutture preziose per la città ed i suoi abitanti.  Si tratta,
  però - qui dobbiamo metterci d'accordo -, come in Italia è
  stato costume diffuso (costume che vorrei fosse abbandonato e
  non ripristinato), di un bene la cui utilizzazione
 
                              Pag. 22
 
  è stata affidata a scelte parziali ed occasionali, non
  inserite in una strategia coerente, da un lato, con le sue
  potenzialità e dall'altro, con le opportunità da offrire ai
  cittadini.  Basti riflettere sulla decisione, per così dire
  eterodossa, di utilizzare una delle più pregevoli architetture
  inserite in quel complesso come aula per processi di
  particolare rilevanza.
     Il primo Governo di questa legislatura affrontò subito,
  nell'ambito della vasta strategia di interventi riformatori
  contenuti nel suo programma, anche il tema dei beni demaniali
  non utilizzati o utilizzati male.  La questione, come si
  ricorderà, era stata oggetto di dibattiti, ma anche di studi e
  valutazioni sia di carattere tecnico, sia di carattere
  economico e politico.  Da decenni si ripeteva che lo Stato
  possedeva patrimoni immobiliari colossali che né venivano
  messi in vendita, né venivano utilizzati e che, quindi, pur
  investendo potenzialità notevoli, viceversa rappresentavano
  per l'erario, cioè per i cittadini, solo onerosissimi
  costi.
     Si trattava, dunque, di una questione economica il cui
  significato, però, andava molto oltre gli aspetti puramente
  finanziari.  Ciò che veniva giustamente denunciato era
  l'incapacità del potere pubblico di usare quei beni
  nell'interesse della collettività sulla quale, al contrario,
  venivano fatti gravare i costi dovuti soltanto
  all'inefficienza.  Non vi era, quindi, alcun beneficio per i
  cittadini, ma vi erano soltanto costi per le casse
  pubbliche.
     Tale situazione venne affrontata dal Governo Prodi
  attraverso la costituzione di una commissione che individuò
  152 beni demaniali, ai quali venne attribuito un valore
  commerciale di circa 2.000 miliardi, la cui dismissione ne
  avrebbe consentito una proficua valorizzazione; fra quei beni
  rientrava il complesso del foro italico.  All'epoca non
  emersero né polemiche, né contestazioni; al contrario, si
  registrò qualche commento positivo per la prospettiva di una
  nuova efficienza nell'utilizzo dei beni demaniali insieme, per
  la verità, con qualche giustificato scetticismo sulla
  possibilità concreta di tradurre in pratica gli intendimenti.
  Tale scetticismo trovò poi conferma nelle difficoltà
  incontrate dal Ministero del tesoro, del bilancio e della
  programmazione economica nell'attivare operativamente il
  meccanismo dei fondi immobiliari nei quali erano stati
  inseriti i primi beni demaniali disponibili.  A quelle
  difficoltà ha cercato di porre rimedio l'intervento
  legislativo effettuato con l'ultima legge finanziaria, che
  prevede procedimenti di vendita diretta attuabili per
  decreto.
     Nel marzo scorso, è stato firmato il decreto dei ministri
  del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e
  delle finanze necessario per attivare le procedure.  Da allora
  (si era prossimi alla campagna elettorale) è esplosa la
  polemica.  Gli argomenti messi in campo fino ad oggi fanno
  riferimento, però, a rischi la cui consistenza, come è stato
  detto all'inizio, è nulla.  Si teme che Roma e i suoi cittadini
  vengano privati di una risorsa preziosa; si teme che le
  strutture del foro italico possano essere stravolte; si teme
  che esse possano essere trasformate in centri commerciali; si
  paventano intenti speculativi: nulla di tutto ciò ha
  fondamento ed alcune argomentazioni contenute
  nell'interpellanza sembrano anch'esse frutto di qualche
  equivoco.  Ad esempio, quando si paventa che lo sport italiano
  ed il CONI verrebbero privati di una sede prestigiosa, si
  interpreta l'intento del Governo in maniera completamente
  rovesciata; ugualmente, quando si rivendica che il foro
  italico è oggi in uso secondo la sua destinazione naturale, si
  trascura che la sua utilizzazione riguarda solo una parte
  limitata delle strutture e che anche le strutture utilizzate
  lo sono in maniera parziale ed occasionale, oltreché in malo
  modo.  Ciò che l'iniziativa assunta per il foro italico dovrà
  produrre è la fortissima valorizzazione di tutte le sue
  strutture; la loro utilizzazione integrale da parte della
  cittadinanza; il loro impiego per una molteplicità di usi che
  saranno ovviamente sportivi (e quindi il CONI ha pieno titolo
  per conservare i suoi spazi), ma anche di intrattenimento e di
  arricchimento
 
                              Pag. 23
 
  culturale.  Ricordo che del foro italico fanno parte taluni
  edifici pregiati, spazi verdi, campi sportivi, piscine.
     Onorevole Testa, quanti sono oggi i romani che possono
  usufruire di queste strutture, se si esclude il pubblico
  domenicale per le partite di calcio?  In Inghilterra, in
  Francia, in Spagna e in Olanda abbiamo esempi clamorosi di
  riconversioni di strutture paragonabili al foro italico ad usi
  aperti al pubblico e meglio integrati nel tessuto sociale
  delle città.  Perché questo non dovrebbe accadere anche in
  Italia?
     Questi, onorevoli colleghi, sono gli obiettivi che
  vogliamo perseguire e questo è ciò che accadrà se tale
  processo potrà andare a compimento.
     La trasformazione di un imponente complesso, oggi sotto
  utilizzato e fruibile dalla collettività solamente in piccola
  parte (sostanzialmente, solo per assistere alle partite di
  calcio), in una grande struttura articolata e polivalente,
  aperta alla cittadinanza, alle attività sportive,
  professionali e dilettantistiche, a disposizione del tempo
  libero di tutti come risorsa civile e culturale di una grande
  capitale europea qual è Roma.
     Onorevole Testa, se ho ben inteso le sue parole, mi pare
  che gli obiettivi che si intendono raggiungere siano comuni.
  Se l'obiettivo comune è quello di valorizzare tutte le
  potenzialità di questa struttura a vantaggio della città e
  delle attività sportive e culturali, non vorrei che ci
  trovassimo però in posizioni opposte per cui, alla fine, lei
  finirebbe per remare di fronte a coloro i quali, anche in
  questo caso come in altri, vogliono conservare una struttura
  inefficiente e male utilizzata!  Tutto ciò, naturalmente, non
  potrebbe avvenire gravando su risorse finanziarie pubbliche;
  potrebbe, viceversa, avvenire con relativa facilità
  convogliando su questo progetto capitali privati che a tal
  fine possano trovare soddisfacente remunerazione.  Ciò è quanto
  viene fatto da anni all'estero ed è quanto è stato
  raccomandato da tempo da tutte le scuole economiche a tutte le
  forze politiche che hanno voce in Italia!
     Quanto ai vincoli normativi che i deputati interpellanti
  temono che siano violati, possiamo dare totale rassicurazione:
  nessuno intende attuare colpi di mano; nessuno sta progettando
  violazioni!  Le procedure fin qui seguite hanno scrupolosamente
  rispettato e attuato la normativa vigente.  Adesso, il
  Ministero per i beni culturali - che ha già espresso un primo
  parere dicendo quali fossero i vincoli e quali fossero quindi
  le parti del complesso vincolate e quali no: la maggioranza
  sono vincolate, mi pare che siano nove su dodici - farà avere,
  nei tempi previsti di altri tre mesi da quando ha espresso il
  primo parere e da quando il Ministero ha richiesto il secondo
  parere, il suo responso sui nove beni compresi nel compendio
  per i quali ha dichiarato l'esistenza di interesse
  storico-artistico; a quel responso verranno conformate le
  decisioni successive.
     In questo caso la procedura prevede l'obbligatorietà del
  decreto che stabilisce quali siano i beni; l'invio dell'elenco
  dei beni con le loro caratteristiche al Ministero per i beni
  culturali; tre mesi di tempo perché tale Ministero segnali
  quali siano i vincoli e quindi le parti vincolate e quelle non
  vincolate (questa parte è stata fatta: mi pare che nove parti
  su dodici abbiano vincoli).  Poi occorreranno altri tre mesi
  per decidere quali siano gli ostacoli, anche rispetto ai
  processi di eventuale alienazione, cui quei vincoli comportano
  (oltre che all'utilizzo, ovviamente).  Ciò significa che
  qualsiasi operazione venga decisa e intrapresa non potrà che
  essere condizionata a vincoli stringenti sulla destinazione
  d'uso, sulle valutazioni da introdurre e sul coordinamento che
  dovrà essere instaurato con il comune di Roma e con gli altri
  soggetti pubblici coinvolti, per garantire nel modo più certo
  il raggiungimento delle finalità perseguite, a vantaggio
  esclusivo della collettività.  Per concludere (ma lo dico solo
  per dare un'informazione anche se l'onorevole Testa ne è ben
  consapevole, perché credo che abbiamo vissuto quest'esperienza
  dallo stesso punto di osservazione), è bene ricordare che le
  operazioni finanziarie
 
                              Pag. 24
 
  (aspetto che io considero secondario) relative al foro
  italico sono già inserite nel bilancio 2000.  Ciò significa che
  il Parlamento, le autorità legali e l'intera cittadinanza
  devono avere le più ampie garanzie su ciò che verrà fatto, ma
  che ogni ritardo e ogni rallentamento legati a polemiche
  infondate o a timori privi di riscontro rappresenteranno un
  danno per i cittadini, per la città di Roma e per il bilancio
  dello Stato.  Comunque, in conclusione, posso garantire che c'è
  una procedura in atto.  Una volta raccolti i pareri definitivi
  del Ministero per i beni culturali sull'efficacia e sul valore
  dei vincoli da rispettare e una volta raccolti anche gli
  interessi del mondo culturale e sportivo che ruota attorno al
  foro italico (non c'è solo il CONI, ma anche la terza
  università di Roma), si deciderà come procedere, ma nel
  rispetto dei vincoli e cercando di realizzare un obiettivo di
  piena valorizzazione e di utilizzo di alto livello di quel
  complesso che ha un valore che nessuno disconosce.
 
DATA=000601 FASCID=STA13-731 TIPOSTA=STA LEGISL=13 NCOMM= SEDE= NSTA=0731 TOTPAG=0033 TOTDOC=0085 NDOC=0066 TIPDOC=O DOCTIT=0017 COMM= PAGINIZ=0026 RIGINIZ=052 PAGFIN=0029 RIGFIN=018 UPAG=NO PAGEIN=21 PAGEFIN=24 SORTRES=0006013 SORTDDL= FASCIDC=13STA 00731 SORTNAV=5³006012 00731 200000 ZZSTA731 NDOC0066 TIPDOCO DOCTIT0017 NDOC0017



Ritorna al menu della banca dati