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Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


1240
DDL0082-0002
Progetto di legge Camera n. 82 - testo presentato - (DDL13-82)
(suddiviso in 11 Unità Documento)
Unità Documento n.2 (che inizia a pag.1 dello stampato)
...C82. TESTIPDL
...C82.
RELAZIONE
ZZDDL ZZDDLC ZZNONAV ZZDDLC82 ZZ13 ZZRL ZZPR
    Onorevoli  Colleghi! - Nel marzo 1995, in uno
  scantinato di Francavilla Fontana, centro del brindisino,
  venivano sorprese ventidue operaie poco più che bambine,
  intente alla confezione di camicie che sarebbero poi state
  commercializzate da grandi marchi della moda pronta nazionale.
  Secondo le indagini compiute dai carabinieri queste bambine
  lavoravano, tutti i giorni, dalle otto di mattina alle sette
  di sera, per una paga giornaliera di quattordicimila lire.
     Tale situazione, emersa in questo episodio di cronaca, non
  risulta essere però frutto di circostanze isolate e limitate.
  In quella cittadina, infatti, decine di laboratori sono
  destinati a questa forma di produzione decentrata, tanto che
  Francavilla Fontana viene definita la "patria delle camicie"
  ed i fenomeni di sfruttamento sembrano essere diffusi.  Già nel
  1994 due imprenditori tessili furono arrestati con l'accusa di
  sequestro di persona per avere segregato le operaie fino al
  termine del lavoro, chiudendole a chiave nel laboratorio.
     Si tratta di episodi gravi, collocati in un contesto di
  estremo disagio economico e sociale, entro modelli di sviluppo
  economico distorto, dove alla necessità di percepire un
  reddito vengono sacrificati i più elementari diritti mettendo
 
                               Pag. 2
 
  a rischio soprattutto i soggetti più deboli, ed in particolare
  le giovani donne.
     Si tratta di un contesto ove le illegalità nel mercato del
  lavoro sono diffuse, non solo nel settore tessile, ma anche in
  agricoltura e nella cantieristica meccanica ed edile.  Un
  contesto ove è difficile persino un censimento delle attività
  economiche e dell'occupazione, data la condizione di
  clandestinità di molti laboratori ed officine o l'abusività
  dei cantieri determinata dall'intreccio della loro attività
  con l'economia criminale ed il riciclaggio di denaro
  sporco.
     Emerge dunque un quadro in cui il confine fra legalità ed
  illegalità è estremamente sottile mentre la condizione di
  lavoro, in particolare dei minori, rappresenta la cartina di
  tornasole di una situazione in cui la ricerca esasperata del
  profitto ad ogni costo, intrecciata con il disagio e
  l'esclusione, contribuisce a creare quella miscela esplosiva
  che mina sempre più alla radice il livello di coesione sociale
  del nostro paese.
     L'episodio di Francavilla Fontana è dunque solo la punta
  di un  iceberg  di un fenomeno poco conosciuto in tutte le
  sue dimensioni ed implicazioni di natura sociale, che non
  coinvolge soltanto il Mezzogiorno ed è oggi drammaticamente
  connesso anche con il fenomeno dell'immigrazione.
     Si registra dunque l'assenza di azioni politiche
  specificatamente rivolte a ridurre il disagio sociale
  dell'infanzia ed in grado quindi di contrastare efficacemente
  il fenomeno, a partire da una decisa battaglia contro lo
  sfruttamento del lavoro minorile.
     La presente proposta di legge, pur non intervenendo sugli
  aspetti sociali più ampi che motivano il fenomeno dello
  sfruttamento dei minori, individua le indispensabili misure
  per colpire in maniera penalmente rilevante coloro che
  sfruttano il lavoro minorile sia individualmente che in
  maniera associata.  Questa misura si rende necessaria quale
  deterrente, mentre l'introduzione del reato di tipo
  associativo vuole sottolineare la contiguità fra la
  criminalità organizzata e le organizzazioni che sfruttano in
  forma di attività economica, formalmente legale, il lavoro dei
  minori.
     Una nuova frontiera viene inoltre aperta per colpire
  l'utilizzo dei minori in spettacoli cinematografici o
  televisivi che possano essere gravemente lesivi della
  formazione psichica e morale.  Si tratta questa di una
  necessità indotta in particolare dall'espandersi sempre più
  preoccupante dell'impiego di minori in spettacoli di carattere
  pornografico.
     Altro elemento strettamente intrecciato con lo
  sfruttamento del lavoro minorile è il fenomeno della
  dispersione scolastica.
     Per quanto attiene, ad esempio, all'istruzione elementare,
  il tasso medio nazionale degli alunni non valutati per
  interruzione della frequenza scolastica in corso d'anno, per
  motivi non conosciuti dalla scuola era, relativamente all'anno
  scolastico 1992-1993, dello 0,07.
     In alcune regioni del Mezzogiorno tale tasso si raddoppia
  o addirittura si triplica: si pensi al 0,15 della Campania,
  allo 0,17 della Calabria, allo 0,20 della Sicilia.  Quale
  termine di paragone si noti che nelle regioni del nord-est
  tale tasso è praticamente vicino allo zero, ed in tutto il
  centro-nord non supera mai la media nazionale.
     Appare evidente che tale questione necessita di interventi
  di natura legislativa complessi, che riguardano sia la sfera
  del funzionamento dell'istruzione pubblica che di sostegno
  sociale.  La presente proposta di legge si limita ad una misura
  che, pur non agendo sulle cause più profonde del fenomeno,
  introduce tuttavia il deterrente dell'arresto fino ad un anno
  e con l'ammenda fino a due milioni.
     L'assassinio del dodicenne pakistano Iqbal Masih, divenuto
  simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile
  nella confezione di tappeti, ha disvelato al mondo intero una
  situazione intollerabile.  Iqbal, dopo essere stato incatenato
  per dieci anni ad un telaio, con l'obbligo di intrecciare 10
  mila nodi al giorno per una paga quotidiana di 55 lire, si è
  ribellato al suo stato di schiavitù diventando un leader del
  "Fronte di liberazione dal lavoro forzato" in nome di altri
 
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  otto milioni di suoi coetanei che lavorano in Pakistan in
  analoghe condizioni.  Per questo è stato ucciso.
     Questo fenomeno, di proporzioni immani, si parla infatti
  di cento-duecento milioni di bambini coinvolti nel mondo in
  forme di sfruttamento abbietto, è chiaramente il frutto di uno
  sviluppo diseguale e distorto sul piano internazionale.  E'
  l'altra faccia dell'esasperata ondata liberista che,
  nell'estrema mobilità di capitali e merci, basa la possibilità
  di competizione sulla compressione dei costi di produzione e
  del lavoro in primo luogo.  Ciò avviene troppo spesso in
  spregio di normative di protezione sociale, di sicurezza, di
  diritti sindacali.  Il " dumping  sociale" diviene così
  pratica normale nell'economia di mercato di fine secolo.
     L'oggettiva difficoltà ad intervenire su una problematica
  così complessa non può far venir meno l'esigenza da parte di
  interventi degli Stati nazionali e degli organismi
  internazionali affinché l'attività economica non produca, nel
  suo sviluppo, così palesi ed evidenti violazioni della dignità
  umana.  Si avverte, in altri termini, l'esigenza di atti, anche
  segnati dall'unilateralità e dal volontarismo, che tuttavia si
  propongano di indicare soluzioni possibili ai fini di
  un'inversione di tendenza.
     La questione dell'introduzione di una "clausola sociale"
  negli accordi commerciali internazionali era stata già
  dibattuta in seno all'" Uruguay Round ", non trovando
  sufficienti consensi e punti di equilibrio fra gli interessi
  del mondo industrializzato e quelli dei paesi del terzo mondo,
  timorosi, questi ultimi, che una normativa eccessivamente
  vincolante finisse per vanificare i vantaggi derivanti dalla
  caduta di barriere protezionistiche da parte dei Paesi
  sviluppati.
     Esiste tuttavia un precedente significativo, costituito
  dall'articolo 22 dell'accordo GATT, che impone misure
  restrittive per i beni prodotti con il lavoro carcerario.  Il
  senso della "clausola sociale" è quello di estendere tali
  restrizioni a tutti i beni prodotti in assenza del rispetto di
  quelle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del
  lavoro (OIL) che costituiscono il  corpus  dei diritti
  fondamentali del lavoro: interdizione del lavoro minorile, del
  lavoro forzato, garanzia dei diritti sindacali, assenza di
  discriminazioni di razza, sesso, religione o credo
  politico.
     La presente proposta di legge raccoglie dunque questa
  ispirazione proponendo che l'Italia, in via unilaterale e come
  contributo ad una necessaria ed auspicata soluzione di
  carattere internazionale, bandisca dal proprio territorio
  merci prodotte in assenza di tali garanzie minime.
     La presente proposta di legge non contraddice l'impegno
  alla ricerca di soluzioni più articolate che si propongano non
  solo azioni sanzionatorie ma anche di promozione di migliori
  condizioni nei paesi terzi, oltre che la definizione di
  strumenti internazionali di monitoraggio, controllo ed
  informazione, evitando i rischi, sempre presenti, che nel
  quadro così distorto dell'economia mondiale i vincoli di
  giustizia sociale finiscano per produrre, sulle popolazioni
  più povere, effetti ancor più negativi dei mali che abbiamo
  denunciato.  Resta tuttavia davanti al nostro Paese una grande
  battaglia di civiltà e giustizia, che deve essere combattuta
  con ogni mezzo ed a cui questa proposta vuole portare un
  contributo.
 
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