| Pag. 5
Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge è
alternativa al testo unificato recante il riordino dei cicli
dell'istruzione (C. 3952 ed abb.) sia nell'impianto, che nei
contenuti. Il testo proposto dalla maggioranza contiene
ambiguità, lacune e presupposti ideologici che avviliscono la
portata del testo fino a renderlo inaccettabile per chi
ricerchi qualità e libertà per il sistema formativo
nazionale.
In particolare, l'impianto (7 + 5) del testo della
maggioranza, scardina la scuola di base cancellando
definitivamente le scuole elementari e medie, senza dare
certezze istituzionali e didattiche sul nuovo segmento di
sette anni; in più rivoluziona la scuola secondaria superiore
prevedendo l'obbligo di frequenza fino al termine del primo
biennio, senza possibilità di optare per l'istruzione o
formazione professionale.
Rispetto poi al contenuto, denunciamo, ancora una volta,
la "delega in bianco" al Governo praticamente su tutto, atteso
che, al di là dell'ingegneria dei cicli, quasi nulla si dice
del nuovo sistema dell'istruzione: dalle finalità alle
caratterizzazioni giuridiche ed istituzionali dei nuovi ordini
di scuola; dai nuclei fondanti dei vari indirizzi della scuola
secondaria all'utilizzo delle professionalità dei docenti
degli attuali gradi scolastici. La riforma proposta dalla
maggioranza è dunque, complessivamente ambigua, fortemente
"scuolacentrica"; non affronta e non dà risposte alle esigenze
di formazione delle nuove generazioni; non contiene antidoti
ai problemi della scuola italiana (necessità di prolungamento
dell'obbligo scolastico e superamento dell'elevato tasso di
dispersione scolastica); cancella molti punti qualificanti
degli attuali ordini scolastici che hanno consentito al
sistema scolastico, accanto ai molti suoi difetti, di
raggiungere per determinati aspetti risultati qualitativamente
significativi, anche nel confronto internazionale; disorienta
gli operatori scolastici; non dà le necessarie garanzie per un
pluralismo culturale ed istituzionale di vitale importanza per
un Paese come il nostro, che dovrà competere a livello
europeo, e non solo.
Al contrario, la nostra proposta ridisegna il sistema
scolastico, potenzia e rinnova la dimensione culturale e
professionale degli studenti. Centralità degli studenti e
competitività dell'intero ciclo scolastico e formativo sono le
direttrici di fondo di una strategia scolastica globale che
indichiamo come necessità prioritaria del nostro Paese. La
scuola deve dunque porre al centro della propria azione la
"persona". Si istruisce per educare. E' inoltre importante che
la scuola recuperi il posto e il ruolo che dovrebbe avere nel
contesto attuale, in rapporto alle altre istanze educative,
prima fra tutte la famiglia che è titolare del diritto-dovere
dell'istruzione dei propri figli.
Un'attenzione particolare va data al rapporto della scuola
con il mondo del lavoro; tale rapporto deve divenire organico
e sinergico. E' tempo che nasca anche nel nostro Paese un
sistema duale della formazione che riabiliti e valorizzi
adeguatamente l'istruzione professionale che, secondo il
dettato costituzionale, è di competenza regionale. Sulla base
di questi orientamenti, proponiamo, alternativamente al testo
della maggioranza, una riforma dei sistemi scolastici e
dell'istruzione professionale e artigiana che si articolino
nel modo seguente:
la scuola dell'infanzia (anni 3-6);
la scuola di primo grado (anni 6-10);
la scuola di secondo grado (anni 10-14);
Pag. 6
la scuola di terzo grado (anni 14-18);
l'istruzione professionale e artigiana regionale.
L'obbligo scolastico è previsto, contrariamente ai nove
anni proposti nel testo unificato, per dieci anni, dai sei ai
sedici e interessa in modo differenziato ed articolato i tre
gradi scolastici e l'istruzione professionale e artigiana.
La scuola dell'infanzia resta fuori dall'obbligo, perché
noi riteniamo che almeno fino a sei anni debba essere
privilegiato il rapporto con la famiglia e rispettati, più che
nelle età successive, i percorsi di crescita dei bambini. La
scuola primaria è stata immaginata di quattro anni di
istruzione elementare, seguono gli anni di consolidamento e di
orientamento nella scuola di secondo grado. Si dà vita ad un
doppio canale di formazione, quello dell'istruzione
professionale regionale, di pari dignità del canale
dell'istruzione scolastica. La scuola superiore mantiene la
propria specificità di indirizzo e la caratteristica di scuola
di approfondimento culturale. Il corso di studi si conclude a
diciotto anni. Dopo il diciottesimo anno si apre un ventaglio
di offerte formative, della durata più o meno lunga, da
spendere sia nell'università che nell'istruzione
post-secondaria o nei corsi di formazione professionale.
L'obiettivo prioritario di questa proposta di legge è
quello di consentire il passaggio dalla centralità delle
discipline alla centralità dell'alunno; dalla centralità della
scuola alla centralità delle comunità; dalla centralità delle
nozioni alla centralità della cultura come approccio ai
problemi della vita e come palestra di libertà; dalla
centralità della burocrazia alla centralità dell'efficienza e
dell'efficacia del sistema, attraverso una pari dignità tra i
gradi scolastici e tra questi e i soggetti statali e non
statali coinvolti nel sistema formativo.
Valentina APREA,
Relatore di minoranza.
| |