| La VI Commissione finanze,
esaminato il disegno di legge AC 2372, recante misure di
razionalizzazione della finanza pubblica;
rilevato che il provvedimento contiene una serie di
misure che modificano la normativa tributaria
retroattivamente, e quindi in violazione dello "Statuto del
contribuente" varato dallo stesso Governo Prodi;
considerato che molte delle previsioni di maggior
gettito appaiono estremamente aleatorie e che ciò vale in
particolare per quanto concerne le suddette voci:
a) 2.555 mld che dovrebbero derivare dalla
tassazione di alcuni "redditi in natura" (c.d. fringe
benefits): buoni pasto, auto aziendali, prestiti ai
dipendenti.
Si tratta di entrate in gran parte virtuali, come risulta
dalle seguenti proiezioni, dove si assume che dalle misure
sulle auto aziendali dovrebbero derivare 1300 miliardi, dalle
misure sui buoni pasto 1.000 miliardi, dalla tassazione sui
prestiti ai dipendenti i restanti 255 miliardi (assunzioni
diverse sarebbero irragionevoli, ma siano curiosi di sentire
eventuali diversi "calcoli" governativi):
1) per ottenere 1.000 miliardi dalla tassazione sui
buoni pasto occorrerebbero circa 700.000 dipendenti aventi
diritto ad un buono pasto "ricco", del valore di 15.000
lire.
Nella realtà, una gran parte dei buoni pasto non supera
la "franchigia" esente (anche da contribuzione previdenziale)
di 10.000 lire. E' quindi ragionevole (anche in considerazione
delle modifiche di comportamento causate dalla nuova tassa:
riduzione dei buoni pasto) che la norma indurrà stimare un
gettito non superiore a 50-100 miliardi;
2) per ottenere 1.250 miliardi dalla tassazione sulle
auto aziendali, occorrerebbero circa 5 -700 mila auto
circolanti in uso a dipendenti di aziende, ed altrettante auto
da ammortizzare intestate a società di persone (in tutto,
circa 1-1,5 milioni di auto aziendali). Ragionevolmente, nella
realtà, sono un numero enormemente inferiore.
Se si aggiunge che molte aziende saranno indotte, per
effetto delle nuove regole, a cambiare la propria politica in
merito, il gettito - ottimisticamente - non supererà i 600
miliardi;
3) per ottenere 255 miliardi dalla tassazione sui
prestiti ai dipendenti occorrerebbe un volume di interessi
agevolati, in ragione della metà del tasso legale, superiore a
2.000 miliardi, relativo ad un volume di crediti ai dipendenti
che dovrebbe essere pari a 40.000 miliardi!
Tutto ciò è assolutamente irrealistico. Ragionevolmente,
da questa misura si può stimare un gettito non superiore a 30
miliardi.
In definitiva, dalle "manovre" sui fringe benefits,
il gettito realisticamente possibile sarà di circa 680
miliardi, pari solo al 26 per cento del preventivato;
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b) i 2.184 miliardi che dovrebbero derivare da
disposizioni restrittive sulle c.d. società di comodo.
Questo gettito è fortemente sovrastimato. Il Governo
dimentica infatti che una disciplina del regime fiscale delle
società di comodo esiste già. Quando fu introdotta la vigente
disciplina antielusiva, fu stimato un gettito di 800 miliardi.
Come si possa arrivare oggi ad altri 2.000 miliardi è uno dei
tanti misteri della manovra finanziaria. Ragionevolmente, si
potranno incassare solo circa 300 miliardi;
c) i 665 miliardi che dovrebbero derivare dai
limiti alla detraibilità delle spese mediche.
Questa nuova norma causerà una contrazione delle utenze
mediche private (con aggravio dei costi di assistenza
pubblica) o, in alternativa, maggiore evasione.
Infatti, limitando ulteriormente il contrasto di
interessi tra pazienti e medici, si incentiverà l'evasione
fiscale (il paziente preferirà uno sconto "in nero"
sull'onorario, piuttosto che una detrazione simbolica).
Senza contare che, supponendo una minore detrazione pari
a 55.000 lire (22 per cento di 250.000) per ciascun
contribuente, per arrivare a 665 miliardi occorrerebbe che ci
siano 12 milioni di contribuenti con spese mediche pari o
superiori a 250 mila lire. Ciò che è semplicemente assurdo.
Ragionevolmente, il gettito dovrebbe essere intorno ai
200 miliardi, pari solo al 30 per cento del preventivato;
d) i 200 miliardi derivanti dall'incremento delle
rendite catastali.
Questa è una misura puramente estorsiva, che non ha
nulla a che vedere con i valori immobiliari.
E' la norma più iniqua di tutte. Spremere ulteriormente
la casa (compresa la prima casa) in un periodo di forte
depressione dell'intero settore immobiliare, vuol infatti dire
deprimerlo ulteriormente e così impoverire milioni di
famiglie, che possiedono la casa di abitazione.
Oltre tutto, si tratta di un provvedimento che
introdurrà ulteriori complicazioni (l'incremento delle rendite
è infatti diverso, per l'IRPEF e per l'ICI) ed iniquità (non
si può agire sulle rendite, senza mettere mano al
classamento).
Il salasso vero sarà comunque sull'ICI che - in quanto
tributo locale - non incide direttamente sui numeri della
finanziaria, ma peserà lo stesso moltissimo sui
contribuenti.
Perché, se i soggetti tassatori cambiano, il soggetto
tassato resta lo stesso;
e) i 900 miliardi che dovrebbero derivare (come
risulta dal testo distribuito dal Ministro delle finanze alla
conferenza stampa del 30 settembre 1996) dalla "lotta
all'evasione" (potenziamento dell'attività di accertamento e
concordato).
Un'amministrazione seria non iscriverebbe mai queste
somme nella finanziaria, perché si tratta di entrate
aleatorie.
La stessa tesi è appena stata sostenuta dal Ministro
Visco sul Corriere della Sera del 30 settembre, che così
fa opposizione a sé stesso ("...mi rifiuto di scrivere nero su
bianco nelle poste di bilancio o nei programmi di governo che
combatterò l'evasione e ne trarrò tot mila miliardi... si
tratta di un problema troppo serio per banalizzarlo con
annunci..."). Dunque, è il Governo che denunzia il governo;
f) i 1.000 miliardi che dovrebbero derivare dal
lotto e dalle scommesse.
Si tratta dell'unica entrata "credibile" iscritta in
finanziaria.
Pur considerando che la "miseria" fiscale causata dal
Governo Prodi spingerà, per disperazione, milioni di persone
alle scommesse, non si può pensare che l'inclinazione al gioco
degli italiani sia illimitata.
Sarebbe più ragionevole stimare 500 miliardi;
constatato che:
la manovra presentata dal Governo Prodi è, insieme,
recessiva e non risolutiva.
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In specie, la manovra è:
a) falsa al 35 per cento: infatti, una parte
rilevante dei provvedimenti annunciati non può assolutamente
produrre i risultati sperati;
b) fiscale (cioè: maggiori tasse) al 65 per cento;
infatti, dentro la parte vera, le tasse statali e locali, i
contributi, le tariffe, etc. "veri" o verosimili sono pari a
26.800 miliardi, e dunque pari al 65 per cento della
manovra;
c) provvisoria al 60 per cento; infatti, è questa
la percentuale dei provvedimenti "una tantum" sul totale
"reale" della manovra. In specie, è questa la prova che
saranno necessari ulteriori interventi di pari importo, già a
partire dal prossimo anno.
In sintesi - si ripete - la finanziaria del Governo Prodi
è, insieme, insufficiente per difetto (non basta, nei suoi
numeri veri) ed insufficiente per eccesso perché deprime
l'economia con una micidiale pioggia di effetti di annuncio e
di tasse;
ritenendo che l'obiettivo del risanamento finanziario si
può conseguire in termini tali da non deprimere l'economia;
considerato che a tal fine si potrebbero adottare i
seguenti provvedimenti in alternativa a quelli prospettati nel
disegno di legge, per quanto riguarda specificamente il
versante delle entrate:
1) liberalizzazione delle attività economiche (tutto è
libero, tranne pochi specifici divieti), riduzione delle
aliquote IRPEF e concordato fiscale fatto con le categorie sul
territorio.
Effetto pari ad un incremento di un punto del PIL, che
provoca maggiori entrate, senza incremento della pressione
fiscale, per 8.000 miliardi;
2) rinnovo legge "Tremonti".
Dato che la crescita dell'IRPEG del 1996 sul 1995 è
stata di 5.000 miliardi e la legge Tremonti ha funzionato solo
per un periodo dell'anno, tenendo anche conto degli effetti di
crescita derivanti dal cambio basso lo scorso anno, senza
considerare gli effetti indotti sull'economia di una misura di
rilancio, si può valutare che il maggiore sviluppo porterebbe
a maggiori entrate per 5.000 miliardi;
3) graduale immissione in busta paga del trattamento
di fine rapporto (TFR).
Oggi l'accantonamento annuo è pari a circa 20.000
miliardi che, se immessi in busta paga e trattati fiscalmente
come reddito ordinario, produrrebbero circa 10.000 miliardi di
gettito contributivo a carico dei datori di lavoro, 2.000
miliardi di contributi a carico dei lavoratori e 6.000
miliardi di IRPEF a carico dei lavoratori.
In totale 18.000 miliardi, cui vanno aggiunti quelli
derivanti dal rilancio dei consumi e dell'economia.
Buona parte di questo gettito aggiuntivo deve essere
restituito alle imprese e ai lavoratori.
Alle imprese può essere restituito riducendo
drasticamente le aliquote contributive e istituendo un
prestito agevolato connesso all'occupazione, che sostituisca i
benefici in termini di liquidità derivanti dagli attuali
flussi del TFR.
Ai lavoratori, la restituzione può avvenire con
riduzioni dell'IRPEF.
Ipotizzando di restituire 13.000 miliardi,
resterebbero 5.000 miliardi come maggiori entrate fiscali e
contributive (nonostante la riduzione delle aliquote), oltre
agli effetti indiretti.
Pur essendo il totale degli effetti netti circa il
doppio di tale somma, una quantificazione prudenziale delle
maggiori entrate può essere cifrata, appunto, in 5.000
miliardi;
4) sdemanializzazione totale. Secondo la Commissione
Cassese il patrimonio immobiliare al 1987 - quindi si tratta
di valori oggi ampiamente sottostimati - equivaleva a 175.000
miliardi. Sottratto il demanio (32.000 miliardi) e gli
immobili in uso governativo (14.000 miliardi), la rimanente
parte (129.000 miliardi) frutta oggi 514 miliardi (v. bilancio
dell'entrata), cioè lo 0,4 per cento del valore presunto!
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I Comuni, tra alienazioni e valorizzazioni, possono
ottenere plusvalenze e flussi per 10.000 miliardi che, con una
tassazione media di circa il 50 per cento, porterebbero
all'erario 5.000 miliardi. Se a ciò si aggiunge il
trasferimento degli enti termali pubblici, si può facilmente
ottenere la somma di 5.500 miliardi;
5) razionalizzazione della tassazione delle
cooperative di grandi dimensioni, anche al fine di evitare
distorsioni alla concorrenza: 1.500 miliardi;
6) incameramento dei residui attivi: si calcola che lo
Stato vanti crediti per imposte non percepite per oltre 70.000
miliardi di cui 15.000 miliardi immediatamente percepibili.
Mediante procedure di accelerazione e di responsabilizzazione
del sistema esattoriale (estensione del "non riscosso per
riscosso") è ipotizzabile stimare un recupero di circa un
terzo di tale somma. In via prudenziale, si può quantificare
la maggiore entrata in 4.000 miliardi;
rilevato che l'insieme delle misure sopra prospettate
dovrebbe assicurare maggiori entrate per un ammontare pari a
29 mila miliardi di lire;
preso atto che l'effetto derivante dal complesso delle
misure sopra illustrate permetterà di fare minore ricorso
all'indebitamento per una somma corrispondente, e quindi di
pagare meno interessi, a parità di tassi, per 4.500 miliardi
di lire:
DELIBERA DI ESPRIMERE
PARERE CONTRARIO.
Conte, Tremonti, Paroli, Berruti, Leone.
La VI Commissione finanze,
esaminato il ddl n. 2732 collegato alla manovra di
finanza pubblica relativa all'anno 1997;
considerato preliminarmente come risultino presentati al
Senato alcuni disegni di legge ritenuti collegati alla manovra
finanziaria, circostanza tale da impedire il decorso dei
termini per la sessione di bilancio previsti dal regolamento
parlamentare;
considerato altresì, e sempre in via pregiudiziale, che
il collegato presenta numerose disposizioni del tutto estranee
alle regole e agli indirizzi di cui all'articolo 3 della legge
5 agosto 1978, n. 468, nel mentre del tutto assente si è
rivelata la pur necessaria acquisizione degli elementi
conoscitivi in ordine al complesso della manovra;
ritenuto che la manovra predisposta dal Governo appare
inadeguata a restituire slancio propulsivo alla economia, al
sistema produttivo e alla occupazione, anzi è priva di ogni
ipotesi in tal senso in quanto aumenta enormemente la
fiscalizzazione delle risorse prodotte dal Paese;
preso atto che le norme fiscali ivi contenute
riguardanti le nuove entrate possono produrre effetti
recessivi;
considerato che la stessa "tassa per l'Europa" si
connota con caratteristiche negative in quanto introduce una
maggiore imposizione in termini di "una tantum" e perciò
trattasi di un intervento non strutturale, destinato a
esaurire in un solo esercizio i suoi effetti, che è in
contrasto con il patto di stabilità richiesto dai
partners europei in relazione al quale è obbligatorio il
rispetto permanente della disciplina di bilancio;
considerato ancora che l'enorme numero di deleghe
contenute nel collegato finisce di fatto con l'espropriare il
Parlamento delle sue prerogative, sottraendogli la possibilità
di legiferare direttamente su importanti materie decisive per
l'economia del Paese, e che l'esercizio della funzione
legislativa può essere delegato al Governo solo nel rispetto
dei principi di cui all'articolo 76 della Costituzione e che
tali principi non sono sempre presenti nel collegato in
esame;
valutato quindi negativamente lo spropositato numero di
deleghe, anche perché, spesso prive di previsione del
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parere parlamentare, sono riferite ad attività legislativa
complessa, delicata, disparata e di alto contenuto
politico;
ritenuto che l'intera manovra non consente alla nazione
di rispettare stabilmente i criteri di convergenza fissati nel
Trattato di Maastricht;
ricordato che nella campagna elettorale che ha visto il
prevalere delle attuali forze di maggioranza queste avevano
assicurato che non vi sarebbe stato inasprimento del carico
fiscale e che sarebbe stata assicurata una riduzione di una
quota di spesa pubblica sul PIL di 2-3 punti percentuali; al
contrario, il verificatosi aumento della imposizione fiscale
attesta la incapacità del Governo di tagliare gli sprechi e di
razionalizzare la spesa;
ritenuto infine che le previsioni contenute nel DPEF
presentato alle Camere sono state clamorosamente smentite dopo
soli due mesi, il che non consente di assegnare ulteriore
credito alle previsioni che il Governo presenta al Parlamento
con il documento in esame;
ESPRIME PARERE CONTRARIO
con le seguenti motivazioni:
risultano del tutto assenti misure, che appaiono invece
indispensabili, volte a favorire la ripresa economica
sostenendo l'attività produttiva e la occupazione aggiuntiva.
In particolare, il Governo non ha provveduto a:
a) introdurre una norma volta a favorire la
ripresa dell'attività edilizia abitativa che preveda
l'esenzione pluriennale dal pagamento dell'ICI per i
fabbricati di nuova costruzione non aventi caratteristiche di
lusso e per le ristrutturazioni radicali che consentono il
miglior utilizzo del patrimonio immobiliare esistente;
b) ridurre il carico fiscale sulla casa e sulla
famiglia sopprimendo l'articolo 55 del collegato che dispone
la rivalutazione delle rendite catastali dei terreni e dei
fabbricati;
c) favorire l'occupazione anche mediante
l'introduzione di norme finalizzate ad assegnare sgravi
contributivi e premi fiscali in favore dei lavoratori autonomi
e delle piccole e medie imprese che effettuino nuove
assunzioni nonché trasformazione a tempo indeterminato dei
contratti di formazione lavoro;
d) rinnovare il meccanismo di agevolazione
fiscale per le nuove iniziative produttive.
Pace Giovanni, Pace Carlo, Contento, Giorgetti Alberto,
Berselli, Pepe Antonio, Marengo.
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