Banche dati professionali (ex 3270)
Testi integrali degli Atti Parlamentari della XIII Legislatura

Documento


217977
SMC0053-0073
Bollettino Giunte e Commissioni n. 53 del 15 ottobre 1996 - edizione definitiva - (SMC13-53)
(suddiviso in 209 Unità Documento)
Unità Documento n.73 (che inizia a pag.150 dello stampato)
              ...VI COMMISSIONE PERMANENTE
                          (Finanze)
 
 
...IN SEDE CONSULTIVA
...C2372; C2063; C2371. LAVCOMM
...C2372; C2063; C2371.
Proposte di parere alternative sul disegno di legge A. C. 2372: Misure di razionalizzazione della finanza pubblica.
Martedì 15 ottobre 1996. - Presidenza del Presidente Giorgio BENVENUTO. - Interviene il sottosegretario di Stato per il tesoro Roberto Pinza.
ZZSMC ZZRES ZZSMC151096 ZZSMC961015 ZZSMC001096 ZZSMC000096 ZZSMC53 ZZ13 ZZD ZZTX ZZC6 ZZCO
    La VI Commissione finanze,
       esaminato il disegno di legge AC 2372, recante misure di
  razionalizzazione della finanza pubblica;
       rilevato che il provvedimento contiene una serie di
  misure che modificano la normativa tributaria
  retroattivamente, e quindi in violazione dello "Statuto del
  contribuente" varato dallo stesso Governo Prodi;
       considerato che molte delle previsioni di maggior
  gettito appaiono estremamente aleatorie e che ciò vale in
  particolare per quanto concerne le suddette voci:
       a)  2.555 mld che dovrebbero derivare dalla
  tassazione di alcuni "redditi in natura" (c.d.  fringe
  benefits):  buoni pasto, auto aziendali, prestiti ai
  dipendenti.
     Si tratta di entrate in gran parte virtuali, come risulta
  dalle seguenti proiezioni, dove si assume che dalle misure
  sulle auto aziendali dovrebbero derivare 1300 miliardi, dalle
  misure sui buoni pasto 1.000 miliardi, dalla tassazione sui
  prestiti ai dipendenti i restanti 255 miliardi (assunzioni
  diverse sarebbero irragionevoli, ma siano curiosi di sentire
  eventuali diversi "calcoli" governativi):
       1) per ottenere 1.000 miliardi dalla tassazione sui
  buoni pasto occorrerebbero circa 700.000 dipendenti aventi
  diritto ad un buono pasto "ricco", del valore di 15.000
  lire.
       Nella realtà, una gran parte dei buoni pasto non supera
  la "franchigia" esente (anche da contribuzione previdenziale)
  di 10.000 lire.  E' quindi ragionevole (anche in considerazione
  delle modifiche di comportamento causate dalla nuova tassa:
  riduzione dei buoni pasto) che la norma indurrà stimare un
  gettito non superiore a 50-100 miliardi;
       2) per ottenere 1.250 miliardi dalla tassazione sulle
  auto aziendali, occorrerebbero circa 5 -700 mila auto
  circolanti in uso a dipendenti di aziende, ed altrettante auto
  da ammortizzare intestate a società di persone (in tutto,
  circa 1-1,5 milioni di auto aziendali).  Ragionevolmente, nella
  realtà, sono un numero enormemente inferiore.
       Se si aggiunge che molte aziende saranno indotte, per
  effetto delle nuove regole, a cambiare la propria politica in
  merito, il gettito - ottimisticamente - non supererà i 600
  miliardi;
       3) per ottenere 255 miliardi dalla tassazione sui
  prestiti ai dipendenti occorrerebbe un volume di interessi
  agevolati, in ragione della metà del tasso legale, superiore a
  2.000 miliardi, relativo ad un volume di crediti ai dipendenti
  che dovrebbe essere pari a 40.000 miliardi!
       Tutto ciò è assolutamente irrealistico.  Ragionevolmente,
  da questa misura si può stimare un gettito non superiore a 30
  miliardi.
     In definitiva, dalle "manovre" sui  fringe benefits,
  il gettito realisticamente possibile sarà di circa 680
  miliardi, pari solo al 26 per cento del preventivato;
 
                              Pag. 151
 
       b)  i 2.184 miliardi che dovrebbero derivare da
  disposizioni restrittive sulle c.d. società di comodo.
       Questo gettito è fortemente sovrastimato.  Il Governo
  dimentica infatti che una disciplina del regime fiscale delle
  società di comodo esiste già.  Quando fu introdotta la vigente
  disciplina antielusiva, fu stimato un gettito di 800 miliardi.
  Come si possa arrivare oggi ad altri 2.000 miliardi è uno dei
  tanti misteri della manovra finanziaria.  Ragionevolmente, si
  potranno incassare solo circa 300 miliardi;
       c)  i 665 miliardi che dovrebbero derivare dai
  limiti alla detraibilità delle spese mediche.
       Questa nuova norma causerà una contrazione delle utenze
  mediche private (con aggravio dei costi di assistenza
  pubblica) o, in alternativa, maggiore evasione.
       Infatti, limitando ulteriormente il contrasto di
  interessi tra pazienti e medici, si incentiverà l'evasione
  fiscale (il paziente preferirà uno sconto "in nero"
  sull'onorario, piuttosto che una detrazione simbolica).
       Senza contare che, supponendo una minore detrazione pari
  a 55.000 lire (22 per cento di 250.000) per ciascun
  contribuente, per arrivare a 665 miliardi occorrerebbe che ci
  siano 12 milioni di contribuenti con spese mediche pari o
  superiori a 250 mila lire.  Ciò che è semplicemente assurdo.
       Ragionevolmente, il gettito dovrebbe essere intorno ai
  200 miliardi, pari solo al 30 per cento del preventivato;
       d)  i 200 miliardi derivanti dall'incremento delle
  rendite catastali.
       Questa è una misura puramente estorsiva, che non ha
  nulla a che vedere con i valori immobiliari.
       E' la norma più iniqua di tutte.  Spremere ulteriormente
  la casa (compresa la prima casa) in un periodo di forte
  depressione dell'intero settore immobiliare, vuol infatti dire
  deprimerlo ulteriormente e così impoverire milioni di
  famiglie, che possiedono la casa di abitazione.
       Oltre tutto, si tratta di un provvedimento che
  introdurrà ulteriori complicazioni (l'incremento delle rendite
  è infatti diverso, per l'IRPEF e per l'ICI) ed iniquità (non
  si può agire sulle rendite, senza mettere mano al
  classamento).
       Il salasso vero sarà comunque sull'ICI che - in quanto
  tributo locale - non incide direttamente sui numeri della
  finanziaria, ma peserà lo stesso moltissimo sui
  contribuenti.
       Perché, se i soggetti tassatori cambiano, il soggetto
  tassato resta lo stesso;
       e)  i 900 miliardi che dovrebbero derivare (come
  risulta dal testo distribuito dal Ministro delle finanze alla
  conferenza stampa del 30 settembre 1996) dalla "lotta
  all'evasione" (potenziamento dell'attività di accertamento e
  concordato).
       Un'amministrazione seria non iscriverebbe mai queste
  somme nella finanziaria, perché si tratta di entrate
  aleatorie.
       La stessa tesi è appena stata sostenuta dal Ministro
  Visco sul  Corriere della Sera  del 30 settembre, che così
  fa opposizione a sé stesso ("...mi rifiuto di scrivere nero su
  bianco nelle poste di bilancio o nei programmi di governo che
  combatterò l'evasione e ne trarrò tot mila miliardi... si
  tratta di un problema troppo serio per banalizzarlo con
  annunci...").  Dunque, è il Governo che denunzia il governo;
       f)  i 1.000 miliardi che dovrebbero derivare dal
  lotto e dalle scommesse.
       Si tratta dell'unica entrata "credibile" iscritta in
  finanziaria.
       Pur considerando che la "miseria" fiscale causata dal
  Governo Prodi spingerà, per disperazione, milioni di persone
  alle scommesse, non si può pensare che l'inclinazione al gioco
  degli italiani sia illimitata.
       Sarebbe più ragionevole stimare 500 miliardi;
     constatato che:
       la manovra presentata dal Governo Prodi è, insieme,
  recessiva e non risolutiva.
 
                              Pag. 152
 
     In specie, la manovra è:
       a)  falsa al 35 per cento: infatti, una parte
  rilevante dei provvedimenti annunciati non può assolutamente
  produrre i risultati sperati;
       b)  fiscale (cioè: maggiori tasse) al 65 per cento;
  infatti, dentro la parte vera, le tasse statali e locali, i
  contributi, le tariffe, etc. "veri" o verosimili sono pari a
  26.800 miliardi, e dunque pari al 65 per cento della
  manovra;
       c)  provvisoria al 60 per cento; infatti, è questa
  la percentuale dei provvedimenti "una tantum" sul totale
  "reale" della manovra.  In specie, è questa la prova che
  saranno necessari ulteriori interventi di pari importo, già a
  partire dal prossimo anno.
     In sintesi - si ripete - la finanziaria del Governo Prodi
  è, insieme, insufficiente per difetto (non basta, nei suoi
  numeri veri) ed insufficiente per eccesso perché deprime
  l'economia con una micidiale pioggia di effetti di annuncio e
  di tasse;
       ritenendo che l'obiettivo del risanamento finanziario si
  può conseguire in termini tali da non deprimere l'economia;
       considerato che a tal fine si potrebbero adottare i
  seguenti provvedimenti in alternativa a quelli prospettati nel
  disegno di legge, per quanto riguarda specificamente il
  versante delle entrate:
         1) liberalizzazione delle attività economiche (tutto è
  libero, tranne pochi specifici divieti), riduzione delle
  aliquote IRPEF e concordato fiscale fatto con le categorie sul
  territorio.
         Effetto pari ad un incremento di un punto del PIL, che
  provoca maggiori entrate, senza incremento della pressione
  fiscale, per 8.000 miliardi;
         2) rinnovo legge "Tremonti".
         Dato che la crescita dell'IRPEG del 1996 sul 1995 è
  stata di 5.000 miliardi e la legge Tremonti ha funzionato solo
  per un periodo dell'anno, tenendo anche conto degli effetti di
  crescita derivanti dal cambio basso lo scorso anno, senza
  considerare gli effetti indotti sull'economia di una misura di
  rilancio, si può valutare che il maggiore sviluppo porterebbe
  a maggiori entrate per 5.000 miliardi;
         3) graduale immissione in busta paga del trattamento
  di fine rapporto (TFR).
         Oggi l'accantonamento annuo è pari a circa 20.000
  miliardi che, se immessi in busta paga e trattati fiscalmente
  come reddito ordinario, produrrebbero circa 10.000 miliardi di
  gettito contributivo a carico dei datori di lavoro, 2.000
  miliardi di contributi a carico dei lavoratori e 6.000
  miliardi di IRPEF a carico dei lavoratori.
         In totale 18.000 miliardi, cui vanno aggiunti quelli
  derivanti dal rilancio dei consumi e dell'economia.
         Buona parte di questo gettito aggiuntivo deve essere
  restituito alle imprese e ai lavoratori.
         Alle imprese può essere restituito riducendo
  drasticamente le aliquote contributive e istituendo un
  prestito agevolato connesso all'occupazione, che sostituisca i
  benefici in termini di liquidità derivanti dagli attuali
  flussi del TFR.
         Ai lavoratori, la restituzione può avvenire con
  riduzioni dell'IRPEF.
         Ipotizzando di restituire 13.000 miliardi,
  resterebbero 5.000 miliardi come maggiori entrate fiscali e
  contributive (nonostante la riduzione delle aliquote), oltre
  agli effetti indiretti.
         Pur essendo il totale degli effetti netti circa il
  doppio di tale somma, una quantificazione prudenziale delle
  maggiori entrate può essere cifrata, appunto, in 5.000
  miliardi;
         4) sdemanializzazione totale.  Secondo la Commissione
  Cassese il patrimonio immobiliare al 1987 - quindi si tratta
  di valori oggi ampiamente sottostimati - equivaleva a 175.000
  miliardi.  Sottratto il demanio (32.000 miliardi) e gli
  immobili in uso governativo (14.000 miliardi), la rimanente
  parte (129.000 miliardi) frutta oggi 514 miliardi (v. bilancio
  dell'entrata), cioè lo 0,4 per cento del valore presunto!
 
                              Pag. 153
 
         I Comuni, tra alienazioni e valorizzazioni, possono
  ottenere plusvalenze e flussi per 10.000 miliardi che, con una
  tassazione media di circa il 50 per cento, porterebbero
  all'erario 5.000 miliardi.  Se a ciò si aggiunge il
  trasferimento degli enti termali pubblici, si può facilmente
  ottenere la somma di 5.500 miliardi;
         5) razionalizzazione della tassazione delle
  cooperative di grandi dimensioni, anche al fine di evitare
  distorsioni alla concorrenza: 1.500 miliardi;
         6) incameramento dei residui attivi: si calcola che lo
  Stato vanti crediti per imposte non percepite per oltre 70.000
  miliardi di cui 15.000 miliardi immediatamente percepibili.
  Mediante procedure di accelerazione e di responsabilizzazione
  del sistema esattoriale (estensione del "non riscosso per
  riscosso") è ipotizzabile stimare un recupero di circa un
  terzo di tale somma.  In via prudenziale, si può quantificare
  la maggiore entrata in 4.000 miliardi;
       rilevato che l'insieme delle misure sopra prospettate
  dovrebbe assicurare maggiori entrate per un ammontare pari a
  29 mila miliardi di lire;
       preso atto che l'effetto derivante dal complesso delle
  misure sopra illustrate permetterà di fare minore ricorso
  all'indebitamento per una somma corrispondente, e quindi di
  pagare meno interessi, a parità di tassi, per 4.500 miliardi
  di lire:
                    DELIBERA DI ESPRIMERE
                      PARERE CONTRARIO.
  Conte, Tremonti, Paroli, Berruti, Leone.
    La VI Commissione finanze,
       esaminato il ddl n. 2732 collegato alla manovra di
  finanza pubblica relativa all'anno 1997;
       considerato preliminarmente come risultino presentati al
  Senato alcuni disegni di legge ritenuti collegati alla manovra
  finanziaria, circostanza tale da impedire il decorso dei
  termini per la sessione di bilancio previsti dal regolamento
  parlamentare;
       considerato altresì, e sempre in via pregiudiziale, che
  il collegato presenta numerose disposizioni del tutto estranee
  alle regole e agli indirizzi di cui all'articolo 3 della legge
  5 agosto 1978, n. 468, nel mentre del tutto assente si è
  rivelata la pur necessaria acquisizione degli elementi
  conoscitivi in ordine al complesso della manovra;
       ritenuto che la manovra predisposta dal Governo appare
  inadeguata a restituire slancio propulsivo alla economia, al
  sistema produttivo e alla occupazione, anzi è priva di ogni
  ipotesi in tal senso in quanto aumenta enormemente la
  fiscalizzazione delle risorse prodotte dal Paese;
       preso atto che le norme fiscali ivi contenute
  riguardanti le nuove entrate possono produrre effetti
  recessivi;
       considerato che la stessa "tassa per l'Europa" si
  connota con caratteristiche negative in quanto introduce una
  maggiore imposizione in termini di "una tantum" e perciò
  trattasi di un intervento non strutturale, destinato a
  esaurire in un solo esercizio i suoi effetti, che è in
  contrasto con il patto di stabilità richiesto dai
  partners  europei in relazione al quale è obbligatorio il
  rispetto permanente della disciplina di bilancio;
       considerato ancora che l'enorme numero di deleghe
  contenute nel collegato finisce di fatto con l'espropriare il
  Parlamento delle sue prerogative, sottraendogli la possibilità
  di legiferare direttamente su importanti materie decisive per
  l'economia del Paese, e che l'esercizio della funzione
  legislativa può essere delegato al Governo solo nel rispetto
  dei principi di cui all'articolo 76 della Costituzione e che
  tali principi non sono sempre presenti nel collegato in
  esame;
       valutato quindi negativamente lo spropositato numero di
  deleghe, anche perché, spesso prive di previsione del
 
                              Pag. 154
 
  parere parlamentare, sono riferite ad attività legislativa
  complessa, delicata, disparata e di alto contenuto
  politico;
       ritenuto che l'intera manovra non consente alla nazione
  di rispettare stabilmente i criteri di convergenza fissati nel
  Trattato di Maastricht;
       ricordato che nella campagna elettorale che ha visto il
  prevalere delle attuali forze di maggioranza queste avevano
  assicurato che non vi sarebbe stato inasprimento del carico
  fiscale e che sarebbe stata assicurata una riduzione di una
  quota di spesa pubblica sul PIL di 2-3 punti percentuali; al
  contrario, il verificatosi aumento della imposizione fiscale
  attesta la incapacità del Governo di tagliare gli sprechi e di
  razionalizzare la spesa;
       ritenuto infine che le previsioni contenute nel DPEF
  presentato alle Camere sono state clamorosamente smentite dopo
  soli due mesi, il che non consente di assegnare ulteriore
  credito alle previsioni che il Governo presenta al Parlamento
  con il documento in esame;
                   ESPRIME PARERE CONTRARIO
     con le seguenti motivazioni:
       risultano del tutto assenti misure, che appaiono invece
  indispensabili, volte a favorire la ripresa economica
  sostenendo l'attività produttiva e la occupazione aggiuntiva.
  In particolare, il Governo non ha provveduto a:
           a)  introdurre una norma volta a favorire la
  ripresa dell'attività edilizia abitativa che preveda
  l'esenzione pluriennale dal pagamento dell'ICI per i
  fabbricati di nuova costruzione non aventi caratteristiche di
  lusso e per le ristrutturazioni radicali che consentono il
  miglior utilizzo del patrimonio immobiliare esistente;
           b)  ridurre il carico fiscale sulla casa e sulla
  famiglia sopprimendo l'articolo 55 del collegato che dispone
  la rivalutazione delle rendite catastali dei terreni e dei
  fabbricati;
           c)  favorire l'occupazione anche mediante
  l'introduzione di norme finalizzate ad assegnare sgravi
  contributivi e premi fiscali in favore dei lavoratori autonomi
  e delle piccole e medie imprese che effettuino nuove
  assunzioni nonché trasformazione a tempo indeterminato dei
  contratti di formazione lavoro;
           d)  rinnovare il meccanismo di agevolazione
  fiscale per le nuove iniziative produttive.
  Pace Giovanni, Pace Carlo, Contento, Giorgetti Alberto,
  Berselli, Pepe Antonio, Marengo.
 
DATA=961015 FASCID=SMC13-53 TIPOSTA=SMC LEGISL=13 NCOMM=06 SEDE=CO NSTA=0053 TOTPAG=0376 TOTDOC=0209 NDOC=0073 TIPDOC=P DOCTIT=0072 COMM=C6 D FTX PAGINIZ=0150 RIGINIZ=004 PAGFIN=0154 RIGFIN=046 UPAG=NO PAGEIN=150 PAGEFIN=154 SORTRES=9610153 SORTDDL= FASCIDC=13SMC 00053 SORTNAV=59610150 00053 b00000 ZZSMC53 NDOC0073 TIPDOCP DOCTIT0072 NDOC0072



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