| ANTONIO DI BISCEGLIE. Credo che l'atto che si accinge a
compiere la Camera metta la comunità italiana in Croazia e
Slovenia in condizioni di maggiore serenità per la sua
convivenza. Si sentirà infatti pienamente riconosciuta nei
propri diritti, posta al riparo dal rischio di una loro
compressione, come purtroppo avvenuto con la sentenza della
Corte costituzionale croata del febbraio 1995.
Va ricordato infatti che all'indomani del dissolvimento
della Repubblica federativa socialista in Jugoslavia e della
creazione di due stati indipendenti, la Repubblica di Croazia
- 8 ottobre 1991 - e la Repubblica di Slovenia, la minoranza
italiana tradizionalmente residente nella ex Jugoslavia si è
trovata divisa tra essi: 36 mila in Croazia e 4 mila in
Slovenia; una presenza cospicua e tuttavia ridotta e ben
lontana da quella in origine presente, ciò a causa delle
drammatiche e tragiche vicende postbelliche e dell'esodo di
circa 350 mila italiani.
Una pagina di storia, questa, che ha segnato profondamente
il nostro paese, in particolare una regione come il
Friuli-Venezia Giulia, costituendone un elemento di identità.
Il perseguimento della tutela, salvaguardia e promozione della
minoranza italiana da parte del nostro paese è un obiettivo
possibile e suscettibile di sviluppi positivi proprio con
questo trattato il quale - è bene sottolinearlo - dà seguito
al memorandum d'intesa firmato il 15 gennaio 1992 che
ribadiva il carattere autoctono della minoranza italiana e ne
riconosceva l'unicità e l'uguale trattamento in entrambi gli
Stati. Riconosceva altresì la soggettività giuridica
all'"Unione italiana" come unico rappresentante della
minoranza italiana; assicurava la libertà di movimento e di
lavoro dei cittadini croati e sloveni appartenenti alla
minoranza italiana.
Il problema della compressione dei diritti si è
particolarmente posto in
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quanto il memorandum non è stato ritenuto
suscettibile di effetti giuridici interni da parte della Corte
costituzionale croata con la sentenza prima citata che,
oltretutto, abrogava numerosi articoli dello statuto della
contea dell'Istria. Occorre dire in questa occasione che tale
sentenza si era inserita bene in un crescente clima di
esasperato nazionalismo che in quel periodo affiorava anche
dagli stessi atteggiamenti del governo croato: la vicenda
della rete scolastica italiana è a tal riguardo illuminante.
Ci si augura che oggi siano superati i vari contenziosi e che
i cittadini di nazionalità croata possano liberamente
iscriversi e frequentare le scuole della minoranza italiana,
avendo assicurato il governo croato di non dar seguito
all'intendimento di imporre la dichiarazione di appartenenza
etnica (propedeutica all'iscrizione alle varie scuole) sulla
base di quanto previsto oltretutto dal Consiglio d'Europa. Ci
auguriamo pure che possano finalmente avere inizio i lavori
per la costruzione dell'edificio della scuola italiana di
Pola.
Il trattato, dunque, contribuisce a sanare alcune
controversie e sviluppa - come si diceva - le condizioni per
una pacifica vita della nostra minoranza in Croazia ed in
Slovenia. E' uno storico strumento giuridico che è stato
accolto con molta soddisfazione dalla comunità italiana. E
francamente non si comprende l'atteggiamento di qualche forza
politica - penso ad alleanza nazionale - che, pur apprezzando
i contenuti del trattato, ha deciso di astenersi. A che pro? A
me comunque sembra un atteggiamento sbagliato.
Il trattato è già stato ratificato - non senza fatica -
dal Parlamento croato e questo dato deve incoraggiarci.
Occorre considerare, da ultimo, che nel trattato medesimo è
prevista la tutela della minoranza croata in Italia presente
(a dire il vero, in misura esigua: 2.600 persone) in tre
comuni della regione Molise, e precisamente Montemitro,
Acquaviva Collecroce e San Felice del Molise; tutela,
tuttavia, prevista pure dal comma 16 dell'articolo 4 dello
statuto della regione Molise, e ciò senza reciprocità e senza
elementi di promozione a significare la profonda diversità
delle questioni.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, respingendo i
tentativi di "annessione" immediata al Veneto della minoranza
italiana in Croazia e Slovenia, come è sembrato emergere dagli
interventi di esponenti della lega nord per l'indipendenza
della Padania, sotto forma magari di una confusa concezione
secessionista, e respingendo pure ogni ripresa immotivata e
stantia di un dannoso nazionalismo, considero questo trattato
come un formidabile passo avanti sulla strada della tutela dei
diritti generali delle minoranze; un buon viatico per lo
sviluppo dei rapporti in un'area strategicamente importante
per il nostro paese; infine, un buon inizio dell'anno in corso
per l'avanzamento globale della democrazia nonché un
significativo atto per la costruzione dell'Europa. E' per
questo, signor Presidente, che possiamo davvero guardare
avanti, progettare il futuro e non restare né fermi né con lo
sguardo all'indietro.
RELAZIONE DEL DEPUTATO DARIO RIVOLTA SUL DISEGNO DI LEGGE DI
RATIFICA N. 3704
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