| Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del
Consiglio dei ministri ed il Ministro di grazia e giustizia,
per sapere - premesso che:
presso il Senato della Repubblica è in discussione un
disegno di legge, di iniziativa della senatrice Salvato ed
altri, che prevede la soppressione della pena dell'ergastolo e
l'elevazione a trentadue anni della pena massima;
tale disegno di legge si ispira esplicitamente
all'articolo 27 della Costituzione, nel quale, al terzo comma,
si prevede che "le pene non possono consistere in trattamenti
contrari al senso di umanità e devono tendere alla
rieducazione del condannato";
sabato 19 luglio, a pagina 10 del Corriere della
Sera, è stata pubblicata un'ampia intervista al pubblico
ministero dottor Paolo Giordano, vicepresidente
dell'associazione nazionale magistrati e segretario della
corrente di magistratura indipendente, sotto il titolo
virgolettato "Niente abolizione dell'ergastolo. Il governo
favorisce i criminali";
nella premessa all'intervista, il giornalista Felice
Cavallaro scrive che il magistrato "si guarda intorno
irritato, esternando con tono pacato una "riflessione" che
deflagra come una bomba";
tale "riflessione" viene riportata testualmente tra
virgolette in questi termini: "Abolire l'ergastolo significa
scardinare un altro tassello nella lotta al crimine, grazie al
"sì" del Senato. E grazie a questo governo che sta realizzando
il programma politico di Cosa Nostra";
nel seguito dell'intervista al Corriere della
Sera, il dottor Giordano critica apertamente anche la
presidente dell'Anm, dottoressa Elena Paciotti, per aver
condiviso la scelta legislativa del Senato, attacca
ripetutamente il Ministro di grazia e giustizia Flick in
materia di politica penitenziaria, critica il Parlamento per
le innovazioni legislative in materia di abuso d'ufficio e di
articolo 513 del codice di procedura penale, evoca "il
programma politico di Cosa Nostra" e conclude affermando che
"non ce ne accorgiamo, ma piano piano stiamo scivolando da
quella parte";
nel pomeriggio dello stesso sabato 19 luglio 1997, il
dottor Giordano ha "puntualizzato" e "precisato" il contenuto
della sua intervista attraverso un dispaccio dell'agenzia Ansa
da Caltanissetta: "Evidentemente si è trattato di una
semplificazione giornalistica che sintetizza un ragionamento
politico più articolato, e cioè che la mafia può trarre
oggettivamente vantaggio dalle misure legislative delle quali
si parla e che sono in corso di esame";
da tale precisazione si ricava che il Governo e il
Parlamento non starebbero intenzionalmente realizzando il
programma politico di Cosa Nostra, ma starebbero facendo
scelte che "oggettivamente" vanno in quella direzione -:
quale sia il giudizio del Governo su tali dichiarazioni,
anche tenendo conto della successiva "precisazione";
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se il Ministro di grazia e giustizia ritenga che tali
dichiarazioni rientrino nella sfera del primo comma
dell'articolo 21 della Costituzione, ovvero ne travalichino i
limiti e rientrino in una indebita interferenza di un
magistrato del pubblico ministero nell'ambito delle competenze
del potere legislativo e del potere esecutivo, interferenza
aggravata dal contenuto infamante delle accuse al Governo e al
Parlamento, sia nella versione originaria dell'intervista, sia
nella stessa maldestra "precisazione".
(2-00626)
"Boato".
(22 luglio 1997)
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