| D'IPPOLITO. - Al Ministro di grazia e giustizia. -
Per sapere - premesso che:
il consiglio dell'ordine degli avvocati e procuratori
presso la corte di appello di Catanzaro in data 22 gennaio
1997, nel dichiarare lo stato di agitazione della categoria,
ha, contestualmente, convocato l'assemblea straordinaria di
tutti gli iscritti per il 5 febbraio 1997, al fine di
concordare i mezzi di lotta più opportuni per avviare a
soluzione i gravi problemi determinati dalla enorme mole di
procedure pendenti (circa diciassettemila al 30 settembre
1996) presso il tribunale civile di Catanzaro;
la decisione adottata costituisce la risposta
straordinaria alla mancata soluzione delle difficoltà più
volte evidenziate dallo stesso consiglio dell'ordine a causa
di questa drammatica situazione presso il tribunale civile di
Catanzaro;
non pare essersi raggiunto, in ordine ad eventuali
soluzioni adottabili in concreto, un utile raccordo tra
magistrati e avvocati, senza con ciò voler giudicare la
volontà di collaborazione e di attenzione ai problemi che si
presume in entrambi;
il presidente del tribunale, per la carenza di
magistrati civili, spesso destinati ad uffici penali, pare
suggerire non tanto l'istituzione di una III sezione civile,
ritenuta necessaria, quanto la trasformazione della II sezione
civile in sezione mista;
tale orientamento ha destato grave preoccupazione nel
consiglio dell'ordine degli avvocati, che ne teme la ricaduta
negativa non solo a fronte dei dati riportati in sede di
inaugurazione dell'anno giudiziario 1997 (poche sentenze
civili depositate annualmente; molte cause rinviate ad udienze
collegiali del 2000; ritardo nel deposito delle ordinanze
istruttorie di più facile delibazione; rinvii da un'udienza
istruttoria all'altra superiori all'anno), ma anche per il
rischio, ritenuto concreto, di vedere scoraggiata ed inficiata
la possibilità di copertura a domanda dei posti in organico
per la magistratura ancora scoperti;
l'emergenza determinata dal contenzioso penale (da
affrontare con adeguata efficienza!) non può, di per sé,
costituire condizione sufficiente a giustificare i gravissimi
ritardi nella soluzione del contenzioso civile nonché
l'inevitabile diniego di giustizia che di fatto ne consegue
-:
se non ritenga allarmanti i segnali di protesta nel
settore della giustizia che da più parti e con diverse
caratteristiche si levano dalla Calabria (si vedano in
particolare i distretti di Reggio Calabria, Cosenza e
Catanzaro);
se non ritenga indifferibile ed urgente, nel quadro
complessivo della domanda di giustizia proveniente dalla
Calabria, avviare adeguate iniziative dirette ad individuare
con concretezza e nella specificità delle singole aree
geografiche, le giuste soluzioni;
se non ritenga necessario studiare misure atte a
raccordare gli operatori di giustizia, perché ciascuno,
secondo le proprie responsabilità, possa superare steccati e
concorrere alla soluzione dei problemi, nell'interesse del
bene comune.
(3-00672)
(30 gennaio 1997)
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