| ARMANDO VENETO. - Al Ministro di grazia e giustizia.
- Per sapere - premesso che:
sono state rese note dalla stampa le notizie secondo le
quali l'avvocato Taormina, nell'esercizio della sua funzione
di difensore, è stato insultato e minacciato da un pentito,
nel corso del procedimento per l'omicidio Pecorelli;
tale fatto, oltre che ledere l'esercizio stesso del
diritto di difesa, appare essere la manifestazione di un più
vasto disprezzo del quale sono intrise le acquisizioni
culturali dei pentiti, tanto che solo la notorietà del
procedimento ha portato alla ribalta un fatto che - purtroppo
- si ripete con sempre maggior frequenza nelle aule di
giustizia -:
se abbia intenzione di monitorare tutti gli atti
manifestanti insofferenza, supponenza, disprezzo, ingiuria e
minaccia provenienti dai "pentiti all'italiana" e rivolti ai
difensori;
se abbia intenzione di monitorare i comportamenti e gli
interventi dei magistrati del pubblico ministero e di quelli
giudicanti al verificarsi di tali fatti;
se abbia intenzione di agire con attività connesse con
le proprie competenze perché vengano puniti omissioni, abusi e
compiacenze, al verificarsi di fatti quale quello
ricordato;
se, per il caso di specie, intenda avviare attività di
indagine, anche con riferimento ai programmi di protezione
riservati al pentito o che debbano, ad evitare
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che le minacce si avverino, essere disposte a tutela della
integrità fisica del difensore.
(3-00827)
(5 marzo 1997)
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