| MAIOLO. - Ai Ministri di grazia e giustizia e del
tesoro. - Per sapere - premesso che:
il giorno 27 maggio 1997, il Corriere della Sera ha
pubblicato una lettera del professor Piero Schlesinger,
ex-presidente della Banca popolare di Milano, lettera
riguardante un'inchiesta condotta dalla procura della
Repubblica di Milano nei confronti di funzionari e
amministratori dell'istituto di credito milanese per una serie
di reati che sarebbero stati commessi nella gestione
dell'istituto;
in tale lettera il professor Schlesinger scrive che tale
"indagine da ben quattro anni si viene svolgendo con
particolare accanimento nei confronti della Banca popolare di
Milano e miei personali, suo ex presidente" e aggiunge essersi
trattato di "quattro anni di autentica persecuzione che un
pubblico ministero prevenuto ha dedicato alla banca ed a
me";
il professor Schlesinger precisa le ragioni per le quali
definisce il pubblico ministero prevenuto, dato che "non si
trattava della persona adatta a svolgere un'inchiesta
siffatta. Figlio di un ex vicepresidente dell'istituto, di
certo ha vissuto da ragazzo con comprensibile angoscia le
vicende
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che, nel 1971, condussero i due vicepresidenti di allora (il
padre ed io) ad un ben diverso destino: l'uno, io, promosso a
presidente (carica nella quale sono rimasto per più di venti
anni, fin quando fui io a dirmi indisponibile per qualsiasi
ulteriore prosecuzione); l'altro, il padre dell'odierno pm
Riccardo Targetti, escluso dal consiglio di amministrazione
dopo ben 25 anni di permanenza ed escluso altresì da un
progetto di pensione straordinaria in favore degli
amministratori, che proprio io ritirai dal voto assembleare
vista un'aspra opposizione da parte di parecchi soci";
tali accadimenti - precisa il professor Schlesinger -
furono seguiti da ulteriori e più gravi: infatti il padre del
pubblico ministero Riccardo Targetti "morì subito dopo questa
dura assemblea, lasciando a carico della vedova e dei figli
molti debiti verso numerosi istituti di credito e terze
persone";
il professor Schlesinger ricorda inoltre che fu proprio
lui "a deliberare allora, quale Presidente della Bpm, una
erogazione, straordinaria e liberale, per estinguere quelle
passività e liberare la famiglia da queste gravi
preoccupazioni. Ma probabilmente entità e modalità - in piena
trasparenza - dell'intervento della Banca non furono
apprezzate, cosicché è da supporre che il futuro pm sia
cresciuto nutrendo rancore verso una istituzione ed una
persona, considerate, forse, responsabili della morte del
padre e di umiliazioni familiari";
sulla base di questa ricostruzione, il professor
Schlesinger conclude che il pubblico ministero dottor Riccardo
Targetti "non era dunque la persona giusta per assumere, sia
pure tanti anni più tardi, la guida di un'indagine proprio su
quel medesimo istituto" e proprio nei suoi confronti;
il professor Schlesinger nella lettera ricorda anche che
egli ebbe "ad escludere, una decina di anni fa, un suo (del
pm, ndr) fratello dal rinnovo nella carica di amministratore
di una società (la Banca agricola milanese) controllata dalla
popolare di Milano";
a seguito di tutti questi fatti "ad indagini avviate, fu
presentata dai legali una formale istanza di astensione, ma il
pm Riccardo Targetti - in violazione del dovere dei magistrati
di motivare ogni propria decisione - non solo non ha accolto
l'istanza ma non ha voluto (o saputo?) neppure motivare per
quali ragioni abbia ritenuto di poterla disattendere ed ha
preferito lasciarla, insolitamente, del tutto senza
risposta";
nel corso dei quattro anni di indagine, secondo il
professor Schlesinger c'è stata "una continua girandola di
ipotesi accusatorie (quasi tutte poi dissoltesi), uno
stillicidio di "fughe di notizie" sapientemente orchestrate
per tener ben desta l'attenzione dei giornali e dell'opinione
pubblica, straordinarie misure di sequestri e perquisizioni
quali non si riservano neppure a pericolose bande di
delinquenti organizzati";
il professor Schlesinger sostiene inoltre che la procura
si è avvalsa "quasi a tempo pieno dell'assistenza di un
consulente, la cui "serenità" è emersa in modo particolarmente
eloquente quando, mentre erano ancora in corso le indagini,
alla presenza di testimoni" - riferendosi alla persona di
Schlesinger - ha affermato: "Gli daremo una mazzata
terribile";
il professor Schlesinger ricorda inoltre che la procura
di Milano ha redatto "ben due "requisitorie", ciascuna di
centinaia di pagine, che invece di essere dedicate alla
ricerca di eventuali reati hanno avuto principalmente per
scopo (legittimo?) la cosiddetta "ricostruzione di un sistema"
aziendale, che non si vede a qual titolo possa interessare il
magistrato penale (che per di più sembra aver dimenticato del
tutto, ingenerosamente, che nel frattempo la Bpm, da istituto
meramente locale, è entrata a far parte delle grandi banche a
portata nazionale)";
infine il professor Schlesinger afferma di essere "di
fronte a due ipotesi accusatorie: falso in bilancio e
conflitto di interessi", e, aggiungendo che si tratta di
"ipotesi senza fondamento", conclude sostenendo che "errori
ognuno può farne,
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ma parlare di reati è ben diverso. E le accuse - compresa
quella, particolarmente fantasiosa, che io solo possa avere
conosciuto ex ante quel dissesto Ferruzzi che ha colto
completamente di sorpresa l'intero mondo economico finanziario
italiano - sono a tal punto manifestamente infondate
(nonostante l'assurdo accostamento alle vicende di
Tangentopoli, talvolta sbrigativamente richiamate da qualche
giornale) che ci vorrà soltanto molta pazienza ed altrettanto
tempo per smontarle in ogni dettaglio, ma con la certezza che
non potrà restarne che cenere";
a tali affermazioni il sostituto procuratore della
Repubblica di Milano, dottor Riccardo Targetti, sollecitato
dal Corriere della Sera replicava argomentando che sul merito
di ciò che afferma il professor Schlesinger non ha nulla da
dire e che l'unica precisazione che ritiene di dover fare è la
seguente: "Quando il 18 marzo 1996 l'ho interrogato come
persona sottoposta alle indagini, dalle 10,30 alle 17,15, i
suoi difensori presentarono effettivamente una istanza di
astensione nei miei confronti. Ma non è vero che la lasciai
senza risposta. Il giorno dopo, infatti, 19 marzo 1996,
scrissi a Borrelli dicendo che da parte mia non vedevo alcun
motivo di astensione, ma che mi rimettevo a lui per le
valutazioni del caso. Il procuratore rispose il 3 aprile 1996
in questi termini: "Restituisco l'istanza sopra menzionata
prendendo atto con piena condivisione che la S.V. non intende
astenersi ed osservando che non sussiste alcun motivo per
ipotizzare una sua sostituzione ex articolo 53 del codice di
procedura penale"" -:
se rispondano al vero le notizie rivelate dal professor
Piero Schlesinger e in particolare: se il padre del dottor
Riccardo Targetti nel 1971 era vicepresidente, insieme al
professor Schlesinger, della Banca popolare di Milano; se il
padre del dottor Riccardo Targetti venne allora escluso dal
consiglio di amministrazione dopo venticinque anni di
permanenza, mentre il dottor Schlesinger divenne presidente
dell'istituto di credito; se il padre del dottor Riccardo
Targetti fu escluso da un progetto di pensione straordinaria
in favore degli amministratori in seguito a un intervento del
professor Piero Schlesinger; se il padre del dottor Riccardo
Targetti morì poco tempo dopo questi eventi; se il padre del
dottor Targetti lasciò molti debiti verso istituti di credito
e terze persone; se la Banca popolare di Milano deliberò,
nella persona del suo presidente professor Piero Schlesinger,
un'erogazione straordinaria a favore degli eredi del padre del
dottor Targetti per estinguere i debiti; se la famiglia non
apprezzò e per quale motivo quell'intervento; se il fratello
del pubblico ministero dottor Targetti venne escluso dalla
carica di amministratore della Banca agricola milanese,
controllata dalla Banca popolare di Milano, per intervento del
dottor Schlesinger;
se risponda al vero la notizia secondo la quale il
dottor Riccardo Targetti ha respinto l'istanza di astensione
rivolta dalla difesa del professor Schlesinger senza
motivazione alcuna;
se risponda al vero la notizia secondo la quale il
consulente nominato dalla procura della Repubblica di Milano
avrebbe dichiarato, con riferimento al professor Schlesinger,
"Gli daremo una mazzata terribile";
se risponda al vero la notizia secondo la quale il
pubblico ministero dottor Targetti non avrebbe individuato
alcun motivo di astensione, così come avrebbe fatto il
procuratore capo della Repubblica di Milano, dottor Francesco
Saverio Borrelli;
se il Ministro di grazia e giustizia non ritenga che
esistessero, nel caso in oggetto, le gravi ragioni di
convenienza previste dal codice di procedura penale perché il
pubblico ministero eserciti la facoltà di astensione;
se il Ministro di grazia e giustizia non ritenga che
esistessero, nel caso in oggetto, le ragioni previste dal
codice di procedura penale perché il procuratore della
Repubblica procedesse alla sostituzione del pubblico
ministero, in particolare la "inimicizia grave fra lui e un
suo prossimo congiunto e una delle parti private";
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se il Ministro di grazia e giustizia intenda dunque
disporre una ispezione presso la procura della Repubblica di
Milano per accertare eventuali illeciti disciplinari o di più
grave natura commessi dal procuratore della Repubblica di
Milano e dal sostituto procuratore del medesimo ufficio dottor
Riccardo Targetti;
quali provvedimenti il Governo intenda adottare per
evitare che l'esercizio dell'azione penale appaia (o sia)
motivato da ragioni di carattere del tutto personale, dando
luogo a possibili situazioni di grave abuso di potere da parte
di chi è titolare di una delicata funzione giurisdizionale.
(3-01197)
(5 giugno 1997)
I) Interrogazione:
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