| (Inizio dell'esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento in
titolo.
Il Presidente Vincenzo CERULLI IRELLI, dopo aver
salutato il Vice Presidente del Consiglio dei ministri Valter
Veltroni presente alla seduta odierna, invita il deputato
Bracco a svolgere la relazione.
Il deputato Fabrizio BRACCO, relatore, rileva che
lo schema di decreto in titolo si inserisce nel più ampio
quadro di riordino degli enti di cultura, come già accaduto
per il Centro sperimentale di cinematografia e per l'Istituto
nazionale per il dramma antico.
Ricorda che lo schema di decreto legislativo in titolo è
stato emanato sulla base del medesimo presupposto <articolo
11, comma 1, lettera b), della legge 15 marzo 1997, n.
59> e secondo i medesimi criteri di esercizio della delega,
seguiti per la trasformazione dell'Istituto nazionale per il
dramma antico.
Illustrando il provvedimento in esame, fa presente che la
trasformazione de "La Biennale di Venezia" in "Società di
cultura La Biennale di Venezia" è stata già oggetto di un
disegno di legge approvato dal Senato della Repubblica e, in
sede referente, dalla VII Commissione Cultura della Camera dei
deputati.
La decisione di utilizzare la delega di cui all'articolo
11, comma 1, lettera b), della legge 15 marzo 1997, n.
59, per trasformare "La Biennale" risponde all'esigenza di
favorirne una più rapida entrata in vigore.
Fa presente che, rispetto al testo approvato dalla
Commissione Cultura della Camera, lo schema di decreto in
titolo manca della parte relativa alle disposizioni
tributarie, la cui disciplina per mezzo di decreto legislativo
avrebbe rappresentato un eccesso di delega: ricorda che il
Governo intende disciplinare tale aspetto con autonomo
provvedimento.
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Dopo aver ricordato che la riforma de "La Biennale di
Venezia" è stata già oggetto nelle passate legislature di
proposte di legge modificative, fa presente che il Governo ha
inteso utilizzare, in luogo delle figure tipiche disciplinate
dal codice civile (associazioni o fondazioni), la più ampia
dizione dell'articolo 12 del codice civile, che si riferisce
anche ad "altre istituzioni di carattere privato". Si è così
delineata una persona giuridica di diritto privato, denominata
"Società di cultura" che ha una sua autonoma identità con
peculiarità che vengono definite nello schema di decreto
legislativo.
Rileva che nella "Società di cultura La Biennale di
Venezia" è prevista la presenza di partecipanti pubblici quali
il Ministero per i beni culturali e ambientali, la regione
Veneto, la provincia e il comune di Venezia. E' prevista,
inoltre, la presenza di soci privati che non possono superare,
come apporto al patrimonio, il quaranta per cento complessivo
dello stesso e che non devono svolgere attività a fini di
lucro nei medesimi settori culturali della società.
Relativamente alla figura dei soci privati, occorre
rilevare l'importanza della previsione dell'assemblea dei soci
privati.
Aggiunge che nello schema di decreto in esame si prevede
la possibilità di svolgere attività commerciale ed altre
attività accessorie, in conformità agli scopi istituzionali,
senza distribuzione di utili che devono essere destinati agli
scopi istituzionali.
Ricordando che la vigilanza sulla gestione della Società
di cultura La Biennale di Venezia è affidata, comunque, ad una
amministrazione centrale dello Stato (nel caso di specie, al
Ministero per i beni culturali e ambientali), evidenzia lo
snellimento - operato in conformità ai criteri della legge
delega n. 59 del 1997 - degli organi collegiali della
Biennale.
Non può poi essere sottovalutata la separazione tra
l'aspetto della gestione della Biennale, affidata al consiglio
di amministrazione, e l'aspetto più precisamente culturale,
affidato al comitato scientifico.
Uno dei punti salienti dello schema di decreto legislativo
è rappresentato dal potenziamento dell'attività di ricerca
della Biennale attraverso il suo settore permanente di ricerca
e produzione culturale denominato ASAC (Archivio storico delle
arti contemporanee) che si unisce ai sei settori culturali
finalizzati alle tradizionali manifestazioni periodiche della
Biennale (architettura, arti visive, cinema, musica, danza e
teatro). A capo di ciascun settore è posto un direttore,
scelto tra personalità di spicco del campo artistico di
competenza, la cui durata in carica è legata a quella del
consiglio di amministrazione. Viene, inoltre, istituita la
figura del coordinatore generale, che assume la responsabilità
gestionale ed amministrativa della società, legato ad essa -
innovando rispetto alla precedente disciplina - da un rapporto
a tempo determinato definito dal consiglio di
amministrazione.
La mutata natura giuridica della Biennale comporta,
ovviamente, la natura privatistica del rapporto di lavoro del
personale dipendente della società, anche se lo schema di
decreto in titolo riconosce la possibilità di optare, ai fini
del trattamento previdenziale, per il mantenimento
dell'iscrizione all'INPDAP.
Concludendo, dichiara che lo schema di decreto in esame,
nel rispondere ai parametri della legge di delega, coglie, al
tempo stesso, l'esigenza di riordino di un ente, quale "La
Biennale di Venezia", liberandola da uno stato di obiettiva
incertezza, al fine di valorizzarne ulteriormente il prestigio
nazionale ed internazionale di cui gode.
Il Vice Presidente del Consiglio dei ministri Valter
VELTRONI, in qualità di Ministro per i beni culturali ed
ambientali, ricorda che il disegno di legge "Disciplina della
Società di cultura La Biennale di Venezia" è stato presentato
nel settembre 1996 ed approvato dal Senato della Repubblica il
9 maggio 1997 e dalla VII Commissione Cultura della Camera dei
deputati il 29 ottobre 1997. Fa presente che nel frattempo La
Biennale di Venezia ha operato in un regime di
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parastato, che ha vincolato fortemente l'attività di
organizzazione di manifestazioni culturali secondo uno
standard amministrativo che non trova equivalenti in
Europa.
Si augura, a tal proposito, che le prossime manifestazioni
culturali della Biennale possano svolgersi secondo modelli
organizzativi meno burocratizzati.
Illustrando lo stato attuale della organizzazione
complessiva della Biennale, sottolinea i limiti della vigente
disciplina che, ad esempio, impedisce l'utilizzo del proprio
marchio, che è elemento di grande valore. Non si può, poi, non
rilevare l'eccessivo numero dei membri dei vari organi
collegiali: l'attuale ente pubblico prevede un consiglio di
amministrazione di diciannove componenti, a fronte dei cinque
membri previsti dallo schema di decreto in titolo, elevabili a
sette in caso di rappresentanza dei soci privati. Anche per il
collegio sindacale, originariamente di sette membri, sono
previsti attualmente tre revisori titolari ed uno supplente.
Vi è, pertanto, uno snellimento nella composizione degli
organi collegiali, che comporta una conseguente maggiore
assunzione di responsabilità da parte dei membri.
Ribadisce l'importanza della partecipazione dei soci
privati alla gestione della società e la rilevanza della
distinzione tra aspetto culturale e aspetto amministrativo,
secondo un principio che il Governo ha inteso applicare ad
ogni riforma degli enti pubblici di cultura (ad esempio,
l'Istituto nazionale per il dramma antico).
Conclude, evidenziando il potenziamento dei settori di
archivio e di ricerca: in tal modo la Biennale sarà in grado
di svolgere al meglio quella funzione di organizzazione
culturale del Paese che le è propria e che le ha conferito
così grande prestigio anche sul piano internazionale.
Il Presidente Vincenzo CERULLI IRELLI ricorda che in
molti provvedimenti già esaminati dalla Commissione è stata
individuata la linea di snellimento dell'amministrazione
pubblica e di mantenimento del modello della pubblica
amministrazione solo laddove sia necessario esercitare
funzioni pubbliche in senso proprio.
Relativamente all'organizzazione di manifestazioni
culturali, condivide le osservazioni del Vice Presidente del
Consiglio dei ministri Valter Veltroni, secondo cui il modello
amministrativo tradizionale può costituire un limite per
un'azione efficace, ponendo il nostro Paese in situazione di
svantaggio nel confronto con le esperienze europee. A tal
proposito, fa presente che, anche nel settore delle fondazioni
bancarie, si sta procedendo ad una trasformazione degli enti
pubblici in enti privati, ai sensi del I libro del codice
civile.
Conclude, sottolineando l'importanza di un provvedimento
quale quello in esame, che si muove, appunto, nella logica
della privatizzazione suddetta.
Il senatore Luciano MAGNALBO', dichiarando, a nome del
gruppo di alleanza nazionale, di non essere contrario al
processo di privatizzazione di enti pubblici, fa presente che
il problema riguarda la composizione del consiglio di
amministrazione, all'interno del quale permane una presenza
maggioritaria del soggetto pubblico rispetto al soggetto
privato. Pur constatando che è assicurata la partecipazione
dei soci privati, ne chiede una rappresentanza paritetica.
Il Presidente Vincenzo CERULLI IRELLI rinvia il seguito
dell'esame dello schema di decreto in titolo ad altra
seduta.
La seduta termina alle 14,30.
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