| CARMELO CARRARA. Signor Presidente, mi dichiaro solo
parzialmente soddisfatto. Conoscevamo bene la modifica
legislativa che ha diversificato da un lato il potere di
indirizzo, vigilanza e controllo, cui sovrintende sempre il
Ministero delle comunicazioni e, dall'altro, la gestione del
personale che invece rimane competenza esclusiva del consiglio
di amministrazione.
Non si può prescindere dal mutamento del rapporto che ha
regolato il personale dell'Ente poste italiane con
l'inquadramento in una nuova logica di diritto privato e con
l'introduzione dei principi della flessibilità gestionale,
nonché della fungibilità in senso verticale e - ha aggiunto
ora il sottosegretario - anche in senso orizzontale.
Mi rendo conto che il sottosegretario, in fondo, ha
esposto fatti di cui ha appreso per relationem dall'Ente
poste italiane, ma era questo ciò che chiedevamo al ministro,
ossia di conoscere non soltanto le scelte che sono state fatte
dall'Ente poste, ma anche quale fosse il potere di indirizzo,
vigilanza e controllo che avrebbe potuto espletare ed attivare
il Ministero delle comunicazioni ove avesse riscontrato
qualche anomalia nell'applicazione del principio generale
dettato proprio da richiamato articolo 2103 del codice
civile.
A mio avviso, allora, due erano gli aspetti ai quali
prestare particolare attenzione e queste sono le ragioni che
sovrintendono anche alla mia dichiarazione di parziale
soddisfazione (ovvero di parziale insoddisfazione).
La prima è che si tratta di un ente pubblico economico;
quindi i presidi di tutela vanno rafforzati in riferimento non
soltanto agli obiettivi degli enti pubblici economici, ma
anche alle aspirazioni del personale dipendente, che non
possono essere mortificate da una applicazione non proprio
ortodossa del principio generale di cui all'articolo 2103 del
codice civile.
La seconda notazione riguarda proprio il dettato di tale
norma, laddove si parla della possibilità di applicazione del
personale a mansioni diverse da quelle originarie. In questo
caso si tratta del personale in esubero, che era stato
inquadrato nella qualifica di coadiutore e dattilografo,
purché non venisse meno la retribuzione e la qualifica stessa.
Quanto a quest'ultimo aspetto, non mi pare che ci si possa
ritenere soddisfatti e mi sembra, soprattutto, che il
principio dell'esubero, richiamato dall'Ente poste, non possa
sicuramente superare quello della capacità e della
professionalità, che è sacrosanto e deve essere rispettato per
il trattamento economico del lavoratore e per la sua
progressione in carriera.
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