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ERNESTO BETTINELLI, Sottosegretario di Stato per la
funzione pubblica. Signor Presidente, signore deputate e
signori deputati, è assolutamente vero e incontroverso che
l'opinione pubblica e i cittadini, soprattutto, attendono da
tempo, da troppo tempo forse, dal Parlamento e dal Governo
misure concrete ed efficaci contro i frequenti e diffusi
episodi di corruzione che ancora si verificano ai vari livelli
della nostra vita politica e amministrativa.
Anche recentemente le più alte autorità dello Stato (e
lei, signor Presidente, in particolare) hanno invocato
l'urgenza e la necessità di far pervenire al paese un segnale
preciso e forte.
Si dovrebbe trattare di un segnale preciso perché non
inconcludente, bensì manifestazione di volontà non effimera di
conseguire finalmente risultati effettivi e visibili, al fine
di ottenere se non la completa, certamente impossibile,
rimozione del fenomeno della corruzione e della disinvolta
malamministrazione, quanto meno la sua sostanziale riduzione.
Si dovrebbe trattare inoltre di un segnale forte in quanto
espressione di comune consapevolezza e di uno sforzo
tendenzialmente convergente o addirittura unanime del
Parlamento e del Governo, che pertanto riesca a superare le
logiche e le contrapposizioni di schieramento fisiologiche in
ogni sistema democratico maturo quando sono in gioco scelte
politiche, ma patologico quando si devono affrontare questioni
fondamentali e vitali per una sicura ed onesta convivenza.
Proprio con questo spirito ed in questa prospettiva questa
Camera deliberò nella seduta del 26 settembre 1996
l'istituzione di una Commissione speciale per l'esame dei
numerosi progetti di legge indirizzati alla prevenzione e alla
repressione dei fenomeni di corruzione.
Come è noto, l'impegno della Commissione si è protratto
oltre i termini originariamente previsti. Il lavoro è stato
particolarmente faticoso ed incerto. In una prima fase il
Governo è stato rappresentato dal Ministero di grazia e
giustizia ed in una seconda fase, dopo la discussione generale
in Assemblea, è invece intervenuto il dipartimento della
funzione pubblica. Questa successione non è imputabile ad una
carenza di coordinamento, ma è stata dettata dalla necessità
di considerare con la dovuta attenzione tutti i punti di
vista, con riguardo in particolare alla riforma delle
pubbliche amministrazioni avviata con le leggi Bassanini;
riforma che scommette sulla autonomia, sul decentramento,
sulla semplificazione dei procedimenti e dei rapporti tra
cittadini ed amministrazioni, sulla diffusa
responsabilizzazione e professionalizzazione di tutti i
soggetti che operano attivamente nelle pubbliche
amministrazioni sia a livello centrale che periferico.
Insomma, si tratta di una riforma davvero generale che tenta
di raggiungere l'obiettivo del riordino non solo attraverso
una più razionale ridistribuzione dei compiti amministrativi,
ma anche attraverso una ambiziosa opera di
reingegnerizzazione, di innovazione strumentale con il ricorso
alle più moderne tecnologie informatiche e infine attraverso
una radicale revisione dell'ordinamento del pubblico impiego a
partire dall'accesso fino alla definizione di nuove forme
contrattuali.
La Commissione speciale si è trovata poi di fronte alla
necessità di valutare nuovi importanti contributi provenienti
dalla società civile, in particolare dalla comunità degli
studiosi, come la relazione finale della cosiddetta
commissione Minervini, istituita con decreto del ministro
della funzione pubblica nel novembre del 1996; una commissione
comunque indipendente, occorre precisare, anch'essa rivolta ad
analisi e proposte in materia di disfunzioni e di illiceità
nella pubblica amministrazione.
Questa relazione è stata presentata senza ritardi, come
previsto nel novembre 1997. La Commissione speciale ravvisava
responsabilmente la necessità di effettuare ulteriori
approfondimenti rispetto al testo ed alle soluzioni in
precedenza elaborate e pur votate dalla medesima
all'unanimità, al punto da organizzare in data 20 novembre
1997 un convegno sull'argomento.
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A tale importantissimo convegno, non casualmente aperto
dal Presidente di quest'Assemblea, sono intervenuti
autorevolissimi studiosi, tra cui il professor Sabino Cassese,
che ricordo in quanto già membro del comitato di studio
istituito dal Presidente della Camera in concomitanza con la
nomina della Commissione speciale. Per il Governo intervenne
il ministro Bassanini.
Mi sono permesso di ricordare questi passaggi
significativi non solo per sottolineare l'estrema sensibilità
ed apertura della Commissione speciale (egregiamente
presieduta dal deputato Giovanni Meloni, disponibile a
rimettere in discussione il proprio precedente lavoro ed
alcune delle proprie conclusioni) ma anche per mettere in
rilievo l'estrema difficoltà e la delicatezza della materia su
cui oggi l'Assemblea riprende la discussione per approdare
velocemente al voto finale con piena soddisfazione di tutte le
parti - come il Governo si augura - e per onorare gli impegni
assunti da tutti nei confronti dei cittadini.
Da quel momento, cioè dalla fine del mese di novembre, è
cominciato nuovamente un confronto serrato ma operoso,
rispettoso e concludente tra Governo e Commissione, tra tutti
i membri della Commissione senza pregiudizi di sorta. E'
prevalsa quella volontà convergente che segnalavo all'inizio,
non la ricerca di un mediocre o, peggio, pasticciato
compromesso (a cui anche personalmente non sarei stato
disponibile) ma la costruzione di una disciplina efficace e
coerente con l'impostazione delle riforme in atto della
pubblica amministrazione.
Il Governo ha in particolare insistito perché la nuova
autorità di garanzia venisse configurata a struttura
rigorosamente collegiale - una Commissione appunto - ad
evitare dannose personalizzazioni ed il diffondersi
dell'illusione che un fenomeno così complesso, multiforme come
la corruzione, alimentato da cause diverse anche sotto il
profilo ambientale, possa essere aggredito con successo da un
novello e prode San Giorgio, pronto a cimentarsi in campo
aperto con un drago feroce ed orribile a vedersi, ma subito
riconoscibile. La verità è che il più delle volte la
corruzione non è né feroce né appare subito devastante; è
invece insidiosa, insinuante, fino ad apparire...
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